BARIÉ, Giovanni Emanuele
Nacque a Milano il 19 ott. 1894 da nobile famiglia lombarda. Iscrittosi a legge, interruppe gli studi per lo scoppio della prima guerra mondiale, e combatté prima come ufficiale di cavalleria, in seguito come aviatore. Ferito in combattimento aereo nel cielo macedone, si guadagnò una medaglia d'argento e una croce di guerra. Terminato il conflitto e conclusi gli studi giuridici, intraprese a Milano quelli filosofici, laureandosi, sotto la guida di P. Martinetti, nel 1924.
Il magistero martinettiano doveva ben presto orientarlo verso ricerche gnoseologiche ed epistemologiche, condotte in stretto riferimento alle implicazioni speculative del criticismo kantiano. Negli Atti del V Congresso Internazionale di Filosofia, tenutosi a Napoli nel maggio 1924, si legge un suo scritto su La dottrina matematica di Kant nell'interpretazione dei matematici moderni, ch'è già un documento interessante degli originari orientainenti mentali del Barié. Seguiva un volume su La posizione gnoseologica della matematica (Torino 1925), che del rilevato interesse del B. per il problema della validità conoscitiva del sapere scientifico dava ulteriore e significativa conferma. Né si trattava, invero, di un interesse astrattamente teorico, alieno dal gusto della verifica storica, ché, anzi, il B., negli anni immediatamente successivi, venne preparando alcune ricerche di storia della filosofia, che, senza tradire la preminente vocazione speculativa dell'autore, lo costrinsero a impegnative discussioni e analisi testuali, capaci di allargare e meglio determinare l'orizzonte problematico iniziale. Nel 1928 vide così la luce, nella Riv. di filosofia (XIX, pp.49-63), 10 scritto Della possibilità di un'interpretazione positiva del "Teeteto", che vuol essere una ricognizione delle prospettive epistemologiche del platonismo; e appena un anno dopo apparve, col titolo Oltre la Critica (Milano 1929), uno dei volumi più elaborati e tormentati del filosofo milanese, nel quale a un'esposizione intenzionalmente "ortodossa" del criticismo gnoseologico di Kant fa seguito una minuta denunzia dei limiti e delle insufficienze del kantismo.
Certamente, dal punto di vista strettamente storico, Oltre la Critica si presta a qualche obiezione metodologica per quella sua caratteristica separazione delle parti espositive dalle sezioni valutative e critiche, che ricorda stranamente le impostazioni e gli schemi della più arcaica storiografia neoscolastica. E tuttavia, per l'evoluzione mentale del B., il libro segna una data decisiva, come documento di un interesse metafisico ormai dominante rispetto alle originarie preoccupazioni gnoseologiche. Né, del resto, può esser motivo di sorpresa questa emergenza della metafisica dalla gnoseologia in uno scolaro di quel Martinetti che già aveva proposto una teoria della conoscenza come introduzione critica e preparazione negativa all'opera costruttiva e positiva della metafisica. E la convergenza con gli ideali martinettiani trova, nel libro del B., ulteriore conferma in una ripresa di temi panteisticospinoziani, che già furono cari alla meditazione del Martinetti. L'ipotiposi del tutto come "identità immutabile" non compromessa dalle "mutazioni" delle "forme particolari", l'identificazione di Dio con la "vita stessa in quanto espressione unitaria di tutte le attività razionali", il riconoscimento dell'universale coscienzialità del reale, l'interpretazione della libertà come processo di comprensione razionale dell'essere, questi e altrettali sono i temi, la cui puntualizzazione conclude questo primo tentativo di sistemazione teoretica del Barié.
