PALLINI, Giovanni
(Jack). – Nacque a Roma il 15 febbraio 1949, figlio unico di Natale, carabiniere, e di Bianca Gobbi, insegnante elementare.
Compì gli studi a Roma, dove si diplomò presso il liceo classico Giulio Cesare nel 1968. Nello stesso anno si iscrisse al corso di laurea in scienze geologiche presso l’Università di Roma La Sapienza. Sotto la guida di Giuseppe Sirna, si laureò nel 1974 con una tesi sui denti di pesci squaliformi rinvenuti in un affioramento di arenarie di età miocenica nei pressi di Carpineto Romano. Ma fu l’argomento di una tesina a caratterizzare l’itinerario scientifico di Pallini: le ammoniti del Giurassico, al cui studio si dedicò come membro del gruppo di ricerca guidato da Anna Farinacci, del quale facevano parte anche Nino Mariotti, Umberto Nicosia e Francesco Schiavinotto.
Le ammoniti non esaurirono però i suoi interessi di ricerca. Pallini fu infatti un paleontologo in senso ampio, con studi sugli aptici (Structural features of some Jurassic and Early Cretaceous Aptychi, con A. Farinacci et al., in Bollettino della Società Paleontologica Italiana, XV [1976], 2, pp. 11-143), sui coralli (Hermatypic corals in the Tithonian Pelagic facies of Central Apennines. Evidences of Upper Jurassic sea level changes, con U. Nicosia, in Geologica romana, XVI [1977], pp. 263-283; Kimmeridgiano recifale presso Case Canepine (M. Martani, Umbria). Ulteriori prove di variazione del livello del mare, con N. Mariotti, U. Nicosia, F. Schiavinotto, ibid., XVIII [1979], pp. 295-315), sui depositi spongolitici del Miocene (Sedimenti spongolitici del Miocene inferiore dell'Appenino Centrale: un inquadramento preliminare, con M.G. Carboni et al., ibid., XXI [1982], pp. 529-543) e sugli ittiodontoliti del Miocene e del Pliocene (Fauna ad Ittiodontoliti del Pliocene di Allerona (Terni, Umbria), con G. Bellocchio, M.G. Carboni, M. Nami, in Bollettino della Società dei naturalisti in Napoli, C [1993], pp. 41-73).
Negli anni Settanta, lo studio delle ammoniti, della loro sistematica e biostratigrafia costituiva in Italia un filone di ricerca pressoché abbandonato da quasi un secolo. Pallini stabilì dunque un contatto con Serge Elmi, ammonitologo presso l’Università Claude Bernard di Lione, che frequentò ripetutamente tra anni Settanta e Ottanta. Associando lo studio in chiave sistematica (cioè la classificazione specifica) al rigoroso metodo di campionamento entro la successione stratigrafica, la biostratigrafia ad ammoniti divenne lo strumento nuovo per datare con una precisione mai raggiunta prima d’allora le formazioni rocciose dell’Appennino.
In preparazione del Rosso Ammonitico Symposium, svoltosi a Roma nel 1980 sotto la direzione scientifica di Anna Farinacci, il suo gruppo di ricerca intraprese uno studio mirato a ricostruire l’evoluzione del futuro Appennino centrale durante il Giurassico. La fitta suddivisione delle successioni stratigrafiche in biozone ad ammoniti permise di collocare puntualmente nel tempo geologico fasi di interruzione della normale sedimentazione marina (interpretate come prova di perturbazioni paleoambientali e di mutamenti paleogeografici e geodinamici), di conoscerne la durata e di definirne tramite la correlazione l’area di influenza (Jurassic sediments in the Umbrian-Marchean Apennines: an alternative model, con A. Farinacci et al., in Rosso Ammonitico Symposium Proceedings, a cura di A. Farinacci - S. Elmi, Roma 1981, pp. 335-398).
Pionieristici furono anche i primi esperimenti di confronto tra la distribuzione delle ammoniti e quella del nannoplankton calcareo (Ammonites and calcareous nannoplankton of Toarcian “Rosso Ammonitico” in the exposure of M. La Pelosa (Terni, Central Apennines, Italy), con U. Nicosia, in Geologica romana, XVI [1977], pp. 243-261), il cui studio era agli albori. A questi studi avrebbero fatto seguito le ricerche sull’integrazione tra tali gruppi e la stratigrafia basata sui foraminiferi planktonici nel Cretacico inferiore della regione mediterranea (A guide level of the Uppermost Hauterivian (Lower Cretaceous) in the pelagic succession of Umbria-Marche Apennines (Central Italy): the Faraoni level, con F. Cecca et al., in Rivista Italiana di Paleontologia e Stratigrafia, XCIX [1994], pp. 551-568).
