GIZZI, Giovanni Giuseppe
Nato a Ceccano, nel Frusinate, il 25 dic. 1863 da Emilio e Maria Sodani, apparteneva al casato del cardinale Tommaso Pasquale Gizzi, già segretario di Stato di Pio IX.
Di ingegno precoce, si dedicò con passione agli studi e, dopo aver frequentato il liceo ginnasio di Ceccano, si iscrisse sedicenne all'Università di Roma, seguendo, in successione, i corsi di numerose facoltà e conseguendo ben sette lauree: in filosofia, lettere, giurisprudenza, medicina e chirurgia, scienze naturali, scienze fisiche e matematiche, ingegneria e architettura. Divenuto popolarissimo negli ambienti studenteschi, che frequentò per una ventina d'anni, prese a cuore i problemi degli universitari italiani e si impegnò a consolidare la tradizione goliardica: se da un lato, nell'intento di destare nel pubblico una maggior comprensione e simpatia verso gli studenti, ideò e mise in scena una gustosa operetta a ballo, Scolasticon, con musica di A. Vessella (più volte replicata al teatro Costanzi di Roma), da un altro, il 10 genn. 1889 pubblicò a Roma il manifesto dell'Associazione fra gli studenti delle università d'Italia, che diede vita a un sodalizio presto diffuso nel paese e fece del G., ideatore dei "prestiti sull'onore" destinati agli studenti privi di mezzi, l'antesignano della solidarietà verso i giovani studiosi.
Deputato quasi naturalmente a rappresentarli, il G., dopo aver preso parte nel 1888 alle celebrazioni del centenario dell'Università di Bologna, l'anno successivo fu a Pisa per l'inaugurazione del monumento ai caduti di Curtatone e Montanara e nel 1890 si recò a Montpellier per le feste centenarie di quella Università; infine tra il 1892 e il 1893 organizzò il congresso universitario nazionale a Palermo e a Roma. Altro motivo di notorietà gli venne nel 1891 dall'avere scritto l'inno degli universitari Di canti di gioia, di canti d'amore, musicato dallo studente G. Melilli. Inteso come una viva espressione dei valori della patria, della libertà e della gioventù, l'inno riscosse un grandissimo successo anche fra gli studenti italiani delle province ancora irredente e fu tradotto in varie lingue.
Attivo nella vita politica romana come membro del Circolo democratico Garibaldi, il G. fu l'oratore della commemorazione di G. Oberdan, tenuta in Roma nel dicembre 1891. Nell'anno accademico 1890-91 e in quello successivo vinse il concorso per quattro posti di perfezionamento interno per la facoltà romana di lettere e filosofia, ma fu dichiarato decaduto dopo essere stato espulso per due anni da tutte le università del Regno per la parte avuta nelle proteste studentesche del gennaio 1892. Pochi giorni dopo la stessa facoltà gli conferì la libera docenza in estetica. Avendo tale decisione provocato grande tensione nel mondo universitario, al punto che numerosi liberi docenti avevano minacciato di dimettersi se il ministro della Pubblica Istruzione avesse confermato la nomina del G., la facoltà decise di rimettere i verbali dell'inchiesta al Consiglio superiore dell'Istruzione, facendo voti che non fosse ammesso come professore dell'ateneo romano chi ne era stato espulso come studente. Chiamato a far parte di numerose commissioni governative e ministeriali, il G. riprese in seguito la libera docenza in estetica presso l'Università di Roma e conseguì anche la libera docenza in filosofia teoretica nell'Università di Pavia, insegnando poi estetica, come ordinario, nell'Università di Padova.
Studioso di vastissima erudizione e di scienza multiforme, si sforzò di fondere il suo ingegno eclettico, la mente operosa e lo spirito umanistico nel concetto leonardesco dell'unità della scienza. Autore di numerose opere e pubblicazioni, appena ventenne si mise in luce nel mondo letterario romano con una fortunata produzione teatrale, pubblicando a Roma nel 1884 la tragedia Sampiero da Bastelica, cui fecero seguito l'Ezzelino da Romano e la Carlotta Corday. Il 29 luglio dello stesso anno fece rappresentare dalla compagnia Salvini, al teatro Costanzi di Roma, un dramma storico in versi, Filippo di Macedonia, e il 28 maggio 1887, al teatro Manzoni di Roma, una commedia in quattro atti intitolata Ida. Il suo lavoro teatrale di maggior rilievo più volte replicato e accolto con favore dalla critica fu la commedia I matrimoni per interesse (Milano 1897), portata in scena per la prima volta al teatro Valle il 9 febbr. 1885 dalla compagnia di C. Rossi ed Eleonora Duse.
