GIUSTINIANI BANDINI, Maria Cristina
Nacque a Roma, il 20 febbr. 1866, dal principe Sigismondo e da Maria Sofia Massoni.
Il padre, nel 1871, insieme con i principi Marcantonio e Paolo Borghese e con il conte P. Campello, era stato tra i promotori dell'Unione romana per le elezioni amministrative e aveva poi continuato ad appoggiare l'attività di Campello, mirata all'organizzazione politica del moderatismo cattolico.
Dopo l'istruzione impartitale dai precettori nella casa paterna, completò la sua educazione presso le suore del Sacro Cuore di Trinità dei Monti, dove concluse gli studi superiori e, spinta da una sincera vocazione, abbracciò la vita religiosa. A motivo del precario stato di salute, nel 1895 fu costretta ad abbandonare il convento; tuttavia, ritornata allo stato laicale, come terziaria domenicana mantenne fede ai voti che aveva pronunciato. Poiché al momento della monacazione le era già stata liquidata la parte di dote spettante, la G. incontrò resistenze a essere riammessa nella casa paterna e fu quindi costretta a lavorare per mantenersi.
Fra il 1902 e il 1907 collaborò con brevi articoli devozionali alla rivista Il Secolo del Sacro Cuore, dove scrisse anche un lungo racconto a puntate, Oportet illum regnare, dedicato alla tematica della consacrazione al Sacro Cuore di Gesù quale necessario contributo alla redenzione delle anime traviate del mondo. Successivamente, e in periodi diversi, la G. continuò a pubblicare soprattutto su riviste e bollettini collegati all'associazionismo religioso femminile, cui nel frattempo si era andata dedicando, quali In Alto, Azione cattolica femminile, quest'ultimo uscito dal 1909 e da lei diretto, e Unione fra le donne cattoliche d'Italia.
Infatti, dopo l'abbandono di Trinità dei Monti, la G. era stata attratta dal nascente movimento femminile cattolico, del quale conobbe gli iniziali fermenti organizzativi: entrò in contatto con i primi assistenti ecclesiastici, V. Bianchi Cagliesi, redattore della Rivista internazionale di scienze sociali, e mons. G. Serafini, vescovo di Lampsaco, e si accostò alle tematiche del movimento, introducendo a sua volta nuovi argomenti d'impegno e di riflessione.
Nel suo sforzo programmatico la G. si avvalse del sostegno del pontefice Pio X, di cui condivideva la concezione di un associazionismo fondato eminentemente su un modello di vita attento più agli aspetti sacrali e devozionali che non a quelli sociali e politici. Nell'ambito della prospettiva cristocentrica e pastorale di papa Sarto, l'iniziativa della G. si rivelò pienamente funzionale al progetto pontificio sintetizzabile nel motto programmatico "instaurare omnia in Christo".
Di fatto, in quella prospettiva rigorosa e a tratti integralista, mirante al recupero di una posizione di controllo della Chiesa sulla società civile, l'iniziativa del movimento femminile era destinata a scontrarsi con le organizzazioni laiche di carattere femminista sorte in Italia in quegli anni.
Inizialmente però, in una delle prime riunioni organizzative del femminismo cattolico, tenute alla villa Reale di Monza nell'aprile 1907, era stato proposto un modello decisamente in contrasto con la mentalità diffusa in ambito clericale, dove già prevaleva l'antimodernismo. Nel corso di questo primo incontro, infatti, si era manifestata anche la dimensione progressista del movimento, espressa soprattutto da Adelaide Coari, fondatrice della Federazione femminile milanese e organizzatrice della riunione. Va comunque rimarcata la distanza tra le conclusioni radicaleggianti del convegno e le posizioni del direttivo femminile cattolico, ancora impreparato a scelte così moderne.
Nonostante i divieti e l'atmosfera di pesante diffidenza, il movimento femminile cattolico continuò, comunque, la sua travagliata evoluzione, superando anche non piccoli problemi di sovvenzionamento. Al congresso organizzato a Roma, nell'aprile 1908, dalle femministe moderate del laico Consiglio nazionale delle donne italiane, cui parteciparono anche le esponenti cattoliche, furono dibattuti in particolare i temi dell'educazione e dell'istruzione femminili, dell'assistenza e della previdenza sociale, allora affrontati dal governo, e quelli della condizione morale e del ruolo della donna nell'assetto giuridico della società. In questa occasione fu approvata una mozione che richiedeva al governo la soppressione dell'insegnamento religioso nelle scuole primarie e che fu accolta con sgomento e con scandalo in molti settori del mondo cattolico.
