Graffiacane
Nome di uno dei diavoli della quinta bolgia (If XXI 122, XXII 34-36); ottavo dei dieci scelti da Malacoda e inviati a ispezionare la bolgia lungo l'argine sinistro; afferra col ‛ raffo ' per i capelli il barattiere navarrese fuor di pegola e l'offre al ludibrio degli altri Malebranche.
È uno di quei nomi " nei quali è più evidente il processo combinatorio della formazione e il senso letterale " (Sapegno), ma di cui resta difficile cogliere il dato allusivo, ammesso che ne implichi qualcuno. I moderni commentatori non offrono spiegazioni; gli antichi ne diedero alcune, però arrischiate: " Iste est valens, quia sculpit alios canes, idest, revendit alios baratatores, quia iam supra assimilati sunt canibus; ideo bene facit, quia pilat illos qui pilaverunt alios ", scrive Benvenuto; e il Buti osserva che questo nome sta a significare che il demonio che lo porta " à figura et operatione di gatta... ché la gatta graffia con gli artigli, e massimamente il cane che è suo nimico ". Nessun credito ha riscosso l'ipotesi del Rossetti che vede in G., alterato, il nome di Ruffacani, priore nero di Firenze nel 1303. Certo il nome, come osserva il Torraca, poté essere suggerito al poeta da qualche cognome di suo concittadino: " la famiglia Raffacani era numerosa in Firenze alla fine del secolo XIII ". Il Luiso trovò il nome fra le carte lucchesi.
Bibl. - G. Rossetti, Commento analitico [dell'Inferno], Londra 1826-27; F.P. Luiso, L'anzian di Santa Zita, ecc., in Miscellanea Lucchese... in onore di S. Bongi, Lucca 1931.