LONGINOTTI, Giovanni Maria
Nacque a Remedello Sopra, presso Brescia, il 12 sett. 1876, da Roberto e da Antonietta Bordogna. Frequentò l'istituto tecnico Nicolò Tartaglia di Brescia e poi l'Università di Parma, dove si laureò in chimica pura nel 1899. Negli anni degli studi universitari conobbe il movimento fisiocratico, capeggiato da S. Solari e C.M. Baratta, e collaborò a La Famiglia agricola di mons. G. Bonsignori. Contemporaneamente, entrò a far parte del movimento giovanile democratico-cristiano. S'iscrisse quindi al circolo dei Ss. Faustino e Giovita della Gioventù cattolica bresciana e cominciò a collaborare con Il Cittadino di Brescia, per il quale si occupò di problemi agrari e sociali. Nel giugno del 1900 partecipò all'adunanza interregionale dei circoli della Gioventù cattolica e, nel settembre di quell'anno, intervenne al XVII congresso cattolico italiano che si tenne a Roma, dove fu eletto segretario dell'ufficio di presidenza. Nel giugno 1901 entrò a far parte dell'Unione cattolica del lavoro di Brescia, promossa da mons. G. Marcoli per porre un argine al sempre più invadente "pericolo rosso".
Come segretario dell'Unione, il L. svolse un'attiva opera nel campo del mutuo soccorso, della resistenza, dell'istruzione, del collocamento gratuito a vantaggio degli operai bresciani.
Nel contempo, insieme con altri, tra cui G.B. Montini e L. Tovini, realizzò nella diocesi di Brescia una vasta rete di organizzazioni professionali, che sarebbero state raggruppate (23 febbr. 1902) in una federazione provinciale delle Unioni cattoliche del lavoro, della quale il L. fu acclamato dapprima segretario, poi presidente. Dal 1902 il L. prese parte attiva alle battaglie per le elezioni amministrative: sarebbe stato ripetutamente eletto membro dei Consigli del Comune e della Provincia di Brescia.
Nel 1904 svolse una relazione sugli uffici municipali del lavoro al II congresso regionale cattolico lombardo e, in quell'anno, fu nominato segretario speciale della grande Esposizione bresciana, vicepresidente della Pro maternitate e amministratore di orfanotrofi e case di ricovero. In questa veste partecipò, come delegato, al congresso internazionale di assistenza pubblica, che si tenne a Milano dal 23 al 27 maggio 1905. Agli inizi del 1907 cominciò a lavorare alla riforma del patto colonico per la pianura e la zona collinare del Bresciano, chiamando a collaborare enti agrari, economici e amministrativi. Nel 1907-08 partecipò alle prime tre "settimane sociali" (che, per iniziativa dell'Unione popolare fra i cattolici d'Italia, si tennero a Pistoia, a Brescia e Palermo), svolgendovi relazioni sulle forme e sui criteri pratici delle leghe del lavoro, sulle riforme dei patti colonici e sulle organizzazioni professionali. Nel luglio 1908 fu nominato segretario del Comitato diocesano dell'Azione cattolica bresciana, da cui si sarebbe dimesso nel 1912 per la "debolezza con cui i problemi venivano affrontati" (Fappani, 1974, p. 369).
Il L. cominciò la sua carriera politica, essendo eletto, il 7 marzo, come "cattolico deputato" nel collegio di Verolanuova dove fu confermato fino al 1924. Nell'estate del 1912, in vista delle elezioni politiche dell'anno successivo, pur avvertendo "l'ibrido della situazione gentiloniana", il L. contribuì, con F. Meda, a preparare il terreno al patto Gentiloni con un'azione "molto cauta", ispirata al binomio "fare e tacere" (De Rosa, 1970, pp. 340 s., 345).
