RE, Giovanni Francesco
RE, Giovanni Francesco. – Nacque a Candove, in provincia di Susa, nel 1773, da Giovanni Battista Giuseppe Re e da Anna Lucia Fransone.
Il padre morì nel 1778; la gestione del frutteto di famiglia passò allora alla madre.
Non si hanno notizie certe sui primi studi; è ipotizzabile che Re abbia frequentato uno dei due collegi presenti sul territorio, a Susa e a Giaveno, entrambi di buon livello. Si iscrisse alla facoltà di medicina, frequentando le lezioni di Giovanni Battista Ugone Balbis e l’orto botanico universitario, detto Valentino, come lui stesso raccontò: «Trovandomi a Torino addetto agli studi di Medicina, non mancava di recarmi ogni giorno all’Orto Botanico» (La flora segusina di G. Francesco Re, riprodotta nel metodo naturale di De Condolle e commentata da Beniamino Caso, 1881, p. XXVII).
Laureatosi in medicina nel 1797, iniziò a praticare la professione nella città di Susa. Benché giovane, Re fu eletto rappresentante del protomedicato per la città e la provincia di Susa, carica da cui però si dimise per una controversia avuta con le congregazioni di Carità. Si concentrò dunque sulla botanica medicinale e sullo studio delle teorie di Robert Brown, cui dedicò il suo primo scritto intitolato Riflessioni sovra alcuni articoli della nuova dottrina medica di Brown indirizzata al suo amico il medico Cazzuli di Spigno (Carmagnola 1797). Parallelamente Re avviò un’intensa opera di erborizzazione nelle contrade della provincia, approfondendo anche altri settori delle scienze naturali.
Scriveva al Cazzuli: «Ritornato nella provincia, mia terra nativa, e chiamato dal Municipio di Susa ad esercitare la professione di Medico, non solo non trascurai gli studi botanici, ma presi altresì a coltivare con amore l’Ornitologia, l’Entomologia, ed un poco anche la Mineralogia» (ibid.).
Re rimase in costante contatto epistolare con Balbis e con il custode dell’orto torinese, Ignazio Molinari.
Con il governo francese, instaurato nel territorio di Susa già nel dicembre del 1798, Re ebbe subito rapporti facili, anche se non fu mai apertamente giacobino, come il fratello Angelo. Nel 1801 fu nominato consigliere di sanità del circondario di Susa e nel 1803 membro del comitato del vaccino di Susa. Nel 1804 Re sposò Ermenegilda Bianco, di nobile casata, da cui nacque l’anno successivo Luigi, che fu sottoposto al vaccino, a segno della fiducia che Re riponeva nel nuovo sistema di profilassi. Seguirono altri tre figli, Napoleone Federico, Lidia Pelagia Vittoria e Sofia.
Re proseguì intanto alacremente gli studi, dedicandosi in special modo alla botanica e all’ornitologia. Aveva scritto uno Specimen ornithologiae segusiensis, che su sollecitazione di Balbis e di Carlo Stefano Nicolao Giulio, prima professore di anatomia e fisiologia a Torino, poi dal 1804 prefetto del dipartimento della Sesia, aveva inviato, ancora manoscritto, all’Accademia delle scienze di Torino, di cui era divenuto socio corrispondente il 31 gennaio del 1803.
Lo Specimen ornithologiae segusiensis, secondo quanto riferito da Oreste Mattirolo (in Barraja et al., 1909, pp. 72 s.), presentato ufficialmente alla Reale Accademia delle scienze di Torino il 16 messidoro dell’anno 12 (1804), non fu pubblicato. Ne serbava memoria il fisico e abate Antonio Maria Vassalli Eandi, allora segretario della classe di scienze fisiche e matematiche, che nel Mémoire historique (incluso nei Mémoires de l’Académie Impériale des sciences, littérature et beaux-arts de Turin, pour les années XII et XIII, Turin 1805, p. CXXXV), alla sezione ornitologica, ricordava che lo Specimen era dedicato alla descrizione di uccelli «tant de passage, que stationaires» e improntato al sistema linneano, con preziose integrazioni della nomenclatura tratte dalle opere naturalistiche di Georges-Louis Leclerc, conte di Buffon, e dagli usi terminologici locali.
