DUKNOVIĆ, Giovanni (Ivan; Giovanni Dalmata; Giovanni da Traù)
Figlio di Stefano, tagliapietre, nacque in Dalmazia, a Traù (Trogir) o nei dintorni, circa il 1440. Lo storico anconitano G. Saraceni lo definisce "architetto", ma per lo più è indicato soltanto come scultore (Prijatelj, 1959, p. 289).
Dopo avere ricevuto i primi insegnamenti probabilmente nella bottega paterna, a Traù, acquistò esperienza di scultore a Roma, forse nella bottega di Paolo Romano, ma soprattutto collaborando, alla metà del settimo decennio, con A. Bregno e Mino da Fiesole. Le sue prime opere note sono lo stemma del papa Pio II, datato 1460, sopra il portale del cortile del Maresciallo in Vaticano, e lo stemma del papa Paolo II sopra il portale laterale del palazzo Venezia a Roma (circa 1465). Seguono la lunetta con Madonna in trono e quattro angeli sulla facciata (ultimata da Domenico da Capodistria) della chiesa di S. Giacomo a Vicovaro presso Tivoli.
Verso il 1466 esegui, in collaborazione con A. Bregno, la tomba del cardinale Giacomo Tebaldi nella chiesa di S. Mariasopra Minerva a Roma.
Del D. è la figura giacente del Cardinale e forse anche il S. Giacomo e un putto (Tschudi 1883; Prijatelj, 1959 ma cfr., per distribuzioni diverse delle varie parti, Fabriczy, 1901; Venturi, 1908).
Sebbene non esistano documenti in proposito, è presumibile che in questo periodo il D. abbia fatto un breve soggiorno a Traù dove l'architetto e scultore Niccolò di Giovanni e lo scultore Andrea Alessi operavano in duomo (cappella del beato Giovanni Ursino) e in S. Domenico (sculture della tomba della famiglia Sobota), introducendo in Dalmazia le forme rinascimentali. Se tali forme si affermarono in Dalmazia, prevalendo sulle sopravvivenze di gotico fiorito, dovette essere merito anche del D., se è esatta la supposizione di Prijatelj (1959) che egli abbia eseguito due leoni di sostegno per la tomba Sobota e alcuni putti con fiaccole nel fregio della cappella del beato Giovanni Ursino.
Comunque nel 1469 il D. si trovava certamente in Italia. Un documento di quell'anno indica "magister Iohannes Stefani de Treuni de [D]Almatia, magister intagli lapidum" (Cordella, 1981) come autore dell'altare della Madonna della Palla nella chiesa di S. Giovanni a Norcia; l'altare, ornato di rilievi, si trova tuttora in situ, ma le due statue che ne facevano parte, S. Giovanni Battista e S. Giovanni Evangelista, sono nel Museo civico-diocesano di Norcia.
Morto nel 1471 il papa Paolo II, il nipote, cardinale Marco Barbo, ne ordinò nello stesso anno a Mino da Fiesole e al D. il monumento sepolcrale, da porsi nella basilica di S.Pietro (attualmente nelle grotte Vaticane).
Un'incisione illustrativa delle Vitae et res gestae pontificum Romanorum (Romae 1677) di A. Ciacconius (Chacón) tramanda l'aspetto originario, ora alterato, del monumento: una grande nicchia contenente il sarcofago e numerose sculture a tutto tondo e a bassorilievo. Il progetto, come molte delle sculture, è di Mino da Fiesole. Sicuramente del D., perché firmata, è la statua della Speranza, dal modellato morbido che sarà sempre tipico dello scultore. La maggior parte degli studiosi (Tschudi, 1883; Venturi, 1908; Donati, 1931; Prijatelj, 1959) gli attribuisce inoltre il sarcofago con la figura giacente del papa Paolo II e i bassorilievi con Dio padre fra angeli e la Resurrezione; alcuni (Tschudi, Prijatelj) anche altre figure tra le quali quelle di S. Marco e S. Matteo; è infine, ancora, da considerare del D. un frammento della tomba che si trova al Louvre (architrave con festoni, angeli e teste di leoni).
Nel tabernacolo della chiesa romana di S. Marco (sacrestia), eseguito da Mino da Fiesole circa il 1474, è riconoscibile la mano del D. nei bassorilievi di S. Giacomo e dei due Angeli. Nella tomba del cardinale Bartolomeo Roverella (morto nel 1476) di A. Bregno, nella chiesa di S. Clemente a Roma, sono del D. i rilievi che raffigurano rispettivamente la Madonna col Bambino fra angeli e Dio padre fra angeli (Prijatelj, 1959). Tra i frammenti della tomba del cardinale Bernardo Eroli, già in S.Pietro e ora nelle grotte Vaticane, vanno assegnati al D. il sarcofago con la figura giacente del defunto e i bassorilievi con Dio padre, S. Pietro e S. Paolo. Nelle grotte vaticane si trovano altri due bassorilievi (Dio padre fra angeli; Madonna fra angeli) attribuiti al D., come anche il bassorilievo con la Pietà nella chiesa di S. Agostino a Roma (Tschudi, 1883). Risale alla stessa epoca la statua di S. Giovanni Evangelista, firmata, nella cappella del beato Giovanni Ursino nel duomo di Traù, una delle migliori opere del D., fortemente pervasa di spirito umanistico.
