GRASSELLI, Gualfredotto
Oscuri sono i natali di questo celebre personaggio milanese, le cui prime notizie risalgono al 1196. Significativo è il duplice esordio del G. nella documentazione della sua città, che comincia ad attestarne l'attività a partire dallo stesso anno con l'incarico di console a Milano e la podesteria di Vicenza. Nel 1196 si apre infatti la sua lunga e notevole carriera, che lo vede impegnato per circa un ventennio ai massimi livelli della vita politica tanto sul versante milanese, quanto nei circuiti del funzionariato itinerante.
La partecipazione al governo della città d'origine e la brillante carriera podestarile fanno del G. un esponente tipico della realtà politica milanese a cavallo tra il XII e il XIII secolo, dove in numerosi casi è possibile riscontrare, in personalità di spicco, un analogo parallelismo tra incidenza politica locale e successo nelle magistrature forestiere.
Scarse sono negli atti milanesi le notizie relative alla famiglia Grasselli prima della comparsa di Gualfredotto, restando oscuri i possibili legami di parentela con i tre testimoni che alla definizione di una lite nel 1150 vengono qualificati come "Anselmus", "Iohannes" e "Benzo qui dicuntur Graselli", e con il "Guarnerius Grasellus" di cui nel dicembre del 1167 è attestata la presenza nell'assemblea di Milano al giuramento dei patti con i Lodigiani. Da questo punto di vista, il caso del G. rispecchia bene quel generale fenomeno di frattura che sembra verificarsi a Milano nella vicenda podestarile, all'interno della quale i protagonisti della vita comunale della prima metà del XII secolo rivestirono un ruolo apparentemente molto marginale.
Che al volgere del XII secolo il G. acquisisse una posizione di primo piano nel governo comunale della sua città è testimoniato oltre che dall'incarico di console del 1196, carica che egli lasciò probabilmente anzitempo per recarsi a Vicenza, dalla notevole attività diplomatica svolta come ambasciatore negli anni successivi. Di particolare rilievo sembra essere stato il ruolo ricoperto dal G. nella vicenda diplomatica che lo vide protagonista nel 1199, quando, insieme con un altro ambasciatore milanese e con gli ambasciatori di Piacenza, tentò di imporre ai Comuni di Alessandria, Asti e Vercelli, attraverso ripetuti giuramenti, il rispetto dei precetti milanesi e piacentini per la ricomposizione del conflitto con il marchese del Monferrato. La podesteria ricoperta ad Alessandria nel 1197 fece forse del G. il candidato adatto per portare avanti le trattative in quest'area. Con un serrato calendario di incontri che lo videro attivo come ambasciatore nelle città sopra menzionate e protagonista dell'incontro con i signori Ottone Del Carretto, Guglielmo di Busca e il conte Raniero di Biandrate, si giunse, in poco meno di quattro mesi, al trattato di pace del 13 giugno 1199 tra i Comuni di Milano, Piacenza, Vercelli, Alessandria e Asti da una parte, e il marchese del Monferrato, Bonifacio I, e suo figlio Guglielmo, dall'altra.
Anche l'incarico di podestà a Vicenza, che gli era stato assegnato nel 1196, sembra inserirsi in un gioco più vasto di interessi, dove le podesterie spesso ricoperte da esponenti eminenti di Milano quali i Marcellini o i da Rho nei Comuni veneti costituirono spesso, a quanto pare, uno strumento di opposizione contro i da Romano. Stando alle parole di Gerardo Maorisio, nel 1196 il G. guidò i Vicentini contro Ezzelino (II) il Monaco, vincendolo in una battaglia a Marostica e catturando molti nemici che tradusse nelle carceri vicentine. Nella stessa prospettiva sembra inserirsi l'assegnazione di Bassano ai Vicentini contro gli interessi dei Padovani, operata dai rettori della Lega lombarda a Mantova il 4 nov. 1196 alla presenza del G., podestà di Vicenza.
A prescindere dai toni romanzati della narrazione del Maorisio, le abilità militari furono apparentemente una componente forte del successo del G. nella carriera podestarile, a giudicare dalle testimonianze genovesi e fiorentine degli anni successivi. Proprio la destrezza nelle armi e le capacità organizzative costituirono forse la causa della doppia riconferma del mandato podestarile a Genova, dove il G. rimase in carica dal 1202 al 1204. Negli annali genovesi uno dei continuatori di Caffaro, Ogerio "Panis", lo descrive come "probus, honestus, strenuus e victoriosus", ascrivendogli più di un'impresa militare giunta a buon fine.
