CANAVESI, Girolamo
Nato verso la fine del primo o l'inizio del secondo quarto del secolo XVI, nella seconda metà di questo fu attivo come scultore in Polonia. Nell'atto di conferimento della cittadinanza di Cracovia, nel 1573, al suo nome fu aggiunta l'indicazione "de Mediolano"; anche sulla pietra sepolcrale il C. è chiamato "Mediolanensis", e Andrea Cellari, consigliere municipale della città di Cracovia, scrisse nel 1610 di aver conosciuto "Hieronimum Canevesitum Mediolanensem, qui regnante Sigismundo Augusto rege in Poloniam se contulit ab eoque in numerum servitorum suorum receptus fuit". Sigismondo Augusto regnò negli anni 1548-1572; ma non si conosce nessuna delle opere eseguite per lui dal Canavesi.
La più antica delle notizie d'archivìo che riguardano il C. è del 1562, e si riferisce al sepolcro di Stanislao Orlik, capo delle miniere di salgemma delle terre rutene ("zupparius terrarum Russiae"), morto nel 1559. L'opera fu commissionata al C., per la somma di 500 fiorini, dalla vedova Caterina, che però non ne fu soddisfatta. Una commissione nominata dal Consiglio municipale constatò una spaccatura verificatasi nella lapide e una serie di errori commessi nell'elaborare la figura funebre. Dopo un lavoro di correzione durato dodici anni, nel 1574 il figlio di Caterina Orlik pagò al C. il resto del compenso.
Il sepolcro, dedicato anche a Caterina, era conservato nella chiesa dei domenicani di Cracovia fino al 1850, quando fu distrutto da un incendio. Tuttavia, da un acquerello posseduto dalla Biblioteca Iagellonica a Cracovia, sappiamo che il sepolcro si componeva di tre colonne di ordine composito, riccamente ornate, fiancheggianti due nicchie semicircolari, poco profonde, in cui erano collocate le effigi ad altorilievo degli sposi defunti e due lapidi sovrastanti con epitaffio; a coronamento, lo stemma fra volute riccamente scolpite, sorretto da un putto.
Il sepolcro della famiglia Górka nella cattedrale di Poznań reca l'iscrizione: "Opus Hieronimi Canavexi, qui manet Cracoviae in platea s. Floriani a. D. 1574".
Nella sua parte centrale si trovano, l'una sopra l'altra, due nicchie rettangolari e basse con le statue ad altorilievo di Andrea Górka e di sua moglie Barbara nello stesso atteggiamento delle statue dei cardinali Girolamo Basso Della Rovere e Ascanio Sforza, eseguite da Andrea Sansovino, nella chiesa romana di S. Maria del Popolo; nelle parti laterali, divise da quella centrale per mezzo di colonne doriche unite da trabeazione, due nicchie semicircolari contengono le statue, anch'esse ad altorilievo, di due vescovi, membri della famiglia Górka: Luca e Uriele. Sul doppio zoccolo un bassorilievo rappresenta i familiari che pregano per le anime dei defunti.
Il C. firmò anche il sepolcro del vescovo Adamo Konarski eseguito a Cracovia e portato nel 1576 nella cattedrale di Poznań. Sopra un doppio zoccolo con lapide e iscrizione poggiano due colonne doriche, con trabeazione a triglifi e metope non decorate, che fiancheggiano una nicchia semicircolare, poco profonda, nella quale è posta la statua del vescovo Konarski in paramento pontificale, nella posa "sansovinesca" tipica dei sepolcri italianizzanti in Polonia.
In base al confronto con questi tre sepolcri, che sono le uniche opere documentate del C., gli si attribuiscono altri monumenti funebri: quelli di Iacopo Rokossowski nella chiesa parrocchiale di Szamotuły, di Gasparo Wielogłowsld di Czchów, dell'arcivescovo Niccolò Dzierzgowski nella cattedrale di Gniezno (che però va riferito piuttosto alla bottega di Gian Maria Mosca, detto il Padovano, e che fu eseguito in collaborazione col C.), il piccolo epitaffio di Giovanni Ber all'esterno della chiesa di S. Maria di Cracovia, statue dei sepolcri di Caterina Tęczyńska e di Caterina Barzy a Ksia̢ż Wielki, e dell'arcivescovo Giovanni Przerębski nella collegiata di Łowicz. Sono considerati opera della bottega del C. i sepolcri di Giovanni Mrowiński in S. Caterina di Cracovia, del vescovo cracoviano Francesco Krasiński nella collegiata di Bodzentyn e la lapide del sepolcro di Giovanni Tęczyński a Ksia̢ż Wielki. In tutti i sepolcri del C. o a lui attribuiti, statue, lapidi e incrostazioni sono realizzati in marmo rosso di Ungheria, mentre i manufatti architettonici sono in grès.