Nel 1913, prima e dopo il suo matrimonio con Virginia Zinelli (22 novembre), partecipò attivamente alle discussioni finalizzate alla costituzione di un partito d'ispirazione cattolica, o almeno di un gruppo parlamentare formato dai "cattolici deputati", che consentisse ai candidati cattolici di presentarsi al Paese e poi alla Camera "con un nome sconfessionalizzato", tipo quello di "Unione (o Gruppo) nazionale sociale" (cfr. Rossi, p. 306): in questa prospettiva, nel novembre-dicembre del 1914, il L. compì sondaggi presso il cardinale P. Gasparri, segretario di Stato di Benedetto XV. Sul finire dell'anno partecipò pure alle accese discussioni sull'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Al riguardo, in un primo momento firmò, insieme con altri "cattolici deputati", un ordine del giorno che individuava nella neutralità il modo migliore per tutelare gli "interessi nazionali" (Belardinelli, p. 41), ma successivamente passò "ad un interventismo convinto non privo di toni nazionalisti" (Piva, p. 194).
Negli anni del conflitto il L. collaborò alla redazione de La Politica nazionale di G. Micheli; fu eletto presidente del Sindacato nazionale bottonieri (1916); entrò nel consiglio d'amministrazione dell'Unione editoriale italiana; nell'ottobre 1917, fu nominato membro del Consiglio generale dell'Unione economico-sociale e, nel febbraio del 1918, fu chiamato a far parte della Commissione elettorale provinciale di Brescia, presieduta da G.B. Montini; partecipò attivamente alle iniziative della giunta direttiva dell'Azione cattolica, della quale l'amico don L. Sturzo era segretario e, al convegno delle giunte diocesane del gennaio 1917, firmò, con G. Bertini, A. Mauri e M. Cingolani, un ordine del giorno nel quale s'invitava la giunta direttiva dell'Associazione a sviluppare un'azione vigorosa e continua in senso decisamente popolare e sociale (Magri, 1953, p. 367).
Prima e durante la Grande Guerra il L. intervenne ripetutamente in Parlamento per sostenere l'inefficacia della sospensione temporanea del dazio ai fini di una diminuzione del prezzo del pane e l'impossibilità di una sua abolizione totale per le condizioni dell'agricoltura e per quelle del bilancio dello Stato (3 apr. 1909); per chiedere l'equiparazione delle organizzazioni sociali cattoliche a quelle socialiste nella rappresentanza all'interno del Consiglio superiore del lavoro (9 maggio 1911); per avanzare proposte in merito ai rapporti di lavoro e ai contratti agrari (22 giugno 1914); per sollecitare interventi in favore dei contadini (9 luglio 1917). Nei mesi successivi alla fine del conflitto, il L. protestò contro il governo Orlando, e in particolare contro il ministro degli Esteri S. Sonnino, per la totale mancanza di considerazione in cui era stata tenuta la S. Sede nelle trattative con l'Intesa, in particolare nel patto di Londra (12 febbr. 1918).
Nel novembre 1918, il L. fu al fianco di don Sturzo nella fondazione del Partito popolare italiano (PPI) e il 18 gennaio dell'anno successivo fu tra i firmatari dell'appello "A tutti gli uomini liberi e forti". Il 30 genn. 1919 dalla commissione provvisoria del PPI ricevette l'incarico, con G. Bertini e G. Rodinò, di formare il gruppo parlamentare e di invitare sezioni e comitati provinciali a mantenersi liberi da qualsiasi impegno con altri partiti e a intraprendere l'agitazione per la riforma elettorale con il collegio plurinominale a larga base e a rappresentanza proporzionale (De Rosa, 1966, p. 13). Sempre nel 1919 fece parte della delegazione italiana alla Conferenza della pace di Parigi quale esperto per le questioni sociali; in quella circostanza collaborò con il deputato socialista A. Cabrini alla redazione di un memoriale in cui venivano illustrate alcune richieste (l'istituzione della Conferenza e dell'Ufficio internazionale del lavoro, la legislazione del lavoro, ecc.) che sarebbero state parzialmente accolte nella parte tredicesima del trattato di pace. Nominato membro della Commissione parlamentare per l'esame del trattato di pace di Versailles, a nome del gruppo parlamentare popolare, ne rifiutò l'approvazione "per motivi d'ordine nazionale non meno che per motivi ideali" (cfr. Jacini, p. 41).
