DONEGANI, Giovanni
Nato a Brescia nel 1753, fu avviato alla professione dal padre Giovanni Antonio; svolse un'intensa e molteplice attività costruttiva a Brescia e nel territorio dall'ottavo decennio del XVIII secolo al 1813, anno della sua morte.
Il progetto (178) per la casa padronale Almici, con annesso filatoio, sul canal Grande nei pressi di Brescia (via Carducci) costituisce la sua prima opera nota.
Tra l'ottavo e il nono decennio, con la scomparsa della precedente generazione di architetti bresciani, il D. assunse un ruolo rilevante e pressoché esclusivo, qualora si accettino le varie proposte attributive in aggiunta ai lavori sicuramente documentati, nell'ambito complessivo dell'edilizia locale.
In questo periodo realizzò (181) il palazzo Cavalli (via Fratelli Bandiera n. 9); successivamente realizzò la villa Brunelli di Bassano Bresciano (1780), la chiesa di S. Alessandro in Brescia (1785), la parrocchiale di Provaglio d'Iseo (iniziata nel 1794), i grandi palazzi Fenaroli in città (1794, via Grazie 19) ed a Tavernola, sulla riva bergamasca del lago d'Iseo (distrutto nel 1906). Altri importanti incarichi furono la ristrutturazione di palazzo Averoldi (1778-1791, contrada di S. Croce), la ricostruzione del ponte delle Crotte sul fiume Mella (1793) e del "pio luogo delle convertite", accanto alla chiesa della Carità (1795).
L'affermazione dei D. è confermata dalle nomine ad architetto del teatro degli Erranti nel 1792, in sostituzione di Antonio Marchetti, e ad accademico d'onore della Clementina di Bologna, riconoscimento accordato in coincidenza con la presentazione allo stesso istituto di un progetto per la cupola del duomo nuovo.
Al D. sono attribuiti, con diversi gradi di certezza, i maggiori palazzi edificati a Brescia alla fine del Settecento: Bocca (via Matteotti 25), Ippoliti (corso Magenta 26), Guaineri (via Moretto 27, 1795 c.), Maggi (ora Benasaglio, via Musei 50), Provaglio (via Monti 14/a, 1796), Mazzuchelli (via Moretto 33), Barboglio (piazza Martiri di Belfiore 3), Cavadini (via Gasparo da Salò 40). Ancora al D. si possono riferire i progetti per il giardino all'inglese della villa Cigola (ora Fenaroli) a Seniga, tra i primi esempi di questo tipo nel Bresciano.
Dal 1797 l'attività del D. proseguì senza rallentamenti e alla committenza nobiliare ed ecclesiastica si sostituì quella pubblica e borghese. L'amministrazione napoleonica gli affidò una lunga serie di incarichi per il riutilizzo dei conventi soppressi e per l'"ornato" e il "comodo" cittadino.
Durante la Repubblica cisalpina eseguì perizie d'estimo degli edifici demanializzati, dei ponti e dei porti sui fiumi Oglio e Chiese, consulenze relative alle fortificazioni; progettò in particolare la trasformazione dei conventi di S. Gaetano in ospedale militare (1797), di S. Maria di Pace e di S. Caterina in dogana (1798 e 1802), di S.Alessandro in "inanifattura d'armi" (1806). Si aggiunsero quindi analoghi incarichi per il trasferimento di istituti educativi nei complessi di S. Domenico (collegio Peroni, 1811-12, in collaborazione con l'architetto V. Berenzi) e delle Grazie (liceo dipartimentale, 1811). Fu inoltre direttore dei lavori per la costruzione della fonderia dei cannoni, progettata dal generale M. Beroaldi, a Caionvico, nei pressi di Brescia (l'edificio, di notevole ampiezza, fu attuato tra il 1807 e il 1810). Negli stessi anni disegnò i recinti cimiteriali di Brescia (lungo la via per Milano, 1807-1809; l'assetto monumentale odierno si deve a R. Vantini che subentrò al D. nel 1815) e dei Comuni limitrofi di Sant'Eufemia (1810-1812), di Roncadelle (1812) e di Mompiano (1810-1811), dall'interessante pianta ellittica.
Il D. ebbe inoltre un ruolo quasi esclusivo anche negli interventi di "pubblico decoro", tra i pochi attuati a Brescia durante il periodo napoleonico.
