GLOBO (lat. globus "sfera")
Termine geografico che fu usato già dagli scrittori latini per indicare sia la sfera terrestre, sia anche le sfere del Sole, della Luna, ecc. Oggi in senso proprio si si usa l'espressione globo terraqueo per indicare la sfera terrestre ma per quanto si riferisce a essa (forma, dimensioni, ecc.), v. terra. Il termine globo rimane applicato alle rappresentazioni artificiali della terra (globi terrestri) e anche a quelle dell'immaginaria sfera celeste con le costellazioni (globi celesti). Di globi celesti sembra ne costruissero già, incisi in pietra o in metallo, i Caldei e gli Egizî; e poi i più antichi astronomi greci, Talete, Anassimandro; certamente nel sec. IV Eudosso. Celebri furono i globi di Archimede, destinati a dimostrare i moti celesti, e quelli d'Ipparco. Il più antico a noi rimasto è quello noto col nome di Atlante Farnese (perché il globo è sostenuto dal mitico Atlante) inciso in marmo, oggi conservato nel Museo Nazionale di Napoli, e probabilmente eseguito all'epoca di Adriano o di Antonino Pio. Intorno a questa stessa epoca, norme per la costruzione di globi celesti dava Tolomeo.
Raro fu invece presso gli antichi l'uso dei globi terrestri; quello che, secondo Strabone, aveva costruito Cratete di Mallo era volto a dimostrare la distribuzione delle quattro masse ecumeniche ch'egli supponeva esistere sulla Terra.
L'uso delle sfere cosmografiche rimase nel Medioevo presso gli Arabi: ad es., Edrisi avrebbe costruito per re Ruggero un globo terrestre e uno celeste, entrambi incisi in argento; e il trattato astronomico che va sotto il nome di Alfonso X di Castiglia contiene norme per costruire globi celesti, suggerite dalla scienza araba. Ma anche in Occidente si conobbero e si usarono globi negli ultimi secoli del Medioevo. Un Tractatus de sphaera solida è attribuito a Giovanni Campano; come famosi costruttori di globi si citano Iacopo e Giovanni Dondi, padovani; più tardi, al principio del sec. XVI, Lorenzo Della Volpaia fiorentino.
Dopo le grandi scoperte geografiche l'uso dei globi, particolarmente di quelli terrestri, si diffuse moltissimo e la tecnica della costruzione si perfezionò notevolmente. Pur continuandosi a costruire globi incisi sul metallo, la maggior parte venivano disegnati su carta; la rappresentazione della terra (o anche del cielo) era divisa in fusi, che poi venivano incollati su una palla di legno, o di gesso, opportunamente armata. Si ebbero, sin dal sec. XVI, vere officine specializzate, come quelle di Francesco e Alessandro Roselli a Firenze. I più celebri globi costruiti in questo secolo furono quelli di G. Mercator; altri ne costruirono G. Vopel, F. de Mongenet, Roberto di Bailly, l'italiano Mario Cartaro di Viterbo, ecc. Nel sec. XVII si ebbero i grandi globi dell'officina olandese dei Bleaw, quelli degli Hondt, continuatori di Mercator, quelli di M. Greuter; alla fine del secolo i grandi globi del veneziano V. M. Coronelli (v.), spesso sontuosamente decorati e artisticamente montati. Nel secolo XVIII sono noti i globi di G. Delisle, G. M. Cassini, R. de Vaugondy, ecc. Quasi tutti gli autori ora citati costruirono anche globi celesti, ma l'uso di questi fu smesso a poco a poco nel secolo XIX, mentre si continuarono a fabbricare globi terrestri di varie dimensioni, e questi tuttora si annoverano fra gli strumenti d'uso più comune per l'insegnamento della geografia. Ai globi di gran mole, in uso soprattutto nel sec. XVIII, si preferiscono quelli di un diametro non superiore a i metro, di maneggio più agevole.
Bibl.: M. Fiorini, Sfere terrestri e celesti di autore italiano, ecc., Roma 1899 (per la parte storica).
Arte antica - Nel repertorio degli attributi onde l'arte classica si serve per caratterizzare e contrassegnare le singole e numerose divinità, il globo, o sfera celeste (σϕαῖρα, latino sphaera), ha una parte importante, sia riguardo ai personaggi divini, nella cui orbita è fatto rientrare, sia riguardo alle cognizioni cosmografiche da esso adombrate. Giove, seduto in trono, tiene il globo ai suoi piedi, come simbolo della sovranità universale che ha ereditato dal padre Saturno. Così il globo stellato e fasciato dello zodiaco appare anche ai piedi di Saturno (rilievo di età romana del Museo del Louvre). In mano ad Apollo, su pitture pompeiane, il globo sembra significare piuttosto l'immagine dell'astro che Apollo stesso personifica (Apollo-Sol). Con altro spirito, cioè con il solo evidente proposito d'indicare l'oggetto di un'arte o di una scienza, il globo è l'attributo tipico di Urania, la musa preposta all'astronomia. Esso torna a simboleggiare l'universo nel mosaico di Torre Annunziata, rappresentante l'Accademia di Platone, con i sette sapienti raccolti in conversazione. Là dove il globo apparisce come base d'appoggio a figure di Vittorie librate in volo, esso assolve una funzione più semplicemente ornamentale, celata sotto un larvato simbolismo. Il globo stellato, circondato talora dalla fascia dello Zodiaco, apparisce sulle spalle di Atlante (v. figura s. v. atlante) sopra monumenti figurati di arte greca ed etrusca (specchio inciso del Museo Etrusco Vaticano). Insieme con altri attributi di Giove, il globo si è trovato riprodotto in pittura, anche su un arcosolio di sepolcro romano della Via Appia (Not. degli scavi, 1919, p. 53).
Bibl.: Th. H. Martin, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiq. gr. et rom., s. v. Astronomia; Boll, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., s. v. Globen.