ORSI, Girolamo
ORSI, Girolamo. – Nacque a Forlì il 26 febbraio 1815 dal conte Antonio e da Camilla Numai.
Nel 1833 s’iscrisse alla facoltà di medicina di Bologna, dove si laureò a pieni voti nel giugno 1837 e si abilitò alla professione nel dicembre 1838. Per perfezionarsi frequentò poi le lezioni d’importanti medici del tempo, Maurizio Bufalini a Firenze e Francesco Puccinotti a Pisa, ottenendo attestati di stima. Nel 1839 esercitò la libera professione ad Ancona, in ottobre ebbe un incarico temporaneo a Falconara e in novembre vinse una condotta medica a Civitavecchia, dove rimase fino al 1849, lavorando anche per la Sanità marittima, per l’esercito e per il consolato francese.
Sulla base delle prime esperienze mediche pubblicò, nel 1842, un articolo sul vaiolo (Di una mite epidemia di vaiuolo in Civitavecchia nel 1841: lettera, in Annali medico-chirurgici di Roma, 1842, n. 6) e nel 1844 un altro, Sulla ipotesi del ch. prof. Telemaco Metaxà che le febbri gastriche di Civitavechia sieno il prodotto della infezione dei miasmi (Bologna 1844).
Intanto aveva maturato idee patriottiche insieme con il fratello Alessandro, pure laureato in medicina, ed entrambi aderirono alla Repubblica romana (1849). Dopo la restaurazione fu allontanato da Civitavecchia, con ordine di sfratto in tre giorni. Nel maggio 1851 ebbe una condotta medica a Forlì e l’anno successivo, nel luglio 1852, un’altra ad Ancona, dove si trasferì e dove trascorse il resto della sua vita. Nel 1854-55 affrontò una prima epidemia di colera con l’aiuto di Alessandro, guadagnandosi attestati di benemerenza da parte del Comune.
I due fratelli, fedeli alle loro idee patriottiche, entrarono nella Società nazionale italiana, di cui Alessandro fu nelle Marche uno dei membri più attivi fino alla morte, avvenuta il 25 marzo 1861. La sua eredità fu raccolta da Girolamo, che era stato nominato cavaliere dei Ss. Maurizio e Lazzaro l’8 ottobre 1860 (Relazione del Comitato nazionale centrale delle Marche in Ancona letta dal cav. G. Orsi nell’adunanza generale dei soci, 20 maggio 1861, Ancona 1861, p. 4). La Società nazionale italiana fu presto sciolta, ma ad Ancona continuò nella Società Vittorio Emanuele, fondata il 6 maggio 1863, di cui Orsi fu uno dei soci promotori insieme con Angelo Pichi – maestro venerabile della loggia massonica Giuseppe Garibaldi a cui Orsi appartenne – e con Michele Fazioli, sindaco di Ancona nel 1860-67 e nel 1874-76, deputato nel 1870-74, senatore nel 1882-86 (Programma e ordinamenti organici della Società Vittorio Emanuele, istituto di moralizzazione e beneficenza fondato in Ancona, ibid. 1863).
Di Fazioli Orsi condivise le idee politiche monarchiche, liberali e moderate, e fu stretto collaboratore in molte iniziative igieniche, sanitarie, assistenziali, educative, ricoprendo incarichi politici e amministrativi nel Comune e nella Provincia. Sugli intenti della Società Vittorio Emanuele parlò nel discorso Sul patronato civile delle moltitudini: discorso all’adunanza generale della Società Vittorio Emanuele (ibid. 1865).
Quando l’8 luglio 1865 scoppiò ad Ancona un’epidemia di colera, in seguito allo sbarco nel porto di navi infette da Alessandria d’Egitto, Orsi lanciò l’allarme al sindaco Fazioli, che lo incaricò di far fronte all’emergenza. Insieme presero subito iniziative di soccorso e di contrasto al contagio, contando sull’aiuto di una quindicina di medici e del volontariato cittadino che faceva capo alla Società Vittorio Emanuele. L’epidemia si concluse a settembre, dopo aver causato in poco più di due mesi oltre 2000 vittime, tra le quali sette medici e il padre di Orsi, che dal 1815 al 1860 aveva servito nella direzione della Sanità marittima come consigliere ad Ancona e presidente a Civitavecchia.
