PRIULI , Giovanni
PRIULI (Prioli), Giovanni. – Nacque a Venezia intorno al 1575, figlio di Baldassare Priuli.
Trascorse i suoi primi anni nella città natale; i pochi documenti superstiti confermano uno stretto rapporto con Giovanni Gabrieli.
Nel maggio del 1595, per l’Ascensione, esordì in S. Marco in un gruppo di strumentisti straordinari cooptato da Gabrieli. Da allora Priuli fu di fatto addetto al terzo organo marciano, l’organetto portativo posizionato nel «palco da basso», che dal 1587 veniva regolarmente impiegato nei grandi concerti a 3 e 4 cori eseguiti in basilica nelle solennità. Mantenuto ufficiosamente fino al 1612, questo ruolo, dapprima limitato ai tre uffici «principalissimi» dell’anno (i «vespri della Sensa» e le due messe della notte e della mattina di Natale), divenne dal 1597 sempre più impegnativo, implicando gli uffici, alcune feste mariane e la Pentecoste. In forza di questa collaudata presenza in basilica, nel 1607 Priuli (che già nel maggio del 1600 aveva sostituito Gabrieli «nell’organo di sopra») venne ufficialmente incaricato, con Paolo di Savi, di «servir in sopplimento delli due organisti [Gabrieli e Paolo Giusti] impotenti» (Archivio di Stato di Venezia, Procuratoria de supra, Terminazioni, reg. 139, c. 186v). Sempre in virtù degli stretti rapporti con Gabrieli, dal 1600 Priuli partecipò alla festa annuale della Scuola Grande di S. Rocco, dove operò anche come liutista e nell’agosto del 1612 come organizzatore dell’evento (Gabrieli era deceduto pochi giorni prima). A dispetto della stretta fede gabrieliana, Priuli non gli poté subentrare in S. Marco: il posto era stato ipotecato, fin dal 1610, da Savi, protetto e poi vicario del potente vescovo di Torcello, Antonio Grimani. Che egli godesse comunque di un certo prestigio in città è suggerito da un documento inedito del 12 dicembre 1613 (ultima traccia della sua presenza in Venezia), nel quale il suo nome è preceduto dal titolo di Magnifico, dignità riservata di solito al ceto cittadinesco e solo occasionalmente alle élites artistiche di riconosciuta fama.
Priuli lasciò Venezia per assumere la carica di maestro di cappella dell’arciduca Ferdinando d’Austria; giunse a Graz tra il giugno del 1614 e il febbraio del 1615. Quando nel 1619 Ferdinando assurse al trono imperiale, mantenne la carica e accudì al trasferimento a Vienna di una cappella che contava quasi 60 musicisti. Di certo Priuli avrà procurato parte delle grandiose musiche policorali destinate agli eventi di corte (visite di Stato, incoronazioni, nozze), opere descritte dai cronisti, ma perdute: certamente suo fu il mottetto con cui nel 1622 fu accolta a Vienna l’imperatrice Eleonora Gonzaga, novella sposa di Ferdinando II; e nello stesso anno fornì le musiche per una visita di Stato a Ratisbona, tra cui un brano per un coro di non meno di 15 trombettieri. Priuli restò al servizio degli Asburgo fino all’ultimo, nel 1626.
Morì prima del 26 luglio 1626, forse mentre era in viaggio per l’Italia: a metà giugno l’organista di corte Giovanni Valentini aveva preso il suo posto alla testa della cappella imperiale. Nel testamento, redatto il 18 luglio nel castello di Klamm presso Schottwien, nella Bassa Austria, Priuli risultava scapolo e senza discendenti salvo un nipote, Baldassare, figlio di un suo fratello, Francesco.
