ANGUILLESI, Giovanni Domenico
Nato a Vicopisano (Pisa) il 28 apr. 1766 da famiglia assai modesta, trascorse gli anni della fanciullezza a Calcinaia, poi si trasferì nella vicina Pisa. Qui studiò al seminario arcivescovile e frequentò l'università, laureandosi nel 1785 in giurisprudenza, ma alla carriera forense preferì le lettere italiane e latine. Cominciò a collaborare al Giornale de' Letterati di mons. A. Fabroni; accolto poi nella scanzonata Accademia dei "Polentofagi", di cui faceva parte anche il poeta pisano Domenico Batacchi, suo amico, briosamente ne descrisse in versi i fasti (I costumi de' Polentofagi, Pisa 1816). Fu poeta talvolta ironico e mordace, tuttavia alieno da ogni volgarità, aulico, ma non servile; ebbe stile facile e piacevole e godé di una certa notorietà, tanto che alcuni suoi componimenti vennero inclusi nel Fiore della Poesia italiana del secolo XVIII (Londra 1802) e nel Fiorilegio poetico moderno (Milano 1822). Si conoscono varie raccolte delle sue poesie: Poesie (Pisa 1799), Poesie pubblicate in occasione delle nozze di S. Gucci (ibid. 1800), Poesie e poesie inedite (ibid. 1807), Poesie (ibid. 1818). Tentò anche con successo il genere sacro, verso il quale lo spingeva la sua profonda religiosità (Poesie sacre precedute da una notizia biografica e dall'elogio funebre dell'A...., Pisa 1833).
Tra la vasta produzione poetica dell'A. vale inoltre la pena di ricordare: Gli omaggi; cantata drammatica per il giorno natalizio di S.M. l'Imp. Napoleone (Firenze 1809), La vittoria polonica (ibid. 1812), I voti d'Alfea per la felicità di S.A.I. Elisa, Granduchessa di Tosc. (Pisa 1813), le Ottave pel ritorno in Toscana di S.A.I. e R. Ferdinando III (ibid. 1814) e Le corone; cantata drammatica (Livorno 1819). Una sua poesia in onore della "Venere" del Canova, giunta nel maggio del 1812 a Firenze per sostituirvi quella Medicea asportata dai Francesi, si trova in un opuscolo pubblicato a cura di G. Rosini, professore dell'ateneo pisano, per celebrare l'avvenimento (Per la Venere Italica scolpita da A. Canova, versi d'autori toscani, Pisa 1812).
Della poetessa pisana Maria Luisa Cicci, morta in giovane età nel 1794 ed alla quale era legato da profondo affetto, l'A. scrisse l'Elogio premesso all'edizione postuma delle poesie di lei (Parma 1796). Meritò gli elogi di S. Bettinelli per la sua Orazione politico-morale.... in occasione del rendimento di grazia... per la fortunata liberazione della Toscana dalle armi francesi (Pisa 1799) e le lodi di V. Monti per il Discorso accademico sulla vita e le opere di Maria Selvaggia Borghini, che l'A. pronunciò nel 1827 all'Accademia delle Belle Arti di Pisa, della quale era segretario, e che fu pubblicato l'anno successivo.
Per incarico di Elisa Baciocchi, granduchessa di Toscana, di cui fu segretario per la lingua italiana dal 1809 al 1813, l'A. prese a compilare le Notizie storiche dei palazzi e ville appartenenti all'i.r. corona di Toscana, stampate a Pisa nel 1815. Nel 1814 Gioacchino Murat lo nominò professore di letteratura latina all'università di Pisa, ma non entrò mai in possesso della cattedra, soppressa dal restaurato governo lorenese nel quadro del riordinamento degli studi universitari del granducato. Degno di menzione è anche il lavoro Notizie della beata Chiara Gambacorti, figlia di Pietro già signore di Pisa (Pisa 1830).
L'A. fece parte della Colonia arcadica pisana, detta "Alfea", col nome di "Aretalte Prienense" e nel 1811 fu ascritto, quale accademico corrispondente, all'Accademia della Crusca, riformata da Napoleone. Stimato, oltre che come uomo di lettere, per la sua probità e per le sue capacità amministrative, ricoprì varie cariche pubbliche, quali quella di cancelliere dell'Ufficio dei Fossi di Pisa e nel 1824 fu nominato cancelliere dell'università di Pisa. Morì a Pisa il 5 apr. 1833.
Bibl.: L. Della Fanteria, Elogio funebre di G. A. pisano, Pisa 1833; F. Becchi, Elogio di G. A. detto da F. B. nell'adunanza tenuta dall'Accad. d. Crusca la mattina del 10 sett.1833, in Nuovo Giornale de' Letterati, XXXII (Pisa 1836), pp. 186-189; D. Moreni, Bibliografia storico-ragionata della Toscana, I, Firenze 1805, p. 40; V. Monti, Epistolario, in Opere, VI, Milano 1842, pp. 332-338 (contiene 5 lettere del Monti all'A.); F. Inghirami, Storia della Toscana, XII, Firenze 1843, pp. 113 s.; A. Zobi, Storia civile della Toscana dal 1737 al 1848, III,Firenze 1851, p. 352 (Appendice); D. Müller, Biografie autografe ed inedite di illustri italiani, Torino 1853, pp. 22-29; G. Menicucci, Un lirico pisano del Settecento, in La Rass. naz.,s. 3, LII (1930), pp. 124-132; V. Salvestrini, Il Gioco del Ponte di Pisa, saggio bibliografico, Pisa 1933, pp. 7, 31, 91, 100, 102, 175; N. Cataregli, La scuola media in Pisa, in Bollett. stor. pisano, n.s., VII (1938), p. 51, nota 5; G. Mazzatinti, Inventario dei Mss. delle Biblioteche d'Italia, LII, p. 184 (mss. Bibl. Oliveriana di Pesaro, 1899, 1, 10: 2 lettere dell'A. a F. Cassi, letterato pesarese che tradusse la Farsalia di Lucano).