Torelli, Giuseppe
Letterato e matematico (Verona 1721 - ivi 1781). Continuò la tradizione degli studi danteschi a Verona, ravvivata dal Maffei e dal Becelli, prendendo parte attiva al gruppo di studiosi che lavorò intorno a una più corretta edizione della Commedia e delle opere minori. Il suo contributo è costituito dalle postille, compilate nel 1775 e pubblicate postume, di cui, secondo il Torri e il Campi, si sarebbe valso il Lombardi nel suo commento. Proposte per il testo, fondate non su confronto di manoscritti ma sulle stampe più diffuse e sul senso complessivo che gli sembrava più logico, vi si alternano a interpretazioni che dimostrano talora gusto stilistico, finezza psicologica o conoscenza di fatti, ma pure a volte un'ingegnosità arbitraria.
In una Lettera a C. Sibiliati (1760) su due passi del Purgatorio (XV 16 ss. e XXX 35) avanza giuste considerazioni, spiegando il primo con la legge della riflessione (contro Benvenuto, il Landino e altri), e citando Alberto Magno per l'immagine della pietra; nel secondo corregge il testo contro l'Aldina e conforme a Vindelino da Spira. In altra lettera, privata, al Perazzini, propone una sua interpretazione, non però giustificata dal testo, di Cv IV VI 3-4 circa l'etimologia di aueio, fondata sul modo osservato nei manoscritti del tempo di poter scrivere le vocali in quell'ordine con un sol tratto di penna.
L'amore per D., di cui è traccia anche nelle reminiscenze presenti in alcune poesie, lo mosse a difenderlo contro Voltaire, non senza il desiderio esplicito di rilevare, attraverso i numerosi errori, la negligenza della documentazione, la brillante leggerezza delle osservazioni generali, " con quale avvertenza e circospezione si debbano leggere l'opere sue ", giungendo talora e vedere malizia anche laddove forse non era. In particolare confuta la solita accusa di oscurità (che sostiene tale solo per chi legga D. impreparato) e di ibridismo di generi, spiegando il senso di ‛ commedia ' con l'epistola a Cangrande e col De vulg. Eloq. e collocando il poema, in quanto narrativo, nel genere eroico. Pressoché nullo risulta l'interesse a D. nella Lettera all'autore delle Lettere Virgiliane (1767), dove la difesa del poeta contro il Bettinelli si fonde con quella generica della tradizione classica e italiana contro la moda francesizzante.
Le postille furono pubblicate in parte dagli editori della Commedia in Padova (1822); ad esse altre ne aggiunse il Torri nella sua edizione delle Opere varie del T., t. II, Pisa 1833-1834, dove pure si possono leggere la Lettera intorno a due passi del Purgatorio (Verona 1760), la Lettera sopra D.A. al Sig. di Voltaire (ibid. 1781), e alcune lettere private pertinenti a temi danteschi, e specie all'edizione della Commedia (a B. Perazzini, 15 maggio, 9 giugno, 26 luglio 1777; a P. Conti Barbarani, 7 luglio 1781). La Lettera al Bettinelli è nell'opuscolo A Miladi Vaing Reit, sotto lo pseudonimo di Paladinozzo de' Montegrilli, Verona 1767.
Bibl. - Pindemonte, Elogi, Firenze 1850; M. Zamboni, La critica dantesca a Verona nella seconda metà del sec. XVIII, Città di Castello 1901; A. Vallone, La critica dantesca del Settecento, Firenze 1961; E. Curi, Il culto e gli studi danteschi a Verona, ibid. 1964 (con vari riferimenti bibliografici a tutto il gruppo). Per la questione dei plagi del Lombardi, oltre al volume già citato dello Zamboni, v. M. Barbi, in " Bull. " I (1893-1894) 18-19; F. Pintor, ibid. VII (1899-1900) 328; G. Zacchetti, Il commento del Lombardi alla D.C. e le polemiche dantesche di lui col Dionisi, Roma 1899; A. Fiammazzo, Per la fortuna di D., in " Giorn. d. " VIII (1900); per la Lett. al Voltaire, v. L. Ferrari, in " Bull. " VII (1899-1900) 298.