Priuli fu un esponente di spicco, Oltralpe, degli stili italiani moderni in auge ai primi del Seicento. Le sue composizioni da chiesa spaziano dal genere grandioso per più cori allo stile concertato vocale e strumentale, dai mottetti per poche voci alle monodie sacre. L’appartenenza alla tradizione veneziana traspare dalla messa per quattro cori (Vienna, Biblioteca nazionale, Mus.Ms. 16702), che rende palese omaggio al Kyrie e Sanctus compresi nel libro II delle Symphoniae sacrae di Gabrieli (1615). I quattro libri a stampa di musiche da chiesa superstiti, tutti dedicati a Ferdinando II, contengono in prevalenza brani di vaste dimensioni. La Sacrorum concentuum pars prima (Venezia, Magni, 1618; a cura di A. Biales, Köln 1973) contiene 23 mottetti da 5 a 8 voci (quelli a 8 sono a doppio coro). I brani per 5-7 voci sono perlopiù intessuti in imitazione su brevi motivi ritmicamente profilati; le voci condotte in coppie per terze e seste parallele richiamano certi passaggi dei brani a un sol coro nelle Sacrae symphoniae di Gabrieli del 1597. La Sacrorum concentuum pars altera (Venezia, Magni, 1619) comprende 12 mottetti e un Magnificat policorali per 10 e 12 voci. Nel 1624 lo stesso editore pubblicò due libri dell’ordinarium missae: cinque Missae quatuor, sex et octo vocibus e cinque Missae octo novemque vocibus. Tra queste ultime spiccano due messe concertate: la «Missa quinta concertata in festivitatibus B.M.V.», per esempio, comporta non soltanto, com’è ovvio, l’alternanza e il confronto tra passi assolo e a due o più voci, ma anche parti di violino e di cornetto dai tratti virtuosistici; di fatto si tratta di un esempio precoce di messe con strumenti obbligati. Nel 1621 era comparsa una raccolta di 17 Psalmi Davidis regis a 8 voci dedicata a Filippo IV re di Spagna (l’unicum, già a Königsberg, è oggi irreperibile). Priuli compose anche mottetti per piccolo organico vocale, perlopiù inclusi in edizioni collettanee: comprovano il saldo possesso dello stile concertato a poche voci coltivato nell’Italia settentrionale nei primi decenni del Seicento. Gustate et videte nel Parnassus musicus Ferdinandeus (ed. moderna a cura di H.J. Busch, Graz 1970), per esempio, esibisce la provetta abilità del compositore nel coniugare materiali melodici seducenti e schemi formali lampanti (in questo caso, l’uso ingegnoso dei motivi d’esordio come ritornello).
Nelle musiche vocali da camera Priuli passa dal madrigale a 5 voci di conio tradizionale (è il caso dei primi due libri, Venezia, Gardano, 1604 e 1607, dedicati rispettivamente alla duchessa d’Urbino e a Fulvia de’ Rossi contessa di Collalto) al madrigale in stile concertato. Il terzo libro (Venezia, erede Gardano, 1612, dedicato a Roberto Obizzi) presenta infatti madrigali «di due maniere, l’una per voci sole, l’altra per voci e istromenti»: la distinzione tra 12 madrigali a voci sole e 9 con il basso continuo ricalca il modello del libro V di Claudio Monteverdi (1605). Le scelte poetiche seguono una linea evolutiva analoga: se il primo libro si conclude con due ottave proemiali della Gerusalemme liberata, nel primo, nel secondo e nel quarto abbondano i madrigali di Battista Guarini; ma già a partire dal secondo preponderano le rime del Marino.
