REVERBERI, Giuseppe
REVERBERI, Giuseppe. – Nacque a Cannara (Perugia), il 20 agosto 1901 da Luigi e da Cesira Zamboni.
Laureatosi in teologia presso il Pontificio Ateneo Lateranense nel 1924, nello stesso anno s’iscrisse alla facoltà di scienze naturali dell’Università di Roma. Svolse il suo lavoro di tesi e l’internato presso l’istituto di zoologia, guidato da Federico Raffaele. Qui, sotto la guida di Pasquale Pasquini, si specializzò in embriologia, lavorando sulla fecondazione dell’uovo negli anfibi e sullo sviluppo dell’occhio nel pollo. Affrontava temi di ricerca che lo accompagneranno per tutta la carriera: lo studio della fecondazione, soprattutto nelle Ascidie, e la fisiologia della determinazione sessuale, anch’essa studiata in invertebrati marini.
Furono i suoi maestri romani a introdurlo per la prima volta alla Stazione zoologica di Napoli, l’istituto di ricerca internazionale che aveva tenuto a battesimo l’embriologia sperimentale alla fine del XIX secolo. Dal primo soggiorno nel 1929, Reverberi restò sempre legato all’istituzione. Quando, fra la fine degli anni Sessanta e i primi Settanta, la Stazione visse uno dei suoi momenti più difficili, Reverberi fece parte del consiglio scientifico creato a sostegno del commissario governativo. Reverberi trovò l’ambiente della Stazione, centro di ricerca scientifica ma anche di cultura in generale, congeniale alle sue inclinazioni, fra le quali la filosofia e la psicologia occupavano un posto speciale. Fra queste mura, Hans Driesch aveva impresso la propria impronta sull’embriologia e, al contempo, iniziato la riflessione metafisica che sarebbe sfociata nella Philosophie des Organischen (1907), un testo che Reverberi ebbe specialmente caro.
Nel 1930 ottenne la cattedra di biologia e psicologia al Pontificio Ateneo Lateranense e la libera docenza in embriologia. Nel decennio successivo coltivò con pari impegno la ricerca biologica e gli interessi filosofici e teologici: fu per diversi anni direttore del Bollettino di filosofia dell’Ateneo, su cui pubblicò diversi articoli a cavallo fra scienza e metafisica. In campo scientifico (all’interno del moderno laboratorio da lui creato presso l’Ateneo), si dedicò al problema centrale della meccanica dello sviluppo, la differenza fra i diversi modi di sviluppo dell’uovo fecondato – ‘a mosaico’ e ‘regolativo’.
Sulla scorta di un celebre lavoro di Edwin G. Conklin del 1905, Reverberi studiò con metodi sperimentali (prima meccanici, poi chimici) la differenziazione cellulare nell’uovo fecondato, per determinare se il processo rispondesse a un meccanismo interno alle cellule (differenziazione spontanea) o ‘ambientale’, con un ruolo preponderante attribuito all’accumulazione di particolari sostanze chimiche in territori specifici dell’embrione. Sebbene oggi la distinzione fra le due opzioni sia molto attenuata, nella prima metà dello scorso secolo divideva embriologi e fisiologi. Si riteneva infatti che i vertebrati fossero un esempio perfetto di sviluppo regolativo, e che gli invertebrati mostrassero invariabilmente uno sviluppo a mosaico. Reverberi si concentrò su quest’ultimo gruppo, in special modo sui Tunicati, e riconobbe presto l’impossibilità di tracciare una linea netta fra i due meccanismi nel corso dello sviluppo e all’interno del regno animale. In uno dei suoi primi studi sostenne che l’uovo di Ciona intestinalis è un esempio di sistema regolativo in una classe largamente ‘a mosaico’ (Studi sperimentali sull’uovo di ascidia, 1931; Berrill, 1932). Un decennio dopo, mostrava al contrario come nelle uova di Ascidia lo sviluppo fosse a mosaico: già dopo la quarta divisione, le quattro paia di blastomeri dissociate non erano in grado di produrre un organismo completo. Questi esperimenti sono ancora citati nei manuali di biologia dello sviluppo.
Una seconda linea di ricerca derivata dalla tradizione della Stazione, che Reverberi lasciò in eredità agli allievi, fu lo studio sperimentale della determinazione sessuale, in particolare negli invertebrati marini. Anche in questo caso, due erano i meccanismi presi in esame: la determinazione interamente cromosomica (tipo Drosophila) e la determinazione ambientale (tipo Bonellia viridis), in cui il sesso delle larve era deciso dal contatto con il corpo della madre. Reverberi contribuì alla comprensione di quest’ultimo fenomeno soprattutto nei crostacei, saggiando l’effetto di diverse sostanze chimiche, interferenze meccaniche e ambientali (disponibilità di cibo, presenza di individui dominanti dello stesso sesso), oltre che di diversi parassiti simbionti (la cosiddetta castrazione parassitaria). L’ingegno sperimentale dimostrato in tali complicate analisi valse ai suoi lavori un rapido e duraturo riconoscimento internazionale.
