GALLIZIO, Giuseppe (Pinot)
Nacque ad Alba, nelle Langhe, il 12 febbr. 1902 da Innocente e da Teresa Chiarlone. Nel 1912 fu inviato dalla famiglia a Torino, dove compì studi tecnici presso il collegio S. Giuseppe. Iscrittosi alla facoltà di chimica e farmacia dell'Università di Torino, si laureò nel 1925; nel 1930 aprì una propria farmacia ad Alba, presso la quale esercitò anche l'attività di erborista. Dal matrimonio con Augusta Rivabella nacque nel 1935 il figlio Giorgio.
Partigiano e membro del Comitato di liberazione nazionale delle Langhe, il G. fece parte del Consiglio comunale di Alba dal 1947 al 1960, eletto prima come indipendente nella lista democristiana, successivamente come indipendente di sinistra.
A partire dal 1945, chiusa definitivamente la farmacia, tenne un corso di erboristeria e aromateria enologica e liquoristica presso l'istituto tecnico agrario di Alba, dedicandosi al contempo allo studio delle tradizioni popolari e della cultura dei nomadi e a ricerche archeologiche negli insediamenti neolitici presenti nel territorio albese.
Nel 1952, in occasione di una mostra di ceramiche astratte presso il Circolo sociale di Alba, avvenne l'incontro con il pittore ventiquattrenne Piero Simondo, a quel tempo iscritto alla facoltà di filosofia dell'Università di Torino. Trasferitosi ad Alba, il Simondo accompagnò il G. nel suo apprendistato artistico, avviatosi con la realizzazione di vasi in terracotta e proseguito con monotipi su vetro e con dipinti polimaterici realizzati con resine naturali, segatura, sabbia, aniline, ruggine. Altrettanto significativo fu, nell'agosto del 1955, l'incontro ad Albisola con A. Jorn.
All'epoca residente nella cittadina ligure come numerosi altri artisti europei impegnati nella produzione ceramica, il pittore danese era stato tra gli animatori del gruppo Cobra (1948-51) e aveva fondato nel 1953 il Mouvement international pour un Bauhaus imaginiste. In polemica con il programma funzionalista della Hochschule für Gestaltung istituita a Ulm da M. Bill, Jorn perseguiva l'obiettivo di riunire in un progetto creativo comune, dalle forti componenti libertarie, gli artisti interessati a un dialogo non subalterno con l'industria e la tecnologia.
Nel settembre del 1955 Jorn, Simondo e il G. costituirono ad Alba il primo Laboratorio sperimentale per un Bauhaus immaginista (Ricaldone, 1997): si trattò di uno spazio di ricerca teorica e creazione artistica cui faceva riferimento la rivista Eristica, della quale fu dato alle stampe, con evidente paradosso, il solo secondo numero (luglio 1956), contenente il manifesto-volantino dal titolo Che cosa è il Movimento internazionale per una Bauhaus immaginista (Bandini, 1977, pp. 258-261). Nel settembre del 1956 fu convocato ad Alba il primo Congresso mondiale degli artisti liberi, cui parteciparono, tra gli altri, E. Baj, E. Sottsass ed esponenti del disciolto gruppo Cobra e dell'Internazionale lettrista, mentre nel dicembre dello stesso anno fu organizzata presso l'Unione culturale di Torino una mostra del Laboratorio sperimentale, visitata, tra gli altri, da G.-E. Debord. Dall'intrecciarsi di questi rapporti nacque l'anno successivo l'Internazionale situazionista (Bandini, 1977), il cui principale riferimento teorico era costituito dalle riflessioni estetiche e politiche di Debord, al quale il G. rimase legato - unico esponente italiano del situazionismo, insieme con il figlio Giorgio - anche dopo l'allontanamento di Simondo dal gruppo (P. Simondo, A modo di presentazione, in Una mostra: Jorn in Italia, pp. 9-29).
Tra il 1957 e il 1958, sviluppando le precedenti ricerche gestuali e materiche in riferimento alla negazione situazionista dell'arte in quanto campo espressivo separato e autonomo, il G. iniziò a utilizzare lunghe porzioni di tela, facendole scorrere su lastre di vetro dipinte e ottenendo, grazie anche a interventi diretti di imprimitura e di sovrapposizione di colori a olio e resine, rotoli di pittura "industriale" lunghi decine di metri. Esposti per la prima volta nel maggio del 1958 alla galleria Notizie di Torino e pochi mesi dopo alla galleria Montenapoleone di Milano, i rotoli venivano tagliati e venduti al metro, in base a un progetto inflazionistico del gesto artistico analizzato da M. Bernstein (1958) e dal G. stesso nel Manifesto della pittura industriale. Per un'arte unitaria applicabile (in Notizie. Arti figurative, II [1959], 9, pp. 26-30, e in Internationale situationniste, II [1959], 3, pp. 31-35).