Nel terzo decennio, ossia negli anni del servizio di Priuli alla corte imperiale, videro la luce due altre raccolte, le Musiche concertate […] libro IV da 2 a 9 voci (Venezia, Magni, 1622) e le Delicie musicali da 2 a 10 voci (Venezia, Magni, 1625; a cura di A. Biales, I-II, Graz 1977-1979), dedicate rispettivamente a Ferdinando Gonzaga, duca di Mantova, e a sua sorella, l’imperatrice Eleonora. In questi due ultimi libri semplici madrigali strofici (in qualche caso con ritornelli strumentali) fiancheggiano composizioni articolate in più sezioni, minuscole scene pastorali con strumenti obbligati: Presso un fiume tranquillo (1625), per dire, dipana in stile concertato il dialogo pastorale intessuto nelle otto strofe della canzonetta di Giambattista Marino, alternando ritornelli strumentali, sezioni madrigalesche a 6, sezioni a 2 o a 3 (per la ‘voce’ del narratore in terza persona) e monodie del tenore e del soprano per i due interlocutori innamorati. Nelle Delicie, ormai assente Guarini, persiste il Marino, ma il rimatore più copiosamente rappresentato è Gabriello Chiabrera, con canzonette di vario metro, accanto al palermitano Francesco Balducci.
Nel campo della musica strumentale spiccano le 13 canzone e 3 sonate incluse nei Sacrorum concentuum del 1618-19: in ambo i generi Priuli gioca su piccoli gruppi strumentali contrapposti in dialogo, non senza punti d’imitazione e ampi passaggi omofonici. Gli incipit delle canzoni, tutti contraddistinti da un’indicazione di tempo (presto) che nelle sonate manca, attaccano con motivi scanditi in semiminime, spesso con abbondanti note ribattute. Dal canto loro le sonate procedono di solito in valori più distesi.
Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Parrocchia di S. Antonin, Battesimi, reg. 2, cc. n.n., 12 dicembre 1613; A. Einstein, Italienische Musik und italienische Musiker am Kaiserhof und an den erzherzoglichen Höfen in Innsbruck und Graz, in Studien zur Musikwissenschaft, XXI (1934), pp. 10-14, 45-52; D. Arnold, Music at the Scuola di San Rocco, in Music and letters, XL (1959), p. 238; H. Federhofer, Musikpflege und Musiker am Grazer Habsburgerhof der Erzherzöge Karl und Ferdinand von Innerösterreich (1564-1619), Mainz 1967, ad ind.; H. Busch, Vier Generalbassmotetten aus dem Parnassus musicus Ferdinandaeus (1615), Graz 1970; A. Biales, G. P.’s Sacrorum concentuum pars prima (1618), in Analecta Musicologica, XII (1973), pp. 97-105; H. Seifert, Der Sigprangende Hochzeit-Gott: Hochzeitsfeste am Wiener Kaiserhof 1622-1699, Wien 1988, pp. 11 s.; M. Mabbett, The Italian madrigal, 1620-1655, diss., University of London, 1989, pp. 232-234; S. Saunders, G. P.’s Missa sine nomine and the legacy of Giovanni Gabrieli, in Journal of musicological research, XIV (1994), pp. 169-191; Id., Cross, sword and lyre: sacred music at the imperial court of Ferdinand II of Habsburg (1619-1637), London 1995, ad ind.; Id., Fourteen sacred concertos from the court of Ferdinand II of Habsburg, Ann Arbor, (Mich.), 1995, pp. IX-XII, XIV-XVI, XVIII, 69-84; J. Glixon, Honoring God and the City. Music at the Venetian Confraternities, 1260-1807, Oxford 2003, ad ind.; R. Baroncini, Giovanni Gabrieli, Palermo 2012, pp. 39 s., 52, 149, 184 s., 187, 236, 255, 408, 480; A. Fisher, Music, piety and propaganda: the soundscapes of counter-reformation Bavaria, Oxford-New York 2014, p. 235; H. Seifert, Texte zur Musikdramatik im 17. und 18. Jahrhundert, Wien 2014, ad ind.; R. Baroncini, «Et per tale confirmato dall’auttorità del signor Giovanni Gabrieli»: the reception of Gabrieli as a model by Venetian and non-Venetian composers of the new generation (1600-1620), in Giovanni Gabrieli: transmission and reception of a Venetian musical tradition, a cura di R. Baroncini - D. Bryant - L. Collarile, Trento 2015, pp. 19-52 (in partic. pp. 40-44, 48).
Per le notizie sul periodo veneziano si ringrazia Rodolfo Baroncini.