Ma son temi crudamente indicativi di una retrocessione verso posizioni precritiche piuttosto che di una vera assimilazione della problematica kantiana. Lo stesso B. dimostrò assai presto di rendersene conto. Conseguita, con la pubblicazione di Oltre la Critica, la libera docenza (1929), il B. proseguì con fervore la sua ricerca meditativa, che prese corpo, oltre che in scritti minori di carattere teoretico e storico, nell'ampio volume La spiritualità dell'essere e Leibniz (Padova 1933). Nel Leibniz il B. intravvide ciò che non aveva potuto trovare nello spinozismo e gli era tuttavia suggerito dalla sua provenienza kantiano-martinettiana: l'idea della spiritualità come autocoscienza pensante, che ora egli assumeva quale strumento risolutivo del problema del rapporto tra essere e pensiero, divenuto ormai la sua preoccupazione metafisica fondamentale. Ancora panteismo, certamente: ma un panteismo più risolutamente immanentistico e venato di idealismo (forse non fu estranea a quest'ulteriore svolgimento del pensiero del B. la pressione critico-speculativa dell'attualismo, di cui pure egli decisamente respingeva la specifica impostazione logico-dialettica).
Pervenuto nel 1933 alla cattedra universitaria (che tenne dapprima a Genova, quindi presso il magistero di Roma, infine - dal 1937 - a Mìlano, succedendovi al Martinetti), il B. parve progressivamente accorgersi che la lezione del criticismo kantiano imponeva una sostanziale revisione di quel certo dogmatismo metafisico che costituiva il residuo non risolto della sua appassionata meditazione. Per molti anni le sue pubblicazioni scarseggiarono - ricordiamo qui un Compendio sistematico di storia della filosofia (Milano-Torino 1937; 2 ediz. riveduta, Varese 1947) e un volumetto su Descartes (Milano 1947), per la collana garzantiana "I Filosofi", oltre a qualche commento di testi classici e a pochi articoli - finché, dopo la parentesi bellica (durante la quale il B., benché parzialmente infermo, aveva invano richiesto dì militare ancora in aviazione), apparve L'io trascendentale (Milano-Messina 1948), che, insieme con altri scritti minori successivi e, soprattutto, col volume postumo Il concetto trascendentale (Milano 1957), traccia le linee della nuova posizione del B., da lui stesso definita come "neotrascendentalismo". Con apprezzabile onestà il B. riconosceva, in questa fase di revisione critica del suo pensiero, le insufficienze delle sue precedenti elaborazioni teoretiche, sforzandosi di sanarle col far leva sull'Ich denke e sulla logica trascendentale kantìana, per fondare un concetto dell'"io trascendentale" capace di garantire a un tempo la deduzione dell'essere dal pensare, la giustificazione metafisica dell'esperienza fenomenica e storica e l'affermazione antisolipsistica della molteplicità degli io. Si trattava di un tentativo assai serio di dar veste più moderna alle istanze speculative fatte valere in precedenza; ma rimane il dubbio che la criticissima filosofia contemporanea, pur così aperta alle più diverse suggestioni e disposta alle più franche esperienze culturali, non sia in grado di accogliere l'invito del B. a una reinterpretazione tanto "metafisica" del trascendentalismo kantiano e post-kantiano.
Lo stesso B., consapevole della difficoltà, volle, nell'ultimo periodo della sua vita, instaurare un colloquio critico-polemico col pensiero contemporaneo, e soprattutto con le tendenze metodologiche, scientistiche e fenomenìstiche in esso largamente presenti ed operanti. Fondato presso l'università di Milano l'istituto di filosofia (1950), egli ne fece il centro di molteplici iniziative culturali e la sede d'incontri e discussioni con fìlosofi, storici e scienziati della più varia provenienza, allargandone poi l'attività con convegni annuali destinati a porre le più moderne istanze critiche a confronto col programma neotrascendentalistico di una difesa della filosofia come metafisica. E sempre nel quadro di un tal programma il B. inaugurò altresì, nel 1956, la rivista Il Pensiero, cui volle accompagnare, con le medesime intenzioni, una speciale "Biblìoteca filosofica" progettata in due serie. E non meno indicativi del citato interesse polemico dell'ultimo B. sono i due assai impegnati saggi di rivista, che chiusero, insieme coi Concetto trascendentale, l'attività culturale del pensatore milanese: uno scritto su Il neopositivismo, in Giornale critico della filosofia ital., XXXV (1956), pp. 299-331, e i postumi Prolegomeni ad ogni fisica futura che vorrà presentarsi come filosofia, in Il Pensiero, 11 (1957), pp. 119-159.
