PLANCHER, Giuseppe
PLANCHER, Giuseppe. – Nacque a Fontevivo di Parma il 28 agosto 1870 da Luigi Costantino e da Caterina Marianna Magnani.
Dopo la licenza liceale, nel 1888 si iscrisse al corso di laurea in chimica nell’Università della sua città e vi si laureò con lode nel luglio del 1892. L’anno successivo conseguì a pieni voti il diploma in farmacia.
Prima ancora di laurearsi, nel 1890 veniva nominato assistente provvisorio del gabinetto di chimica generale, diretto da alcuni anni da Girolamo Mazzara, un allievo siciliano di Stanislao Cannizzaro e di Emanuele Paternò.
All’Università di Parma Plancher operò per alcuni anni, collaborando scientificamente e didatticamente con Mazzara fino al gennaio 1896, quando divenne preparatore presso il gabinetto di chimica generale dell’Università di Bologna, di cui era direttore Giacomo Luigi Ciamician, che divenne il punto di riferimento della sua carriera accademica e scientifica. Già negli anni a Parma la ricerca di Plancher si era orientata nel campo della chimica organica, che del resto era quello coltivato da Mazzara, nella tradizione della scuola di Cannizzaro. Si occupò in particolare di sostanze quali il timolo, il carvacrolo e prodotti presenti in piante aromatiche come l’origano e il timo.
Giunto a Bologna, diresse i suoi interessi verso i composti eterociclici, derivati del pirrolo e dell’indolo. La chimica del pirrolo, una molecola ad anello in cui sono presenti un atomo di azoto e quattro atomi di carbonio, era uno dei campi nei quali più si era sviluppata la ricerca di Ciamician fin dagli anni in cui questi aveva collaborato con Cannizzaro nell’Università di Roma. Anche a Bologna Ciamician aveva proseguito ed esteso le sue ricerche sugli eterociclici, indirizzandovi i suoi allievi, tra cui appunto Plancher. Questi in particolare si occupò della metilazione dell’indolo e dei suoi derivati. L’indolo è una molecola in cui sono condensati un anello a sei termini di tipo benzenico e un anello a cinque termini eterociclico contenente un azoto. La reazione dell’indolo con lo ioduro di metile era già stata studiata da eminenti chimici quali ad esempio Hermann Emil Fischer, ma l’interpretazione che essi ne avevano dato era risultata erronea. Essi avevano ritenuto che per metilazione degli indoli si ottenessero derivati della chinolina, con un allargamento dell’anello eterociclico da cinque a sei termini. Grazie a rigorose e pazienti ricerche Plancher riuscì a dimostrare che in queste reazioni l’anello indolico fondamentale si manteneva inalterato e che i prodotti che si formavano erano da riferirsi all’indolo e non alla chinolina (Sulla metilazione degli indoli in Gazzetta chimica italiana, XXVIIIa (1898), pp. 402-410).
Reazioni analoghe furono poi da lui sperimentate anche con il pirrolo e ancora con il carbazolo, una molecola formata dalla condensazione di tre anelli in cui il centrale è a cinque termini e contiene un atomo di azoto. Come nel caso della metilazione dell’indolo, i nuovi composti che si ottenevano avevano proprietà basiche spiccate; Plancher propose per essi la denominazione rispettivamente di indolenine, pirrolenine, carbazolenine (Sopra la costituzione degli alcaloidi che si formano dagli indoli per azione degli ioduri alcolici, in Gazzetta chimica italiana, XXXIa, (1901), pp. 149-152). Postulò inoltre una possibile tautomeria fra pirrolo e pirrolenina, indolo e indolenina, carbazolo e carbazolenina, dovuta al trasferimento di un atomo di idrogeno dal legame con l’azoto a quello con un atomo di carbonio nell’anello. Tutte queste ricerche vennero condotte in assoluta autonomia da Ciamician, con un indirizzo del tutto originale e contrario a quelle che erano inizialmente le idee del suo maestro. Questi non esitò a riconoscerlo nella relazione presentata alla facoltà di scienze dell’Università di Bologna in occasione della proposta di conferimento a Plancher della libera docenza in chimica generale (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, 1896-1910/pos. 11 Liberi docenti - 3 serie - Inv. 16/040, 1-busta 35, G. P.).
Ottenuta la libera docenza nel 1900, Plancher tenne per tre anni il corso di analisi chimica applicata alla fisiologia e alla patologia. Quando nel 1902 fu fondato a Bologna l’istituto superiore agrario, egli venne incaricato dell’insegnamento di chimica agraria.
Nel 1905 risultò vincitore del concorso per professore straordinario di chimica farmaceutica presso l’Università di Cagliari, ma essendo scoperta anche la corrispondente cattedra all’Università di Palermo, fu chiamato a insegnare nel capoluogo siciliano per il 1905-06. Nell’anno successivo, poi, giudicato eleggibile nel concorso come professore straordinario di chimica generale per l’Università di Padova ed essendo priva di titolare anche l’analoga cattedra all’Università di Parma, poté ritornare a insegnare nella sua città natale.
Negli anni Ciamician continuò a seguire e a proteggere la carriera di Plancher come di altri suoi discepoli. In particolare si adoperò per accelerare la sua stabilizzazione a ordinario (Roma, Archivio centrale dello Stato, Ministero della Istruzione pubblica, Direzione generale dell’Istruzione superiore, Fascicoli personale professori ordinari - II versamento, 1 serie (1900-40) - Inv. 16/052,1 - busta 120, G. P.).
Fu ancora Ciamician che nel 1920 propose al consiglio della scuola di farmacia di Bologna di chiamare sulla cattedra di chimica farmaceutica Plancher, che fino ad allora era rimasto all’Università di Parma, dove dal 1912 al 1918 era stato anche preside della facoltà di scienze, svolgendo negli anni del conflitto in più le veci del rettore. A Parma Plancher si era anche sposato con una nobildonna parmense, Luisa Botteri. Fu accademico d’onore dell’Accademia di belle arti di Parma e membro dell’Accademia delle scienze dell’istituto di Bologna.
Negli anni Venti fu designato a far parte della commissione per la quinta edizione della Farmacopea ufficiale.
Al sorgere del fascismo vi aderì senza esitazione, anche influenzato dalle lotte con il movimento socialista condotte in qualità di sindaco di Fontevivo negli anni precedenti la guerra.
Morì all’età di cinquantanove anni il 27 aprile 1929.
Opere. Nel corso della sua carriera scientifica Plancher pubblicò una quarantina di memorie, le più interessanti concentrate negli anni giovanili prima della nomina a professore. Egli fu inoltre il traduttore italiano del testo di A.F. Holleman, Leerboek der organische Chemie (Trattato di chimica organica, Milano 1927), che fu per molti anni manuale di studio assai diffuso e apprezzato.
Fonti e Bibl.: Necrologi e biografie: M. Betti, G. P.: commemorazione, in Rendiconti dell’Accademia delle scienze di Bologna. Classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, n.s., XXXIII (1928-29), pp. 4-14; G. Bruni, G. P., in La chimica italiana, a cura di G. Scorrano, Padova 2008, pp. 105.