CINO-GIAPPONESE, GUERRA
. Dopo l'occupazione della Manciuria da parte del Giappone (1931) e la creazione dello stato indipendente del Man-chu kwo, ingrandito nel 1933 col territorio dello Jehol, i Cinesi si impegnarono con l'armistizio del maggio dello stesso anno a creare una zona demilitarizzata comprendente parte del Chahar e l'Ho-pei orientale, tra la Grande Muraglia e una linea passante poco a nord della ferrovia Pechino - T'ien-tsin. In questa zona l'ordine pubblico doveva essere assicurato dai Cinesi, ma era riconosciuto al Giappone il diritto di mantenere presidî sulla linea ferroviaria Pechino - T'ien-tsin.
Una simile situazione non poteva non essere sorgente di incidenti che dovevano portare fatalmente ad un conflitto. E infatti il 7 luglio 1937 truppe cinesi della 37ª divisione facente parte della 29ª armata di presidio nel Chahar e nell'Ho-pei aprirono il fuoco sul distaccamento giapponese di Sui-yüan (ad ovest di Pechino) mentre stava eseguendo una manovra notturna. Non avendo ottenuto le soddisfazioni richieste ed essendosi anzi verificati nuovi incidenti, i Giapponesi inviarono al governo cinese un ultimatum che scadeva alla mezzanotte del 27 luglio; essendo questo rimasto senza risposta, iniziarono senz'altro le operazioni.
Le forze di cui disponevano in questo periodo i due avversarî erano press'a poco uguali: i Giapponesi, con rinforzi inviati dalla madrepatria, poterono mettere in linea nella Cina settentrionale 14 divisioni (circa 150.000 uomini), suddivisi in tre masse, gravitanti rispettivamente verso Kalgan (5 divisioni), verso Pechino (6 divisioni) e verso T'ien-tsin (3 divisioni). Da parte sua, il governo cinese aveva provveduto a rinforzare con sei divisioni la 29ª armata, ordinando contemporaneamente la mobilitazione nelle provincie limitrofe.
Come primo obiettivo il comando giapponese si prefisse la conquista di tutto il territorio situato ad oriente della ferrovia Kalgan - Pechino - T'ien-tsin, per procedere in un secondo tempo all'occupazione delle due provincie del Sui-yüan e dello Shan-si.
Un incidente verificatosi nel frattempo costrinse il Giappone a sbarcare truppe anche nella regione di Shanghai, di modo che le operazioni vennero iniziate su due scacchieri quasi contemporamente.
La prima fase delle operazioni (27 luglio-30 settembre). - Scacchiere settentrionale. - Le truppe cinesi subito dopo i primi scontri avevano ripiegato sulla linea del fiume Yun-ting (20 km. a sud di Pechino) e a Pao-ting; altre loro forze erano dislocate sulle montagne a nord-ovest di Pechino, al passo di Nan-kow, a minaccia della destra avversaria.
Il piano giapponese prevedeva l'avanzata contemporanea di tre colonne: la prima verso occidente lungo la linea ferroviaria Pechino-Kalgan - Ta-tung - Pao-tow-chen; le altre verso sud contro il grosso cinese, seguendo le direttrici Pechino - Pao-ting - Cheng-ting e T'ien-tsin - Tsi-nan. Il 13 settembre la colonna di destra occupava Tatung, mentre le altre due colonne, avuta ragione di una prima resistenza lungo la linea dello Yun-ting, costringevano il 24 settembre i Cinesi ad abbandonare anche la seconda linea di resistenza Paoting - Chan-chow.
In questo primo periodo le truppe giapponesi avevano raggiunto la forza di circa 200.000 uomini, mentre quelle cinesi ammontavano a 450.000. I rapidi successi giapponesi erano conseguenza del più completo armamento, del migliore addestramento dei quadri e delle truppe e della superiorità dell'aviazione.