All'indomani di questo congresso nacque il primo embrione dell'Unione donne cattoliche che attrasse totalmente l'attenzione della G., votata alla creazione di un organismo stabile, in grado di rispondere con energia e unitariamente alle "deviazioni" conseguenti al formarsi di un femminismo svincolato dai valori cristiani.
La svolta che portò alla definizione programmatica dell'Unione donne si era articolata su vari livelli: prendendo le distanze dalla linea di Toniolo, basata sul "primato della riforma sociale"; riconducendo il movimento a una "dimensione storicamente disincarnata" e determinando una direttiva religiosa lontana dall'"ibridismo dell'Opera dei congressi" (P. Gaiotti De Biase, 1981, p. 103); irreggimentando il movimento in un'organizzazione fortemente autoritaria "a rigida guida centrale"; ritornando, infine, su posizioni marcatamente prevenute nei confronti della nascente coscienza femminista, come risulta evidente dalla lettura degli statuti dell'organismo.
Dopo oltre un anno di riunioni programmatiche e di vertici con i vescovi, il 21 apr. 1909, con la piena approvazione pontificia, sorse l'Unione fra le donne cattoliche d'Italia, che ebbe la G. come primo presidente. Dal 1909 al 1917, questa la guidò con energia e fermezza, mettendo in luce doti organizzative indubbie e una forza di carattere che qualcuno giudicò non esente da un certo autoritarismo.
Coinvolgendo nella sua sempre più vasta attività organizzativa oltre 30.000 iscritte, attive in tutte le regioni italiane, l'Unione si impegnò sui grandi temi agitati dal femminismo cattolico: l'ispirazione religiosa ed etica dell'educazione familiare, l'impostazione cattolica dell'istruzione scolastica, l'integrità e la salvaguardia della famiglia, nucleo di una società moralmente sana, e quindi l'opposizione al divorzio, la cura delle organizzazioni professionali e la tutela del lavoro femminile e giovanile.
I canali per la diffusione e la propaganda di queste tematiche erano stati individuati in una fitta serie di eventi organizzativi e di incontri culturali, indetti attraverso le curie e le parrocchie. Ma se va indubbiamente ascritto a merito della G. la strutturazione di una sparsa trama di attività, ancora legate a un'arcaica visione caritativa dell'impegno femminile, il reiterato riferimento, divenuto quasi martellante e monotematico negli anni precedenti la prima guerra mondiale, ai valori della fede e l'ostinata sottolineatura del fattore religioso-spirituale, appiattirono il movimento sulle decisioni, talora acritiche, delle curie diocesane, ovvero ne relegarono il raggio d'azione alla sfera eminentemente caritativa o di contorno celebrativo. Venivano in tal modo vanificate, o almeno neglette, utili posizioni di apertura sociale, maturate dopo la crisi dell'Opera dei congressi e che avevano già trovato nella Rerum novarum (1891) un riferimento dottrinario non occasionale.
A fine settembre 1911, la G. prese parte alla Settimana sociale dei cattolici d'Italia, promossa dall'Unione popolare e tenuta ad Assisi - dove il professor I. Rosa di Padova aveva parlato sulle unioni professionali femminili in Italia -, intervenendo brevemente sulla condizione morale della donna nel mondo del lavoro. Nell'autunno 1912, come presidente dell'Unione, la G. si rivolse al ministero dell'Istruzione pubblica per difendere l'ora di insegnamento religioso nelle scuole elementari.
Il fitto carteggio col ministro L. Credaro e con lo stesso presidente del Consiglio G. Giolitti, rivela tratti poco noti dell'impegno della G. in favore di un'equilibrata soluzione di questa spinosa questione.
Sempre nel 1912, anno dell'introduzione del suffragio universale maschile, assai intensa fu l'attività della G., presente in tutte le riunioni romane del movimento cattolico; nel marzo 1915 fu chiamata a partecipare alla neoistituita giunta direttiva di Azione cattolica, insieme ai principali responsabili dell'associazionismo cattolico.
