Breve conflitto combattuto nel 1898 tra USA e Spagna e conclusosi con la vittoria dei primi e l’indipendenza di Cuba, dal 1895 in rivolta armata contro il governo coloniale spagnolo.
Il coinvolgimento statunitense nel conflitto interno tra Cuba e Spagna fu sollecitato da una campagna di denuncia della brutalità della repressione dei moti antispagnoli, ma mosso anche da interessi economico-politici. La crisi precipitò con l’esplosione nel porto dell’Avana nel febbraio 1898 della nave da guerra statunitense Maine. Dopo un ultimatum che imponeva alla Spagna il ritiro da Cuba, il 24 aprile la dichiarazione di guerra si accompagnò al riconoscimento di Washington dell’indipendenza cubana.
Teatro delle operazioni furono le Antille spagnole e l’arcipelago delle Filippine. Sul piano terrestre la superiorità spagnola era considerevole, mentre nelle forze navali prevalevano gli Statunitensi, che il 1° maggio distrussero la flotta nemica nella baia di Manila (la città sarebbe caduta in agosto). Investite poi con un corpo di sbarco le fortificazioni di Santiago di Cuba, il 3 luglio gli Statunitensi prevalsero sugli Spagnoli nella battaglia navale di Santiago, cui seguì la capitolazione della città. Il 26 luglio l’ambasciatore francese a Washington aprì a nome della Spagna le trattative di pace, ma le condizioni poste dagli USA furono rifiutate e la guerra continuò. A fronte del precipitare delle operazioni militari sempre più a danno della Spagna (conquistata anche l’Isola di Guam, occupata Porto Rico, il 7 agosto fu investita Manila), dove intanto si profilava la minaccia della guerra civile, Madrid cedette e il 12 agosto furono firmati i preliminari di pace, conclusa il 10 dicembre 1898 a Parigi. La Spagna rinunciò a Cuba, proclamata indipendente, a Porto Rico, all’Isola di Guam e alle Filippine, ricevendo in corrispettivo un’indennità di 20 milioni di dollari; gli USA conseguirono un’importante espansione nel Pacifico.