Nel 1939 fu nominato direttore dell’istituto di zoologia dell’Università di Perugia. Dai lavori di questo periodo si evince un’apertura alla cosiddetta embriologia chimica, che aveva negli svedesi Sven Hörstadius e John Runnström i suoi capi scuola, e di cui Reverberi divenne presto un esponente riconosciuto.
Lo sviluppo embrionale era interpretato come una sequenza ordinata di reazioni biochimiche, risultanti in una progressiva segregazione dei costituenti cellulari a misura che le diverse cellule si specializzano. Questi lavori posero le basi per l’approfondimento del fenomeno al livello molecolare negli anni Cinquanta e Sessanta.
Dopo l’occupazione alleata del Sud Italia, Reverberi fu chiamato alla direzione del primo centro di studio del ricostituito Consiglio nazionale delle ricerche (CNR): il centro di studio per la biologia, ospitato nei locali della Stazione zoologica. Scopo primario del centro era la promozione della ricerca in citologia ed embriologia sperimentali ed ecologia, ma soprattutto l’assistenza ai giovani ricercatori nel riprendere contatto con la ricerca estera. Con una dotazione di un milione di lire l’anno, Reverberi si impegnò a far ripartire la ricerca biologica italiana con una serie di borse di studio di breve durata e l’organizzazione di seminari scientifici. Dei finanziamenti alla ricerca godettero promettenti ricercatori come Alberto Monroy, Rita Levi Montalcini, Vittorio Erspamer, mentre sul versante didattico si assistette all’organizzazione di importanti convegni e corsi di specializzazione, come quello del 1947 sulla biologia degli animali marini, e il simposio internazionale su Biologia e genetica del 1948, che vide la partecipazione delle massime autorità europee del settore. Il simposio segnò la riapertura della biologia italiana al mondo dopo quasi un decennio di autarchia scientifica.
Sempre nel 1948, Reverberi vinse il concorso a cattedra bandito dall’Università di Palermo e vi divenne professore straordinario di zoologia, lasciando la direzione del centro a Giuseppe Montalenti. Nel 1950 ottenne la promozione a ordinario e la direzione dell’istituto, insieme con l’istituzione a Palermo di un centro di studio del CNR per la citofisiologia.
In Sicilia il sacerdote-biologo mise radici, diventando presto un punto di riferimento dell’Ateneo e tenendo sin dal principio l’incarico di zoologia ed embriologia anche nelle facoltà di farmacia e medicina. Dal 1951 lo raggiunse a Palermo Monroy, anche lui chiamato da Napoli alla cattedra di anatomia comparata. Reverberi lo ospitò a lungo nell’istituto di via Archirafi, che, grazie al prestigio dei due, divenne presto un centro mondiale di embriologia sperimentale, condotta principalmente su due modelli – Ciona intestinalis e il riccio di mare – tutt’oggi centrali per l’embriologia molecolare. Nel 1952, la Fondazione Rockefeller concesse a Reverberi un finanziamento per un viaggio di studio negli Stati Uniti, durante il quale visitò i maggiori centri di ricerca embriologica e citologica e passò due mesi di ricerca presso il Marine biological laboratory di Woods Hole (Mass.), l’equivalente statunitense della Stazione zoologica. Le relazioni intessute nel corso di questo viaggio si concretizzarono in progetti comuni, visite reciproche (soprattutto con Alfred. E. Mirsky della Rockefeller University) e scambi di studenti.
Nel 1954, la Rockefeller stanziò 5000 dollari per l’adeguamento dell’apparato sperimentale e, fra il 1956 e il 1964, erogò ai gruppi di Reverberi e Monroy finanziamenti alla ricerca per circa 85.000 dollari. Negli anni Sessanta, Reverberi fu promotore del corso di laurea in scienze biologiche, e passò i due decenni successivi impegnato in prima linea nella disputa sul suo indirizzo, che all’epoca vedeva opposti i biologi sperimentali e gli ecologi e biogeografi, autorevolmente rappresentati a Palermo da Marcello La Greca. Nel 1952, insieme a Monroy, Pasquale Pasquini, Silvio Ranzi, Mario Benazzi e Alberto Stefanelli, Reverberi fondò il Gruppo embriologico italiano, gemello dell’Institut international d’émbryologie dell’Unione internazionale delle scienze biologiche. Dal 1957 il gruppo si dotò di una propria rivista, Acta embriologiae et morphologiae experimentalis (dal 1969 Acta embriologiae experimentalis), una delle prime riviste internazionali pubblicate in Italia. Sul modello delle Pubblicazioni della Stazione zoologica, gli Acta pubblicavano originariamente testi in italiano, francese e inglese. Reverberi si impegnò molto nell’organizzazione della ricerca embriologica in Italia e a questo fine, nel 1960, fu tra i fondatori del Gruppo di ricerca per l’embriologia del CNR.
