BELLORI, Giovanni Pietro
Nacque in Roma verso il 1615: vi morì nel 1696. Bibliotecario della regina Cristina di Svezia attese specialmente a opere riguardanti l'arte, l'archeologia e la numismatica. Nel campo archeologico è degna di nota la pubblicazione, che egli fece insieme con l'incisore romano Pietro Sante Bartoli, Admiranda romanarum antiquitatum ac veteris sculpturae vestigia (Roma 1693). Degli scritti riguardanti l'arte sono notissime le Vite de' pittori, scultori ed architetti moderni, edite in Roma nel 1672, di cui la seconda parte, annunziata nella prefazione, non fu mai stampata. Il B., a differenza di altri scrittori che pongono tutti sullo stesso piano, scelse gli artisti per lui più significativi: Annibale e Agostino Carracci, Domenico Fontana, Federigo Barocci, Michelangelo da Caravaggio, Pietro Paolo Rubens, Antonio van Dyck, Francesco Duquesnoy, il Domenichino, Giovanni Lanfranco, Alessandro Algardi e Nicola Poussin. Nel fu pubblicata postuma, insieme ai Ritratti di alcuni celebri pittori del sec. XVII, disegnati e intagliati in rame da Ottavio Lioni, con le loro vite tratte da diversi autori, la Vita di Carlo Marata, scritta dal B. fino all'anno 1689 e terminata da altri, insieme a un discorso dello stesso sopra il quadro della Dafne del medesimo artista, in cui si fa osservare la conformità tra la pittura e la poesia, secondo l'oraziano ut pictura poësis.
Il B. è anche molto importante per la conoscenza delle teorie del Seicento sull'arte. Due suoi scritti sono per questo riguardo molto significativi: la Descrizione delle immagini dipinte da Raffaello d'Urbino nelle camere del Palazzo Apostolico Vaticano, pubblicata a Roma nel 1695, che è anche di grande interesse per chi voglia conoscere il culto che il sec. XVII ebbe per l'Urbinate, e L'idea del pittore, dello scultore e dell'architetto scelta dalle bellezze naturali superiore alla natura, discorso letto nell'Accademia di San Luca nel 1664, e premesso alle Vite.
Secondo il B., i pittori e gli scultori si formano anch'essi nella mente un esempio di bellezza superiore e, in esso riguardando, emendano la natura; quest'idea della pittura e della scultura originata dalla natura supera la sua origine e si fa originale dell'arte. Il B. è, come si vede, un seguace della teoria platonica, o meglio neoplatonica, dell'arte, secondo la quale l'artista deve attuare il bello ideale, ossia un tipo universale di bellezza suprema, il bello assoluto, incarnazione delle eterne idee. Anche per questo il B. ben può dirsi precursore del Winckelmann, che di tale teoria fu fervente apostolo nel secolo seguente, informando di essa tutta la reazione neoclassica al Barocco. Egli rappresenta nel Seicento l'idealismo classico contro il naturalismo e il manierismo.
Del B. artista non si ricorda che un paesaggio della serie di quelli incisi dal Canini.
Bibl.: Thieme-Becker, Künstler-Lexikon, III, p. 270; J. v. Schlosser, Die Kunstliteratur, Vienna 1924; E. Panofsky, Idea, Lipsia 1924.