FERRI, Girolamo
Nacque il 5 febbr. 1713 in una piccola proprietà avita chiamata Puteano, alla periferia di Longiano (provincia di Forlì), da Giovanni Antonio e da Santa Brighi, in una famiglia di civile condizione e di discreta fortuna. Ebbe l'infanzia tormentata da continui attacchi di "mal caduco" la cui guarigione, a dieci anni, la famiglia attribuì all'intervento miracoloso di s. Antonio da Padova. Solo allora il F. poté intraprendere studi regolari, prima nelle pubbliche scuole di Longiano, poi dal 1728 nel seminario vescovile di Rimini sotto il rinomato maestro di retorica A. M. Brunori (al quale sempre egli attribuirà il merito della sua formazione e del suo successo negli studi). Studiò il greco col famoso medico e umanista Jano Planco (G. Bianchi). Essendosi dimostrato dotatissimo, completò i corsi prima dei vent'anni (probabilmente fu in quel periodo che ricevette gli ordini sacri) e già nel 1733 venne nominato maestro di retorica nella pubblica scuola del suo paese natale, dove insegnò per quattro anni, coltivando al tempo stesso studi giuridici con l'avv. C. Pasolini, suo concittadino. Nel 1737 passò ad insegnare a Massa Lombarda, dove rimarrà per sei anni. Si era ormai procurato una solida reputazione di dotto e capace maestro, tanto che nel 1743 venne chiamato alla cattedra di lettere greche, latine ed italiane del rinomato seminario di Faenza, ove rimase per sedici anni, creando una scuola che ebbe larga reputazione anche fuori dalla Romagna.
Nel 1760, quando il futuro card. L. Valenti fu creato vescovo di Rimini, il F. partecipò con due elegie latine (pp. XXV e XLVI) alla Raccolta pubblicata per l'occasione (Novelle letterarie, XXI [1760], 47, coll. 741 ss.), ma, quando quello lo volle rettore del seminario della sua diocesi, dovette far uso della sua autorità pastorale (Longiano fa parte della diocesi di Rimini) per spingerlo a lasciare Faenza. A Rimini ritrovò il suo antico maestro Jano Planco (che presto diverrà archiatra onorario di Clemente XIV), col quale strinse una fortissima amicizia; guidato da lui approfondì lo studio del greco, fino a divenire un vero specialista (un carteggio fra i due esiste alla Biblioteca Gambalunghiana di Rimini). Dopo quattro anni, nel 1764, essendogli stata fatta dai rettori di Faenza una proposta assai onorevole, a vantaggiosissime condizioni, per assumere la cattedra di lettere nel loro pubblico ginnasio, egli poté ottenere dal nuovo vescovo F. M. Castellini licenza di tornare ad insegnare in quella città, e per l'occasione pubblicò l'Oratio habita Faventiae cum ad humaniores litteras tradendas publice aggrederetur, Faventiae 1764 (ristampata nel 1766 con il titolo leggermente mutato, Oratio... cum ad rhetoricam tradendam publice...). Questa volta vi rimase solo per otto anni, perche Clemente XIV, che il F. aveva conosciuto e frequentato quando era ancora frate e poi cardinale, lo nominò nel 1772 professore di eloquenza e di antichità greche e romane nella rinascente università di Ferrara, incarico che egli ricoprirà per 14anni, sino alla morte, avendo allievi V. Monti e A. Marescotti.
La prima opera a stampa del F. che si conosca è una poesia latina, Hendecasyllabus, a p. 104 della raccolta Poesie di uomini illustri per la vestizione della forlivese Maria Morgagni (Faenza 1733). In seguito, per diversi anni pubblicò pochissimo, pur producendo una grande quantità di poesie e di prose latine ed italiane che circolavano manoscritte nei circoli eruditi, giudicate di grande eleganza, addirittura perfette, quelle in latino, mentre in quelle in volgare si riscontrava "qualche oscurità", "un poco di durezza", e "soverchia catoniana severità". Nel 1753 pubblicò a Faenza l'Orazione... in morte del p. don Onesto Maria Onestini di Ravenna. Un notevole numero di piccoli interventi apparve nelle riviste letterarie sotto forma di Epistole, specialmente nel Giornale dei letterati di Pisa, nelle Novelle letterarie di Firenze, nelle Notizie de' letterati di Palermo, nell'Antologia romana, nel Giornale istorico di Firenze e nella Nuova Raccoltadi opuscoli...di A. Calogerà (XVI, XVIII, XX, XXIX).
