DAVID, Giovanni
Figlio di Paolo (decoratore di tessuti, morto a Sampierdarena nel 1785) e di Maria Antonia Radavero, nacque a Cabella Ligure (Alessandria) nel 1743.
Si conoscono poche notizie sulla sua vita e sulla sua attività, ed in gran parte queste risalgono alla biografia dell'Alizeri. Lo storico ottocentesco riferisce, pur in forma dubitativa, di una sua prima formazione presso l'Accademia ligustica di Genova: tuttavia la mancanza di un qualsiasi riscontro in proposito (rilevata peraltro dallo stesso Alizeri) rende poco verosimile l'indicazione. Del resto, la formazione e gran parte dell'attività stessa del D. si svolgono al di fuori dell'ambito genovese, a seguito dei suoi stretti rapporti con la famiglia Durazzo: rapporti che gli permettono di viaggiare non solo in Italia, ma all'estero.
A parte un documento che lo attesta a Genova nel 1769 (è padrino al battesimo del fratello minore Anton Giuseppe: cfr. Alizeri), le prime notizie che si hanno sulla sua attività lo dicono presso Domenico Corvi intorno al 1770, a Roma, dove aveva avuto modo di recarsi sempre grazie al mecenatismo dei Durazzo. Qui dovette trattenersi fino al 1775, se in questo anno ricevette il premio Balestra per la pittura dell'Accademia di S. Luca. Al periodo romano, peraltro non documentato da opere certe, può forse essere assegnato il disegno acquerellato Sotterraneo con tombe, che sembra indulgere al gusto rovinistico in voga nella capitale in quegli anni (Genova, Civica Raccolta dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso; Sborgi, 1975, p. 51). In ogni caso, sempre nel 1775, è già documentato a Venezia dove si trattiene alcuni anni: sono datate infatti 1775 una serie di acquaforti con diversi soggetti, maschere, personaggi popolari, ecc.; una serie di queste si conserva a Genova in coll. privata (cfr. Sborgi, 1975, pp. 60 ss.), dedicate al Corvi, di cui il D. si dichiara allievo "Divers/Portraits/gravés a l'eauforte / et dediés / à M. Dominique Corvi/Peintre Celebre/par jean David Genois/Son Eleve/A Venise 1775") nel frontespizio; nelle collez. dell'Albertina di Vienna si trova una allegoria di Giacomo Durazzo, datata Venezia 1775.
Il soggiorno veneziano, che si svolse sotto la protezione di Giacomo Durazzo, ambasciatore imperiale a Venezia, è caratterizzato soprattutto dallo studio della pittura veneta (di cui porterà traccia nella successiva attività sia per il gusto dei grandi impianti compositivi, sia per un notevole interesse per i valori cromatici: in parte contrapponendosi alla cultura classicista italiana di quegli anni) e da una larga attività come incisore all'acquaforte e all'acquatinta, attività che lo vede sensibile sia all'immediatezza del segno che la tecnica stessa comporta, sia alla resa pittorica ottenuta con un uso molto suggestivo della tecnica dell'acquatinta.
Fra le opere di questo genere si ricordano la serie raffigurante i dipinti del Mantegna agli Eremitani a Padova, dedicata al Durazzo (Alizeri; non se ne conoscono esemplari), una trascrizione dell'Adorazione dei magi del Dossi (1776) ed una serie di soggetti storicomitologici, dedicati alla contessa Emestina di Weissenwolf, moglie del Durazzo (Alizeri), che comprendeva fra l'altro il Sacrificio di Polissena, Ifigenia e Oreste in Tauride, Mercurio uccide Argo, un Baccanale (Vino pellite curas), La storia di Isabella (dal canto XXIX dell'Orlando furioso) e un Dedalo e Icaro: di quest'ultimo si conserva un esemplare presso la Civica Raccolta dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso a Genova, che mostra chiaramente la vicinanza con l'incisione veneta settecentesca (Sborgi, 1975, p. 53).
