CARPIONI, Giulio
Pittore e incisore, nato nel 1611 a Vicenza, morto nel 1674 a Verona. Allievo di Alessandro Varotari, lasciò, giovane, Venezia per Padova, Vicenza, suo maggior centro di attività, e Verona, dove lavorò negli ultimi anni. Pur trattando ogni sorta di soggetti, toccò grande fortuna con storie, capricci mitologici e giocosi; specie baccanali, ricchi d'effetto decorativo e di vivezze coloristiche.
Veramente singolare fu la sua maniera fra i contemporanei, ispirata, più che al Padovanino, ai nuovi insegnamenti di accademia bolognese, alle opere di Guido Reni e dell'Albani; egli rimase tuttavia troppo memore della tradizione veneta cinquecentesca, e soprattutto del Veronese per limitare la sua pittura ad aspetti soltanto manierati. Così il gusto del colore pieno, succoso, lo rende partecipe della corrente più pittorica del secolo, avvicinandolo, per esempio, a Francesco Maffei, col quale ebbe rapporti di lavoro a Vicenza.
In questa città il C. lasciò per chiese e palazzi il meglio della sua abbondante produzione, assistito, secondo le fonti, anche dal figlio Carlo; una produzione, in complesso, unitaria e uguale. Si citano: storie di S. Nicola e decorazioni di soffitto nell'oratorio di S. Nicola (1655-57); quattro belle pale d'altare a S. Felice; altre pale e affreschi alle Zitelle; a S. Chiara, S. Lorenzo; il Trionfo di Francesco Grimani con la Vergine, in S. Maria di Monte Berico. Nel Museo civico: i grandi, fantasiosi ritratti allegorici dei podestà di Vicenza, già nel palazzo della Ragione.
Numerosi pezzi di varietà mitologiche si trovano in tutte le principali gallerie d'Italia e fuori. Eseguì ritratti, come la Suonatrice della Pinacoteca di Vicenza, forbiti e invetriati nel colore, quasi come un neoclassico. Della sua maniera tarda è notevole la pala di S. Mauro in Ss. Nazzaro e Celso a Verona, dove un certo impulso verso un fare più realistico, riconoscibile invero anche in altre sue opere, pare essergli derivato da un contatto col pittore caravaggesco Carlo Saraceni.
Del C. incisore il Le Blanc (Manuel, I) elenca 24 pezzi, a soggetto profano e sacro. Non mancano in tali incisioni imprestiti da opere di Simone Cantarini.
Bibl.: P. Paoletti, in Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, VI, Lipsia 1912 (con la bibl. preced.); H. Posse, in Arch. f. Kunstgesch., I (1913-14), nn. 67 e 68; Due dipinti del C., in Boll. d'arte, XII (1918), p. 64; U. Ojetti, L. Dami, N. Tarchiani, La pittura italiana del Seicento e del Settecento alla mostra di Palazzo Pitti, Milano-Roma 1924; G. Fiocco, La pittura veneziana del '600 e '700, Verona 1929, pp. 34-5.