Ma la principale pubblicazione del F., quella alla quale è affidata la sua fama, è Pro linguae Latinae usu epistulae adversus Alambertium. Precedit Commentarius de rebus gestis et scriptis Adriani Castellensis cardinalis quo in primis auctore Latinitas restituta, Faventiae 1771.
Èun'appassionata apologia (generalmente conosciuta sotto il nome di Lettere Alambertiane) dell'uso moderno della lingua latina, nella quale il F. confuta in 50 impeccabili epistole latine la tesi esposta da J.-B. d'Alembert nel vol. V delle Miscellanee, secondo la quale l'uso indiscriminato ed esclusivo di tale lingua nell'insegnamento di ogni disciplina e scienza e in ogni tipo di scuola era assurdo.
Successive pubblicazioni del F. furono: De Tabulario azzurriniano ... (in Additiones a G. B. Mittarelli, De literatura Faventinorum, Venetiis 1771, pp. 852 ss.), sull'archivio lasciato da B. Azzurrini di Faenza; Oratio habita in Accad. Pont. Ferrar. ... 1773, Alexandri Sardi vitae Commentarium, Romae 1775, opera di grande erudizione sulla vita dell'archeologo cinquecentesco autore di Numinum ac heroum origines, scritta su commissione del futuro cardinale ferrarese G. M. Riminaldi; De summa Pii sexti P.O.M. in Pontificiam Ferrar. Academiam beneficentia. Oratio habita ... 1779 ..., Romae 1780; Elogio del conte Cammillo Zampieri imolese, da un'orazione letta alla R. Accademia di Mantova nel 1778 (in Giorn. dei letterati di Pisa, LV (1784), pp. 268-93, poi in latino in A. Fabroni, Vitae Italorum..., Pisa 1785, pp. 355 ss.); De vita et scriptis Balthasaris Castilioni, Mantuae 1780 (poi volgarizzato e ampliato nel t. LX del Giornale arcadico), opera per la quale ottenne l'annuo premio dell'Accademia di Mantova; Ragionamento indirizzato al cav. Annibale Ferniani in materia agraria, Firenze 1783; Lettere due al sig. conte Francesco Marescalchi, o sia estratto de' Salmi tradotti dall'avvocato Saverio Mattei..., in Giornale dei letterati, XXVI(1777), pp. 248 ss.; Oratio... habita Ferrariae MDCCLXXXII coram Pio sexto Vindobona redeunte, pubblicata postuma, Arimini 1858; Orazione ... detta per l'esequie celebrate al rettore d. Vincenzo Bellini custode del Museo, il dì 8di marzo del 1783, Ferrara 1783.Il F. compilò inoltre un gran numero di epigrafi d'ogni genere, delle quali era stimato un raffinato specialista.Per tutto il tempo che visse a Ferrara continuò a passare le vacanze in Romagna, nella villa di Longiano dove era nato; negli ultimi anni soleva dettare al nipote Francesco, esperto di greco e di latino. Morì a Ferrara dopo penosissima malattia il 27 giugno 1786 e fu sepolto nella chiesa di S. Francesca Romana.
Alla sua morte si ritrovarono manoscritti ventiquattro libri di lettere latine, uno di versi latini, uno di versi italiani, nonché numerose dissertazioni critiche e orazioni latine. Di particolare interesse pare fosse un gruppo di Epistulae dette Emiliane (perché destinate a completare le Lettere emiliane di G. B. Morgagni), che nel 1884 risultavano in possesso del prof. A. Brigidi di Rimini.
