NATOLI, Glauco
NATOLI, Glauco. – Nacque a Teramo il 15 febbraio 1908 da Adolfo e da Amelia Oriolo.
Visse la prima giovinezza a Messina, entrando precocemente in contatto con il circolo di poeti e letterati 'Vento a Tindari', di cui faceva parte Salvatore Quasimodo. Si laureò, prima in giurisprudenza, quindi in letteratura francese, all'Università di Roma La Sapienza, dove ebbe per maestro Pietro Paolo Trompeo e strinse amicizia con Enrico Falqui. Dopo aver mosso i primi passi nella carriera accademica, nell'autunno del 1933 si trasferì a Strasburgo, avendo ottenuto un posto di lettore di lingua italiana presso l'Università. Docente preparato e attento, legò saldamente alla didattica l'attività di letterato e di studioso.
Pubblicò varie liriche e poi alcuni racconti nelle riviste Circoli, Solaria, L'Italia letteraria, L'Arche. Alla raccolta di poesie Risveglio ed altri versi (Firenze 1934), uscita dopo essere stata insignita del premio Libero Andreotti, seguì la più impegnativa Poesia (ibid. 1939). Si dedicò anche all'attività di traduttore, licenziando alcune liriche di James Joyce (in Circoli, 1932), una scena dell'Elettra di Jean Giraudoux (in Il ponte [Messina], 1937), Jacques il fatalista e il suo padrone di Denis Diderot (Torino 1944), le Amicizie particolari di Roger Peyrefitte (ibid. 1949), le Riflessioni sul teatro di Jean-Louis Barrault (Firenze 1954).
Critico militante, contribuì alla diffusione della cultura italiana in Francia, dando alle stampe per «Les Belles Lettres», in collaborazione con Albert Ricklin, una silloge di Poètes italiens contemporains (Paris 1936), in cui ebbe cura di giustapporre ai nomi più grandi quelli dei poeti crepuscolari, meno noti in Francia e tuttavia prossimi alle voci del tardo simbolismo. A Parigi nel 1947 tenne la conferenza Sur l'esprit de la littérature italienne (ibid. 1947) e nel 1951 collaborò all'opera Aspects de l'Italie nouvelle, presentata da Henri Bédarida.
Scrisse, inoltre, in giornali e riviste italiani di vari autori contemporanei (fra cui Giuseppe Ungaretti, Quasimodo, Guido Piovene, Riccardo Bacchelli, Vasco Pratolini), divulgando, al tempo stesso, autori francesi non ancora molto noti in Italia, come Louis-Ferdinand Céline, Jean Paulhan, Peyrefitte.
Dal 1937 fu tramite fra il centro estero del Partito comunista d'Italia (PCdI), con sede a Parigi, e il gruppo comunista romano formatosi intorno alla figura di Bruno Sanguinetti e cui collaborò il fratello Aldo con Paolo Bufalini, Lucio Lombardo Radice, Aldo Sanna. Nel 1940 si unì in matrimonio con Marthe Braunschweig, ebrea alsaziana, con la quale si trasferì a Dinard dopo la disfatta della Francia e fra il 1943 e il 1944 visse in clandestinità a Parigi. Prima di approdare alla Sorbona, nel secondo dopoguerra, insegnò presso l'Università di Rennes. Fatto ritorno in Italia, insegnò dal 1950 presso l'Università di Firenze e la Scuola Normale superiore di Pisa; ma nel 1959, con l'insorgere della malattia che lo avrebbe condotto a una morte prematura, si vide costretto a lasciare l'insegnamento.
A partire dal 1951 collaborò con giornali come Il Nuovo Corriere e Paese Sera, illustrando ai lettori con acume, cultura e spirito le più notevoli novità librarie: si può dire che non vi sia autore francese – da Montaigne a Voltaire, da Victor Hugo a Guillaume Apollinaire, e via enumerando – su cui non si sia intrattenuto. Soprattutto notevole è l'attenzione con cui guardò, anche in queste sedi, alle voci francesi del Novecento meno conosciute in Italia: Max Jacob e Paul Éluard, Alfred Jarry e André Suarès, Pierre Seghers e Blaise Cendrars, Julien Benda e René Étiemble.