Al 1776 risale anche una curiosa Crocefissione con schiavi in catena, all'acquaforte, peraltro eseguita a Genova ("David Gen. Inv. fecit Genuae 1776"; Genova, Civica Raccolta dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso): il che indicherebbe che il soggiorno veneziano dovette essere interrotto da ritorni in patria. A questo soggetto deve essere probabilmente riferito uno Studio di ritratto dinegro (Genova, coll. privata; Sborgi, 1975).
Dell'ampia attività grafica si ricordano ancora, fra le opere citate dall'Alizeri come esempio di commistione della tecnica dell'acquaforte e di quella dell'acquatinta, i seguenti soggetti, di cui peraltro non si conoscono esemplari: Due femmine che sacrificano presso a un tripode, L'ancella di Pilato che tenta S. Pietro, Lucrezia che stringe il pugnale, Idillio di putti che recano offerte alla statua di Iside, La Statuaria, La Pittura (una Allegoria della pittura, acquaforte; si conserva a Genova in coll. privata: sembra peraltro difficilmente identificabile con quella citata dall'Alizeri, sia per a tecnica, sia per il formato relativamente grande; l'Alizeri indica infatti le opere citate come di piccolo formato; cfr. Sborgi, 1975, p. 53).
Unico soggetto fra quelli citati dall'Alizeri di cui si siano conservati esemplari, è Giocatoridi dadi (Genova, Raccolte dell'Accademia ligustica; Sborgi, 1975, p. 52).
Questi soggetti non sono esplicitamente assegnati dall'Alizeri al periodo veneziano, anche se in gran parte debbono essere forse attribuiti a quel momento. Sicuramente assegnabile invece a questo periodo - caratterizzato soprattutto dalla grafica, anche se si ha notizia di una attività del D. come pittore di scenografle per il teatro della Fenice (Alizeri) - è un frontespizio raffigurante il palazzo Durazzo a Venezia eseguito dal D. per le incisioni di Giulio Campiccioli, su disegni del Ricci, dedicate al Durazzo dall'editore Teodoro Viero (Alizeri).
Tornato a Genova alla fine degli anni Settanta, vi rimase fino alla morte, pur interrompendo il soggiorno in patria con numerosi viaggi all'estero, in Francia, in Inghilterra e in Olanda (a un soggiorno olandese è forse da riferirsi l'acquaforte e acquatinta con Fumatore di pipa, da Teniers, in coll. privata a Genova; cfr. Sborgi, 1975, p. 52: interessante anticipazione per l'Italia di un gusto per il genere fiammingo e olandese, che si svilupperà soprattutto nel XIX secolo).
È in ogni caso dal suo rientro a Genova che si hanno notizie più specifiche sull'attività pittorica che dovette affiancare quella grafica.
Il suo rientro è caratterizzato da opere di grande impegno: innanzitutto la grande tela con Labattagliadella Meloria eseguita nel 1778 - auspici i Durazzo - per il salone del Maggior Consiglio in palazzo ducale. Di questo dipinto - ancora in loco -, memore nell'impianto e nel ricco cromatismo dell'esperienza veneta, esiste un bozzetto presso la Galleria nazionale di palazzo reale a Genova (ex palazzo Durazzo). Qui si conserva anche un altro bozzetto realizzato in vista della decorazione del palazzo ducale, raffigurante Il doge Montaldo e i Lusignani: il bozzetto resta solo come documento dell'idea decorativa dei D., in quanto Sli fu preferito, nella realizzazione finale, un dipinto di analogo soggetto di E. Tagliafichi.
In questi stessi anni, e comunque prima del 1780 (Alizeri), il D. esegue la decorazione per la distrutta chiesa di S. Maria del Rifugio, insieme al quadraturista Nicola Rossi: fra i temi ricordati dalle fonti erano Santi in contemplazione della Vergine, Le opere di misericordia. Dell'intervento del D. presso il convento del Rifugio delle suore brignoline resta una tela con Maria venerata dalle suore brignoline vestite dei primitivi costumi, presso l'attuale sede dell'Ordine a Genova. Conservato in loco è anche il grande dipinto con La presentazione al tempio, eseguito fra il 1783 ed il 1785 per il coro della chiesa di S. Maria delle Vigne a Genova.