Furono di nuovo con ogni probabilità le alte capacità militari quelle che più condizionarono i Fiorentini nella scelta del G. come podestà nel 1207. Da tempo le minacce da parte di Siena di annettere Montepulciano costituivano oggetto di preoccupazione per Firenze che, proprio sotto la guida del G., si risolse nel giugno del 1207 ad affrontare apertamente i Senesi nella battaglia di Montalto, dalla quale i Fiorentini uscirono nettamente vittoriosi. Come nel caso di Genova, l'efficienza in campo militare contribuì probabilmente in modo determinante alla riconferma del mandato del G., cui venne nuovamente assegnata la guida di Firenze nell'anno successivo. Anche in questo frangente, la scelta di un milanese si collegava a interessi più ampi, quale forse si profilava l'alleanza tra un coordinamento lombardo guidato da Milano e l'asse Genova-Lucca-Firenze, per fronteggiare città di orientamento imperiale come Pisa o Siena.
Non furono tuttavia solo i successi militari conseguiti a Montalto a fare del G. una figura di estremo rilievo della storia fiorentina. In una fase di forte sperimentazione istituzionale che vide a Firenze, come nella maggior parte dei Comuni italiani, alternarsi forme miste di governo nella transizione dal modello consolare a quello podestarile forestiero, la podesteria del G. tese a configurarsi come un momento di notevole frattura con le soluzioni passate, tanto da essere additata dalla tradizione cronachistica fiorentina come l'esperienza fondante della nuova figura istituzionale che si affermò stabilmente negli anni successivi. Firenze aveva già conosciuto forme di governo personale a partire dagli ultimi decenni del XII secolo, ma all'identificazione del G. come primo podestà forestiero - operata dalle cronache fiorentine e in particolare da Giovanni Villani - contribuirono tanto la provenienza milanese del funzionario, che rompeva con una tradizione di figure sostanzialmente locali, quanto la professionalità da lui mostrata in campo sia militare, sia giudiziario. Non sappiamo quanto su quest'ultimo aspetto influisca la visione del Villani stesso, che enfatizza proprio la competenza nell'amministrazione della giustizia come tratto distintivo della podesteria fiorentina del Grasselli. È certo tuttavia che il successo straordinario dei funzionari milanesi nella prima parte del XIII secolo, anche in realtà, come in questo caso, estranee alla diretta influenza del capoluogo lombardo, fu indubbiamente collegato a una consolidata esperienza amministrativa, di cui i podestà di Milano furono in questa fase i principali depositari.
La notevole carriera podestarile del G. si inserisce bene in questo contesto, considerato che nell'arco di poco meno di un ventennio lo vediamo ricoprire complessivamente sei incarichi, ed essere in tre casi riconfermato in carica per l'anno seguente al termine del mandato, due volte consecutive a Genova, e una a Firenze. Considerando generalmente annuale la durata degli altri incarichi, il G. trascorse circa nove anni alla guida di città nell'Italia comunale in qualità di funzionario itinerante, dato che, sulla base della recente ricerca sui podestà forestieri (a cura di J.-C. Maire Vigueur), lo colloca in posizioni del tutto analoghe a quelle ricoperte dai principali funzionari milanesi di questo periodo, come i da Mandello, i da Pirovano o i da Soresina. Diversamente da queste famiglie, tuttavia, l'attività del G. nel funzionariato itinerante sembra configurarsi abbastanza isolata nel contesto del suo gruppo familiare, al quale probabilmente appartengono due esponenti della vita politica milanese documentati per gli stessi anni: "Arialdus Grassellus", del quale è ricordata la presenza il 2 ott. 1196 e il 9 genn. 1202, rispettivamente in una sentenza dei consoli di Milano e negli accordi stipulati tra Vercellesi e Milanesi (occasione in cui è detto appartenere ai "sapientes" della sua città), e "Ugocionus Grassellus", console di Milano nel 1197 e presente a una sentenza del 30 ott. 1204. Presumibilmente da identificarsi con il G. è invece il "Guifredus Grassellus", presente ai patti tra Tortonesi e Milanesi giurati il 21 giugno 1203 a Tortona, benché il dato apparentemente contrasti con la contemporanea podesteria a Genova.
Nonostante l'intensa attività politica fuori di Milano nei primi due decenni del Duecento, gli incarichi forestieri del G. continuarono a essere affiancati da cariche e impegni rilevanti nel governo della sua città. Nel 1212 lo vediamo comparire di nuovo ai vertici del Comune milanese, in una podesteria collettiva indigena composta da dodici podestates.
Anche a Milano la prima fase podestarile fu caratterizzata da una notevole instabilità istituzionale, particolarmente visibile nell'arco di tempo che va dal 1198 al 1215, all'interno del quale furono almeno quattro i momenti di ritorno a forme di governo collettive e locali. Tali magistrature rappresentarono spesso l'esito istituzionale della competizione politica tra i differenti gruppi in cui era suddivisa la società milanese, e in questa prospettiva va collocata anche la podesteria collettiva del 1212 cui partecipò il G., dove la creazione di un organo costituito da giuristi ed esponenti delle diverse componenti sociali sembra configurarsi appunto come un tentativo di mediazione.