Con la morte di Pio X e in presenza delle problematiche innescate dagli eventi bellici, maturò il cambio alla guida dell'Unione, con la designazione alla presidenza, nel 1917, di Maddalena Patrizi Gondi. Tuttavia questo allontanamento e il periodo di relativa eclissi per la G. durante il pontificato di Benedetto XV, non si tradusser0 in un completo abbandono da parte sua delle attività associative. Il periodo successivo all'avvento di Pio XI coincise con una ripresa degli interventi, sempre accesi e religiosamente ispirati, della G., che dal 1927 al 1935 fu collaboratrice dell'ambasciatore G. Paulucci de' Calboli, sottosegretario generale della Società delle Nazioni.
Come responsabile di una sezione di questa organizzazione la G. promosse numerose inchieste e sostenne iniziative in Italia e anche in Africa e in Asia, in favore delle missioni cattoliche, valendosi dei numerosi e influenti legami personali intessuti al tempo della sua presidenza dell'Unione femminile.
In questi anni, inoltre, la G. continuò la sua attività pubblicistica e tenne conferenze; tra queste, in particolare, si ricorda quella romana del 1934, in cui la G. ricostruiva la vicenda storica dell'Unione donne cattoliche, in occasione dei venticinque anni dalla fondazione.
I problemi da lei affrontati nel corso di questa multiforme e disordinata attività di promotrice della cultura cattolica femminile furono i più svariati: dal lavoro giovanile all'istruzione postscolastica, dalla sanità femminile, anche in termini di prevenzione medica, alla proposta di chiusura delle case di tolleranza, alla preparazione tecnica delle categorie professionali femminili.
Negli ultimi anni di vita, la G. si dedicò alla celebrazione della figura di Pio X, il pontefice che più aveva sostenuto la sua attività organizzativa; nel 1951 gli dedicò un opuscolo agiografico: Il beato Pio X e l'Associazione cattolica femminile (s.l.), estremo devoto omaggio al pontefice; la sua testimonianza alla causa di beatificazione è in Positio super introductione causae beatificationis et canonizationis venerabili servi Dei Pii pp. X, Romae 1942.
Afflitta da una dolorosa forma progressiva di paresi, la G., per circa sette anni, fu costretta a letto. Si spense a Roma il 28 nov. 1959.
Fonti e Bibl.: La documentazione privata della G. è conservata principalmente a Roma presso i padri domenicani, nell'Archivum generale Ordinis praedicatorum (basilica di S. Sabina); G. Canuti, Cinquanta anni di vita dell'Unione donne di Azione cattolica, Roma 1959, passim; P. Gaiotti De Biase, Le origini del movimento cattolico femminile, Brescia 1963, passim; G. Spadolini, Giolitti e i cattolici, Firenze 1970, ad indicem (riporta parte del carteggio tra la G., il ministro L. Credaro e il presidente G. Giolitti, con le relative indicazioni archivistiche); A. Cimini, A. Coari e il movimento femminile cattolico, Fano 1975, ad indicem; Id., La nascita dell'organizzazione cattolica femminile nelle lettere di C. G.B. al Toniolo, in Ricerche per la storia religiosa di Roma, III (1979), pp. 225-271; C. Dau Novelli, Alle origini dell'esperienza cattolica femminile: rapporti con la Chiesa e altri movimenti femminili (1908-1912), in Storia contemporanea, XII (1981), pp. 667-711; Id., I vescovi e la questione femminile, in Riv. di storia e letteratura religiosa, XX (1984), pp. 429-456; Id., Il fondo C. G.B., in Boll. dell'Archivio stor. per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, XX (1985), pp. 141-152 (con inventario del fondo presso l'Ordine domenicano); Id., Società, Chiesa e associazionismo femminile. L'Unione donne cattoliche italiane, Roma 1988 (con materiale archivistico relativo ai rapporti della G. con Pio X e Toniolo); P. Gaiotti De Biase, Movimento cattolico e questione femminile, in Diz. stor. del movimento cattolico in Italia, I, 2, Torino 1981, pp. 96-111 passim; A. Gotelli - C. Dau Novelli, ibid., II, ibid. 1982, pp. 257-259 e successivo Aggiornamento, ibid. 1995, ad indicem; per ulteriore bibliografia si veda Mezzo secolo di ricerca storiografica sul movimento cattolico in Italia, a cura di E. Fumasi, Brescia 1995, ad indicem.