Su incarico della Municipalità, costruì la nuova cavallerizza nell'area di S.Domenico (1811-13), la fontana sul "passeggio" ricavato sugli spalti occidentali delle mura (1804-13; la fontana si trova oggi in piazza del duomo) e progettò (1804) il completamento dei portici lungo l'attuale via Dieci giornate, in corrispondenza dei tratti attraversati dalle contrade del duomo e di Paganora (uno realizzato postumo secondo i disegni del Donegani).Da segnalare ancora, in tema di edifici pubblici, i disegni per la ricostruzione del teatro degli Erranti (1806), poi affidato al milanese L. Canonica ma eseguito (1810) con la direzione dello stesso D., e quelli per la porta Pile (1812) sul lato settentrionale delle mura cittadine, tradizionalmente attribuiti a R. Vantini. La morte del D., avvenuta a Brescia il 9 nov. 1813, interruppe l'esecuzione della porta, che fu terminata nel 1818 da P. Corbolani senza modifiche sostanziali rispetto al progetto originale.
L'intensa attività professionale del D., a cui si aggiungono gli interventi nell'edilizia privata documentati nella deputazione all'Ornato, fu probabilmente svolta in collaborazione con il fratello Antonio (cfr. Donegani, famiglia, in questo Dizionario) e con i figli Carlo e Luigi, anche se i progetti portano la sola firma di Giovanni Donegani. La maggior parte dell'opera del D. appare quasi interamente assorbita da concrete esigenze costruttive; le realizzazioni con caratteristiche specificatamente architettoniche mostrano l'aggiornamento della tradizione barocca locale in senso neocinquecentesco. Il riferimento ai modelli palladiani nelle chiese di S. Alessandro e di Provaglio, l'aulica e severa facciata di palazzo Fenaroli, le citazioni da Sammicheli a porta Pile già preludono alla successiva stagione neoclassica di cui i figli Carlo e Luigi saranno validi esponenti.
Fonti e Bibl.: Brescia, Arch. stor. civico, reg. 1012, cc. 146, 274 e 275; reg. 1013, c. 92; Ibid., Teatro Grande, 13; Arch. di Stato di Brescia, Fondo Ospedale, Libro della Fabrica fatta fare da nobili signori Giuseppe e Faustino fratelli Chizzola ...; Ibid., Prefettura del Mella, 297; Ibid., Intendenza di Finanza, Demanio e Tasse, 24; Ibid., Delegazione provinciale, 3701; Ibid., Fondo Archivio del Comune di Brescia, R. XII, 2/1a; R. XVI, 14/1; R. XVII, 6/3b; R. XXIV, 9/1a e 10/1a; Ibid., Fondo Ufficiotecnico del ComunediBrescia, 81, 211 e 216; Arch. di Stato di Milano, Fondo ministero della Guerra, 95, 648 e 1234; Ibid., Fondo Studi, parte moderna, 726; Brescia, Arch. vescovile, disegni; P. Brognoli, Nuova guida di Brescia, Brescia 1826, p. 112; C. Quarenghi, Le fonderie di cannoni bresciane ai tempi della Repubblica veneta, Brescia 1870, pp. 20 s.; S. Fenaroli, Diz. degli artisti bresciani, Brescia 1877, p. 112; L. Fè d'Ostiani, Storia, tradizione e arte nelle vie di Brescia [1927], Brescia 1971, pp. 106, 116; L. Costanza Fattori, L'archit. dei secc. XIX e XX, in Storia di Brescia, IV, Brescia 1964, pp. 890 s.; C. Boselli, Asterischi bresciani: la decoraz. settecentesca di palazzo Averoldi in Brescia, in Arte lombarda, 1972, 37, pp. 96, 129; A. Fappani, Note stor. sulla chiesa della Carità, in Società per la storia della chiesa a Brescia, Fonti e documenti, II, Brescia 1974, pp. 37, 66; G. Panazza, in D. Allegri, Di mille fontane a Brescia, Brescia 1974, nn. 15, 37, 67, 124, 155, 249; F. Lechi, Le dimore bresciane in cinque secoli di storia, V, Brescia 1976, p. 189; VI, ibid. 1977, pp. 15, 88, 149, 219, 223, 292, 299, 384, 386 ss.; G. Lechi, Appendice n. 3: l'inventario Donegani ed i documenti relativi all'alienazione degli altari, arredi e paramenti, in San Salvatore, Materiali per un museo (catal.), II, Brescia 1978, pp. 115-125; S. Guerrini, Chiese bresciane dei secc. XVII-XVIII, Brescia 1981, p. 47; G. Panazza, Il volto stor. di Brescia (catal.), III, Brescia 1980, pp. 126, 274; IV, ibid. 1981, pp. 12, 43, 73, 93; V, ibid. 1986, pp. 10, 94, 102 s., 123; IlTeatro Grande di Brescia..., II, a cura di V. Frati, Brescia 1986, pp. 116, 130, 136 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IX, p. 439.