SAPETO, Giuseppe
– Nacque a Carcare (Savona) il 27 aprile 1811 da Bartolomeo e da Anastasia Germano, che ebbero anche un altro figlio, Aloisio.
Dopo aver compiuto i primi studi nelle Scuole pie del suo paese, nell’ottobre del 1829 entrò nel seminario torinese della Congregazione dei missionari apostolici di San Vincenzo de’ Paoli (i lazzaristi), dove compì il suo noviziato di due anni, rimanendo poi per altri tre anni nello studentato per completare la sua formazione.
Presi i voti il 21 febbraio 1832, avendo chiesto con insistenza di essere destinato alle missioni estere, il 6 ottobre 1834 partì alla volta del collegio di Antura in Siria, dove ebbe modo di dedicarsi all’attività missionaria in diverse località (Damasco, Tripoli di Siria, Sgorta ed Edessa), di imparare l’arabo e di studiare a fondo la storia orientale, compilando, a vantaggio dei confratelli, un dizionario arabo-italiano e viceversa. Non essendo però riuscito a integrarsi in quella realtà, nel 1837 decise di recarsi in Egitto, giungendo al Cairo. Il 7 dicembre proseguì alla volta dell’Abissinia e, dopo essersi aggregato alla spedizione diretta in Alta Etiopia dei fratelli Antoine e Arnaud d’Abbadie, riuscì a raggiungere, nel marzo del 1838, prima Massaua e poi Adua, dove avviò l’attività di evangelizzazione in un contesto però di continui contrasti con i responsabili della Congregazione di Propaganda Fide. Quest’ultima il 15 giugno 1839 lo designò viceprefetto apostolico dell’Etiopia e dei territori circostanti, ma all’inizio del 1843 lo richiamò ad Antura e nel 1844 in Europa, dove fece la spola fra Genova, Savona, Casale, Torino, Roma e Parigi.
Dopo insistenti richieste, nel 1850 riuscì a ottenere dalla Congregazione di essere inviato ancora una volta in Etiopia, dove si dedicò a studi sia di carattere scientifico (analisi della struttura geologica del territorio, raccolta di campioni di minerali ed esemplari di insetti, erbe e semi), sia di carattere filologico e storico (interpretazione di antichi codici arabi e abissini rinvenuti nei vecchi conventi), nonché allo studio di problemi agricoli con particolare attenzione alle potenzialità produttive dei terreni.
Fra il 1851 e il 1855 compì, assieme al confratello Giovanni Giacinto Stella, diverse escursioni fra i Mensâ, i Bogos e gli Habab, sempre con l’obiettivo di impiantarvi una missione cattolica, e negli anni successivi mise al servizio di Napoleone III il bagaglio di conoscenze che aveva acquisito, diventando uno strumento del crescente interesse del governo francese per le potenzialità economiche e produttive e per il ruolo strategico del territorio abissino e trasmettendo al riguardo, nel 1857, all’ambasciatore di Francia a Roma una circostanziata relazione. Fu così che in un delicato contesto politico-diplomatico venne impiegato come interprete prima presso la curia pontificia e poi presso la corte francese e aggregato nel 1859 alla missione presso Negussié, allora deggiasmac del Tigré e del Semièn, affidata da Napoleone III al conte Stanislas Russel, finalizzata a un progetto di intervento della Francia in Abissinia (G. Sapeto, Ambasciata mandata nel 1859..., 1871).
Trascorse un periodo a Parigi, dove prima affiancò e poi sostituì Michele Amari nell’incarico di conservatore dei manoscritti arabi della Biblioteca nazionale, sostituendolo anche dal 24 gennaio 1863 al 31 dicembre 1864 nell’insegnamento di lingua e letteratura araba nella sezione di filosofia e filologia del Regio istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze. Tornato in Italia entrò sempre più in conflitto con i suoi superiori fino a decidere, nell’autunno del 1862, di lasciare il sacerdozio e di stabilirsi a Genova. Qui alla fine del 1864 ottenne l’insegnamento, mantenuto fino al pensionamento raggiunto alla fine del 1890, della lingua araba volgare presso il neonato Istituto tecnico industriale professionale e di marina mercantile. Nella città ligure divenne uno dei protagonisti del dibattito e delle iniziative connesse con lo sviluppo di una politica espansionistica italiana, a cominciare dalle prese di posizione che precedettero e accompagnarono l’apertura del Canale di Suez. In questa prospettiva venne infatti inviato alla fine del maggio 1863 in Egitto, per conto del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio e di quello dei Lavori pubblici, per trattare con il governatore inglese di Aden l’acquisto di alcuni terreni carboniferi che si pensava esistessero lungo le coste africane del Mar Rosso. Tra la fine del 1864 e l’inizio del 1865 tenne un ciclo di conferenze sull’Italia e il Canale di Suez sfociate in una ‘operetta popolare’ indirizzata alle Camere italiane di commercio (G. Sapeto, L’Italia e il canale di Suez..., 1865) e trasmise al ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio una relazione sulla necessità di acquisire un porto lungo una della due sponde del Mar Rosso.
