ORIANI, Giuseppe Filiberto Graziano
ORIANI, Giuseppe Filiberto Graziano (Pippo). – Nacque a Torino il 25 giugno 1909, da Enrico e da Irma Variglia, in una famiglia di importanti costruttori edili.
Studiò architettura presso l’Accademia Albertina, ma presto decise di dedicarsi alla pittura: nel 1927 iniziò a frequentare regolarmente il celebre caffè Nazionale, dove conobbe Fillia (Luigi Colombo), i futuristi torinesi, Felice Casorati, i membri del Gruppo dei Sei, Giuseppe Pagano ed Edoardo Persico (Margozzi, 2009, p. 395). Nel 1928 partecipò all’Esposizione internazionale del decennale della Vittoria al Parco del Valentino, nel padiglione futurista. Alla fine del 1929, insieme a Fillia, fece il suo primo viaggio a Parigi, dove fra la fine di quell’anno e l’inizio del successivo, prese parte alla mostra Les peintres futuristes italiens alla Galerie 23 e dove, grazie a Fillia, conobbe molti artisti di fama come Gino Severini, Fernand Léger, Vasilij Kandinskij, Robert Delaunay, Ossip Zadkine, Pablo Picasso, Max Ernst e Le Corbusier (ibid., pp. 41 s.).
Le opere di quegli anni rivelano un’attenzione al lavoro di Severini, oltre che al cubismo, con una ricerca della scomposizione dei volumi degli oggetti che privilegia il ribaltamento dei piani verso la superficie del quadro: Natura morta (1929; Roma, coll. priv., ripr. in Catalogo generale, 2009, p. 63). Non mancano, in alcune opere, suggestioni provenienti dal surrealismo, dalla metafisica e dal divisionismo, secondo la tecnica utilizzata, ancora nel primo Novecento dai futuristi italiani, di formare le immagini attraverso piccoli tocchi di colore giustapposti in modo ritmico; si segnalano, in particolare, Serenata notturna d’Arlecchino (Bari, coll. priv., ibid., 2009, p. 61) e Femme à la guitare (1929-31; Ottawa,Fondazione Oriani, ibid., p. 74).
Nel 1930 espose alla XVIIEsposizione internazionale d’arte (Biennale) di Venezia una serie di opere di ascendenza neocubista e fu presente, con i mobili realizzati da Piero Portaluppi su suo progetto, anche alla mostra Arte futurista: pittura scultura architettura, ceramica, arredamento, organizzata dal GUF (Gruppo universitario fascista)di Alessandria. Nello stesso anno partecipò alla prima Mostra nazionale dell’animale nell’arte allestita nel Palazzo delle Esposizioni e in alcuni ambienti del giardino zoologico di Roma e, a Torino, all’LXXXVIIIEsposizione della Società promotrice di belle arti. Ancora nel 1930 prese parte alla Mostra futurista architetto Sant’Elia e 22 pittori futuristi alla galleria Pesaro di Milano, con 35 opere, e alla Mostra d’arte dei futuristi di Torino alla galleria Codebò (Margozzi, 2009, p. 395).
Nel 1930-31 realizzò fra Torino e Parigi il lungometraggio futurista Vitesse (Velocità), insieme agli scrittori Tina Cordero e Guido Martina; il filmato, ritrovato alla metà degli anni Novanta in una versione ridotta di circa 15 minuti (363,8 m di pellicola) presso il National Film and Television Archive di Londra (ora BFI, British Film Institute national archive) è stato restaurato e duplicato a cura del Centro sperimentale di cinematografia di Roma (Verdone,1996).
Per la celebrazione della rapidità della vita contemporanea vi vengono esaltati gli elementi naturali quali acqua, fuoco e aria combinati con le recenti invenzioni legate alla velocità e all’energia (mulini sotto le cascate, revolver, treni, aerei, macchine per cinematografo, macchine per scrivere), con evidenti omaggi alle opere di vari surrealisti e dadaisti, fra cui in apertura quello al film Anémic cinéma (1926) di Marcel Duchamp. La figura umana è presente come passeggero, passante, marionetta o rappresentata per metonimia dalle tazzine e dalla caffettiera, oggetti relativi al rituale del caffè, sostanza indispensabile alla velocità dell’uomo nella città futurista.
Nel 1931 prese parte a diverse manifestazioni: alla I Quadriennale nazionale d’arte di Roma al Palazzo delle Esposizioni, alla Prima Mostra di aeropittura […] Omaggio futurista ai transvolatori organizzata da Filippo Tommaso Marinetti alla Camerata degli artisti in piazza di Spagna a Roma, al Salon international du livre d’art di Parigi, alla Mostra d’arte futurista (pittura e scultura) di Novara, alla Mostra futurista di aeropittura e di scenografia alla galleria Pesaro di Milano, alla Mostra futurista di pittura, scultura e arte decorativa a Chiavari. Insieme a Fillia, Enrico Prampolini, Nicolaj Diulgheroff e altri sottoscrisse il Manifesto dell’aeropittura, pubblicato sul Giornale della Domenica il 1°-2 febbraio 1931 (E. Crispolti, s.d., in Catalogo generale ..., 2009, p. 17).
