SANTI, Giovanni
Pittore, nato a Colbordolo (Urbino), s'ignora in quale anno, morto ad Urbino il 1° agosto 1494. Si hanno notizie soltanto intorno agli ultimi anni di sua vita. Lavorò per la corte di Urbino e per quella di Mantova. Nel 1483 dalla moglie Magia Ciarla ebbe Raffaello. Anche le sue opere datate si riferiscono all'estremo periodo della sua operosità. Del 1484 è la Pala ora nel municipio di Gradara, del 1489 quella di Montefiorentino (Piandimeleto) e la Madonna della Galleria di Urbino, del 1490 probabilmente l'Annunciazione di Brera, posteriore al 1481 o al 1491 è un affresco in S. Domenico di Cagli raffigurante l'Ecce Homo tra un santo francescano e S. Girolamo.
Opere firmate sono la Madonna della Pinacoteca Civica di Fano e la Visitazione in S. Maria Nuova anche a Fano; a Roma, nella Pinacoteca Vaticana un S. Gerolamo; parecchie altre gli vengono attribuite, e con maggiore fondamento, la Madonna della Casa Santi ad Urbino, quivi nella Galleria Nazionale il Martirio di S. Sebastiano, a Londra nella Galleria Nazionale una Madonna col Bambino, ecc.
Altre molte gli si ascrivono, ma non senza contestazione, ché il problema di Giovanni Santi ha interferenze con quello di Evangelista di Piandimeleto e anche con quello di Bartolomeo di Gentile. Molti dipinti prima ritenuti suoi sono stati assegnati, infatti, ad Evangelista, pittore del quale è nota l'attività artistica, ma di cui non si conosce opera alcuna che possa valere di orientamento. D'altra parte le opere che si assegnano ad Evangelista sono così eterogenee da non dare affidamento alcuno ai fini stilistici sull'attendibilità della ricostruzione della sua operosità artistica.
Nelle opere certe l'arte di G. S. risulta sostanziata da elementi derivati segnatamente da Piero della Francesca, da Melozzo e da Giusto di Gand, per tacere di rapporti accidentali e meno incisivi con altri artisti. Ma il suo temperamento artistico, benché schietto e nativo, era troppo impari a questi alti insegnamenti, onde la sua arte ha sempre una chiara notazione provinciale: le figure sono lignee, stentate nei movimenti, di scialba personalità; l'organismo cromatico è intenso ma non fine nella tonalità e negli accordi, il paese è arido e senz'aria.
Comunque, se ad Urbino è da riconoscere una scuola pittorica, il S. ne è la personalità più rappresentativa perché fuse influenze molteplici operanti nella città ducale che agirono anche su altri modesti pittori locali come Bartolomeo di Gentile e taluni anonimi, costituendo un piccolo nucleo omogeneo. Da ricordare anche la sua Cronaca rimata della vita di Federico da Montefeltro (Roma, Bibl. Vaticana: ms. Ottob. 1305).
Bibl.: L. Pungileone, Elogio storico di G. S., Urbino 1822; G. Campori, Notizie e documenti per la vita di G. S. e di Raffaello, Modena 1870; J. D. Passavant, Raffaello d'Urbino e il padre suo G. S., Firenze 1887; A. Schmarsow, G. S. der Vater Raphaels, Berlino 1887; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VII, ii, Milano 1913, pagine 164-88; B. Berenson, Italian pictures of the Renaissance, Oxford 1932, p. 510; R. von Marle, The Development of the italian schools of painting, XV, L'Aia 1934, pp. 152-58; L. Serra, L'arte nelle Marche, II, Roma 1934, pagine 315-322; Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, XXIX, Lipsia 1935 (con bibl.).