AGOSTI (Agosta, Augusto, De Augustis), Giuseppe Maria
Nato a Cremona da Giovan Paolo nella seconda metà del sec. XVII, era fratello del giurista Camillo, oratore della città di Cremona a Milano. Entrato nell'Ordine dei teatini, vi professò a Venezia, ma per la Casa di S. Abbondio di Cremona, l'8 ott. 1697. Benché di malferma salute, chiese e ottenne di andare missionario nelle Indie orientali.
Partito da Cremona il 17 luglio 1707, essendo stata la nave spinta dalle tempeste sulle coste del Brasile, dimorò per alcuni mesi a Bahia, guadagnandosi col suo zelo l'affetto di quella popolazione. Ripreso il viaggio nel novembre 1708, dopo altra fortunosa traversata, approdava a Goa il 14 sett. 1709.Lavorò a Goa per molti anni, meritandosi la proposta ad arcivescovo, presso la corte di Lisbona, proposta che non ebbe seguito per la sua nazionalità. Il 20 genn. 1718 aveva inoltrato domanda alla Congregazione di Propaganda Fide per trasferirsi in Cambogia e di là a Borneo, allorché, fatto segno all'animosità del viceré Vasco Fernandes de Menezes, per la sua energia nello sferzare i licenziosi costumi della nobiltà, fu costretto a partire per l'Europa. Giustificata la sua condotta dal Tribunale di Oltremare a Lisbona, fu più volte ricevuto dal re Giovanni V: né parve estranea al suo caso la disgrazia in cui cadde il viceré di Goa, che proprio in quei giorni veniva destituito.
Non volle più ritornare nelle Indie, preferendo recarsi alla corte imperiale di Vienna nella speranza di potervi meglio servire la causa delle missioni.
Salpato da Lisbona nell'estate 1720, Si recò ad Amsterdam, di là a Bruxelles, a Ratisbona e finalmente a Vienna, dove giunse alla fine dello stesso anno. Per agevolare la riuscita delle sue trattative e dovendo sostare in paesi protestanti, egli - così si giustificava con i suoi superiori e con la S. Sede - era costretto a indossare abito secolare e a cambiare spesso di nome.
A Vienna, dove visse in casa privata, egli cominciò ad adoperarsi per aprire una fondazione nelle Fiandre, che avrebbe dovuto facilitare, con il favore del marchese di Rialzo, segretario del Dispaccio universale, il viaggio dei missionari italiani nelle Indie. Pensava poi di affidare, sempre con l'autorizzazione dei superiori dell'Ordine, la Casa di Goa ai teatini portoghesi e di trasferire invece la prefettura e la direzione delle missioni a Benkulen (Sumatra), spostando così il centro dell'attività missionaria dell'Ordine nei domini olandesi e inglesi, i quali avrebbero offerto maggior libertà per l'esercizio del ministero apostolico che non il "regio patronato" portoghese, sempre diffidente verso i missionari di Propaganda. Ne erano una riprova le angherie subite dai suoi confratelli per la fedeltà ed obbedienza dimostrata verso il legato apostolico cardinale T. Maillard de Tournon nel suo recente passaggio per le Indie. A questo scopo l'A. aveva già ottenuto dall'imperatore Carlo VI, per i teatini, la "privativa" dell'assistenza spirituale alla Compagnia di Ostenda, che allora si stava organizzando.
La Congregazione di Propaganda riconobbe nel 1727 questo diritto all'Ordine teatino: le contingenze politiche del momento, che impedivano il commercio tra i porti dell'Impero e quelli delle Indie, lo resero, però, inattuabile. L'A. rimase ancora a lungo in Vienna, anche come oratore ufficiale della sua città natale presso quella corte. Nel 1739 ritornò a Cremona, per trasferirsi quindi a Roma, dove poco dopo morì.
Fonti e Bibl.: Arch. di Propaganda Fide, Roma, Scritt. orig. riferite, voll. 591, 593, 623; Arch. generalizio teatino, Roma, Cassett. 33 (Goa), 34, 35 (Missioni), 43 (Cremona), 46 (Vienna); Libri della Consulta, 31, f. 80; ibid., A. Spalla, Le Missioni teatine nelle Indie orientali nel sec. XVIII (tesi di laurea ms.); F. Ansi, Cremona Literata, III, Cremonae 1741, p. 189; V. Lancetti, Biografia cremonese, I, Milano 1819, pp. 109-110.