Dal 1932, anno in cui partecipò alla XVIII Esposizione internazionale d’arte (Biennale) di Venezia – alla quale fu presente con continuità fino al 1938 – visse prevalentemente a Parigi anche se non smise di recarsi con frequenza a Torino dove iniziò a collaborare con Giorgio Monziani per produrre un lungometraggio a disegni animati su Ettore Petrolini (i disegni sono andati dispersi). Nel 1933 realizzò Divinizzazione dello spazio (Torino, Galleria d’arte moderna), una delle opere di un periodo felicemente produttivo, in cui fu impegnato anche a contribuire, con vari saggi, all’attività di molte riviste, come: La città futurista. Sintesi del futurismo mondiale e di tutti gli avanguardismi, diretta da Marinetti; La città nuova. Sintesi del futurismo mondiale e di tutte le avanguardie: quindicinale di arte-vita, diretta da Fillia; La forza. Mensile della Federazione nazionale dei gruppi naturisti-futuristi, il cui comitato d’onore era presieduto da Marinetti; Stile futurista. Estetica della macchina. Rivista mensile d’arte-vita diretta e illustrata da Fillia ed Enrico Prampolini (Fergonzi, 1993, p. 806). In quegli anni la Pastiglie Leone di Torino gli affidò l’ideazione della campagna pubblicitaria per il lancio di un prodotto (Paglieri, 2005).
Nel 1934, assieme ad altri futuristi, espose alla Prima Mostra nazionale di plastica murale a Genova e firmò l’omonimo manifesto (E. Crispolti, s.d., in Catalogo generale ..., 2009,pp. 25 s.). Nel 1935, oltre a partecipare nuovamente alla Quadriennale di Roma, ottenne una sala personale alla XX Biennale di Venezia, presentando opere, secondo la critica, completamente svincolate dal futurismo torinese e in linea con gli esiti contemporanei della pittura di Fausto Pirandello e Corrado Cagli (Fergonzi, 1993, p. 806). Nel 1936 – anno in cui sposò a Torino Bianca Buzzano dalla quale ebbe nel 1939 l’unico figlio, Gabriele – collaborò all’organizzazione della seconda Mostra nazionale di plastica murale per l’edilizia fascista in Africa e in Italia, ai Mercati Traianei, insieme a Prampolini e Rosso, mentre nel 1937 l’evento di spicco fu la presenza nella sala futurista del padiglione italiano, curato da Marinetti, dell’Esposizione internazionale di Parigi (Margozzi, 2009, p. 397). Nel 1938, fra le varie esposizioni cui fu presente, si segnalano quelle alla galleria Gian Ferrari di Milano, con Rosso e Franco Costa, e ancora con Rosso a palazzo Lascaris a Torino.
Durante la guerra rallentò molto la sua attività a causa della collaborazione con gruppi partigiani e molti lavori andarono perduti (ibid.). Nel 1946 fu direttore, insieme ad Albino Galvano, di Tendenza. Rivista mensile di arti figurative, di cui uscì un solo fascicolo. Riprese a dipingere con costanza a partire dagli anni Cinquanta, riproponendo il futurismo della sua prima maniera, con intenzioni spesso dichiaratamente decorative (Crispolti, 1982, pp. nn.), spronato anche dalla critica italiana contemporanea che stava rivalutando l’importanza di questo movimento. Nel 1962 la Galleria d’arte moderna di Torino gli dedicò una mostra insieme a Rosso, Fillia e altri futuristi, alla quale seguirono nel 1964 un’antologica alla galleria La Medusa di Roma e nel 1965 un’esposizione alla galleria d’arte Ferrari di Verona. Nel 1967 la città di Firenze gli conferì il Fiorino d’oro; l’anno seguente si trasferì ad Ascona, in Svizzera. Nel 1971 partecipò a varie manifestazioni, fra le quali una retrospettiva del periodo parigino alla galleria Donatello di Palermo e un’antologica alla galleria Ravagnan di Venezia.
Morì a Roma l’8 dicembre 1972, in seguito a un incidente d’auto.
Numerose sono state le mostre postume dedicate a Oriani e le esposizioni collettive, soprattutto sul futurismo, che hanno visto presenti suoi lavori (Margozzi, 2009, p. 398). Sue opere sono conservate in varie collezioni private e pubbliche, fra le quali, oltre alla Fondazione Oriani con sede a Ottawa che detiene centinaia di opere, la Casa Museo Remo Brindisi di Comacchio (Senza titolo [Figura femminile]: 1929-31), la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, la Galleria d’arte moderna di Milano, la Collezione d’arte della Banca d’Italia di Palazzo Koch a Roma (Simultaneità organica, 1931).
Fonti e Bibl.: Roma, Archivio Galleria nazionale d’arte moderna, Fondo Bio-iconografico, Oriani Pippo; Ibid., Fondazione La Quadriennale, busta Oriani Pippo; Prima mostra antologica. Opere dal 1928 al 1963. Pippo O. (catal.), a cura di F. Menna, Roma 1964; G. Lista, Astrazione e geometria nella pittura di Pippo O., ibid., pp. 11-20; Pippo O. (catal.), a cura di G.Oriani, Roma 1975; E. Crispolti, Un revival privato o la costruzione di un mito, in Pippo O. (catal., galleria Spriano), Omegna 1982, pp. n.n.; Id., L’aeropittore futurista Tato e le vere origini del manifesto dell’aeropittura, s.l., s.d. [ma post 1990]; F. Fergonzi, Pippo O., in La pittura in Italia. Il Novecento, II, Milano 1993, pp. 806 s.; M. Verdone, «Velocità»: un film futurista di Pippo O., in Velocità di Pippo O. un film futurista, a cura di M. Verdone, Roma 1996, pp. 7-9; Catalogo generale delle opere di Pippo O., a cura di M. Crescentini, Milano 2001; M. Paglieri, Le opere marca Leone di una collezione reale, in la Repubblica, 22 maggio 2005; Catalogo generale delle opere di G. (Pippo) O., I, Milano 2009 (con bibl.; II vol., in corso di redazione); G. Lista, Astrazione e geometria nella pittura di Pippo O., ibid., pp. 11-20; M. Margozzi, Biografia, ibid., pp. 395-398; I pastelli di O., a cura di G. Oriani, in corso di stampa.