Dopo l’apertura del canale (novembre 1869), ebbe un ruolo di primo piano nelle trattative per l’acquisto della baia di Assab, dove si recò all’inizio del 1870 per perfezionare gli accordi con i sultani locali e avviare l’insediamento italiano in quel territorio, rientrando a Genova il 18 maggio per continuare negli anni successivi a sostenere con ostinazione e con passione l’opportunità e l’utilità per l’Italia dell’acquisizione di questo scalo commerciale sul Mar Rosso, messa invece in discussione da importanti settori dell’ambiente politico ed economico italiano. La questione tornò di attualità verso la fine degli anni Settanta, quando gli obiettivi del governo italiano diventarono sempre più coincidenti con quelli perseguiti nel Levante e nel Mar Rosso da Raffaele Rubattino, alle cui dipendenze Sapeto seguitò a operare. Continuò a ribadire e rilanciare in molte sedi le ragioni dell’acquisto della baia di Assab, riproponendole poi in maniera organica in un’opera, Assab e i suoi critici (Genova 1879), corredata da numerosi documenti e testimonianze e da una carta della baia e delle regioni adiacenti. Proprio per la sua riconosciuta conoscenza del territorio e delle forze politiche che allora vi operavano, Sapeto fu inviato qui alla fine del 1879 dal governo italiano, che si era deciso all’occupazione. In quella circostanza venne raggiunto anche dalla moglie, Angelica Balbini Rinaldini, che aveva sposato con rito valdese a Firenze il 29 giugno 1865 e che morì il 26 ottobre 1881, all’età di 47 anni, pochi mesi dopo il ritorno in Italia.
Nonostante la situazione tutt’altro che favorevole, grazie all’impegno profuso riuscì a instaurare contatti e rapporti con diversi capi locali. A causa, tuttavia, del clima di sospetti e gelosie fra quanti operavano allora nell’area di Assab, oltre a perdere la fiducia e l’appoggio di Rubattino, vide il suo ruolo e la sua autorità ridimensionati dall’arrivo di un console di carriera, l’avvocato fiorentino Giovanni Branchi, nominato ‘commissario civile’ del possedimento di Assab il 24 dicembre 1880. Il 21 gennaio 1881 Sapeto fu dunque costretto a lasciare per sempre quel lembo di terra che con tenacia e ostinazione aveva cercato di assicurare all’Italia.
Rientrato a Genova, oltre a tornare a insegnare la lingua araba, continuò a difendere e a rivendicare il suo operato politico-diplomatico e, di conseguenza, l’importanza di Assab, e si dedicò anche a un’intensa attività di studio occupandosi della grande quantità di materiale che nel corso degli anni aveva raccolto sulla civiltà e le culture etiopiche.
Logorato dalle sempre più precarie condizioni di salute, morì il 25 agosto 1895.
Fin dal suo primo arrivo in Siria, nel 1832, si era dedicato allo studio delle lingue, della storia e delle tradizioni religiose e culturali locali, oltre che della realtà geografica ed economica dei territori nei quali visse e operò. Raccolse una mole imponente di appunti, traducendo diversi testi dalle lingue etiopiche ed elaborando una serie di studi sui più disparati argomenti, in gran parte rimasti inediti e oggi conservati e consultabili nelle Collezioni orientali della Biblioteca nazionale di Roma, dove si trovano anche gli antichi codici e manoscritti etiopici, concernenti la letteratura sacra e la liturgia della Chiesa etiopica, da lui in parte acquistati e in parte raccolti e/o trafugati ad Axum, ad Aden e nei conventi di Gondar, Lalibala e Tzalot. Importanti anche gli scritti presenti nel museo delle Culture del mondo, collocato a Genova nel Castello D’Albertis.
