GIOVANNI Filopono (Φιλόπονος "amante del lavoro"), detto anche il Grammatico
Grammatico, filosofo e teologo greco del sec. VI, caposcuola della setta dei triteisti. Fu originario di Alessandria d'Egitto e contemporaneo dell'imperatore Giustiniano; morì nel 580 circa. G. occupa un posto notevolissimo nel movimento filosofico e letterario del suo tempo e la sua fama, accompagnata dalla conoscenza di parecchi suoi scritti, passò anche tra i Siri e gli Arabi. Tra questi ultimi Ibn al-Qifṭī lo mise in uno scritto in rapporto col conquistatore dell'Egitto ‛Amr ibn al-‛Āṣ e col presunto incendio della biblioteca di Alessandria. Ma il racconto non è che una combinazione pseudo-erudita di notizie staccate.
Giovanni fu in filosofia discepolo di Ammonio, figlio di Ermia, e fu quindi anzitutto aristotelico, ma in materie scientifiche è indipendente e qualche volta combatte persino i peripatetici. Per qualche dottrina è platonico e stoico. In teologia ebbe idee peculiari, segnatamente nella dottrina della Trinità e in cristologia. Secondo le sue idee filosofiche la natura, ϕύσις, non esiste fuori degl'individui singoli, perciò l'umanità in Cristo non è né una persona né una natura. In Cristo non ci può essere quindi che la natura divina: perciò Giovanni è monofisita. Inoltre nella Trinità alle tre persone corrispondono tre nature. È giustificato dunque il rimprovero che gli fu fatto di assumere in ultima analisi tre dei nella Trinità. Le sue opere hanno per argomento quasi tutti i generi dell'attività intellettuale. Egli compose anzitutto due scritti grammaticali, dei quali uno, molto rinomato nel Medioevo, è redatto in forma di lessico; commentò, oltre che l'Organo aristotelico, anche la Fisica, il libro sull'anima, la Metafisica ed altri scritti filosofici di Aristotele. Nei suoi commenti dimostra una certa originalità. Scrisse un opuscolo sull'astrolabio e commentò i primi due libri dell'Aritmetica di Nicomaco di Cerasa. Tra i suoi scritti teologici vanno annoverati segnatamente L'arbitro o sull'unione, dΔιαιτητὴς ἤ κερὶ ἑνώσεως, che tratta dei problemi trinitario e cristologico, un libro contro il sinodo di Calcedonia, un commento all'essaemero, diciassette capitoli contro gli Acefali, uno scritto sull'eternità del mondo contro Proclo, uno sulla resurrezione e infine uno scritto sulle statue, nonché varî opuscoli.
Ediz.: Commenti ad Aristotele, in Commentaria in Aristotelem graeca, XIII-XVII, Berlino 1887-1901; v. inoltre: A. Šanda, Johannis Philoponi opuscula monophysitica, Beirut 1930; G. Furlani, Il trattato di G. F. sul rapporto tra le parti e gli elementi ed il tutto e le parti, in Atti Istituto Veneto, LXXXI, pp. 2, 83-105; id., Una lettera di G. F. all'imperatore Giustiniano, in Atti Istituto Veneto, LXXX, 11, pp. 1247-1265; id., Il contenuto dell'Arbitro di G. il F., in Riv. Trim. di Studi Filos. e Rel., 1922: id., Unità e dualità di natura secondo G. F., in Bessarione, 1923.
Bibl.: J. A. Fabricius-Harles, Bibl. graeca, Amburgo 1807, X, pp. 639-669; K. Krumbacher, Gesch. der byz. Lit., 2ª ed., Monaco 1897, pp. 581-82; G. Montelatici, St. della lett. biz., Milano 1916, pp. 88 e 111; J. M. Schönfelder, Die Kirchengesch. des Johannes v. Ephesus, Monaco 1862, pp. 286-297; M. Steinschneider, J. Ph. bei den Arabern, in Mém. de l'Acad. des Sciences de Saint-Pétersbourg, XIII, pp. 152-176, 220-224, 250-252; G. Furlani, L'anatema di Giovanni d'Alessandria contro G. F., in Atti dell'Accad. delle Scienze di Torino, LV, pp. 188-194; id., G. F. e l'incendio della bibl. di Alessandria, in Bull. de la Soc. archéol. d'Alexandrie, 1925, pp. 58-77.