Orsi scrisse molto sul colera e sull’epidemia del 1865. Un resoconto sulla diffusione del contagio è in Sulle pratiche moderatrici della diffusione del colera nella provincia d’Ancona, 1866-67, inRendiconto ed atti del Comitato medico della Società di mutuo soccorso degli esercenti sanitari delle Marche, adunanza generale 7 giugno 1868 (ibid. 1868, pp. 29-37), in cui sono proposti «isolamenti, spurghi diligenti delle robe, disinfezioni degli ambienti, scomponimento delle materie eiette» (p. 37). Le stesse proposte si trovano in altri scritti: La colera e gli isolamenti: proposta al Consiglio provinciale di sanità di Ancona nell’adunanza del 22 agosto 1865, ibid. 1865; Necessità di uniformi provvidenze igienico-sanitarie contro il colera, in Atti e rendiconti del Comitato medico anconitano (Esercizio 1870-71), ibid. 1871; Preserviamoci dal colera: ammonimenti, ibid. 1884. In alcuni di questi scritti sono indicate le terapie contro il colera che Orsi condivideva con la medicina del tempo: il laudano a base d’oppio è sempre presente. La descrizione dei soccorsi nell’epidemia del 1865 è in Società Vittorio Emanuele II, istituto di moralità e beneficenza: resoconto dell’adunanza dei soci, 22 novembre 1868, ibid. 1868. I medici morti sono ricordati nel discorso Inaugurazione di lapide commemorativa ai medici morti nelle epidemie di colera in Ancona, in Comitato anconitano dell’Associazione medica italiana, 23 maggio 1869, ibid. 1868, pp. 13-24. Per raccogliere osservazioni sul colera, Orsi formulò 50 quesiti ai medici della provincia che l’avevano vissuto: Sulla epidemia della colera 1865: quesiti ai medici del consiglio di sanità della provincia di Ancona, ibid. 1865. Al V Congresso dell’Associazione medica italiana, che si svolse a Roma nell’ottobre 1871, fu nominata una commissione per la profilassi del colera, di cui Orsi fu presidente. La relazione fu presentata al convegno di Bologna, nel settembre 1874: Sulla profilassi del colera: relazione al VI Congresso medico di Bologna della Commissione preposta alla profilassi del colera in Italia, in Atti del VI Congresso generale dell’Associazione medica italiana, Bologna 1876. Infine, tra luglio e agosto 1884, Orsi scrisse sei articoli sul colera per il giornale l’Ordine, ripubblicati in Il colera asiatico: lettere estratte dal giornale l’Ordine, Ancona 1884.
Orsi s’impegnò contro un’altra malattia infettiva, il vaiolo, che colpiva principalmente l’infanzia. La sua prima pubblicazione sulle vaccinazioni fu il Rapporto sulla vaccinazione nella provincia di Ancona nel 1862, ibid. 1863, che esordisce con un elogio della statistica medica. Fu favorevole al vaccino animale piuttosto che a quello umano e dal 1869 la provincia di Ancona finanziò una campagna antivaiolosa sul suo territorio diretta dallo stesso Orsi, con produzione in loco del vaccino animale, che fu poi esportato. I risultati furono anche in questo caso positivi: Ancona non conobbe in seguito né epidemie di colera né di vaiolo, e alla fine dell’Ottocento la mortalità scese al 17‰, al di sotto della media nazionale, che raggiungeva il 22‰.
Sull’argomento Orsi scrisse La vaccinazione animale nella provincia di Ancona, 1869-70: relazione al Comitato provinciale anconitano dell’Associazione medica italiana, Adunanza generale luglio 1870, inAtti e resoconti del Comitato medico anconitano (Esercizio 1869-70), ibid. 1870; La vaccinazione: consigli e norme, in Comitato provinciale anconitano dell’Associazione medica italiana, ibid. 1872; Il vaiuolo e la vaccinazione nella provincia di Ancona, 1871-72: relazione, ibid. 1873; La vaccinazione e il vaiuolo nella provincia di Ancona, 1873: relazione, ibid. 1874. Presentò inoltre un intervento nello stesso congresso di Bologna in cui relazionò sulla profilassi del colera: Vaiolo e vaccinazione: il vaiolo, la vaccinazione e la rivaccinazione in rapporto alla età, con studi comparativi fra gli effetti del vaccino animale e del vaccino umanizzato, V tema al VI Congresso dell’Associazione medica italiana, settembre 1874, Bologna 1876. Scrisse infine una lettera al Consiglio superiore di sanità: Della importanza di rinnovare il germe delle vaccinazioni in Italia: lettera all’on. Consiglio superiore di sanità del Regno, Ancona 1875; ed altre ai colleghi: La vaccinazione animale: lettera al dott. Ignazio Tuccimei, Roma 1872; Vaiuolo e vaccino: lettera all’on. dott. cav. Antonio Trezzi, Milano 1873; Il vaiuolo e la vaccinazione ai medici alle famiglie: lettera al prof. cav. Giovanni Brugnoli, Bologna 1874.
