Strumento agrimensorio usato dai Romani (in uso forse fino al 3° sec. d.C.). Era costituito da due bracci uguali perpendicolari fra loro, imperniati su un’asta infissa nel terreno e portanti a ogni estremità un filo a piombo (v. fig.). Con la g. si potevano tracciare sul terreno allineamenti divisori (rigores) ortogonali fra loro. Usavano la g. i gromatici, in origine esperti privati, poi pubblici ufficiali, stipendiati e riuniti in corporazione, tra 2° e 1° sec. a.C., per l’impulso dato allora alla revisione e distribuzione di terre. La loro importanza crebbe nel periodo imperiale. Avevano vari compiti: misurare i terreni, tracciare le linee decumane e i cardini delle città, stabilire la pianta di un accampamento, suddividere l’ager da assegnarsi ai coloni ecc. Dall’attività scientifica e didattica dei più noti gromatici deriva il Corpus Agrimensorum Romanorum, compilato tra il 5° e il 6° sec. d.C., che raccoglie, tra l’altro, estratti da Frontino (con il commento di Agenio Urbico), Igino, Siculo Flacco ecc.