Nonostante le ricerche che Mattirolo, unitamente a Lorenzo Camerano e Tommaso Salvadori, compirono negli archivi dell’Accademia, il testo risulta disperso. Arrivò invece alla stampa, nel 1805, la Flora Segusiensis, redatta in lingua latina. Con tale impresa Re raccoglieva degnamente l’eredità di una prestigiosa tradizione che, inaugurata da Carlo Allioni con la celebre Flora Pedemontana, sive enumeratio stirpium indigenarum Pedemontii, era stata proseguita sia da Balbis, che nel 1801 dava alle stampe un Elenco delle piante crescenti ne’ contorni di Torino, sia da Carlo Antonio Ludovico Bellardi, autore di numerose addizioni alla Flora di Allioni. Con la Flora di Re il genere toccava uno dei suoi vertici, essendovi annoverate ben 1682 specie (Mattirolo, 1907, p. 240).
A testimonianza del valore duraturo dell’opera di Re, nel 1881, per iniziativa della sezione di Susa del Club alpino italiano, la Flora fu riproposta in traduzione italiana curata da Beniamino Caso, insieme a un riassetto tassonomico dal metodo linneano a quello del botanico svizzero Alphonse-Pyramus De Candolle; il volume comprendeva anche il profilo biografico di Michele Lessona (poi riprodotto in Lessona, 1884).
Nel 1806 Re si trasferiva a Carignano su istanza del governo napoleonico che gli offriva la cattedra di matematica e di storia naturale nel locale liceo. Incaricato anche di introdurre il nuovo sistema di pesi e di misure, Re stilò un manualetto intitolato Istruzione facile e popolare sul nuovo sistema delle misure e dei pesi, edite a Carmagnola nel 1809. Insegnò presso il collegio almeno fino al 1808: ne fa fede il Discours pronunciato in occasione degli esami pubblici, Discours prononcé à la présence de monsieur le Préfet du Département du Pô à l’occasion de l’examen public des élèves de mathématiques de l’École secondaire de Carignan le 30 août 1808 (Carmagnole 1808). Nel 1814, a seguito della restaurazione sabauda, Re chiese il trasferimento al collegio di Mondovì, ove rimase fino al 1818, anno in cui gli fu conferita la cattedra di botanica, chimica e materia medica nella ripristinata Scuola di veterinaria insediata nel comune di Venaria Reale e diretta da Carlo Lessona.
Durante gli anni di insegnamento, Re continuò a occuparsi di temi pertinenti la botanica descrittiva e medicinale; nel 1820 comunicava l’uso di un valido succedaneo della china, pubblicando tre lettere (Lettera [...] al suo amico N.N. sopra un nuovo succedaneo della corteccia del Perù dedicata ai meriti impareggiabili dell’illustrissimo signor conte Michele Saverio Provana…, Torino 1820; Lettera seconda [...] sulla virtù febbrifuga del Licopo europeo indirizzata al signor dottor Jemina di Mondovì, Torino 1821; Lettera terza [...] sulla virtù febbrifuga del Licopo europeo indiritta al signor dottore Jemina di Mondovì…, Torino 1822). Sempre legata alle competenze della Scuola di veterinaria, cui era stata accorpata la Scuola regia militare di equitazione, fu la stesura del volume Considerazioni sulla morva, che uscì a Torino nel 1827, dedicato all’eziologia di una delle malattie più pericolose per i cavalli. Re poneva anche mano alla sua ultima fatica botanica, la Flora torinese… (Torino 1825-1827), che costituisce il culmine delle sue ricerche.
