CARNELLI, Giuseppe
Figlio di Giovanni - pittore e decoratore di scarsa rinomanza che lasciò alcuni affreschi nel territorio bergamasco - e di Angela Breviario, nacque il 17 luglio del 1838 a Bergamo nella parrocchia di S. Alessandro in Colonna. Ancora fanciullo (1850) fu iscritto, nella città natale, all'Accademia Carrara, che frequentò fino al 1860, anno in cui, "per commissioni da farsi sul posto", dovette abbandonarne la frequenza. Nel 1863 venne riammesso all'Accademia, su malleveria del suo maestro, E. Scuri. Alla stessa Accademia - al cui ambiente resterà legato per tutta la vita da vincoli di affezione e di interesse - il C. iscriverà, più tardi, i propri figli Dante e Francesco, entrambi coloritori accademici di poco momento.
Contemporaneamente alla scuola dello Scuri, il C. lavorava nella bottega del padre: la consuetudine con le più diverse tecniche e l'esercizio costante della pittura gli meritarono numerose medaglie nei concorsi annuali dell'Accademia Carrara e la medaglia d'oro alla I Esposizione italiana diFirenze nel 1861,- ove concorse con un grande quadro di soggetto religioso (Cristo deposto), che fu lodatissimo. Il quadro fu esposto a Bergamo nel 1872 (insieme con un ritratto) - e replicato per una non meglio identificata parrocchia montana del Bergamasco (Cfr. Emporium).
A soli ventitré anni, dunque, il C. dimostra già una maturità artistica e una padronanza della tecnica che lasciano ammirati: nessun segreto hanno più per lui la tempera, l'affresco, la pittura ad olio, la modellazione della creta e del gesso appresa dal padre decoratore. Questa sapienza nell'impiego dei materiali, già lodata dai contemporanei, ha garantito alle sue opere una perfetta conservazione e può talvolta compensare quella certa mancanza di fantasia e quel piglio eccessivamente accademico che i critici più severi gli hanno rimproverato.
è pur vero che il C., quando abbandona il cavalletto, e affronta le vaste pareti e le volte delle chiese, spesso si lascia prendere la mano da una composizione eccessivamente accademica ed un poco stucchevole. Ma le telette a olio sono di una freschezza talora deliziosa: come La lattaia, esposta al Salon di Parigi (ubicazione attuale ignota) che gli procurò, nel 1869, la commissione del Madrigale, il cui bozzetto è descritto dal Fornoni (Note biogr.…) in casa di G. Preti nel primo decennio del Novecento. Frattanto il C., poco più che ventenne, si era sposato con una cugina più giovane di lui (bellissimo l'Autoritratto con la moglie, a Bergamo, propr. privata), dalla quale ebbe ben presto numerosa prole; probabilmente proprio le nuove necessità familiari lo spinsero a seguire il padre nelle vaste imprese decorative delle quali disseminò il Bergamasco, dalle più umili chiesette di campagna ai più celebri santuari.
Nel 1869 aveva dipinto anche il velario per il teatro Ricardi (ora Donizetti) di Bergamo, ridipinto poi da Francesco Domeneghini. Ma alla stessa data, o un anno appresso, si colloca un altro avvenimento ben più importante nel curriculum artistico del C.: il suo ingresso nello Stabilimento bergamasco d'arti grafiche, per il quale, per anni ed anni, con diuturna congeniale fatica, eseguirà cartelloni, disegni, litografie, coi quali contribuirà a fare la fortuna dello Stabilimento. Tale lavoro dovette assorbirlo in modo preponderante, per almeno un settennio, se della sua attività di pittore si ricorda solo il Ritratto del parroco Cagliardi (1871) per la chiesa di S. Alessandro in Colonna, prima che, nel 1878, per la stessa chiesa bergamasca eseguisse i piccoli medaglioni coi puttini nella cappella del Corpus Domini. Nel medesimo anno portò a termine le medaglie a fresco nelle volte delle chiese parrocchiali di Piazzolo e di Locate e, in finto mosaico, ma ancora a fresco, la facciata dell'Istituto di arti grafiche in via Manzoni a Bergamo (distrutto nel 1920), realizzando un disegno di puttini ideato dal Maironi. Un altro intervento sul volto architettonico della città di Bergamo furono gli affreschi realizzati nel 1881 sulla facciata dello Stabilimento Cattaneo, in via Masone, mentre terminava anche la decorazione della parrocchiale di Piazzolo facendo tempere e affreschi sulle pareti e sul soffitto. L'incarico dell'esecuzione delle due allegorie con puttini, nelle cupolette del pronao del duomo, e la ridipintura, sull'originale di F. Ferrari, del primo medaglione verso la porta, con Davide e Golia, rovinatosi durante i lavori della facciata (1886), procurarono al C. - insieme con la raggiunta rinomanza - una gran copia di commissioni in provincia.
A Urgnano, nella chiesa della Basella, affrescò la cupola e le volte (1891-1901) e cinque scene nel presbiterio (Sposalizio di Maria, Fuga in Egitto, Debora, Gioele, Ester e Giuditta);a Mezzoldo l'intera parrocchiale (1891); a Brignano, nella parrocchiale, una Assunzione.Grandi tele lasciò invece a Grumello de' Zanchi (Maria e due santi, 1893; altare a sinistra nella parrocchiale) e a Lurano (Caduta della manna e Cena eucaristica, 1897, ora trasferite nella nuova parrocchiale). Dello stesso anno 1897 erano gli affreschi esterni, ora caduti, della chiesa del Conventino in Bergamo.