Durante un soggiorno a Parigi nell'autunno del 1958, il G. fu presentato da Debord a R. Drouin, che nel maggio del 1959 ospitò nella sua galleria la Caverna dell'antimateria. Con la collaborazione del figlio Giorgio, il G. dipinse nel Laboratorio di Alba 145 m di tela, ora in collezione privata, destinati a rivestire integralmente le pareti della galleria, in base a un progetto ambientale in cui i suoi interessi scientifici e antropologici si saldavano ai principî situazionisti di superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell'opera.
Nel 1960 avvenne la rottura con Debord, quando, in occasione della programmazione di un intervento situazionista che si sarebbe dovuto svolgere ad Amsterdam, tra le vie cittadine e nelle sale dello Stedelijk Museum, diretto da W. Sandberg, questi decise di offrire al solo G. la possibilità di allestire una mostra personale all'interno del museo.
Dopo l'allontanamento dai situazionisti, s'impose nella pittura del G. una vocazione favolistica e narrativa che si esplicò pienamente nel ciclo LaGibigianna: la triste e lacrimosa istoria del re di pipe in cinque quadri e due tele, esposto nel 1960 alla galleria Notizie di Torino.
Nel catalogo della personale (1960) Carla Lonzi sottolineava il legame che, tramite l'influenza di Jorn, univa la pittura dell'artista alla tradizione dell'espressionismo nordeuropeo, mentre R. Guasco ne rivendicava l'attualità, collocandola all'interno della temperie informale. Le radici della sua ricerca, proseguiva Guasco nell'intento di confutare ogni possibile lettura in chiave popolaresca della pittura del G., erano da ricercarsi negli episodi più alti dell'arte moderna, da Picasso a Klee.
Il G. guardò anche alla geometria, da lui intesa non come garanzia di chiuso equilibrio armonico, ma come principio di germinazione delle forme, evidente in particolare nel ciclo del 1961 Storia di ipotenusa, esposto postumo a Santa Vittoria d'Alba (1966, Circolo culturale Cinzano). Nelle nove tele che lo compongono - tutte in collezione privata tranne I sortilegi I (Università degli studi di Parma, Centro studi e archivio della comunicazione) - solidi geometrici realizzati con densi impasti materici si trasformano in immagini biomorfiche, alludendo a un moto infinito di metamorfosi nello spazio.
In seguito agli incontri con P. Marinotti e con M. Tapié, dal 1960 il G. iniziò a esporre in importanti collettive a fianco di protagonisti dell'informale europeo quali L. Fontana, J. Dubuffet e A. Tápies e dei giapponesi Sofu Teshigahara e Kazuo Shiraga, mentre, nella ricerca pittorica, abbandonò il racconto e l'impianto geometrico a favore di una più libera espressività gestuale. Nacque così nel 1962 il ciclo delle Notti di cristallo, composto da La notte barbara (Torino, Galleria civica d'arte moderna e contemporanea), opera caratterizzata da grandi vortici segnici, La notteetrusca (collezione privata), realizzata con tecnica a spruzzo, La notte cieca (Parigi, Musée national d'art moderne), dipinta dal G. con un cappuccio calato sugli occhi secondo un programma di pittura automatica e aleatoria.
In tutti i dipinti del 1963, riconducibili alle serie Oggetti e spazi per un mondo peggiore e Fabbriche del vento, i segni a spirale acquisirono una presenza e una densità cromatica inedite, che consentirono a Tapié di ascrivere l'opera del G. alla categoria critica della "metafisica della materia".
Nel 1964 il G. pose la sua opera all'insegna dell'ombra, accostando in supporti-contenitori oggetti di recupero e segni pittorici neri, e in alcuni casi ricoprendo questi assemblaggi con fogli di cellofan scuro, mentre andava contemporaneamente raccogliendo nell'Anticamera dellamorte, un grande mobile dipinto anch'esso di nero, reperti e ricordi della sua esistenza.
Il G. morì ad Alba il 13 febbr. 1964 e l'invito alla XXXII Biennale di Venezia si concretizzò in un omaggio postumo (Calvesi). Gli eredi hanno in seguito donato i documenti e gli appunti inediti dell'artista alla Galleria civica d'arte moderna di Torino, dove si conservano.