Dell’infanzia Orsi si occupò non solo dal punto di vista medico, ma anche assistenziale ed educativo. Nel 1862 realizzò il primo asilo, aperto nel quartiere di Capodimonte, accanto al brefotrofio, il 30 gennaio, per volontà del commissario delle Marche, Lorenzo Valerio; Orsi fece il discorso inaugurale (Nella apertura del primo asilo di carità per l’infanzia di Ancona: discorso, Ancona 1862) e il primo resoconto (Sulla organizzazione del primo asilo di carità per l’infanzia in Ancona: rapporto della Commissione organizzatrice, ibid. 1862). Negli anni successivi furono aperti altri due asili, del Porto e della comunità ebraica (Nell’inaugurazione dell’asilo infantile israelitico in Ancona: discorso, ibid. 1864). Nel 1865 i bambini che frequentavano gli asili ad Ancona erano 300, ma Orsi pensava di fondarne un altro agli Archi (Resoconto degli asili di carità per l’infanzia in Ancona, 1861-65, ibid. 1867). Sul modello degli asili, istituì anche scuole serali e festive per operai, in cui erano impiegati 13 maestri (Scuole serali e festive pel 1864-65, ibid. 1864).
Per molti anni, fino alla morte, Orsi fu direttore del brefotrofio di Ancona. Nel 1869 pubblicò lo studio Sui brefotrofi della provincia di Ancona: osservazioni e proposte (in Atti e resoconti del Comitato provinciale anconitano dell’Associazione medica italiana Esercizio 1868-69, Ancona 1869), corredandolo di tabelle statistiche sull’altissima mortalità infantile nei cinque brefotrofi di Ancona, Osimo, Jesi, Fabriano e Senigallia negli anni 1863-68, e presentando proposte molto concrete che furono in parte seguite. Nel 1878 il brefotrofio di Ancona fu ristrutturato e ampliato, e all’interno fu aperto un ospedale di maternità rivolto principalmente alle ‘gestanti illegittime’. Nel 1897 Orsi descrisse il nuovo istituto in Del brefotrofio d’Ancona (ibid. 1897), e aggiunse tabelle da cui risulta che la mortalità degli esposti negli anni 1891-96 era sensibilmente scesa.
Nel 1865 fondò la Croce rossa ad Ancona e ne promosse in seguito la diffusione nelle Marche (Croce rossa italiana sotto-comitato Ancona: resoconto morale economico dell’anno 1888 esposto dal presidente del sotto-comitato regionale all’assemblea generale il 22 aprile 1889, ibid. 1889). Fece parte di numerose accademie scientifiche e culturali. Fu uno dei 45 membri del comitato promotore della Società italiana d’igiene, nata il 15 settembre 1878. Dal 20 novembre 1879 fu membro straniero della Société d’hygiène française. Fu nominato commendatore della Corona d’Italia il 14 luglio 1883 e dei Ss. Maurizio e Lazzaro il 22 febbraio 1893.
Rimasto celibe, morì il 2 febbraio 1899 ad Ancona.
Un suo ritratto di Francesco Podesti è conservato nella Pinacoteca civica di Ancona.
Fonti e Bibl.: Ancona, Biblioteca comunale Luciano Benincasa, Mss., Serie Orsi, 180-182; Forlì, Biblioteca comunale Aurelio Saffi, Sezione Carte Romagna delle Raccolte Piancastelli;T. Zampetti Biocca, La Società nazionale nella Marca: studi e documenti, in Atti e memorie della R. Deputazione di storia patria per le provincie delle Marche, n.s., VII (1911-12), pp. 102-107, 133-136, 151-154, 178-181, 198-201, 275 s., 289 s.; M. Natalucci, Ancona attraverso i secoli, III, Dal periodo napoleonico ai nostri giorni, Città di Castello 1960, passim; W. Angelini, Lotta politica e medicina ad Ancona nel secondo Ottocento. G. O., in Rassegna per la Storia del Risorgimento Italiano, LXXIV (1987), pp. 139-164; M. Ciani - E. Sori, Ancona contemporanea, 1860-1940, Ancona 1992, passim; L. Guazzati, L’Oriente di Ancona. Storia della massoneria dorica (1815-1914), Ancona 2002, pp. 15, 232; A. Palombarini, Gettatelli e trovatelli. I bambini abbandonati nelle Marche (XVI-XX secc.), Ancona 2005, p. 97; A. Pongetti, Società e colera nell’Italia del XIX secolo. L’epidemia di Ancona del 1865-67, Milano 2009, pp. 85-89.