gruppo sanguigno
Struttura antigenica specifica ed ereditaria presente sulla superficie dei globuli rossi (eritrociti) che sta alla base di una classificazione del sangue. I globuli rossi di ciascun individuo presentano sulla propria superficie antigeni che corrispondono a uno specifico g. s.; nel siero ematico sono inoltre contenuti gli anticorpi contro gli antigeni assenti dalla superficie dei globuli rossi di un individuo, antigeni che però possono essere sulla membrana cellulare degli eritrociti di un altro individuo. La reazione che avviene tra gli antigeni e gli anticorpi corrispondenti può avere come risultato l’agglutinazione dei globuli rossi, perciò gli antigeni di superficie degli eritrociti vengono anche detti agglutinogeni. Gli antigeni eritrocitari che permettono di definire i g. s. vengono trasmessi come caratteri ereditari, e la loro conoscenza è indispensabile per effettuare trasfusioni di sangue o trapianti d’organo. Possono essere proteine, carboidrati, glicoproteine o glicolipidi; alcuni di questi antigeni sono presenti anche sulla superficie di altri tipi di cellule di vari tessuti. I g. s. eritrocitari vengono identificati mediante reazioni sierologiche, ponendo a contatto le emazie con anticorpi specifici e verificando se avviene o meno agglutinazione; l’anticorpo che determina agglutinazione delle emazie viene definito agglutinina. I g. s. inizialmente venivano classificati in due grandi sistemi: il sistema AB0 e il sistema Rh. La scoperta di molti altri determinanti antigenici che distinguono il globulo rosso ha portato fino a oggi (2009) al riconoscimento di almeno 30 sistemi di classificazioni dei g. s. (sistemi Lewis, P, MNS, Lutheran, Kell, Duffy, Kidd, ecc.).
In questo sistema si individuano 4 gruppi: gruppo A (suddiviso nei sottogruppi A1, A2 e A3), in cui è presente sulla membrana degli eritrociti l’antigene A, e nel plasma l’agglutinina beta (o anti-B), e il cui genotipo può essere AA o A0; gruppo B (B1, B2 e B3), caratterizzato dalla presenza dell’antigene B sui globuli rossi (con genotipo BB o B0), e nel cui plasma si riscontra la presenza dell’agglutinina alfa o anti-A; gruppo AB, in cui sono presenti entrambi gli antigeni A e B (genotipo AB), e nessuna agglutinina nel plasma; gruppo 0, in cui non sono presenti né l’antigene A né il B (genotipo 00), mentre nel plasma si ritrovano ambedue le agglutinine.
La sigla Rh deriva dalla scimmia Macaca (rhesus) mulatta, nella quale è stato riconosciuto il primo fattore del sistema. In base alla presenza o assenza dell’antigene D si distinguono individui Rh positivi (Rh+), con genotipo DD o Dd, e Rh negativi (Rh−), con genotipo dd. Nell’ambito del sistema Rh sono stati identificati più antigeni (D, C, c, E, e), tra i quali l’antigene D è il più potente; l’immunizzazione contro l’antigene D è responsabile di emopatie da incompatibilità maternofetale (feto Rh+ da madre Rh− e padre Rh+), o post-trasfusionale (trasfusione di emazie Rh+ in soggetto Rh−).
Il sangue donato per le trasfusioni deve essere compatibile con quello del ricevente; in partic. devono essere controllati gli antigeni dei sistemi AB0 e Rh, che sono i più immunogeni, in quanto capaci di indurre una reazione immunitaria anticorpo-mediata contro antigeni eritrocitari, determinando gravi reazioni emolitiche trasfusionali. Gli individui di gruppo 0 Rh- sono donatori universali, in quanto sono assenti gli antigeni A e B, e il fattore Rh.