Sul versante della ricerca, dalla metà degli anni Cinquanta Reverberi e i suoi collaboratori iniziarono a investigare la fecondazione al livello molecolare, saggiando le diverse concentrazioni di DNA e RNA nei tessuti in via di differenziamento, e studiando l’attività metabolica dei mitocondri durante il processo, con l’impiego di inibitori specifici per gli enzimi mitocondriali e altre sostanze chimiche, compresi agenti inquinanti. Non appena gli isotopi radioattivi furono disponibili in Italia, li impiegò nello studio dello sviluppo dell’uovo (anche grazie ai finanziamenti dell’Atomic energy commission statunitense e del Comitato nazionale per le ricerche nucleari), mentre lo sviluppo della microscopia elettronica a scansione gli permise di esplorare al livello microstrutturale i fenomeni sino ad allora indagati con approccio chimico.
Nel 1968 Reverberi fu insignito della medaglia d’oro dei benemeriti della cultura e dell’arte. Nel 1971, anno del suo pensionamento, divenne socio corrispondente dell’Accademia nazionale dei Lincei. Dal 1961 era membro dell’American Zoological Society. Fu molto attivo anche nella didattica dell’embriologia, e nella promozione degli invertebrati acquatici come modello sperimentale nello studio dello sviluppo. Nel primo campo, il suo testamento scientifico è il manuale Introduzione alla biologia sperimentale (1967), mentre sul secondo fronte si distingue il volume collettaneo Experimental embryology of marine and fresh-water invertebrates, da lui curato.
Morì a Roma il 16 gennaio 1988.
Opere. Studi sperimentali sull’uovo di ascidia. I. Il comportamento e lo sviluppo dei frammenti d’uovo di Ciona nei diversi momenti compresi tra la deposizione e la segmentazione, in Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli, 1931, vol. 11, pp. 170-193; La segmentazione dei frammenti dell’uovo non fecondato di ascidia, ibid., 1936, vol. 15, pp. 198-216; Differenziazioni fisiologiche nell’uovo delle ascidie, in Pontificia Academia Scientiarum. Commentationes, 1939, vol. 3, pp. 471-488 (con M. Pitotti); La determinazione del sesso nei crostacei e i fenomeni della castrazione parassitaria, in Rendiconti dell’Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 3, 1945, vol. 78, 1, pp. 217-246; Fenomeni di evocazione nello sviluppo dell’uovo di ascidie, in Pubblicazioni della Stazione zoologica di Napoli, 1946, vol. 20, pp. 201-252 (con A. Minganti); La distribuzione delle potenze nel germe di ascidie allo stadio di otto blastomeri, analizzata mediante le combinazioni e i trapianti di blastomeri, ibid., 1947, vol. 21, pp. 1-35 (con A. Minganti); Centro di studio per la biologia. Attività svolte nell’anno 1947-1948, in La ricerca scientifica, 1948, 28, 8-9, pp. 988-991; Some effects of enzymes inhibitors on the ascidian development, in Acta embriologiae et morphologiae experimentalis, 1957, vol. 1, pp. 12-32; The embryology of ascidians, in Advances in morphogenesis, 1960, vol. 1, pp. 55-101; The constituents of the egg of Ciona intestinalis as seen at the electron microscope, in Acta embriologiae et morphologiae experimentalis, 1960, vol. 3, pp. 221-230 (con V. Mancuso); Introduzione all’embriologia sperimentale, Milano 1967; Experimental embryology of marine and fresh-water invertebrates, a cura di G. Reverberi, Amsterdam 1971.
Fonti e Bibl.: Numerose informazioni sull’attività di Reverberi si evincono dall’Annuario accademico dell’Università degli studi di Palermo per il periodo del suo insegnamento. Materiale d’archivio di e su Reverberi si trova presso il Rockefeller Archive Center (http://dimes. rockarch.org/xtf/search? keyword=reverberi&sort= collection, 12 settembre 2016) e l’Archivio storico della Stazione zoologica di Napoli.
Si veda inoltre: E.G. Conklin, Mosaic development in ascidian eggs, in The journal of experimental zoology, 1905, 2, pp. 143-223; N.J. Berrill, The mosaic development of the ascidian egg, in Biological bulletin, 1932, vol. 63, 3, pp. 381-386; Istituzione di un centro di studio per la biologia, in La ricerca scientifica, 1945, vol. 15, 2, pp. 208-210; E.G. Reinhard, Experiments on the determination and differentiation of sex in the bopyrid Stegophryxus hyptius Thompson, in Biological bulletin, 1949, vol. 96, 1, pp. 17-31; J. Brachet, Nucleocytoplasmic interactions in morphogenesis, in Proceedings of the Royal society of London. Series B, Biological sciences, 1971, vol. 178, pp. 227-243; J. R. Whittaker, Chordate evolution and autonomous specification of cell fate: the ascidian embryo model, in American Zoologist, 1997, 37, pp. 237-249; F. De Bernardi, Professor G. R. and the ascidian school in Palermo, in Invertebrate survival journal, 2009, 6, pp. S3-S8; C. Fabro, Appunti di un itinerario, Sutri 2011; S. Riggio, Sandro Ruffo: il maestro e l’uomo, in Sandro Ruffo. Ricordi di allievi e amici, a cura di L. Latella, Verona 2011, pp. 143-154; S.F. Gilbert, Developmental biology, Sunderland (Mass.) 201410, cap. 7.