Fra i dipinti a tematica religiosa eseguiti negli ultimi anni di vita restano ancora nella chiesa del Carmine a Genova due grandi tele raffiguranti episodi della vita di s. Agnese (Supplizio della santa, Rifiuto di principesche nozze),che facevano parte di un più ampio complesso decorativo per la distrutta chiesa di S. Agnese, comprendente, oltre a due altri dipinti, gli affreschi del coro.
I due dipinti superstiti, caratterizzati da forti contrasti di luce oltre che da un sottile patetismo che prelude ad atmosfere preromantiche, furono terminati, alla morte del pittore, da C. F. Baratta e furono presentati al pubblico insieme alle altre opere il 21 genn. 1791, con una solenne cerimonia.
Fra le opere genovesi non datate va ancora ricordato il bell'Autoritratto di gusto settecentesco, su tela (Genova, Galleria nazionale di palazzo reale), e una serie di sei grandi acquerelli su carta con Scene mitologiche (Genova, coll. privata; già Genova, palazzo Podestà Bruzzo; cfr. Sborgi, 1975, pp. 56-59), in cui si uniscono componenti venete - particolarmente nell'impianto scenografico - a una nuova sensibilità coloristica che prelude ad un'emotività romantica, come è quella ad es., di un Giani (gli acquerelli, non citati dalle fonti, gli sono stati attribuiti: Pesenti, 1971).
La difficoltà di rinvenire opere di questo artista, che mostra implicazioni culturali ben più ampie di quanto non testimonino le fonti, comporta una oggettiva difflicoltà di una più precisa messa a fuoco della sua personalità. La presenza di ben venticinque opere alla mostra sul Neoclassicismo e romanticismo in Liguria (1975) ha costituito un primo contributo alla ricostruzione della sua attività.
Fra esse, oltre a quelle citate, ricorderemo ancora l'acquerello con Antonio e Cleopatra (Genova, Civica Raccolta dei disegni e delle stampe di Palazzo Rosso), ricco di contrasti luministici, non immemore di esperienze francesi (Robert, ad es., nell'accentuazione fantastica dell'atmosfera della scena); il disegno commemorativo del cenotafio per i Funerali di Carlo III (Genova, coll. privata) in cui. si compongono effetti di contrastata e visionaria scenografia a un bozzettismo settecentesco nei personaggi che richiamano le acqueforti veneziane (il disegno fu trasposto in incisione da G. B. Gnecco; è datato 1789); e, infine, l'acquaforte con il Ritrattodel conte Giacomo Durazzo (che, come l'Antonio e Cleopatra, è conservato a Genova presso la Civica Raccolta dei disegni e delle stampe di palazzo Rosso).
Il D. morì a Genova per apoplessia il 25 genn. 1790 e fu sepolto nella chiesa di S. Sisto.
Fonti e Bibl.: F. Alizeri, Notizie dei professori del disegno..., I,Genova 1864, pp. 358-88; O. Grosso, Mostra [a Genova] di pittori liguri dell'Ottocento (catal.), Milano 1938, p. 31; F. R. Pesenti, in La pittura a Genova e in Liguria, II, Genova 1971, pp. 403 ss.; M. Newcome, Genoese Baroque Drawings (catalogo), Binghamton, N. Y., 1972, p. 56; C. Maltese, Appunti per una storia del neoclassicismo in Liguria, in Neoclassicismo. Atti del Convegno internazionale (Londra 1971), Genova 1973, p. 79; F. Sborgi, Pittura e cult. artistica nell'Accademia Ligustica..., Genova 1974, p. 34, n. 69; Id., 1770/1860. Pittura neoclassica e romantica in Liguria (catal.), Genova 1975, pp. 49-63; G. B. Riccardo Magaglio, Le genovesi Brignoline nel 35° anniversario della loro fondazione, Genova 1981, pp. 32, 114; C. Lazzaro, Eighteenth Cent. Ital. Prints., Stanford, Cal., 1981, ad Indicem; U. Thierne-R Becker, Künstlerlexikon, VIII, p. 455.