Fonti e Bibl.: Bibl. apost. Vaticana, Vat. lat. 9287, pp. 129-32 (Mazzuchelli, databile 1768); Bassano del Grappa, Bibl. civica, ms. 1374 (lett. da Faenza 6 luglio 1778); Benedello, raccolta di Ca' d'Orsolino, n. 268, c. 126a (sonetto del 1742) e n. 271, c. 1b (canzone anacreontica); Bologna, Bibl. comun. dell'Archiginn., ms. B 160. 131, sec. XVIII (lett. da Ferrara, agosto 1774 a F. M. Zanotti); Forlì, Bibl. comun. A. Saffi, collez. Piancastelli, Carte Romagna: 355 lettere, delle quali 213 del F. a vari, e 142 di vari al F., e inoltre versi manoscritti dedicati a G. Bianchi, 545. 118, ed un ritratto in incisione, 577. 60; Ravenna, Bibl. Classense, ms. 686 (lett. 28 febbr. 1783 sui restauri di S. Vitale); Savignano sul Rubicone, Bibl. comunale, Carteggio Amaduzziano, cod. n. 11 vol. I (156 lettere del F. all'Amaduzzi dal 1758 al 1772, e 41 dell'Amaduzzi al F.); cod. n. 11 vol. II (169 lettere del F. all'Amaduzzi dal 1772 al 1786, e 4 dell'Amaduzzi al F.). Antologia romana, XIII(1786), 12, pp. 89-92; 13, pp. 97-101; 14, pp. 105-110; 15, pp. 113-118: Elogio dell'abbate d. G. F. ...; Novelle letterarie (Firenze) n.s., XVII (1786), coll. 485-90 (Elogio del F. trasmesso dal conte G. Tomitano di Oderzo "amico del defunto"); G. B. Mittarelli, De litteratura Faventinorum , sive de scriptoribus doctisque viris Faventinis, Venetiis 1771, coll. 78 s.; Giornale dei letterati (Pisa), LXVI (1787), pp. 158-165 (Elogio del sig. D. G. F., professore di eloquenza nell'università di Ferrara); A. Barichevich, Vita Hieronymi Ferrii Longianensis...,in Biblioteca ecclesiastica di varia letter. antica e moderna, I, Pavia 1790, pp. XLVII-LX; L. Nardi, Compiti, feste e giochi compitali degli antichi, e dell'antico compito Savignanese in Romagna, Pesaro 1827, pp. 155 s.; A. Lombardi, Storia della letter. ital. nel sec. XVIII, V,Venezia 1832, p. 280; G. I. Montanari, Biografia di G. F., in Giornale arcadico di sc., lett. ed arti, t. CV (ott.-dic. 1845), pp. 360-78; G. B. Corniani, I secoli della letter. ital. ..., VII,Torino 1855, p. 141; A. Brigidi, Lettere ined. di I. Pindemonte al prof. d. G. F. longianese..., Roma 1855; Id., Epistola di G. F. al cav. Clementino Vannetti, pubblicata per le nozze Turchi-Galeffi...,Rimini 1857; Lettere ined. del cav. Vincenzo Monti a G. F. longianese..., Rimini 1871; C. Tonini, La coltura letteraria e scientifica in Rimini dal sec. XIV ai primordi del XIX, Rimini 1884, 1, pp. 164, 184, 243, 400 s.; II, pp. 209 ss., 320 s., 325, 334 s., 362, 429, 435 ss., 448; Memorie dell'I. R. Accademia di sc., lett. ed arti degli Agiati in Rovereto, Rovereto 1901, p. 497; G. Gasperoni, Settecento italiano, I, L'abate G. C. Amaduzzi, Padova 1941, pp. 23, 59, 65, 101 s., 119, 124 nn. 84 e 89, 127 n. 127, 135, 251, 265, 267 s.; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime di scrittori italiani..., I,Milano 1848, p. 65; Nouvelle Biographie générale..., XVII,Paris 1856, col. 548; M. E. Cosenza, Biographical and bibliographical Dict. of the Italian humanists, II, Boston 1962, p. 1391; A. M. Giorgetti Vichi, Gli Arcadi dal 1690 al 1800. Onomasticon, Roma 1977, p. 260.