Fonti e Bibl.: A. Jorn, Note sulla formazione di una Bauhaus immaginista, in Notizie. Artifigurative, II (1958), 3-4, pp. 16-21; M. Bernstein, in P. G. (catal., galleria Notizie), Torino 1958; Nouvelles de l'Internationale. L'Activité de la section italienne, in Internationale situationniste, I (1958), 2, pp. 27-30; R. Guasco, in Mostra del Laboratorio sperimentaledi Alba (catal., galleria Notizie), Torino 1960; M. Bernstein - A. Jorn, P. G., Paris 1960; W. Sandberg - Maur. Corgnati, P. G., Torino 1960; P. G. (catal., galleria Notizie), testi di W. Sandberg, R. Guasco, C. Lonzi, Torino 1960; W. Sandberg, in 12 dipinti di G. (catal., galleria Notizie), Torino 1961; R. Dahlmann Olsen, in Pinot i Vikingeners Land (Pinot nel paese dei Vichinghi; catal., Galerie Birch), Copenhagen 1961; La Gibigianna di P.G. (catal., galleria Notizie), testi di R. Guasco, C. Lonzi, Torino 1963; P. G. (catal., International Center of aesthetic research), testi di C. Lonzi, M. Tapié, Torino 1963; M. Calvesi, in XXXII Biennale internazionale d'arte (catal.), Venezia 1964, pp. 117-119; L. Carluccio, in P. G. (catal., Circolo culturale Cinzano), Santa Vittoria d'Alba 1966; R. Cavallo, in P. G.: la spirale della vita (catal., Saletta arte contemporanea), Cuneo 1972; P. G. e il Laboratorio sperimentale di Alba (catal.), a cura di M. Bandini, Torino 1974 (con bibl. e scritti inediti del G.); R. Barilli, Dall'informale caldo all'informale freddo, in L'arte moderna. Al di là della pittura…, Milano 1975, pp. 9-15; M. Bandini, L'estetico il politico. Da Cobra all'Internazionale situazionista 1948-1957, Roma 1977, ad indicem; F. Gualdoni, in P. G. (catal., galleria Martano), Torino 1983; P. G. 1955-1964 (catal., Alba), a cura di M. Bandini, Torino 1984; P. Thea, L'alchimia industriale del dottor G., in Alba Pompeia, n.s., V (1984), 2, pp. 5-23 (con scritti inediti del G.); Intervista a Piergiorgio Gallizio, in Ocra, numero speciale dedicato a Ch. Dotremont, al G. e A. Jorn, a cura di S. Ricaldone - L. Malerba, ottobre 1986; P. Simondo, Cosa fu il Laboratorio sperimentale di Alba, Genova 1986; G. Bonini, in P. G. (catal., galleria Mazzocchi), Parma 1986; R. Barilli, Le macchine soffici di G., in Ilcolore dei miracoli (catal.), Volpaia 1987, pp. 45-47; S. Ricaldone, in P. G. (catal., galleria Martini Ronchetti e Studio Leonardi), Genova 1988; L. Beatrice, La grande avventura di P. G. dal 1958 al 1964, in Alba Pompeia, n.s., X (1989), 2, pp. 33-40; On the passage of a few people through a rather brief moment in time: the Situationist International 1957-1972 (catal.), a cura di M. Francis - P. Wollen, Boston 1990, passim; P. Gioioso, P. G. Antimateria e metafisica della notte, in AlbaPompeia, n.s., XII (1991), 2, pp. 21-37; Mar. Corgnati, P. G., Ravenna 1992; P. G. nell'Europa dei dissimmetrici (catal., Torino), a cura di F. Poli (in collab. con Mar. Corgnati), Milano 1992; L. Borio, P. G., in La pittura in Italia. Il Novecento/2, Milano 1993, II, pp. 723 s.; L. Gallo - M. Gallo Pecca, L'avventura artistica di Albisola 1920/1990, Savona 1993, pp. 195-206; P. G. (catal., Alba), a cura di M. Vescovo, Milano 1994; M. Meneguzzo, in Tesori d'arte delle banche lombarde, Milano 1995, p. 406; Una mostra: Jorn in Italia. Gli anni del Bauhaus immaginista 1954-1957 (catal.), a cura di S. Ricaldone, Moncalieri 1997; F. Tedeschi, in Lo spazio ridefinito (catal., Lainate-Rho-Senago), Milano 1998, pp. 15 s.