GONORREA (XVII, p. 539)
Già con l'introduzione in terapia dei primi preparati di paraaminofenilsulfamide (1936) si poté osservare una favorevole azione nelle varie forme di blenorragia, ma soprattutto le successive modificazioni chimiche dei sulfamidici (piridinici, tiazolici, pirimidinici) dimostrarono la massima efficacia contro i gonococchi, tanto che le statistiche del 1940-41 davano delle percentuali dall'80 al 90% e più di guarigioni ottenute in brevissimo tempo nell'uretrite acuta maschile, mentre alquanto inferiori ma sempre elevate risultavano le percentuali dei risultati favorevoli ottenuti nella donna e nella bambina, come pure nelle forme complicate, sia maschili sia femminili. Col passare del tempo si è notato però un progressivo aumento degl'insuccessi, finché nel 1944-45, prima che si diffondesse l'uso della penicillina, la terapia sulfamidica da sola si dimostrava insufficiente, nella maggioranza dei casi, a vincere in breve tempo l'infezione gonococcica.
Si è attribuita l'inefficacia della sulfamidoterapia a precedenti cure praticate dal soggetto, donde una sua più o meno notevole assuefazione al rimedio; così pure spesso è stata incolpata l'insufficienza delle dosi o l'irregolarità della loro somministrazione, ma tali spiegazioni possono valere solo in parte dei casi, osservandosi la sulfamidoresistenza anche in pazienti che mai avevano usato sulfamidici in precedenza. Si ammette oggi da molti studiosi un aumento di resistenza da parte del gonococco di fronte alla sulfamidoterapia a causa di una specie di selezione operatasi nel gonococco, con sopravvivenza dei ceppi sulfamidoresistenti, cui sarebbero dovute attualmente la maggior parte delle nuove infezioni.
Comunque, la cura sulfamidica a dosi elevate rende ancora buoni servigi nella blenorragia, specie se associata ad altri mezzi terapeutici generali o locali; utile è la sua associazione con la penicillina.
Un ulteriore, decisivo progresso è dovuto alla penicillina. Data la grandissima sensibilità del gonococco di fronte a questa, è possibile ottenere la scomparsa di un'uretrite acuta perfino con sole 40-60.000 unità di penicillina, ma abitualmente si usano dosi maggiori.
L'esperienza più vasta è quella acquisita con la penicillina disciolta in acqua o soluzione fisiologica al momento dell'uso e iniettata a intervalli regolari (per lo più ogni tre ore), ma oggi si tende all'uso dei preparati di penicillina in olio e cera che, data la lentezza d'assorbimento del medicamento e la sua lunga permanenza nell'organismo, permettono di praticare tutta la cura con una sola iniezione intramuscolare, ripetuta eventualmente il giorno successivo.
L'efficacia della penicillinoterapia è sorprendente: già dopo poche ore si constata una progressiva diminuzione fino alla scomparsa del gonococco dall'essudato uretrale, che va gradatamente riducendosi di quantità, mentre di pari passo si riducono i fenomeni subbiettivi. La guarigione batteriologica è più rapida di quella anatomo-clinica. In caso di complicazioni è sempre consigliabile associare altre cure, biologiche, fisiche o medicamentose per ottenere la regressione dei fenomeni infiammatorî.
Siccome la cura penicillinica potrebbe mascherare o ritardare la comparsa dei sintomi di una eventuale infezione sifilitica contratta insieme con la blenorragia, è consigliabile un controllo clinico anche per questo, integrandolo con un esame del sangue, da praticarsi tre-quattro mesi dopo il rapporto contagiante.