A Roma gli vengono inoltre attribuiti i due portali del palazzo Venezia (su piazza Venezia e su via del Plebiscito), i pilastri della loggia di palazzetto Venezia, il palazzo Pichi in piazza Pollarola e a Corneto (oggi Tarquinia) il portale del palazzo Vitelleschi (Venturi, 1923, pp. 620-28).
Verso il 1485 il D. fu chiamato (Balogh, 1960) alla corte del re ungherese Mattia Corvino, centro vivacissimo di cultura umanistica. Con un atto di donazione, datato Vienna 25 luglio 1488, il re assegnava al D., come riconoscimento per l'opera svolta, un titolo nobiliare e il feudo di Majkovec (Maykovez) col relativo castello sul fiume Sava, di cui però egli non poté entrare in possesso (cfr. Schottmüller, 1913, p. 304).
L'opera più certa del D. in Ungheria è il bassorilievo con Madonna col Bambino e due sante, un tempo sull'altare della chiesa dei paolini a Diósgyöra e ora, assai danneggiato, nel Museo di belle arti a Budapest. A lui e ai suoi aiuti è anche attribuita (Meller, 1947; Dercsényi, 1951; Prijatelj, 1959; ma Balogh, 1950, la dà a Giovanni Ricci) la fontana della residenza estiva di Mattia Corvino a Vigegrad; frammenti deteriorati, ritrovati per via di scavo nel 1942, sono oggi in parte in situ e in parte nel museo di Višegrad: si tratta di lastre di marmo rosso che limitavano il bacino inferiore, con bassorilievi ornamentali e stemmi; di un bacino (il superiore) a conchiglie e di una composizione raffigurante Ercole con l'idra di Lerna. è convincente l'attribuzione al D. (Venturi, 1908) dei ritratti a rilievo del Re Mattia Corvino e della Regina Beatrice nel Museo di Budapest, mentre è molto discutibile quella del rilievo raffigurante sempre Mattia Corvino nel Kunsthistorisches Museum di Vienna. A certamente suo il rilievo che ritrae l'umanista Francesco Cinzio, ambasciatore alla corte di Mattia Corvino, oggi nel Victoria and Albert Museum di Londra.
Con la morte di Mattia Corvino (1490) cessò l'attività del D. in Ungheria, dove probabilmente egli aveva eseguito altre opere, in gran parte distrutte o disperse durante le invasioni turche. D'altra parte varie attribuzioni di sculture rinascimentali presenti qua e là in Ungheria (cfr. Banfi, 1933) non sono sufficientemente motivate.
Verso la fine del 1496 o agli inizi del 1497 il D. tornò in patria, dove è documentato. Nel 1498 un "Zuane" da Traù concluse un contratto per un altare in marmo per la Scuola di S. Marco a Venezia, che tuttavia non fu mai terminato (p. Paoletti, La Scuola Grande di S. Marco, Venezia 1929, pp. 44, 46-50; cfr. anche Balogh, 1960, p. 59). Sempre nel 1498 il D. esegui a Padova una delle sue opere più belle: una Madonna col Bambino (Padova, Museo civico) per il vescovo di Treviso Niccolò Franco.
Nel 1503, a Traù, "magister Ioannes marmoreus quondam Stephani Duknovich habitator Tragurii" offriva i propri servigi alla Repubblica di Ragusa che li rifiutava. Nel 1508 fu pagata la sua statua di S. Tommaso per la cappella del beato Giovanni Ursino nella cattedrale di Traù. Nel 1509 fu affidata all'"architetto Giovanni da Traù, città della Dalmazia", l'esecuzione del monumento sepolcrale del francescano beato Girolamo Gianelli nella cattedrale di Ancona, dove tuttora si trova (Venturi, 1908). Risale a quell'epoca il busto, eseguito a Venezia, di Carlo Zeno (Venezia, Museo Correr; attribuzione di Venturi, 1908, contraddetta da Mariacher, 1949).
L'ultima opera attribuita al D. è la pietra tombale del vescovo di Zagabria Luka Baratin (m. nel 1510), della quale si conservano frammenti nel Museo di storia di Zagabria (Prijatelj, 1959, pp. 294 s.).
Non sono noti né la data né il luogo della morte del D., avvenuta probabilmente intorno al 1510.