In proposito affermò con sorprendente lucidità che quel trattato, "con la durezza inaudita delle condizioni imposte alla Germania, sostituisce alla meritata punizione per la maggiore responsabilità il tentativo insano di schiacciamento di tutto un popolo pure colpevole, ma ridotto a scegliere tra la propria soppressione e la ricerca affannosa di aiuti, di alleanze e di pretesti per liberarsi presto o tardi dal giogo".
Nella XXV legislatura il L. fu segretario dell'ufficio di presidenza della Camera. Durante il secondo ministero Nitti (22 maggio - 16 giugno 1920) fu prima sottosegretario di Stato per l'Industria, il commercio e il lavoro e poi, dal 3 giugno di quell'anno, sottosegretario del ministero per il Lavoro e la previdenza sociale: fu confermato in tale carica nel quinto ministero Giolitti (16 giugno 1920 - 4 luglio 1921) e nel ministero Bonomi (4 luglio 1921 - 26 febbr. 1922). Nel luglio del 1922, all'indomani delle devastazioni compiute da fascisti nelle case dei deputati G. Miglioli e G. Garibotti (quest'ultimo socialista), il L. contribuì alla caduta del primo governo Facta, presentando alla Camera, a nome del gruppo popolare, un ordine del giorno (non approvato da Sturzo, ma controfirmato dai rappresentanti delle varie democrazie) nel quale si affermava che il governo non era riuscito a conseguire la pacificazione interna, indispensabile anche per la restaurazione economica e finanziaria del Paese (Jacini, p. 135; De Rosa, 1966, p. 105). Contemporaneamente seguiva con sempre viva attenzione i problemi del lavoro.
Mantenne, tra l'altro, buoni rapporti con il ginevrino Bureau international du travail della Società delle nazioni (da cui ricevette, nell'ottobre 1921, una testimonianza di stima e apprezzamento per l'attività sociale svolta nel Bresciano e altrove); in seguito a una delle più vaste vertenze sorte nella sua terra d'origine, il 18 maggio 1922 riuscì a far concordare un nuovo patto colonico tra le associazioni dei conduttori di fondi e la Federazione provinciale bresciana lavoratori agricoli.
Di fronte al fascismo, il L. assunse un atteggiamento nettamente ostile sul piano dei valori e dei principî. Ciò, però, non gli impedì di coltivare "l'illusione di poter normalizzare il fenomeno fascista e di riuscire, con un paziente lavoro di imbrigliamento parlamentare, a ricondurlo nella legalità del sistema liberal-borghese" (Cavalleri, 1982, p. 316).
In questa prospettiva, all'interno del PPI, si adoperò, nel luglio 1923, per ricucire lo strappo con i deputati espulsi per l'atteggiamento tenuto sulla legge Acerbo; si dette da fare, insieme con l'amico Bresciani, per "restringere e smussare" il significato antimussoliniano della campagna intrapresa, alla vigilia delle elezioni del 1924, da Il Popolo, organo del partito (Piva, p. 278); e, più in generale, mantenne "una certa ‟riserva" nei confronti dei contenuti più specificamente ‟popolari" della politica sturziana e della maggioranza di sinistra del PPI" (Moro, p. 152).
Dopo il delitto Matteotti, il L. partecipò alla secessione aventiniana e successivamente, nel 1925, polemizzò apertamente con l'Azione cattolica bresciana, che nel recente passato, con la sua "disumana e codarda" "apoliticità", aveva abbandonato i popolari "alla mercé della loro sola difesa e dell'odio implacato della parte dominante", ritirandosi in una tranquilla "tenda religiosa" (Casella, 1979, p. 1163).