A Pallini e Schiavinotto si deve la prima segnalazione di spugne calcaree (sphinctozoi) nel Giurassico appenninico (Upper Carixian-Lower Domerian Sphinctozoa and Ammonites from some sequences in Central Apennines, con F. Schiavinotto, in Rosso Ammonitico Symposium Proceedings, cit., 1981, pp. 521-539). Gli studi paleontologico/paleoecologici, come quelli sui coralli rinvenuti per la prima volta in facies pelagiche (v. anche Coralli e ammoniti nel Bajociano del Sasso di Pale (Umbria). Ulteriori prove di variazioni del livello del mare, con N. Mariotti, U. Nicosia, F. Schiavinotto, in Geologica romana, XVIII [1979], pp. 225-251), fornirono elementi per una profonda riconsiderazione dell’originario ambiente deposizionale della successione umbro-marchigiana durante il Giurassico.
Nel 1982 sposò Manuela Parasecoli, da cui ebbe la figlia Marta, e con la quale si stabilì a Senigallia (Ancona).
A partire dal 1984, e poi nel 1987 e 1990, Pallini, sensibilizzati gli amministratori locali sulle straordinarie ricchezze geo-paleontologiche del loro territorio, organizzò con il finanziamento del Comune di Pergola nelle Marche una serie di convegni internazionali denominati Fossili, evoluzione, ambiente. Gli atti, pubblicati su altrettanti volumi tematici, documentano le associazioni ad ammoniti e la stratigrafia non solo dell’Appennino umbro-marchigiano, ma anche della Polonia, dell’ex Unione Sovietica, della Nuova Zelanda, dell’Ungheria, della Gran Bretagna e di altre aree geografiche.
Durante gli anni Ottanta, inoltre, Pallini riunì un giovane gruppo di ricerca costituito da suoi ex studenti, con l’obiettivo di affrontare, oltre a quella inferiore, anche le porzioni media e superiore del Giurassico. Furono quindi intraprese campagne in diverse località dell’Appennino umbro-marchigiano. I risultati, oltre a essere via via presentati in occasione dei convegni di Pergola, furono pubblicati in diversi lavori (una sintesi in Correlazioni tra zone ad ammoniti ed unità litostratigrafiche del Giurassico dell'Appennino umbro-marchigiano, con F. Cecca et al., in L’Ambiente fisico delle Marche: geologia, geomorfologia e idrogeologia, Ancona 1991, pp. 59-66).
Alcune ricerche costituirono un esempio di approccio integrato tra paleontologia-biostratigrafia e geologia sedimentaria per analizzare sistemi di altofondo/bacino quali quello dei Monti della Rossa ed aree limitrofe (Val d’Esino, Marche; Ammoniti e biostratigrafia del Dogger-Malm di Colle Tordina (Monti della Rossa, Appennino marchigiano), con F. Cecca, S. Cresta, M. Santantonio, in Bollettino del Servizio geologico d’Italia, CIV [1986], pp. 177-204; Il sistema giurassico di piattaforma carbonatica pelagica/bacino nell'area di M. Scoccioni-Castelletta (Appennino marchigiano), con D. Di Bucci, P. Friello, M. Santantonio, in Paleopelagos. Special Publications, 1, 1994, pp. 79-91) e del massiccio del Monte Nerone (Il Giurassico di Monte Nerone (Appennino marchigiano, Italia centrale): biostratigrafia, litostratigrafia ed evoluzione paleogeografica, con F. Cecca, S. Cresta, M. Santantonio, in Fossili, evoluzione, ambiente. Atti del II Convegno internazionale, Pergola 1990, pp. 63-139). Quest’ultimo fu forse il territorio che Pallini frequentò con più passione, intessendo solidi rapporti con appassionati locali, quali il parroco di Piobbico, don Domenico Rinaldini, la cui ricca collezione di ammoniti sarebbe confluita nel Museo Civico di quel Comune.