Opere. Oltre ai resoconti trasmessi a giornali e riviste italiane (in particolare il Bollettino della Società geografica italiana, Cosmos e L’Esploratore), Sapeto ha redatto: Viaggio e missione cattolica fra i Mensa, i Bogos e gli Habab con un cenno geografico e storico dell’Abissinia, Roma 1857; L’Italia e il canale di Suez. Operetta popolare, Genova 1865; Grammatica araba volgare ad uso delle scuole tecniche, Genova 1866; Della storia de’ Cussiti, Genova 1868; Osservazioni sulla spedizione inglese in Abissinia, Messina 1868; Ambasciata mandata nel 1859 dal governo francese a Negussié, Dégiazmatch del Tigré e del Samié in Abissinia, Firenze-Roma 1871; La famiglia Abissina secondo il Fetehaganast o codice dei re, Genova 1873; L’Etiopia, Roma 1880.
Fonti e Bibl.: Numerosi sono gli archivi contenenti documenti relativi a Sapeto. Segnaliamo in particolare: Città del Vaticano, Archivio della Congregazione di Propaganda Fide, Scritture riferite nei Congressi. Etiopia, Arabia, ma anche Lettere e Decreti; Roma: Archivio del museo africano (vedi il repertorio di C. Filesi, Roma 2001, ad ind.); Archivio dell’Ufficio storico dello stato maggiore, Volumi Eritrea, 40, 42; Archivio storico del ministero dell’Africa italiana, 30/1 e 36/1; Archivio centrale dello Stato, Ministero della Pubblica istruzione, Personale (1860-1880); Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio, b. 46; Archivio della Società geografica italiana, b. 24 (28); Roma, Biblioteca nazionale centrale, Manoscritti orientali, Carte; Genova, Archivio dell’Istituto Mazziniano, Autografi e manoscritti, cartella 119 e Copialettere Rubattino; Archivio della Camera ex di Commercio e Industria, Registro dei verbali; Archivio privato Berlingieri; Parigi, Archives de la Congrégation de la Mission, C 111, b. 1, Abyssinie, 1824-1865; Lettres Manuscrites de Mgr De Jacobis. Altre fonti: S. Russel, Une missione en Abyssinie et dans la Mer Rouge, 23 octobre 1859-7 mai 1860, Paris 1884; A. d’Abbadie, Douze ans de séjour dans la Haute-Éthiopie (Abyssinie), a cura di J.-M. Allier, Città del Vaticano 1980, pp. 1 s.; G. Giacchero - G. Bisogni, Vita di G. S.. L’ignota storia degli esordi coloniali italiani rivelata da documenti inediti, Firenze 1942; G. Ambrosini, G. S. e l’origine della Colonia Eritrea, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 8, III (1950), 2-3, pp. 104-118; L. Betta, Fondazione della Missione lazzarista in Abissinia (1838), Roma 1955.
M. Carazzi, La Società geografica italiana e l’esplorazione coloniale in Africa (1867-1900), Firenze 1972, ad ind.; A. Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Dall’unità alla marcia su Roma, Roma-Bari 1976, ad ind.; V. Lazzarini, P. G. S. e la ripresa cattolica in Abissinia, in Quaderni di studi etiopici, 1981, n. 2, pp. 65-80; M.E. Ferrari, L’azione e gli studi di G. S. nell’Etiopia del secolo XIX e la sua monografia sulle “Arti liberali e manuali o servili degli Abissini”, in La conoscenza dell’Asia e dell’Africa in Italia nei secoli XVIII e XIX, II, t. 2, Napoli 1985, pp. 697-720; G. Doria, Debiti e navi. La Compagnia di Rubattino, 1839-1881, Genova 1990, pp. 129-136, 209-214; M. Castelnovi, In margine ad un anniversario “dimenticato”: il centenario della morte di G. S. (25 agosto 1895), in Miscellanea di Storia delle esplorazioni, XXI (1996), pp. 295-321; G.L. Podestà, Sviluppo industriale e colonialismo. Gli investimenti italiani in Africa orientale, 1869-1897, Milano 1996, ad ind.; T. Scovazzi, Assab, Massaua, Uccialli, Adua. Gli strumenti giuridici del primo colonialismo italiano, Torino 1998, pp. 1-50; C.M. Betti, Missioni e colonie in Africa orientale, Roma 1999, passim; F. Surdich, L’attività missionaria, politico-diplomatica e scientifica di G. S. Dall’evangelizzazione dell’Abissinia all’acquisto della Baia di Assab, Millesimo 2005 (a questo saggio si rinvia per ulteriori indicazioni bibliografiche su Sapeto); D. Natili, Un programma coloniale. La Società geografica italiana e le origini dell’espansione in Etiopia (1867-1884), Roma 2008, ad ind.; F. Surdich, L’interesse di G. S. per l’arabo e le lingue etiopiche, in Le lingue dei missionari, a cura di N. Gasbarro, Roma 2009, pp. 245-260.