Nel novembre del 1926, in seguito all'approvazione della proposta presentata alla Camera da A. Turati, R. Farinacci e A. Starace, il L., insieme con altri 123 deputati, fu dichiarato decaduto dal mandato parlamentare e sottoposto a stretta sorveglianza. Ritiratosi a vita privata, riprese la sua attività professionale e si dedicò all'agricoltura e alla bonifica di terre incolte nel Viterbese e nel Gargano.
Grazie al L. e agli amici F. Meda e I. Giordani, A. De Gasperi, il 1° apr. 1929, fu assunto presso la Biblioteca apost. Vaticana; ancora per un suo decisivo intervento, di lì a pochi anni il giovane G.B. Montini, studente presso il Collegio lombardo a Roma, fu accolto come alunno della Pontificia Accademia dei nobili ecclesiastici e chiamato più tardi al servizio della S. Sede quale minutante della Segreteria di Stato.
Il L. morì il 13 maggio 1944, nei pressi di Ronciglione, vittima di un incidente stradale.
Tra gli scritti del L. si ricordano: Sei anni di organizzazione professionale cristiana nel Bresciano, Brescia 1907; La Confederazione italiana dei lavoratori ai ministri del Lavoro e dell'Interno, in Azione sociale, 15-21 marzo 1918, n. 6, (in collab. con E. Sanjust); Giorgio Montini e il suo tempo. Commemorazione…, Città del Vaticano 1943.
Fonti e Bibl.: Documentazione inedita relativa sul L. si può trovare presso l'archivio di famiglia in Roma; e ancora a Inverigo (Como), Arch. Filippo Meda; Roma, Arch. dell'Istituto L. Sturzo; Ibid., Arch. dell'Azione cattolica italiana; Brescia, Arch. vescovile; Ibid., Arch. dell'Istituto Paolo VI, Carte Montini; Arch. di Stato di Brescia, Prefettura, Questura; Faenza, Arch. Zucchini; Biblioteca apost. Vaticana, Carte Toniolo; Parma, Biblioteca Palatina, Carte Micheli.
Tra le fonti edite sull'attività politica del L. si segnalano gli Atti parlamentari relativi alle legislature XXIII-XXVII (1913-29), gli Atti del Consiglio comunale e gli Atti del Consiglio provinciale di Brescia (1902-15). Lettere del L. si leggono in L. Sturzo, Scritti inediti, II, 1924-1940, a cura di F. Rizzi, Roma 1975, ad ind.; e in Dall'intransigenza al governo. Carteggi di Giuseppe Micheli (dal 1891 al 1926), a cura di C. Pelosi, con revisione e introduzione di M. Belardinelli, Brescia 1978, ad ind.; da vedere anche le comunicazioni e relazioni presentate dal L. alle Settimane sociali (utili, in proposito, i Resoconti sommari delle Settimane sociali di Brescia e Palermo, a cura dell'Ufficio centrale dell'Unione popolare fra i cattolici d'Italia, Firenze 1909; nonché Settimane sociali dei cattolici d'Italia. Cinquantenario, 1907-1957, Roma 1957).