Negli anni Novanta le ricerche di Pallini, si concentrarono sulla formazione della Corniola. Attraverso la collaborazione con Federico Venturi dell’Università di Perugia, anch’egli protagonista della rinascita dello studio delle ammoniti in Italia, oltre che con entusiasti dilettanti, Pallini rivisitò la sistematica e la stratigrafia delle associazioni del Giurassico inferiore, pubblicando i risultati in monografie riccamente illustrate (Nuove faune ad ammoniti delle zone ad E. mirabilis ed H. serpentinus nella valle del Fiume Bosso (PS) e loro riflessi sulla biostratigrafia del limite Domeriano-Toarciano in Appennino, con P. Faraoni, A. Marini, F. Venturi, in Biostratigrafia dell’Italia Centrale, a cura di N. Mancinelli, Studi geologici camerti, numero speciale, 1994, pp. 247-297; New Carixian Ammonite assemblages of Central Apennines (Italy), and their impact on Mediterranean Jurassic biostratigraphy, con P. Faraoni, F. Venturi, A. Marini, in Paleopelagos, VI [1996], pp. 75-122). Parallelamente, le ricerche investirono anche la porzione di età cretacica della formazione della Maiolica. In Appennino venne individuato e descritto per la prima volta un livello guida caratterizzato da elevati tenori di materia organica nell’Hauteriviano superiore ('Livello Faraoni'; Integrated biostratigraphy (Ammonites, Calcareous Nannofossils, Planktonic Foraminifera) and correlation with the magnetic chrons in the Late Hauterivian-Barremian of the Mediterranean Domain, con F. Cecca et al., in Cretaceous Research, XV [1994] pp. 457-467), destinato a essere reperito a scala super-regionale in depositi analoghi alla Maiolica. Questo lavoro di correlazione portò Pallini nelle Prealpi Venete (Monti Lessini), a contatto con Attilio Benetti, ragguardevole paleontologo autodidatta e fondatore del Museo geopaleontologico di Camposilvano (Verona), per studiare le associazioni ad ammoniti del Cretacico inferiore e verificare la presenza anche in quella regione del neoistituito livello guida (The Maiolica Fm. of the Lessini Mts and Central Apennines (North Eastern and Central Italy): a correlation based on new bio-lithostratigraphical data from the uppermost Hauterivian, con P. Faraoni, A. Marini, N. Pezzoni, in Paleopelagos, VI [1996], pp. 249-259).
Al di fuori dell’Appennino, Pallini esaminò anche le faune del Cretacico superiore del Salento (Nostoceratidi del Campaniano Superiore della Penisola salentina, con C. Giudici, ibid., III [1994], pp. 315-324).
Nel 2000 Pallini divenne professore associato presso l’Università Gabriele D’Annunzio di Chieti. A partire dalla fine degli anni Novanta, nell’ambito di un programma di ricerca coordinato tra le Università di Roma La Sapienza, Palermo, Perugia, Torino e Urbino, aveva intrapreso lo studio dei terreni del Giurassico e Cretacico inferiore della Sicilia occidentale. Le ricerche, protrattesi per un quadriennio, erano finalizzate all’organizzazione del 6th International Symposium on the Jurassic System. Gli studi nell’area di Sciacca produssero la scoperta e lo studio sistematico di un’eccezionale associazione fossile databile attorno al limite tra Giurassico inferiore e medio (New stratigraphic data from the Jurassic of Contrada Monzealese (Saccense domain, SW Sicily), con P. Di Stefano et al., in Bollettino della Società Geologica Italiana, CXXI [2002], pp. 121-137; Late Toarcian - Late Aalenian Ammonites assemblage from Mt. Magaggiaro (Western Sicily, Italy), con S. Elmi e F. Gasparri, in Geologica romana, XXXVII [2004], pp. 1-66), fornendo un dato essenziale per ricostruire l’evoluzione della regione.
Morì il 25 settembre 2003 in un incidente sul Monte Nerone, durante un’esercitazione di terreno con i suoi studenti di Chieti.
Postumo è stato pubblicato un lavoro dedicato ad un’associazione fossile del Giurassico superiore, messa in luce nell’Atlantico orientale (Discovery of Late Jurassic fossils inside modern sediments at Gorringe Bank (Eastern Atlantic Ocean) and some geological implications, con M.A. Conti et al., in Terra nova, XVI [2004], pp. 331-337).
La figura di Pallini, restia a omologarsi anche esteticamente al ruolo che rivestiva, incarna al di là di qualsiasi retorica agiografica la dedizione incondizionata verso gli studenti, dei quali era oggetto di venerazione, e la scienza pura, cui avrebbe consegnato la sua vita. A ciò si unì una disponibilità umana alla condivisione e al soccorso, che lo rese una guida fieramente anticonvenzionale e magnetica sia in campo scientifico, dove fu un inarrestabile e prolifico ricercatore oltre che contagioso diffusore di passione e conoscenze, sia attraverso il percorso esistenziale di chi gli fu vicino.
Fonti e Bibl.: M. Santantonio, Un ricordo di Giovanni (Jack) Pallini, in Geologica Romana XXXVII (2003-04), pp. X-XIII; http://www.geologiaepaleontologia.eu/jackpallini.html.