La morte, intervenuta tragicamente a Milano il 3 dic. 1956, troncava la fervida attività speculativa e culturale del B. proprio nel momento in cuì forse essa stava per produrre i suoi frutti migliori.
Oltre le opere citate, si ricordano: Libertà e causalità, in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, LXIII (1930), pp. 761-785; Validità obiettiva del bello, in Riv. di filosofia, XXI(1930), pp. 115-141; L'esigenza unitaria da Talete a Platone, Milano 1931 (rist. in Acme, 11 [1949], pp. 25-86); Soggettività ed oggettività nella filosofia del Carabellese,in Rendic. del R. Ist. lombardo di scienze e lettere, s. 2, LXV (1932), pp. 826834; E. Kant, Critica della ragione pratica,trad., introd. e note di G. E. B., Firenze 1936; Il problema dell'oggettività,in Logos,n. s., XXII (1937), pp. 499-522; G. G. Leibniz, Discorso sulla metafisica,introd., trad. e comm. di G. E. B., Torino 1938; Di alcune cause della "metafisica religiosa" alessandrina,in Italia e Grecia,Firenze 1939 (rist. in Acme,1 [19481, pp. 5-30); G. B. Vico, La Scienza Nuova,con introduzione e commento di G. E. B., 3 voll., Milano 1946; Il pensiero di G. G. Leibniz,nel volume Leibniz dell'Arch. di filosofia, XVI (1947), pp. 3-14; Le moi trascendental, in Les Etudes Philosophiques,n. s., IV (1949), pp. 168-173; Immanenza e storia,in Giovanni Gentile, La vita e il pensiero, II, Firenze 1948, e in Giorn. critico d. filosofia ital., XXVII (1948), pp. 223-238; Immanenza del concetto trascendentale, ibid.,XXVIII (1949), pp. 174-189; La concezione víchiana della storia,in Humanitas, V (1950), pp. 270-280; Du "cogito" cartésien au moi trascendental,in Revue philosophique,LXXVI (1951), pp. 211-227; La conceptualité de la science (Aspect particulier du problème de la science), in Actes du XV° Congrès International de Philosophie des Sciences, Paris 1951, pp. 7985; Risposta a Padre Gemelli, rettore della Università Cattolica del Sacro Cuore in Milano (con riferimento alla "Rivista di filosofia neoscolastica" del luglio-agosto 1952), in Acme, V (1952), pp. 635-642; Giuseppe Antonio Borgese, ibid., VI (1953), pp. 5-13; La filosofia, oggi,in Atti del XVI Congresso Nazionale di Filosofia, Roma-Milano 1953, pp. 646-653; La libertà,nel vol. Enquéte sur la liberté,a cura dell'Unesco, Paris 1953; Il neotrascendentalismo,in Il Pensiero, 1 (1956), pp. 261-285.
Bibl.: M. F. Sciacca, Il secolo XX, Milano 1947, 1, pp. 307-309; 11, p. 782 (opere del B. e bibl. sullo stesso); G. Bontadini, Dal Problematicismo alla metafisica,Milano 1952, pp. 217-223; M. Dal Pra, G. E.B.'in Acme'IX (1956), pp. 3-6; L. Lugarini, G. E.B., in Giorn. critico d. filosofia ital., XXXVII (1957), pp. 133-142; J. ChaixRuy, G. E.B., in Les études Philosophíques, n. s., XII (1957), pp. 230 s.; Il Pensiero, 1957. n. 2, pubblicò, in memoria del B., scritti di V. Fazio-Allmayer, F. Chabod, R. Cantarella, C. Antoni, L. Geymonat, nonché una nota biobibliografica.