È probabile che proprio nella confidenza con le istituzioni della sua città e nella partecipazione ai massimi livelli della vita politica milanese vadano rintracciate le principali ragioni per le quali, al fianco di altri tredici membri, il G. fece parte della commissione di discreti viri cui nel 1216 venne assegnato l'importante compito di mettere per iscritto le consuetudini di Milano.
Del possesso di specifiche competenze giuridiche non abbiamo alcuna testimonianza nel caso del G., non essendo mai qualificato né nella documentazione milanese, né nelle fonti cronachistiche delle varie città in cui rivestì incarichi podestarili, con titoli professionali che rimandino a una cultura in questo campo. Tuttavia, proprio le approfondite competenze amministrative necessariamente acquisite in nove anni di funzionariato itinerante e la probabile familiarità con le consuetudini e la documentazione del mondo comunale fecero forse del G. un consulente prezioso per lo svolgimento di questo compito. È d'altronde accertata una specifica formazione giuridica per due probabili esponenti del suo gruppo familiare nella generazione successiva. Si tratta di Ugo Grasselli, più volte documentato a partire dal 1227 come "iudex et consul iustitie" di Milano, e soprattutto Giacomo Grasselli, che dal 1238 è qualificato come "iudex" e console di giustizia, e nel 1256 come "iurisperitus" ed estensore di un "consilium sapientis" al fianco di Ubertino de Niguarda.
Le ultime testimonianze dell'intensa vita politica del G. ne attestano ancora un ruolo diplomatico di primo piano negli anni 1217 e 1218, come ambasciatore milanese nelle trattative tra Pavia, Piacenza e Milano. Assistiamo in questo caso a una strategia per certi versi analoga a quella adottata dai Milanesi circa un ventennio prima in Piemonte, all'interno della quale abbiamo già esaminato la posizione di estremo rilievo ricoperta dal Grasselli. La pacificazione, nel 1217, delle città sopra menzionate rappresentò una delle operazioni più impegnative affrontate da Milano, questa volta sul fronte padano, dove grazie all'abilità strategica essa riuscì a sfruttare la pace imposta da Onorio III per realizzare, seppure momentaneamente, il sogno di staccare Pavia dall'asse cremonese-federiciano. Colpisce come, in due momenti considerati esemplari dalla storiografia recente per la politica espansionistica di Milano nella prima fase podestarile, la città mostri una consolidata fiducia nelle capacità del G., in situazioni in cui, presumibilmente, l'abilità diplomatica degli ambasciatori rivestì un ruolo fondamentale. Anche in questo caso è probabile che la podesteria ricoperta nel 1215 a Piacenza abbia contribuito in modo determinante alla scelta di G. come ambasciatore milanese.
Durante tutta la sua attività sembrano dunque fondersi ed essere la base di una carriera politica folgorante i due binari costantemente percorsi dal G. a partire dalle prime testimonianze del 1196: da un lato gli incarichi che stabilmente Milano continuò ad affidargli poggiarono sulle capacità, competenze amministrative e conoscenze personali acquisite nel corso di una vasta esperienza nel funzionariato itinerante; dall'altro, l'esperienza politica, l'attività diplomatica e le capacità militari ne fecero a lungo un candidato ambito da molteplici Comuni italiani per la guida delle loro città. Inoltre, il costante intreccio di podesterie e impegni diplomatici sembra fare di questo caso un bell'esempio di quanto, nella Milano di inizio Duecento, gli incarichi forestieri potessero essere funzionali a progetti politici di ampio respiro, oltre che frutto di scelte e di indubbie qualità individuali.
Non conosciamo il luogo e la data di morte del G., da collocare probabilmente dopo il 1218, data dell'ultimo documento che lo menziona direttamente.
È possibile che si riferisca a lui la generica designazione di "heredis domini Guifredotti" utilizzata in un atto milanese del 1224, all'interno del quale sono menzionati in luogo diverso tali "Arioldus" e "Anselmus" Grasselli. Con i già citati Giacomo e Ugo, e altri tre personaggi di nome Florius, Lantelmus e Xocha, è quasi completo l'elenco di coloro che, dopo il 1218, nella documentazione milanese edita fino al 1276 sono registrati come Grasselli (compaiono ancora tal "magister Grassellus" non meglio identificato, e un certo "Obizo", che in un atto è detto essere fratello di Ugo). Qualora i legami di parentela con le figure sopra citate si rivelassero fondati, la notevole quantità di informazioni relative all'attività di alcuni di loro a partire all'incirca dal 1220 lascia ipotizzare che, sebbene la straordinaria carriera podestarile del G. non sembri essere stata abbracciata da possibili discendenti, il suo successo politico abbia tuttavia contribuito alla fortuna in particolare di Ugo e Giacomo, che vediamo più volte figurare, nei decenni seguenti, ai vertici delle istituzioni comunali milanesi.
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