Notevoli affinità sono riscontrabili tra alcune opere del C. e quelle del Padovano. In particolare, prototipo diretto per l'architettura del sepolcro dei Górka a Poznań fu quello dell'atamano Giovanni Tarnowski e di suo figlio Giovanni Cristoforo nella cattedrale di Tarnów, opera del Padovano; mentre il sepolcro del vescovo Konarski non è che un'opera di compilazione ricavata dal repertorio formale di questo scultore e della sua bottega.
Questi e altri analoghi riscontri hanno indotto alcuni studiosi ad avanzare l'ipotesi che il C., dopo il suo arrivo in Polonia, fosse stato assunto nella bottega del Padovano, e vi avesse eseguito, per il sepolcro dell'arcivescovo Dzierzgowski nella cattedrale di Gniezno, la lapide con la statua, molto simile alla statua di Konarsid a Poznań: poiché il sepolcro Dzierzgowski è del 1554, ciòpermetterebbe di stabilire con maggiore esattezza la data dell'arrivo del C. in Polonia. La riscossione, nel 1572, da parte del C., abilitato dallo stesso Padovano, di denaro nella miniera di salgemma a Wieliczka, costituisce una prova dei rapporti amichevoli esistenti tra i due artisti.
Tuttavia, il C. non seguì il Padovano nel modellato, che è duro, sommario, perfino schematico, non possiede la delicatezza e la finezza che caratterizzano le opere dello scultore più importante del Rinascimento maturo in Polonia. Anche il panneggio è privo di morbidezza, increspandosi in piccole pieghe schematiche, metalliche, rigide. In sostanza il C. appare scultore di levatura media, scalpellino corretto, ma di routine, pocooriginale.
Non favoriva certo la maturazione artistica del C. un certo senso innato delcommercio, comprovato, fra l'altro, dal suo modo ostentato di firmare i sepolcri di Poznań, indicando perfino il suo indirizzo esatto. Nel 1574 il C., ormai anziano della corporazione dei muratori e scalpellini, fu querelato dalla corporazione dei pannaioli per aver illegalmente venduto panni a cubiti.
Nel suo studio il C. possedeva blocchi di marmo già sgrossati a mo' di figura umana, di cui si serviva per eseguire le proprie statue. La qual cosa compromise spesso la bontà del risultato, come nel caso della figura di Stanislao Orlik. Blocchi siffatti furono venduti dal figlio Carlo, allorché liquidò la bottega paterna.
Il C. morì nel 1582. Sua moglie, Giulia Buzeti, che era figlia d'un ortolano lombardo, gli fece erigere nella chiesa dei francescani un sepolcro, perduto, del quale si conosce l'iscrizione copiata e pubblicata dallo Starowolski nel sec. XVII. Ebbe quattro figlie: Giuliana moglie di Silvestro Bianchi, Veronica moglie di Giorgio Ardenti, Anna moglie di Andrea Bignoti e Caterina moglie di Claudio Auberti; ebbe anche due figli: Carlo e Andrea, il quale divenne maggiorenne nel 1605. La notizia secondo la quale il C. avrebbe avuto un terzo figlio, Girolamo, scultore, deriva dalla errata interpretazione data da A. Grabowski d'una nota d'archivio che si riferisce invece allo stesso Canavesi.
Fonti e Bibl.: S. Starovolscius (Starowolski), Monumenta Sarmatarum, Cracoviae 1655, p. 99; A. Grabowslci, Skabniezka naszej archeologii, Lipsk 1854, p. 73; K. Sinko, Hieronim C., in Rocznik Krakowski, XXVII (1936), pp. 130-176 (con citaz. di fonti e bibliogr. e riproduz. delle opere); F. Kopera, Jan Maria Padovano, in Prace Komisji Historii Sztuki, VII (1937-1938), p. 225; S. Tomkowicz, Przyczynki do historii kultury Krakowa w pierwszei połowie wieku XVII, Lwow 1912, p. 49; A. Bochnak, C.a Padovano, in Mediaevalia w 50 rocznicę pracy naukowej Jana Da̢browskiego, Warszawa 1960, pp. 415-423; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 490; Polski słovnik biograficzny, III, Kraków 1937, pp. 199 s.