Notevoli furono altresì taluni interventi giornalistici dedicati ad argomenti generali, letterari o di carattere etico-politico: Letteratura comparata (in Nuovo Corriere, 2 agosto 1952), Francia e letteratura della Resistenza (ibid., 30 agosto 1952), La lotta per la pace (ibid., 11 dicembre 1952), Le sorti della Normale di Pisa (ibid., 27 aprile 1956), Comunismo e Occidente (in Nuovi Argomenti, s. 1, 1954, 7 [marzo-aprile], pp. 120-130), Esotismo e letteratura (in Paese sera, 5-6 novembre 1957; poi in Marcel Proust e altri saggi, Napoli 1968, volume postumo preceduto da un Ricordo di Glauco Natoli di G. Macchia e una Bibliografia degli scritti curata da C. Cordié), Dignità della letteratura (in Paese sera, 9 aprile 1958). Seguì attentamente, inoltre, l'attività critica dei francesisti italiani (Carlo Pellegrini, Luigi Foscolo Benedetto, Vittorio Lugli, Sergio Solmi, Trompeo, Arnaldo Pizzorusso, Carlo Cordié), di cui parlò in varie occasioni.
Scrisse introduzioni e presentazioni di varie opere: le Passeggiate romane di Stendhal (Firenze, 1956) e, sempre di Stendhal, Roma, Napoli, Firenze (ibid. 1959; anche questi due saggi furono ripubblicati in Marcel Proust e altri saggi, cit.) e Il Rosso e il Nero (Roma, 1963). Presentò anche, con scritti introduttivi, una scelta dei Mémoires d'Outre-tombe di Chateaubriand (Messina-Firenze, 1950), I gioielli indiscreti di Denis Diderot (Firenze, 1966) e La strada di Swann di Proust (Torino, 1963).
Se fornì numerosi contributi di natura divulgativa, le più apprezzate qualità dello studioso, già palesate nella monografia giovanile Stendhal, saggio biografico-critico (Bari 1936), sono evidenti in una serie di saggi di più ampio respiro: il contributo Réminiscences françaises dans les "Confessioni di un Italiano" de Nievo (in Revue de Littérature comparée, 1951; poi, in trad. it., in Marcel Proust e altri saggi…, cit.) o quello su Gide e Apollinaire (in Letteratura. Riv. di lettere e arte contemporanea, I [1953], pp. 67-73). Molti altri sono stati riuniti in Scrittori francesi, situazioni ed aspetti (Firenze 1950), Figure e problemi della cultura francese (Messina-Firenze 1956) e nel già rammentato Marcel Proust e altri saggi, in cui meglio si manifestano le qualità dello studioso, del comparatista, del saggista.
Molteplici furono le linee d'interesse della sua produzione, a principiare dal suo comparatismo: memorabile, in proposito, un seminario tenuto alla Normale di Pisa nel 1952, nel corso del quale commentò le Lettres Anglaises di Voltaire fornendo un'esauriente visione dei rapporti tra Illuminismo francese e cultura anglosassone.
Molti altri suoi saggi, che riguardino Chateaubriand, Stendhal (autore prediletto) o tanti altri scrittori, mettono in luce le connessioni tra culture diverse, in particolare la francese e l'italiana. Di notevole rilievo furono anche i contributi relativi ai diari e resoconti di viaggio, come le esaustive pagine introduttive al Viaggio in Italia di Charles de Brosses (Firenze 1957) o al Giornale di viaggio di Montaigne (Firenze 1958), confluite poi in Marcel Proust e altri saggi…, cit.; illuminanti furono il saggio su La conoscenza dell'America e le nuove prospettive letterarie nel volume omonimo (Chapel Hill 1959), per la visione dell'America quale può riscontrarsi in vari letterati e viaggiatori europei, nonché Esotismo e letteratura (ibid.).
