SANFELICE, Giovanni Vincenzo
SANFELICE, Giovanni Vincenzo. – Nacque a Napoli presumibilmente nel 1575, figlio secondogenito di Fabio, signore di Bagnoli, un piccolo feudo sito nella provincia del Contado di Molise nel Regno di Napoli, e di Lucrezia Mormile appartenente a una famiglia ascritta al patriziato napoletano di Seggio.
Applicatosi agli studi in matematica, si avviò poi al mestiere delle armi. Dopo qualche prima esperienza in Italia, passò nelle Fiandre e in Germania nelle compagnie d’armi che i condottieri Ambrogio Spinola, Lelio Brancaccio e Carlo Spinelli arruolavano al servizio della Corona spagnola nella incipiente guerra dei Trent’anni.
Alla campagna militare nelle Fiandre, condotta nel primo decennio del XVII secolo, risale anche il suo matrimonio con Caterina Van Ross, di un casato fiammingo imparentato con il principe d’Orange, dal quale nacquero i figli Marco Antonio, che intraprese con scarsi successi il mestiere delle armi, Lelio, che entrò nell’Ordine dei predicatori con il nome di fra Michele, Fabio, che sposò una donna di casa Caracciolo e intraprese anche lui la carriera militare sulle orme paterne giungendo fino al grado di capitano di cavalleria, e Isabella.
Le notizie di questi anni della vita di Sanfelice sono comunque nel complesso piuttosto lacunose, anche a causa della dispersione delle sue memorie. Sappiamo che nel corso della guerra, che le armate spagnole e quelle dell’imperatore Ferdinando II e della Lega cattolica affrontarono contro le truppe della fazione boema di Federico V del Palatinato, gli fu assegnato un ruolo di comando nella battaglia della Montagna Bianca combattuta l’8 novembre 1620 alle porte di Praga, dove egli ebbe modo di distinguersi sul campo e cominciare ad acquisire meriti.
Rientrato a Napoli, fu incaricato nel 1624 dal viceré Antonio Álvarez de Toledo, duca d’Alba, di reclutare compagnie d’armi da condurre in Brasile, possedimento di pertinenza degli Asburgo di Spagna in seguito all’annessione del Portogallo a quella Corona. Sanfelice avrebbe dovuto svolgere azione di supporto alla flotta del marchese di Torrecuso Carlo Andrea Caracciolo che affiancava l’armata agli ordini di Fadrique de Toledo Osorio impegnato a recuperare San Salvador occupata dagli olandesi. Nel giro di qualche mese, grazie a un notevole impegno finanziario, Sanfelice riuscì a raccogliere più di 1000 soldati distribuiti in 12 compagnie, che imbarcò da Cadice alla volta di Bahía de Todos los Santos, dove sbarcò nel marzo del 1625 ponendo assedio alla città. Dopo alterne vicende, alla fine del mese di aprile di quell’anno gli olandesi capitolarono accettando le condizioni di resa imposte dallo stesso Sanfelice.
In Brasile si consumò poi tutta la sua carriera. Nel giro di qualche anno ascese al grado di governatore e maestro di campo generale dell’esercito al comando del generale Mattia de Albuquerque con una paga di 77 scudi al mese. In quelle terre, negli anni successivi, accumulò incarichi e responsabilità: conquistò l’isola di San Cristoforo occupata dagli inglesi; diresse le operazioni di fortificazione del capo San Vincenzo lungo la linea costiera a sud di Bahia; riportò altre vittorie sulla flotta olandese. I suoi meriti, che larga eco trovarono anche nella pubblicistica del tempo, dalla quale fu celebrato come uno dei maggiori condottieri italiani del Seicento, furono ricompensati da Filippo IV con vasti attestati di gradimento e il riconoscimento tangibile del beneficio della commenda di São João de Água Longa in Portogallo, che contava una rendita di 700 scudi l’anno, il titolo di conte sul feudo di Bagnoli nel Regno di Napoli e l’abito di cavaliere dell’Ordine di Santiago, di cui Sanfelice fu insignito nel 1633.
