ROSAROLL, Giuseppe. –
Nacque a Napoli il 16 settembre 1775 da Sebastiano, capitano del reggimento delle guardie svizzere, e da Maria Maddalena Scorza.
Venne avviato alla vita militare come cadetto dei granatieri nel reggimento Estero. Divenuto tenente, partecipò nel 1798 alla guerra di Ferdinando IV di Borbone contro i francesi di stanza nella Repubblica Romana e si segnalò nella battaglia di Civita Castellana. Fuggito il re in Sicilia, rimase alla difesa di Capua, ma ceduta questa ai francesi passò dalla parte della Repubblica Napoletana e nel maggio 1799 ottenne il grado di capitano.
Sotto le insegne del nuovo ordine partecipò inutilmente alla resistenza contro le bande del cardinale Fabrizio Ruffo ma, ferito, fu costretto a riparare a Napoli, dove fece parte di quanti si chiusero in Castelnuovo. Al momento della capitolazione, nascondendosi sotto il cognome della madre, gli riuscì di sfuggire alla repressione borbonica e ottenne di fare vela verso Marsiglia.
In Francia fu partecipe delle speranze presto suscitate nei patrioti italiani dal ritorno di Bonaparte dall’Egitto e all’indomani del colpo di Stato del 18 brumaio si arruolò volontario nella Legione italica. Partecipò nel giugno 1800 alla battaglia di Marengo, che permise a Bonaparte di ricostituire la Repubblica Cisalpina, del cui esercito Rosaroll venne riconosciuto ufficiale con il grado di capitano. Partecipò nei mesi successivi alle operazioni militari in Toscana, dapprima concorrendo alla presa di Arezzo e poi distinguendosi, ormai agli inizi del 1801, nella vittoria cisalpina a Siena sulle truppe napoletane.
Rientrato a Milano, all’indomani della nascita della Repubblica Italiana, venne fatto, nel marzo del 1802, capitano del corpo degli zappatori, per essere poi aggiunto, nel maggio dell’anno successivo, allo stato maggiore.
Nel frattempo partecipò al progetto politico-culturale dei circoli milanesi di (ri)fondare una cultura nazionale, tramite la proposta di un ritorno all’esempio della stagione rinascimentale, considerata il momento creatore di quella modernità di cui la penisola era stata maestra all’Europa.
Assieme al collega Pietro Grisetti, pubblicò, nel 1803, un manuale per l’insegnamento della scherma nelle scuole militari, dove i due autori insistevano sul primato della scuola italiana rispetto a quella francese. La proposta di restituire la gioventù italiana alla disciplina delle armi parve incontrare consensi e i due chiesero al ministero della Guerra un congedo che consentisse loro un viaggio d’istruzione per la penisola allo scopo di scrivere una storia delle armi italiane in età moderna.
La nascita del Regno d’Italia e la ripresa delle ostilità con l’Austria impedirono però la realizzazione di quel progetto: Rosaroll venne destinato in Veneto, dove partecipò nel 1805 all’assedio di Venezia e alla battaglia di Bassano. Restituitosi a Mantova e divenuto maggiore a capo di un contingente di soldati napoletani, venne ripetutamente a diverbio con gli ufficiali francesi e fu questo, probabilmente, il motivo che indusse le autorità italiane a lasciarlo partire al seguito del generale André Masséna, che nel febbraio 1806 conquistò il Regno di Napoli e costrinse per la seconda volta Ferdinando IV alla fuga in Sicilia.
Tornato in patria Rosaroll venne aggiunto allo stato maggiore, ma agli inizi del 1808 fu destinato a funzioni di governo nelle isole Ionie. Anche qui entrò presto in disaccordo con gli alti gradi militari di Francia, che ricevettero una denuncia sul suo conto da parte dell’ambasciatore russo, dove lo si accusava di atteggiamenti sediziosi. Le indagini non portarono a nulla, ma agli inizi del 1809 Rosaroll era di ritorno a Napoli, da dove, promosso colonnello, venne inviato di stanza a Roma.
L’anno successivo, richiamato in patria, partecipò al fallito tentativo di Gioacchino Murat, re di Napoli, di conquistare la Sicilia e per l’occasione, distintosi in ripetuti fatti d’armi, agli inizi del gennaio 1811 venne fatto barone del Regno. L’anno successivo, creato maresciallo di campo, partecipò alla campagna di Russia.