Scacchiere meridionale. - L'uccisione di un sottufficiale, avvenuta il 9 agosto a Hang-chow, aveva indotto il Giappone a rivolgere al governo cinese una violenta protesta e ad appoggiare la richiesta di riparazione con lo sbarco di 8000 marinai a Wu-sung, alle foci del Fiume Azzurro (Yang-tze kiang) per marciare su Shanghai. I Cinesi in previsione di un attacco avevano però concentrato una divisione a nord della città, divisione che venne poi rinforzata da altri 40.000 uomini. Di fronte alla superiorità dell'avversario i Giapponesi sostarono in attesa di rinforzi. La notte sul 23 agosto, protetti da un poderoso schieramento di navi da guerra, 65.000 uomini riuscivano a sbarcare malgrado la resistenza dei Cinesi e a imbastire un primo schieramento da Wu-sung a Lin-ho su un fronte di circa 40 km. Ai primi di settembre le forze giapponesi ammontavano a circa 80.000 uomini e quelle cinesi a 200.000.
Dopo una serie di piccoli scontri, solamente il 13 settembre i Giapponesi sferrarono un attacco a fondo costringendo i Cinesi a ripiegare su una linea che partendo poco ad occidente di Lin-ho e passando per Ta-shang giungeva a Cha pei e Pi tung sullo Hwang pu (Wang poo). Contemporaneamente all'investimento di Shanghai altre forze giapponesi procedevano, ai primi di settembre, all'occupazione delle isole Pratas e Lin ting nei pressi di Hong-Kong.
La seconda fase delle operazioni (ottobre-15 dicembre 1937). Scacchiere settentrionale. - In ottobre le tre colonne giapponesi operanti nello scacchiere settentrionale continuarono l'avanzata verso i loro obiettivi. Quella di destra con parte delle sue forze proseguì verso ovest per invadere la provincia del Sui-yüan; il giorno 13 era così occupata la città di Sui-yüan e pochi giorni dopo Pao-tao; le altre forze si diressero invece verso sud nella provincia dello Shan-si, dove occupavano il 6 T'ai-yüan e il 10 Ping-yao, fiancheggiando l'azione delle colonne centrale e di sinistra che avevano contemporaneamente continuato la loro avanzata verso sud. Quella di sinistra, occupate le due città fortificate di Teh chow e di Ping-yüan giungeva verso la metà di ottobre sulla sinistra del Fiume Giallo a nord di Tsi-nan, mentre quella centrale occupava i primi di ottobre Cheng-ting, prendendo così contatto con una forte linea di resistenza che i Cinesi avevano organizzato lungo il fiume Hu to ha, linea che venne sorpassata dopo un violento combattimento durato dall'8 al 10 ottobre.
Durante tutta la seconda quindicina di ottobre e in novembre, mentre l'azione subiva una sosta nel settore orientale e in quello centrale, i Giapponesi continuarono ad avanzare lentamente da Ping-yao verso sud-ovest; alla fine di novembre essi avevano così raggiunto quasi dappertutto la sinistra del Fiume Giallo.
Scacchiere meridionale. - Durante tutto il mese di ottobre le truppe giapponesi avevano avanzato molto lentamente verso Shanghai, stroncando la resistenza che i Cinesi avevano loro opposto su successive linee difensive. Ai primi di novembre l'avvolgimento della città veniva completato anche a sud da tre divisioni giapponesi sbarcate di sorpresa nella baia di Hang-chow; il 13 Shanghai veniva occupata.
Dopo la caduta di Shanghai i Giapponesi decisero di procedere senz'altro su Nanchino per non dare tempo al nemico di riaversi e tentare nuove resistenze sulla cosiddetta "linea Hindenburg", insieme di più linee difensive che partendo dalla destra del Fiume Azzurro, tra Liu-ho e Fu-san, raggiungevano la baia di Hang-chow. Scardinare questa difesa e con manovre avvolgenti staccare il grosso delle forze cinesi da Nanchino, furono gli obiettivi che si propose il comando giapponese.