È evidente, nell'opera critica di Natoli, il desiderio di uscire dagli schemi manualistici per proporre nuove visioni storiografiche o di affrontare, in chiave d'impegno politico e civile, l'atteggiamento dei letterati in particolari frangenti storici: è il caso di Scrittori francesi: situazioni e aspetti (Firenze 1950) in cui sottrasse Hugo ad abusati schemi critici oppure affrontò e discusse il problema dell'assurdo nell'opera di Albert Camus, o analizzò la posizione di Baudelaire dinanzi alla rivoluzione del ’48. Nel volume Figure e problemi della cultura francese (Messina-Firenze 1956) circoscrisse lo schema del classicismo francese, offrendo maggior spazio al cosiddetto preclassicismo e alla poesia che segnò il distacco dalla Pléiade approdando al barocco di Theodor Agrippa d'Aubigné e di Jean de Sponde. Si occupò, infine, della teoria del romanzo tra l'età classica e l'età dei Lumi, studiando l'evoluzione delle forme narrative da Antoine François Prévost a Rétif de la Bretonne, dal marchese de Sade a Choderlos de Laclos. Interessato alla 'crisi della poesia' nella stagione illuministica, diede rilievo ad autori di solito trascurati come Jean-Baptiste Gresset e Louis Racine, Charles Pierre Colardeau e Jacques Delille, Jacques Clinchamps de Malfilâtre e Nicolas Joseph Laurent Gilbert.
Dedicò spazio ad autori novecenteschi: André Gide in particolare, ma soprattutto Proust, specie nella Introduzione alla «Recherche», ove si esplora il vasto terreno della bibliografia proustiana, si studia la genesi della Recherche e si chiariscono i meccanismi memoriali relativi alla tecnica delle correspondances. Né la prospettiva è solo strettamente analitica e letteraria, dacché affiora fra quelle pagine anche uno schema interpretativo di natura storico-sociologica laddove definisce l'opera proustiana «un quadro di vita francese degno della Comédie humaine». Chiudono il volume proustiano alcune intense pagine autobiografiche: ricordi degli anni di guerra, ritorno a fruttuose letture, terre visitate e amate, ove traspare il rigore della sua scrittura non disgiunto da una forte carica di umanità.
Morì a Firenze il 26 novembre 1964.
Non poté condurre a termine le ricerche avviate ma le sue pubblicazioni, pur non numerose (una bibliografia degli scritti di Natoli, curata da C. Cordié, è in Marcel Proust e altri saggi, cit.) rivelano un'indubbia finezza critica e la volontà di indagare in zone inesplorate della cultura francese nei suoi rapporti con la cultura europea. In sintesi, si può affermare che l'identità critica di Natoli è variegata e complessa: l'eleganza della scrittura, la raffinata qualità del gusto, la viva sensibilità ai fatti poetici si accompagnano alla consapevolezza della larga circolazione delle idee in vista del recupero della loro produttiva dialettica, oltre che al senso acuto della responsabilità civile dei letterati e delle lettere.
Fonti e Bibl.: La biblioteca personale di Natoli (riguardante soprattutto la letteratura francese) è conservata a Pisa, presso la Scuola Normale superiore. A Firenze, presso il Gabinetto Vieusseux, Arch. Contemporaneo Alessandro Bonsanti, il fondo Glauco Natoli (4 scatole, 9 contenitori), depositato nel 1982 dagli eredi, comprende la corrispondenza (un migliaio di lettere: spiccano fra i contatti sporadici i nomi di Céline e Valéry mentre, fra quelli più corposi per quantità, quelli di Falqui e Montale), una serie di manoscritti (autografi di articoli, saggi e poesie, nonché documentazione sugli studi: interviste, conferenze, appunti per le lezioni, schede ecc.) e rassegna stampa (di e su Natoli). Si vedano inoltre: A. La Penna, G. N., in Letteratura italiana (Marzorati), I critici, Milano 1970, V, pp. 3906-3916; Incontro su G. N. (Gabinetto Vieusseux, 4 maggio 1983: con interventi di M. Raicich, G. Contini, C. Cordié, G. Nencioni), in Antologia Vieusseux, XIX (1983), 3, pp. 29-41; Guida agli Archivi delle personalità della cultura in Toscana tra ’800 e ’900: l'area fiorentina, a cura di E. Capannelli - E. Insabato, Firenze 1986, pp. 420 s.; S. Palumbo, Strategie e schermaglie sul quasimodismo nel carteggio con G. N., in Quasimodo e gli altri, Atti del convegno internazionale, Lovanio… 2001, a cura di F. Musarra - B. Van den Bossche - V. Vanvolsem, Leuven-Firenze 2003, pp. 71-88.