Tornato in patria, si restituì alle lettere, pubblicando nel 1814 un’opera di tattica militare nella quale continuava a esortare la gioventù all’impegno patriottico. In quello stesso anno tornò a impugnar la spada, perché accompagnò Gioacchino nell’infausta risalita della penisola, assumendo per l’occasione il comando della truppa napoletana di stanza in Emilia. Seguito Gioacchino nel suo rientro a Napoli, tornò con entusiasmo sul terreno di battaglia nel 1815, quando prese il comando di una brigata nell’infausto tentativo del re di unificare la penisola. Restituitosi alla capitale dopo la sconfitta di Tolentino, seppe, in qualità di comandante della piazza cittadina, assicurare il buon ordine al momento del rientro dei Borbone e si vide conservati titolo e gradi dal governo restaurato.
Negli anni successivi parve tornare ai diletti studi di scherma, pubblicando due trattati sull’uso della spada, ma al tempo stesso guardò con interesse al movimento carbonaro che si mostrava molto attivo nelle Due Sicilie. Si dichiarò subito a favore della rivoluzione costituzionale del luglio 1820 e ottenne per l’occasione il comando della divisione militare di stanza a Messina. Dalla città dello Stretto guardò preoccupato all’attacco, nella primavera del 1821, dell’esercito austriaco e decise di passare all’azione rovesciando le autorità costituite per formare un governo insurrezionale che, tra la Sicilia e la Calabria, opponesse comunque resistenza agli invasori. Il tentativo fallì e agli inizi del mese di aprile Rosaroll si decise a fuggire con i figli alla volta della Spagna, dove contava di porre la sua spada al servizio del governo costituzionale contro gli eserciti della Restaurazione. Condannato a morte in contumacia, a Barcellona si arruolò al seguito del generale Francisco Espoz y Mina, ma dopo la caduta di Cadice fu costretto alla fuga a Malta e poi a Zanteda, dove chiese di entrare nell’esercito greco che lottava contro i turchi.
Raggiunta Nauplia per mettersi al servizio del governo insurrezionale, venne colto da una febbre tifoide che lo portò presto alla morte, avvenuta nella notte fra il 2 e il 3 dicembre 1825.
Tra i figli, avuti con Antonietta Hilaria Scorza, morta di parto nel 1816, si segnalò in modo particolare Cesare (v. la voce in questo Dizionario), nato a Roma il 28 novembre 1809.
Opere. La scienza della scherma esposta dai due amici Rosaroll Scorza, capitano dei zappatori italiani e Grisetti Pietro, capitano di artiglieria italiana, Milano 1803; La scienza della tattica del barone Rosaroll Scorza, cavaliere dell’ordine reale delle Due Sicilie, Napoli 1814; Scherma della bajonetta astata, del barone Rosaroll Scorza, commendatore dell’ordine reale delle Due Sicilie, Napoli 1818; Trattato della spadancia, o sia della spada larga, del barone Rosaroll Scorza, Napoli 1818.
Fonti e Bibl.: Roma, Museo centrale del Risorgimento, Fondo Giuseppe Rosaroll; una descrizione puntuale delle carte, riguardanti la storia della famiglia fra il 1758 e il 1873 (in particolare le carriere militari di Giuseppe e del figlio Cesare), è in A. Merigliano, Fondo G. R., in L’Archivio del Museo centrale del Risorgimento. Guida ai fondi documentari, a cura di M. Pizzo, Roma, 2007, pp. 209-213; Archivio di Stato di Milano, Ministero della Guerra, Carteggio, b. 1818; Paris, Archives Nationales, Police générale, F/7, acrt. 6656; Vincennes, Archives du Ministère de la Défense, 2YE-3589, dr. 66.
Inoltre: M. d’Ayala, Biografia di G. barone R., maresciallo di campo napolitano, Napoli 1848; P. Salvolini, Cenni necrologici intorno a Cesare Rosaroll-Sforza, Venezia 1849; F. Carrano, Della difesa di Venezia negli anni 1848-49. Narrazione, Genova 1850, pp. 221-227; G. Carnazza, G. R. Necrologio, Catania 1875; A. Sansone, La rivoluzione del 1820 in Sicilia, Palermo 1888, passim; G. Bustico, Per la biografia di Pietro Grisetti e del generale R., in Nuova Antologia, 1° giugno 1913, pp. 390-405; M. Mazziotti, La congiura dei R. Studio storico con documenti inediti, Bologna 1920, pp. 119-133; G. Paladino, La congiura dei R. secondo nuovi documenti, in Il Risorgimento italiano, XVIII (1925), 1, p. XXXX; A. De Francesco, Tirar di scherma nell’Italia napoleonica: Giuseppe Errante, Pietro Grisetti, G. R. e la storia della loro amicizia, in Studi in onore di Cesare Mozzarelli, II, Milano 2010, pp. 1045-1069; G. Pace Gravina, Tra costituzione siciliana e costituzione spagnola: la “guerra di Sicilia” del 1820-21 e il processo al generale R., in Revista europea de historia de las ideas politicas y de las instituciones publicas, 2013, vol. 6, pp. 157-166.