Particolarmente utile il contributo, al quale si può ricorrere per altre indicazioni archivistiche e bibliografiche, di O. Cavalleri, L., G.M., in Diz. stor. del Movimento cattolico in Italia. 1860-1960, II, Casale Monferrato 1982, pp. 314-318. Si vedano inoltre: S. Jacini, Storia del Partito popolare italiano, Milano 1951, ad ind.; F. Magri, L'Azione cattolica in Italia, Milano 1953, I, ad ind.; G. Candeloro, Il movimento cattolico in Italia, Roma 1953, ad ind.; F. Magri, La Democrazia cristiana in Italia, Milano 1954, I, (1897-1949), pp. 351-354; I. Giordani, A. De Gasperi, Milano 1955, ad ind.; F. Fonzi, G. Tovini e i cattolici bresciani del suo tempo, in Riv. di storia della Chiesa in Italia, IX (1955), pp. 233-248; A. Gambasin, Il movimento sociale nell'Opera dei congressi (1874-1904), Roma 1958, p. 520; R. Sgarbanti, Ritratto politico di G. Grosoli, Roma 1959, ad ind.; G. Gualerzi, La politica estera dei popolari, Roma 1959, pp. 51, 74; G.M. L. Dall'attività sindacale all'impegno politico, a cura di G.L. Masetti Zannini - A. Fappani, Brescia 1970; A. Fappani, Le "giornate" del maggio 1915 in alcune lettere dell'on. L., in Humanitas, XXI (1966), pp. 438-454; G. De Rosa, Il Partito popolare italiano, Bari 1966, ad ind.; A. Vezzoli, Il Partito popolare a Brescia visto attraverso il "Cittadino" di Brescia (1919-1926), Brescia 1966, ad ind.; A. Fappani, Dalle società operaie alle unioni cattoliche del lavoro nel Bresciano, in Boll. dell'Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, I (1966), pp. 95-99 e passim; G. Valente, Aspetti e momenti dell'azione sociale dei cattolici in Italia (1892-1926), a cura di F. Malgeri, Roma 1968, ad ind.; Gli atti dei congressi del Partito popolare italiano, a cura di F. Malgeri, Brescia 1969, ad ind.; G. Spadolini, Giolitti e i cattolici, Firenze 1970, ad ind.; G. De Rosa, Il movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all'età giolittiana, Bari 1970, pp. 340-343, 345; O. Cavalleri, Il movimento operaio e contadino nel Bresciano (1878-1903), Roma 1972, ad ind.; F. Piva, Dalle lotte contadine al Partito popolare (1871-1924), in F. Piva - F. Malgeri, Vita di L. Sturzo, Roma 1972, pp. 17-284; A. Fappani, Giorgio Montini. Cronache di una testimonianza, Roma 1974, ad ind.; Id., Genesi e orientamenti del Partito popolare a Brescia dal 1919 al 1926, Brescia 1974, ad ind.; M.G. Rossi, Le origini del partito cattolico: movimento cattolico e lotta di classe nell'Italia liberale, Roma 1977, ad ind.; M. Belardinelli, Introduzione, in Dall'intransigenza al governo. Carteggi di G. Micheli…, cit., pp. 40-44; G. Tovini nel suo tempo. Atti del Convegno,… Brescia 1977, Brescia 1978, p. 272; M. Casella, Per una storia dei rapporti tra Azione cattolica e fascismo nell'età di Pio XI: carteggio (1924-1958), in Chiesa, Azione cattolica e fascismo nell'Italia settentrionale durante il pontificato di Pio XI (1922-1939), a cura di P. Pecorari, Milano 1979, ad ind.; W. Riolfi, Il prete e il sovversivo. Un caso atipico: partito cattolico e socialismo a Brescia nel primo quindicennio del secolo, Brescia 1980, pp. 185-196; A. Fappani, Il movimento cattolico a Brescia, Brescia s.d. [ma 1981], pp. 165-171; Giordani - Sturzo. Un ponte tra due generazioni, a cura di P. Piccoli, Milano-Bari 1987, ad ind.; G. Formigoni, I cattolici deputati (1904-1918). Tradizione e riforme, Roma 1988, p. 222 e passim; M. Casella, I. Giordani. "La pace comincia da noi", Roma 1990, ad ind.; F. Meda tra economia, società e politica. Atti del Convegno, Milano… 1989, in Boll. dell'Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, XXV (1990), pp. 103-359; M. Casella, L'Azione cattolica nell'Italia contemporanea (1919-1969), Roma 1992, ad ind.; R. Moro, F. Costa vice-assistente della FUCI (1933-1955), in Don F. Costa. Per la storia di un sacerdote attivo nel laicato cattolico italiano. Studi e testimonianze, Roma 1992, pp. 152 s.; F. Malgeri, L. Sturzo, Cinisello Balsamo 1993, ad ind.; M. Casella, Cattolici organizzati e Partito popolare nel 1925. Il caso Brescia, in Studium, LXV (1997), 93, pp. 729-752; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del regno d'Italia, Roma 1989, ad indicem.