A fronte di una nuova avanzata degli olandesi che, sul volgere del 1633, causò numerose vittime proprio tra le fila del tercio reclutato tra i napoletani, Sanfelice, mentre difendeva le postazioni spagnole con tecniche da vera e propria guerriglia, avviò anche un negoziato con gli olandesi per il riscatto e il trattamento dei prigionieri, trattativa esemplare dal punto di vista diplomatico e del diritto di guerra, ma anche molto criticata dai suoi detrattori dell’uno e dell’altro fronte. Ricostituì intanto anche un piccolo esercito che nella primavera del 1637 schierò contro quello che la Compagnia olandese delle Indie aveva affidato al comando di Giovanni Maurizio di Nassau-Siegen. Lo scontro decisivo si combatté alle porte di Bahia per tutto l’aprile e il maggio del 1638 con la vittoria dell’esercito di Sanfelice.
Tornato in patria nel 1641, ottenne l’anno dopo dalla Corona il riconoscimento del titolo di principe su un feudo nel Regno di Napoli per un valore di 8000 ducati. Nell’agosto del 1642 tale possedimento veniva individuato dalla Regia Corte nella terra di Monteverde in provincia di Principato Ultra. Sulla titolarità di quel feudo si aprì, però, sin dagli inizi un difficile e intricato contenzioso, dal momento che il feudo era stato nel frattempo venduto dal viceré di Napoli al principe di Torella per la somma di 14.000 ducati. La soluzione compromissoria prospettata dal Consiglio del collaterale in data 20 ottobre 1646 di far saldare dal conte al principe la quota parte di differenza del valore di Monteverde e risarcire il principe con altri cespiti feudali fu respinta dalle parti, senza che si addivenisse ad altra soluzione negoziale, complice anche, di lì a poco, la sospensione di tutte le attività giudiziarie nei mesi della rivolta masaniellana.
Morì a Napoli in una data imprecisata del 1645.
Tre anni dopo suo figlio Marco Antonio rivendicava ancora quel diritto, trascinando nei tribunali della città la causa per il riconoscimento della titolarità principesca del feudo di Monteverde alla famiglia Sanfelice, senza – pare – che i meriti politici e militari di suo padre avessero ancora ricevuto il debito, sostanziale riconoscimento.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Regia Camera della Sommaria, Consulte, 41, cc. 118v-121v; Consiglio Collaterale, Consultarum, 3, cc. 125v-129v.
F. Campanile, Dell’arme, overo insegne dei nobili, Napoli 1618, p. 199; C. de Lellis, Discorsi delle famiglie nobili del Regno di Napoli, I, Parte prima, Napoli 1654, pp. 322 s.; B. Aldimari, Memorie historiche di diverse famiglie nobili, così napoletane, così forastiere, Napoli 1691, p. 453; R.M. Filamondo, Il genio bellicoso di Napoli. Memorie istoriche d’alcuni capitani celebri napoletani, c’han militato per la Fede, per lo Re, per la Patria nel secolo trascorso, Napoli 1694, parte I, pp. 146 s., parte II, pp. 377-388; G.G. di S. Teresa, Istoria delle guerre del Regno del Brasile accadute tra la Corona di Portogallo e la repubblica di Olanda, Roma 1698, pp. 112 s.; J. de Valencia y Guzmán, Compéndio historial de la jornada del Brasil [...] en el año 1625, in Colección de documentos inéditos para la historia de España, LV, Madrid 1870, pp. 102, 112, 115, 120, 127, 131, 189, 191; J.N. Jaguaribe, O Conde de Bagnuoli. Os italianos ne defensa da integridade do territorio do Brasil a na nossa historia durante a guerra contra os hollandenses, Saõ Paulo 1918; G. Doria, I soldati napoletani nelle guerre del Brasile contro gli olandesi, 1625-1641, in Archivio storico per le province napoletane, LVII (1932), pp. 224-250.