L'avanzata doveva effettuarsi su tre colonne: al centro la principale doveva seguire la ferrovia Shanghai-Su-chow, a sinistra le forze sbarcate nella baia di Hang-chow dovevano portarsi sulle sponde meridionali del Lago T'ai, mentre altre forze dovevano avanzare sulla destra risalendo il corso del Fiume Azzurro. Colonne secondarie avevano il compito di collegare le tre principali e cooperare alla loro azione, aggirando le posizioni di resistenza avversarie. Il 12 novembre la colonna centrale, partita il 9 da Shanghai, occupava Tsing-pu e il 20 Su-chow; sulla sua sinistra, l'altra colonna entrava il 18 in Ka-shing e il 24 a Wu-hing, mentre la colonna di destra, efficacemente appoggiata dalla flotta, occupava successivamente il 17 Fu-san e il 19 Ch'ang-chow, provocando così il crollo della "linea Hindenburg". Alla rapida avanzata aveva validamente concorso, oltre alla flotta, anche l'aviazione che aveva potuto agire indisturbata. L'aviazione cinese aveva perduto dall'inizio delle operazioni oltre 400 apparecchi.
Con questo nuovo successo non si rallentò l'azione dei Giapponesi, che continuarono la marcia su Nanchino seguendo la riva destra del Fiume Azzurro, al centro la strada Wu-sih-Ch'ang-chow-Tan yang, a sinistra la strada Wu-hing-Kwang-teh-Wu hu-Tai-ping; tra le colonne di sinistra e del centro una quarta colonna di collegamento doveva seguire la strada I hing-Li yang-Li-shui.
Invano i Cinesi tentarono di arrestare l'avanzata appoggiandosi a linee di difesa improvvisate; nei giorni 2 e 3 dicembre gli attaccanti riuscivano a travolgere una prima linea tra Chin kiang e Li yang e a sorpassare il 6 una seconda linea tra Kü yung e Li-shui a soli 30 chilometri da Nanchino, dove entravano il 10 dicembre.
La terza fase delle operazioni (15 dicembre 1937-15 febbraio 1938). - Occupate le provincie di Sui-yüan, Chahar, Ho-pei e occupata Nanchino, i Giapponesi giudicarono che il governo cinese avrebbe accettato le loro condizioni di pace; non essendosi ciò verificato, decisero di riprendere le operazioni nello scacchiere settentrionale procedendo all'occupazione dello Shan-tung, dove i Cinesi si erano dati alla sistematica distruzione delle loro proprietà.
Nella notte del 23 dicembre, le truppe giapponesi passavano il Fiume Giallo e, conquistate dopo sanguinoso combattimento le munite posizioni della cosiddetta "linea Maginot", occupavano il 27 Tsi-nan proseguendo poi con una colonna verso est in direzione di Tsing-tao sul Mar Giallo, occupata il 10 gennaio da reparti della marina, e con un'altra colonna verso sud in direzione di Sü-chow per congiungersi con le truppe operanti nella zona di Nanchino e già in marcia verso lo stesso obiettivo. La prima colonna il 16 gennaio occupava Kiao-chow, prendendo contatto con le truppe sbarcate a Tsing-tao e completando così la conquista della provincia dello Shan-tung. L'occupazione di Sü-chow consentì poi ai Giapponesi il controllo della ferrovia trasversale Lung-hai-Sü-chow-Cheng-chow e permise la cooperazione fra le truppe operanti nel Kiang-su settentrionale e quelle avanzanti lungo la ferrovia Pechino- Han-kow, a diretta minaccia di quest'ultima città divenuta la nuova capitale cinese dopo che vi si è rifugiato il governo di Ciang Kai-shek. I Cinesi, data la gravità della minaccia, si sono rafforzati nella regione di Peng-pu con l'intenzione di sbarrare la strada alle colonne giapponesi avanzanti dalla regione di Nanchino lungo la ferrovia Pu-kow-T'ien-tsin. Ma i combattimenti svoltisi nella seconda quindicina di gennaio e nei primi giorni di febbraio 1938 fanno prevedere che nulla potrà ritardare né, tanto meno, far fallire il piano concepito dal comando giapponese.
Quest'ultimo nel frattempo si è preoccupato di stroncare il contrabbando di guerra che affluisce in grande quantità specialmente nei porti della Cina meridionale. Intensificato il blocco navale, i Giapponesi, dopo avere occupato le isole Che-kai (nel Golfo di Tonchino), To chi tao (a nord dello Scian-tung) e Saddle alla foce del Fiume Azzurro, alla metà di gennaio sbarcavano un forte contingente di truppe nei pressi di Canton e occupavano l'Isola di Hai nan. Le azioni belliche sono tuttora in corso.