L'ultimo soggiorno del D. in patria ebbe conseguenze determinanti sullo sviluppo e sulla diffusione dello stile rinascimentale nella scultura e nell'architettura della Dalmazia centrale. Tracce della sua arte, dirette o indirette, sono reperibili in diversi monumenti sepolcrali a Spalato, nel convento di Poljud (Kečkemet, 1953) e a Traù: in particolare nel rilievo che ritrae l'umanista M. Sabellico nel piccolo palazzo Cippico, nel portale del palazzo grande della medesima famiglia, nella statua della Maddalena nel vicino convento di Drid (Fisković, 1957).
Bibl.: I. Kukuljević, Kroatisch-dalmatinische Künstler am Hofe des ungarischen Königs Mathias Corvinus, Agram 1860, ad nomen; Id., Leben südslawischer Künstler, Agram 1868, ad nomen; H. Tschudi, G. Dalmata, in Jahrbuch der königl. preuss. Kunstsammlungen, IV (1883), pp. 168-190; C. Fabriczy, G. Dalmata, ibid., XXII (1901), pp. 224-252; A. Venturi, Storia dell'arte ital., VI, Milano 1908, ad Indicem; VIII, 1, 1923, pp. 630-634; F. Schottmüller, in U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VIII, Leipzig 1913, pp. 303 s. (sub voce Dalmata, Giovanni); A. Schneider, Ivan D., in Savremenik (IlContemporaneo, Zagabria), 1914, 2, pp. 68-72; L. Donati, L'attività in Roma di G. Dalmata da Traù, in Arch. stor. per la Dalmazia, 1931, n. 59, pp. 522-534; n. 62, pp. 54-66; F. Banfi, Giovanni da Traù detto il Dalmata, ibid., 1933, n. 90, pp. 262-291; I. Delalle, Kipar Ivan D. (Lo scultore I. D.), in Novo Doba (L'epoca nuova, Spalato), 30 dic. 1933; J. Balogh, Uno sconosciuto scultore italiano presso il re Mattia Corvino, in Riv. d'arte, XV (1933), pp. 273 s.; R. Pallucchini, Icapolavori dei musei veneti, Venezia 1946, pp. 109 s.; P. Meller, La fontana di Mattia Corvino a Višegrad, in Annuario dell'Ist. ungherese di storia dell'arte (Firenze), I (1947), pp. 47-73; G. Mariacher, G. Dalmata "lo Schiavone", in Vernice (Trieste), IV (1949), 32, p. 8; J. Balogh, Die Ausgrabungen inVišegrad, in Österreichische Zeitschrift für Denkmalpflege, IV (1950), 3-4, pp. 47-50; C. Fisković, Djela… Ivana Duknovića u Trogiru (Opere di I. D. a Traù), in Historijski zbornik (Raccolta di studi storici), Zagreb 1950, pp. 233-239; D. Dercsényi, Visegrád müemlékei (Monumenti d'arte a Višegrad), Budapest 1951, passim; D. Kečkemet, Renesansnaklesarsko-kiparska djela u Splitu (Opere di scultori rinascimentali a Spalato), in Prilozi povijesti umjetnosti u Dalmaciji (Contributi alla storia dell'arte in Dalmazia), VII (1953), pp. 71-74; S. Antoljak, Novi podaci o trogirskim kiparima Ivanu Duknoviću i Jakovu (Nuovi dati su I. D. e Jakov, scultori di Traù), in Peristil, I (1954), pp. 167 ss.; M. Perlini, Biografia romanzata di G. D., in Riv. dalmatica, XXVI (1955), 4, pp. 55-65; K. Prijatelj, Portrett urelijefu Ivana Duknovića (I ritratti in rilievo di I. D.), in Peristil, II (1957), pp. 177 ss.; Id., Ivan D., Zagreb 1957; C. Fisković, I. von D. u zavičaju (I. D. in patria), in Bul. Instituta za likovnu umjetnostJugoslavenske akademije (Boll. dell'Ist. di belle arti dell'Accademia iugoslava), V (1957), I, pp. 28-32; K. Prijatelj, Profilo di G. D., in Arte antica e moderna, 1959, n. 7, pp. 283-297; J. Balogli, IohannesD. de Tragurio, in Acta historiae artium…, VII (1960), 1-2, pp. 51-78; C. Fisković, Ivan D. Dalmata, ibid., XIII (1967), 1-3, pp. 265-270; Id., Lascoperta del portale e del putto di Ivan D. a Trogir, in Actes du XXII Congrès int. d'histoire de l'art (1969), Budapest 1972, II, pp. 853-856; III, tav. 627; R. Cordella, Un'opera inedita di G. D. aNorcia (Umbria): L'altare della Madonna dellaPalla, in Acta historiae artium…, XXVII (1981), 3-4, pp. 233-246; Id., Aggiunta all'articolo Un'opera inedita di G. D., ibid., XXVIII (1982), 3-4, pp. 263 s.
D. Kečkemet