Fu iniziatore di una scuola di estetica, pubblicando un volume, Il fondamento della estetica (Roma 1891), in cui espose compiutamente i principî e gli indirizzi della nuova dottrina, che vedeva congiunta intimamente alla filosofia, e più specialmente alla psicologia, nella manifestazione del gusto estetico e della critica letteraria e artistica. Il tentativo della sintesi scientifica dei caratteri precipui dell'estetica proseguì negli scritti successivi: Sulle cause della decadenza odierna dell'arte, Roma 1892; Il Grazioso, ibid. 1893; Le nuovissime teorie estetiche in Italia, ibid. 1895. Altri contributi riguardarono la filosofia e la psicologia, con le pubblicazioni Spazio e tempo, Palermo 1889; La logica negli uomini e negli animali, Roma 1892; Sensazione, sentimento, commozione, affetto e passione, Firenze 1899. Un lavoro su Il fenomeno di sostituzione. Contributo alla teoria della conoscenza, Roma 1899, ottenne l'apprezzamento di molti colleghi dell'Università, fra cui S. Turbiglio, L. Credaro, R. Ardigò e R. Benzoni.
Il G. si misurò anche con gli studi di letteratura e di storia dell'arte intervenendo su questioni di critica dantesca (Nota dantesca sulla terzina 31ª, Inf. c. 8°, Bologna 1890) e di storia letteraria (La Merope e la tragedia, Roma 1891).
Numerose le questioni affrontate dal G. in diritto costituzionale ed esposte in vari lavori: Una proposta per la proporzionalità della rappresentanza, in Rassegna nazionale, 1° ott. 1886, pp. 546 ss.; Idea di un sistema di diritto, Roma 1887; Progetto per una riforma del potere giudiziario, ibid. 1887; Il ritorno al collegio uninominale, Firenze 1891; Sul principio di popolazione, Roma 1892; I progetti di legge contro la corruzione elettorale, in Rassegna nazionale, 1° apr. 1901, pp. 463-469. In economia politica formulò la legge sulle variazioni del valore e studiò il fondamento giuridico dell'imposta progressiva, pubblicando un ampio saggio su La misura del valore, Roma 1891, dedicato al padre Emilio.
Altro campo di applicazione della versatilità del G. fu quello tecnologico in cui condusse una serie di ricerche poi accolte nella rivista milanese L'Industria: in cinematica risolse il problema del passaggio dei punti morti delle ruote senza ricorrere al concorso del volano, utilizzando un meccanismo di biella a manovella, quello dei capsulismi acceleratori, e inventò una macchina rotativa a vapore, a tenuta perfetta e a velocità moltiplicata. Nel maggio del 1906, al terzo Congresso internazionale dell'automobile tenutosi a Milano, presentò il progetto della cosiddetta ruota Gizzi, con la quale si riprometteva di sostituire le gomme pneumatiche delle automobili, ritenute costose e poco sicure. Il progetto, bocciato dal congresso, venne acquistato dalla ditta Fratelli Mazza di Roma, che costituì la s.a. Ruota Gizzi, per la sua produzione in serie.
Non meno intenso l'impegno in altri settori scientifici: in medicina studiò la patogenesi della cianosi, in fisiologia contribuì allo studio della coagulazione del sangue e dei riflessi vasomotori, in igiene allo studio dell'influenza della pressione barometrica sullo sviluppo dei batteri.
Il G. si dedicò pure alla progettazione architettonica partecipando ai maggiori concorsi dell'epoca: la sistemazione di piazza dell'Indipendenza a Bologna, la facciata del duomo di Milano, il progetto per il palazzo del Parlamento a Roma (1889), quello per il palazzo di Giustizia a Roma, il progetto per il palazzo del Parlamento di Bucarest e quello per l'Università di California a San Francisco. Per l'urbanistica e la viabilità ferroviaria, presentò il progetto della linea ferroviaria Roma-Anzio, costituendo anche una società finanziaria, che completò i lavori dopo la sua morte, e un progetto per il piano regolatore di Anzio.
Il G. morì a Roma il 3 nov. 1912 e la salma venne trasferita nella natia Ceccano, per essere tumulata nella cappella di famiglia.
Fonti e Bibl.: Ceccano, Arch. della Scuola media statale G.G. Gizzi: autografi del G. e documenti relativi alla intitolazione della scuola (anno 1955); Ibid., Arch. famiglia Gizzi: C. Gizzi, Famiglia Gizzi. Appunti cronologici (seconda metà del XIX secolo, manoscritto); Numero unico dell'Associazione universitaria romana, 17 apr. 1892; Enciclopedia universal ilustrada europeo-americana, XXVI, s.v.; Bollettino del Gruppo archeologico volsco, II (1974), 3 (dedicato al G., con articoli di P. Alviti, C. Cristofanilli e T. Bartoli); R. Mazzenga, L'Inno universitario e l'Inno alla Vergine Maria di G. G., l'eterno studente ceccanese, in Teterum, III (1992), 2, pp. 46-64; Catal. dei libri ital. dell'Ottocento. Autori, III, sub voce.