Nel 1898 il C. si cimentò di nuovo in un pubblico concorso: la esposizione di Torino, alla quale partecipò con una Sacra Famiglia di cui esiste il bozzetto presso gli eredi del pittore. E poi, di nuovo, affreschi con attività febbrile: la Deposizione (1900) sulla facciata del santuario della Madonna del Pianto ad Albino; l'Assunta, i SS. Giovanni e Luca, il Redentore, Giuditta, Debora, Ester, Abigaille, l'Annunciazione, il Trionfo della Chiesa coi ss. Pietro, Paolo e Leone XIII nella parrocchiale di Castel Nuovo a Rocca d'Adda (1901); gli affreschi nel presbiterio di S. Fiorano a Codogno e nella chiesa della Basella a Urgnano: dipinti, con quelli nel presbiterio di S. Giovanni a Codogno, nel 1902.
Nel frattempo aveva eseguito anche alcune tele: una Beata Maria Maddalena Martinengo portata a Milano nel 1900, oggi di ubicazione ignota; una Addolorata (1901) per il collegio di S. Alessandro in Bergamo; e un Cristo morto (1902) per l'altare dell'oratorietto dietro la chiesa di S. Rocco nella stessa città.
Nel 1903 affrescò, in collaborazione con A. Spinelli, le figure decorative e i medaglioni nella parrocchiale di Terno d'Isola; da solo, a Lurano, la Crocifissione e la Resurrezione nel camposanto, la mezzaluna sopra la porta della chiesetta dei conti Secco Suardo e medaglioni nella parrocchiale di Bondo Petello; dipinse ad olio una piccola pala nella parrocchiale di Abbazia di Vall'Alta ad Albino, opera debole, che segna l'inizio della decadenza qualitativa del pittore, nonostante il lavoro giovanilmente febbrile. Un'altra pala si vede nella chiesa parrocchiale di Albino (Transito di s. Giuseppe, 1905), ma ancora prevalgono gli affreschi: medaglioni della volta in S. Maria del Carmine a Bergamo (1904), il presbiterio della parrocchiale di S. Angelo Lodigiano (1907), medaglioni all'altare di S. Bonifacio nella parrocchiale di Nembro (1908), la Maria Maddalena Martinengo nella chiesa delle cappuccine di Albino (1908), le decorazioni pittoriche della villa Luiselli ad Almè (1909).
La lunga vita intensamente operosa dell'artista doveva chiudersi su un ciclo di tele dal tema presago: la figurazione macabra per l'ottava dei morti per la chiesa di S. Maria in Valverde a Bergamo, di cui realizzò nel 1909 cinque quadri (Il prete, Il re, Il soldato, L'artista, Il contadino in forma di scheletri), lavorandovi fino al giorno della morte.
Morì a Bergamo il 2 dic. 1909.
I concittadini, per ricordarlo, esposero alla rassegna bergamasca del 1916 una Visita alle educande, commissionata da un committente francese, che fu molto apprezzata, benché non finita. Altre opere vedeva il Fornoni all'inizio del secolo, delle quali noi ora ignoriamo l'ubicazione: una Madonna in casa Donizelli a Zanica, una Madonna in veste bianca in casa di Paolo Gafurri a Bergamo, una Donna che esce dal bagno, presso gli eredi. Due bozzetti macabri vedeva a Bergamo il Bassi Rathgeb, ora irreperibili.
Di altre opere - delle quali è stato impossibile fissare la cronologia - diamo l'elenco: il soffitto affrescato di villa Salvi ad Albano; i Miracoli dei morti nella collezione Paris a Bergamo, provenienti dalla chiesa di S. Alessandro in Colonna; il tondo con Selene ed Endimione dell'Accademia Carrara (n. 1436), di chiaro gusto settecentesco; gli affreschi nella volta del coro di S. Anna di Borgo Palazzo a Bergamo; il S.Antonio al primo altare di S. Lazzaro nella stessa città; le medaglie nella parrocchiale di Bottanuco e nella parrocchiale di Cortenova; le scene della Vita di Maria nel santuario della Madonna della Fiamma a Martinengo; la grandissima medaglia con l'Adorazione del Sacramento, nella parrocchiale di Oggiono; una tela con la Madonna e santi nella parrocchiale di Poscante e un'altra opera in quella di Sorisole; Cecilia e Davide sulle cantorie della parrocchiale di Telgate e la Presentazione al tempio e il Battesimo di Gesù nel coro della stessa chiesa; i dipinti agli altari laterali della parrocchiale di Villa di Serio; la Via Crucis, ora non più in chiesa, per S. Alessandro in Colonna a Bergamo.
Fonti e Bibl.: Bergamo, Accademia Carrara, Faldone VI degli Allievi;Ibid., Bibl. Maj, Gabinetto Ω 7.10/1.2: G. Moratti, Raccolta di pittori che hanno dipinto in Bergamo ed in sua provincia compresa la Val Camonica, c. 203; Ibid., Curia arcivescovile, E. Fornoni, Storia di Bergamo (ms.), VIbis, p. 101; Ibid., Id., Note biogr. di pittori bergamaschi (ms., 1910-25), III, pp. 90-97; necrologi in: L'Illustraz. ital., 26 dic. 1909, p. 625; Bergamo o sia notiziepatrie, Diario-Guida, s. l. 1910, pp. XI-XIV; Emporium, XXXI (1910), pp. 73-80; LaChronique des Arts, 1910, p. 24. Inoltre: R. Bassi Rathgeb, Due bozzetti macabri, in Bergomum, XXXVIII (1944), 1, pp. 45 s.; D. Belotti, St. di Bergamo, Bergamo 1959, ad Ind.; L. Pagnoni, Lechiese parrocchiali della diocesi di Bergamo, Bergamo 1974, ad Indicem; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, p. 18.