CINI, Giovanni
Figlio di Lorenzo, menzionato dagli eruditi secenteschi senesi con il soprannome di Bigio (Mancini, Ragguaglio) o di Tozzo (Id., Considerazioni; nel Chigi è Trezzo), appellativo quest'ultimo che spesso fu usato anche per designare l'architetto Anton Maria Lari, è noto dai documenti fino ad ora conosciuti solo con il nome "Giovanni di Lorenzo". Il cognome Cini appare per la prima volta nel Faluschi (1815) ed è ripetuto poi da tutti gli scrittori successivi.
Le notizie sulla vita di questo pittore si trovano principalmente nei documenti e nelle indicazioni del manoscritto del Romagnoli, secondo il quale (c. 397) il C. avrebbe effettuato nel 1483 una vendita per 14 fiorini a Mino di Brunetto, e nel 1488 avrebbe dipinto, verosimilmente per la Repubblica senese, lo Stendardo della Libertà (la notizia è ripresa dal Della-Valle). L'attività del C. come pittore di bandiere e stendardi dovette occupare l'intero arco della sua operatività: nel 1525 sono registrati (ibid.) due pagamenti di 70 e 56 lire per un gonfalone; il 27 apr. 1526 ebbe dalla Repubblica 7 scudi per uno stendardo dipinto per il funerale di Marsilio del Collecchio, e tra il 7 e il 10 luglio ricevette complessivamente 43 scudi "per dipentura del gonfalone di Nostra Donna" e per altre bandiere (cc. 398-400). Nel 1528 restaurò, per un compenso di 12 lire, lo Stendardo della Libertà;il12 febbr. 1531 ebbe dal Comune 18 scudi "pro pretio et mercede picture bandierarum" (cc. 400 s.), e il 30 agosto dello stesso anno fu pagato dalla contrada di Salicotto "per dipentura di una bandiera del Lionfante, fatta più tempo fa" (Borghesi-Banchi, 1898, p. 435). Nel '42 e '43 fu pagato per lo stendardo dei capitani di giustizia succedutisi in quegli anni, Francesco Sfrondato cremonese e Francesco Grassi milanese (Romagnoli, cc. 410 s.); nel 1545 dipinse ancora un gonfalone e bandiere per la Repubblica (Pini-Milanesi, 1876). Il C. collaborò alla pittura degli apparati per la venuta a Siena di Carlo V nel 1536 e, l'anno seguente, per la visita di Margherita d'Austria vedova di Alessandro de' Medici (Romagnoli, cc. 409 s.; Pini-Milanesi).
Il C. appartenne alla contrada di Salicotto, della quale fu anche vessillifero nel 1526 e capitano nel 1531 (Romagnoli, cc. 405, 408), anno in cui fu pure uno dei soprastanti alla costruzione dell'oratorio di S. Giacomo in Salicotto (Borghesi-Banchi, p. 435). Tra i confratelli di questa Compagnia di S. Giacomo il C. è ricordato nel Libro di entrata e uscita, pressoché ininterrottamente, dal 1536 (il 25 luglio è registrata una sua oblazione di 7 lire e 8 soldi "per dare principio a chamare e fondamenti di detta chompagnia", c. 7r) al 1547, anche con il ruolo di revisore dei conti.
Piuttosto stretti fuxono i rapporti del C. con l'ambiente artistico senese, allora dominato dal Sodoma e dal Beccafumi: quest'ultimo nel 1527 lo nominò proprio perito (l'altro, designato dal Comune, era il Sodoma) per valutare il prezzo di certe pitture eseguite per Francesco Petrucci (Milanesi, 1856). Il 25 aprile del 1536, insieme col Beccafumi, il C. determino il compenso di un cataletto dipinto da Bartolomeo di David per la Compagnia, di S. Onofrio (Borghesi-Banchi, 1898, pp. 468-470). Tra febbraio e marzo 1539, Per incarico del Concistoro della Repubblica, stimò l'affresco del Sodoma (per il quale era consulente Bartolomeo di David) sull'altare della cappella di Piazza (ibid., pp. 470 s.; l'anno è erroneamente detto 1538 dal Romagnoli, c- 413, e dal Pini-Milanesi, 1876).
Del C. restano due opere, entrambe documentate. La più nota è una grande tavola in S. Martino raffigurante La Vergine che protegge Siena nella battaglia di Porta Camollia (vinta dai Senesi contro le forze fiorentine e papali il 25 luglio 1526).
Per questo dipinto, commissionato dalla Repubblica a celebrazione della vittoria, i pagamenti occupano anche tutto il 1527, fino a che l'opera fu stimata l'11 febbr. 1530 dal Beccafumi e da Bartolomeo di David (Borghesi-Banchi, 1898, pp. 434 s.; in questo lavoro, stando al Romagnoli [1836 e 1840], il C. avrebbe avuto come aiuto un Vincenzo di maestro Pietro).