L’opera è divisa in due volumi, comprendente il primo le prime sedici classi linneane, il secondo le rimanenti otto; lavoro di grandissima lena, in cui Re giunse a descrivere, secondo quanto analizzato da Mattirolo (in Barraja et al., 1909, p. 69), 1716 specie, di cui ben 586 appartenenti alle Crypitogamae.
Grazie ai meriti acquisiti nel settore degli studi botanici, Re venne affiliato a numerose accademie e società scientifiche, italiane e straniere, fra cui la Societé linnéene di Parigi e di Lione, la cui fondazione si doveva principalmente all’iniziativa di Balbis, l’Accademia dei Fisiocritici di Siena, la Società agraria di Torino e la Reale Accademia delle scienze.
Morì a Torino il 2 novembre 1833.
Alla sua morte il ricchissimo erbario passò al discepolo Maurizio Reviglio, il quale, divenuto professore a Sassari, lo accorpò alle dotazioni dell’orto botanico; l’erbario fu in seguito ceduto nel 1914 all’Università di Torino (Mattirolo, 1929, p. XCVII). A Re è dedicato il Giardino botanico Rea, situato fra Giaveno e Orbassano, istituito nel 1967 da un collezionista privato come ‘giardino sperimentale di acclimatazione’.
Opere. Per un elenco completo delle opere edite e inedite si rimanda a E. Barraja et al., 1909, pp. 59-74. Oltre quelle citate, merita ricordare: Lettera [...] al suo amico G..... G. in lode della vita campestre e dedicata alle anime filosofiche, Torino 1801; Ad Floram Pedemontanam appendix I, Taurini 1821; Danni recati alla Segale dalla lumaca agreste, in Calendario georgico della R. Società agraria di Torino per l’anno 1823, Torino 1823, pp. 49-55; Relazione intorno alla malattia del Riso chiamato Brusone, in Calendario Georgico della R. Società agraria di Torino per l’anno 1825, Torino 1825, pp. 43-56; Ad Floram Pedemontanam appendix altera, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1827, t. 31, pp. 189-224; Memoria… Sull’Agrostis stolonifera (volg. Lionza) ad uso di foraggio, in Calendario georgico della R. Società agraria di Torino per l’anno 1827, Torino 1827, pp. 107-110; Reliquiae Bellardianae, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, 1829, t. 33, pp. 231-236; Ad Floram Pedemontanam appendix tertia [...], ibid., 1831, t. 35, pp. 205-222.
Fonti e Bibl.: M. Lessona, G.F. R., in Id., Naturalisti italiani, Roma 1884, pp. 11-28; O. Mattirolo, La Flora segusina dopo gli studii di G.F. R. (Flora segusiensis, 1805 - Flora segusina, Re-Caso, 1881-1882) . Saggio storico-bibliografico-botanico, in Memorie della Reale Accademia delle scienze di Torino, s. 2, 1907, vol. 58, pp. 217-300; E. Barraja et al., Il botanico G.F. R. La vita. Le opere. Le onoranze, Torino 1909; I. Chiapusso Voli, La “Flora segusiensis” 1805 e l’opera “excursoria” del botanico G.F. R. nelle valli e Convalli di Susa. Il botanico Beniamino Caso e la sua traduzione della “Flora segusiensis” 1881-1882, Roma 1916; O. Mattirolo, Cronistoria dell’orto botanico (Valen-tino) della R. Università di Torino, in Studi sulla vegetazione nel Piemonte pubblicati a ricordo del II. Centenario della fondazione dell’orto botanico della R. Università di Torino 1729-1929, Torino 1929, p. XCVII; Touring Club Italiano, Torino, Valle d’Aosta, Milano 2001, p. 392; P.G. Gagnor, Vita e opere del medico botanico G.F. R. (1773-1833), in Segusium, XLII (2005), pp. 57-84.