GIOVANNI Senzapaura, duca di Borgogna
Nato il 28 mag. gio 1371 a Digione, succedette nel 1404 a suo padre, Filippo l'Ardito, nella dignità di duca di Borgogna e nel 1405 a sua madre, Margherita di Male, in quella di conte di Fiandra, di Artois e della Franca Contea di Borgogna. Era intelligente, attivo, ambizioso e aveva dato prova del suo coraggio durante una spedizione contro i Turchi, che era finita con la disfatta di Nicopoli, nel 1396.
Desiderando come suo padre di approfittare della demenza del re Carlo VI per esercitare un'azione decisiva sul governo di Francia, anche lui venne in urto con Luigi d'Orléans. Il conflitto era tanto più aspro in quanto Luigi lo attaccava negli stessi Paesi Bassi, mantenendo un partito nel Lussemburgo e stringendo relazioni col duca di Gheldria. G. intendeva seguire nei Paesi Bassi la politica dinastica iniziata da suo padre: strettamente alleato con suo fratello Antonio, duca di Brabante e di Limburgo (v. brabante, VII, p. 642) egli non ammetteva che il suo rivale potesse minacciare l'egemonia che egli esercitava sulle contee e i ducati vicini. Il 23 novembre 1407 il duca d'Orléans fu assassinato, per ordine suo, a Parigi. E così G. riuscì a esercitare un'influenza decisiva sul governo della Francia; egli giunse fino a far pronunciare (1408) l'apologia del suo delitto dal teologo G. Petit. Ma in quello stesso anno fu richiamato nei Paesi Bassi. A Liegi il popolo si era sollevato contro suo cognato Giovanni di Baviera che, assediato a Maastricht, chiamò G. in suo aiuto. G. sgominò le milizie liegesi a Othée, nel 1408; ristabilì l'autorità di Giovanni a Liegi e nello stesso tempo sottomise il principato all'influenza della Borgogna.
Intanto in Francia si era formato un potente partito contro di lui. Il giovane duca Carlo di Orléans sposò la figlia di Bernardo VII, conte di Armagnac, che si era messo a capo di un gruppo di principi ostili a G.; e subito dopo la lotta scoppiò fra gli "Armagnacchi" e i "Borgognoni". Grazie al popolo di Parigi, che lo idolatrava, G. si rese nel 1413 padrone della capitale, del re e del delfino. Ma, compromesso dalle violenze del partito popolare, dei cosiddetti Cabochiens, fu costretto a lasciare Parigi. Dopo una campagna nella Piccardia, il duca Luigi di Guienna, delfino del regno, riuscì, nel 1414, ad Arras, a costringere G. a far la pace coi suoi avversarî. Ma sotto mano il duca negoziava già un'intesa col re Enrico d'Inghilterra, che si preparava a ricominciare la guerra. Perciò quando nel 1415 gl'Inglesi invasero la Francia, G. conservò la neutralità, mentre suo fratello Antonio si fece uccidere ad Azincourt nelle file francesi.
Mentre gli Armagnacchi s'impadronivano di Parigi e del re, esercitando una vera dittatura, l'attenzione di G. si rivolgeva principalmente verso i Paesi Bassi. Egli aveva aiutato sull'inizio del suo regno il fratello e gli abitanti di Brabante contro le pretese del re dei Romani, Ruperto, a devolvere il Brabante all'Impero alla morte della duchessa Giovanna (v. filippo l'ardito); aveva pure sostenuto nel 1413 suo fratello, quando, dopo aver sposato Elisabetta di Görlitz e aver acquistato il Lussemburgo (1409-1411), s'era trovato contro l'antico partito orleanista del Lussemburgo, passato ora al servizio del nuovo re dei Romani, Sigismondo. Morto Antonio, egli dovette spiegare nuovi sforzi per difendere suo nipote Giovanni IV, proclamato duca di Brabante e di Limburgo e sostenuto dai suoi sudditi, contro la politica imperialista di Sigismondo, che rifiutava di riconoscere il giovane principe e intendeva ricuperare i due ducati per l'Impero. G. tentò prima con l'intervento del re d'Inghilterra, Enrico V, di conquistare Sigismondo ai suoi piani, sostenendone la politica al concilio di Costanza; concluse perfino un'alleanza con lui nel 1417. Ma non raggiunse lo scopo; e già da quello stesso anno rafforzò contro il re dei Romani il potere della casa di Borgogna nei Paesi Bassi, fidanzando con Giovanni IV sua nipote Giacomina di Baviera, contessa di Hainaut, di Olanda e di Zelanda. Invano Sigismondo gli contrappose Giovanni di Baviera, l'"eletto" di Liegi, ingrato verso il duca di Borgogna, che fu investito delle contee di Giacomina; egli non riuscì a scuotere la forza del blocco territoriale che si era formato sotto l'egida di Giovanni.
Fin dal 1417 il duca era pure ritornato ai suoi progetti di dominio in Francia. Egli riprese Parigi, dove i suoi partigiani si abbandonarono subito ai peggiori eccessi. Il suo governo, esercitato in comune con la regina Isabella di Baviera, fu riconosciuto da molte città del nord e da una parte considerevole del sud: ma trascurò volontariamente la difesa del regno e non fece nulla per impedire nel 1419 agli Inglesi d'impossessarsi della Normandia. Egli cercava quale fosse, per estendere il suo potere, la via più favorevole: se un'intesa con gl'Inglesi, o un'intesa col nuovo delfino Carlo, padrone della parte centrale del regno. Ma le sue continue tergiversazioni svegliarono una diffidenza giustificata. Durante una discussione sorta in uno degli abboccamenti col delfino al ponte di Montereau il 10 settembre 1419, egli fu assassinato.
Nulla rimase della politica di dominio personale in Francia perseguita da Giovanni. Invece la sua politica di nastica nei Paesi Bassi ebbe effetti duraturi, facendo fare nuovi progressi all'unificazione di questi paesi sotto il dominio della casa di Borgogna.
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