L'altra è una tavola già sull'altare maggiore, e ora sull'altare destro, dall'oratorio di S. Giacomo in Salicotto, raffigurante La Vergine tra i ss. Giacomo e Cristoforo, per la quale il 14 sett. 1545 il C. ricevette 4 lire "per chomprare ciento peze d'oro per metare i ne la tavola di nostra Chonpagnia" (Borghesi-Banchi, 1898, p. 435). Questa immagine fu incisa (1738) dal padre A. Pazzi. Oltre a queste opere certe, sono state convincentemente attribuite al C. (Carli, 1950) due tavolette esistenti nell'Arch. di Stato di Siena, raffiguranti l'una la Vittoria di Porta Camollia (Gabella, 1527) e l'altra l'Incoronazione pontificale di Paolo III (Biccherna, 1535). Al Romagnoli (c. 404) si deve inoltre l'ipotesi che il C. sia stato aiuto del Beccafumi negli affreschi del palazzo Bindi Sergardi: ma di ciò non vi sono tracce documentarie né indicazioni stilistiche.
Sempre il manoscritto del Romagnoli fornisce qualche altra scarna notizia su acquisti fatti dal C.: nel 1526 per 110 fiorini da Lionardo Lucarini legnaiolo (c. 398) e nel 1535 per 355 fiorini da Giovanni de' Salvestri (c. 408); nel 1546 fu accolta una sua domanda di comprare "una certa stradella presso la sua possessione di Maggiano" (c. 412). Sappiamo poi che nel 1536 il C. aveva la propria bottega alla Bocca del Casato (Borghesi-Banchi, p. 469) e che abitava in Salicotto nel 1539 (ibid., p. 471).
Non si conosce la data della morte: per il Pini-Milanesi l'ultima memoria risale al 1546, ma il citato Libro della Compagnia di S. Giacomo attesta (c. 169r) che il C. era ancora vivente l'8 maggio 1547, Nello stesso registro (c. 21v) è annotata, in data 2 ag. 1564, una oblazione di 4 lire "per la buona memoria di Giovanni di Lorenzo dipentore".
Fonti e Bibl.: Siena, Bibl. com. degli Intronati, ms. A. I. 23: Libro di entrata e uscita della Compagnia di S. Giacomo in Salicotto, cc. 7r-8v, 9v, 13v, 14v s., 21v e passim da c. 154r a c. 169r; Ibid., ms. C.IV.18: G. Mancini, Breve ragguaglio delle cose di Siena [1618-25], c. 55v; Ibid., ms. L.II.5: E. Romagnoli, Biografia cronologica de' bellartisti senesi [1830-1838] (copia anastatica, Firenze 1976), V, cc. 395-413; G. Mancini, Considerazioni sulla pittura... [1617-1621], a cura di A. Marucchi-L. Salerno, I, Roma 1956, pp. 92, 196, 334; F. Chigi, Elenco delle pitture, sculture e architetture di Siena [1625-26], a cura di P. Bacci, in Bull. senese di storia patria, n.s., X (1939), p. 316; G. Della Valle, Lettere sanesi, II, Roma 1785, p. 237; III, Roma 1786, p. 301; G. Faluschi, Relazione delle cose più notabili della città di Siena, Siena 1915, pp. 101 s., 104; Nuova guida della città di Siena per gli amatori delle belle arti, Siena 1822, pp. 90-92; E. Romagnoli, Cenni storico-artistici di Siena e de' suoi suburbj, Siena 1836, pp. 38 s.; Id., Cenni storico-artistici di Siena e suoi suburbii, Siena 1840, p. 32; G. Milanesi, Documenti per la storia dell'arte senese, III, Siena 1856, pp. 101-103; [E. Micheli], Guida artist. della città e contorni di Siena, Siena 1863, p. 73; C.Pini-G. Milanesi, La scrittura degli artisti italiani, II, Firenze 1876, n. 141; G. Frizzoni, Arte italiana del Rinascimento, Milano 1891, p. 180; S. Borghesi-L. Banchi, Nuovidocumenti per la storia dell'arte senese, Siena 1898, pp. 434 s., 468-471; A. Lisini, Le tavolette dipinte di Biccherna e di Gabella nel R. Arch. di Stato in Siena, Siena 1901, p. 68; [C. Ricci], Catalogo della mostra dell'antica arte senese, Siena 1904, p. 288; E. Carli, Le tavolette di Biccherna e di altri uffici dello Stato di Siena, Firenze 1950, pp. 74, 77; U. Morandi, Le Biccherne senesi, Bergamo 1964, pp. 128, 134; D. Sanminiatelli, Domenico Beccafumi, Milano 1967, pp. 43, 53 s., ss; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 607 s.