CASONI, Giovanni
Nacque a Venezia il 15 genn. 1783 da Francesco e Laura Griselini. Autodidatta per la sua cultura storica e letteraria, ebbe invece come guida l'ingegner Giovin-Manocchi e l'architetto Corbolin nello studio e la pratica dell'agrimensura prima, e poi dell'ingegneri. Cultore della matematica e della fisica, si specializzò ben presto in idraulica, prestando la sua opera ai vari governi succedutisi a Venezia, da tutti stimato per le elevate capacità tecniche e l'appassionata dedizione alla professione. Il 5 ag. 1812 il ministero della Guerra e della Marina del Regno italico lo incaricò di compilare una proposta di fabbriche per la marina militare e nel 1818 il Consiglio aulico di guerra del nuovo governo austriaco lo nominò architetto dell'l. R. Marina. Ingegnere idraulico di marina dal 1841, nel 1852 divenne direttore di tutte le fabbriche marittime di Venezia; sono di questi anni alcuni scritti, tutt'ora utilizzabili, sul porto di Malamocco, sulle correnti marine delle lagune venete e sulle dispute insorte a Venezia nel 1789-1792 per la regolazione del fiume Brenta.
Intelligente custode e lettore delle opere di Francesco Griselini, suo parente per parte di madre, e grande amico dell'erudito Emanuele Cicogna, il C. fu tratto dal suo stesso lavoro e dal vivo amor patrio a occuparsi della storia veneziana. Studiava architettura, numismatica, arte militare, raccoglieva libri e manoscritti rari, stampe, carte nautiche e fluviali, alternando l'attività all'Arsenale con la ricerca e la pubblicazione erudita. Sulle Memorie dell'Istituto veneto di scienze, lettere ed arti pubblicò un gran numero di dissertazioni su vari argomenti; scrisse i Cenni sulla congiura dì Boemondo Tiepolo (Venezia 1842)e alcune biografie, non facilmente identificabili perché redatte in collaborazione, nella Storia dei Dogi di Venezia corredata dei 120 ritratti de' medesimi, e delle monete e medaglie coniate sotto il loro ducato (Venezia 1857 e 1865), lavori peraltro piuttosto modesti.
Il breve opuscolo su La peste di Venezia nel MDCXXX. Origine della erezione del tempio a S. Maria della Salute (Venezia 1830), pur tecnicamente preciso, è fastidioso nella sua retorica encomiastica verso Venezia e la Madonna. Brillanti invece e ancora utili per gli studi storici gli scritti su argomenti in cui più puntuale era la sua competenza tecnica, come la Guida per l'Arsenale di Venezia (Venezia 1829)e il saggio sull'esercito e la marina dei Veneziani inserito nel volume miscellaneo (I, 2) Venezia e le sue lagune (Venezia 1847), un'opera donata dal comune di Venezia agli scienziati italiani riuniti per il IX congresso (settembre 1847).
La sua curiosità erudita, sorretta da un'entusiastica ammirazione per il glorioso passato della Repubblica veneta, tanto rimpianto perché in contrasto con la contemporanea dominazione austriaca, si allargava a molti settori: i teatri, le iscrizioni funebri nelle chiese, i giochi, la traslazione dei resti 'di Sarpi.
Il suo attaccamento alla patria veneziana, più forse che una convinta adesione agli ideali nazionali, lo spinse a dare la sua adesione alla rivoluzione del 1848-49. Eletto all'Assemblea provinciale, partecipò attivamente alla resistenza militare durante l'assedio, mettendo a disposizione le sue competenze tecniche per i lavori delle barricate e il minamento dei ponti; un decreto del 14 giugno 1849 testimonia l'apprezzamento del governo provvisorio per la sua opera. Rientrati gli Austriaci, il Comando superiore d'inchiesta, su parere della Commissione di inquisizione degli ufficiali e impiegati di marina, lo destituì dall'impiego, benché riconoscesse che egli, pur convinto patriota, aveva militato nel partito moderato e in nessuna occasione "né con fatti né con scritti" si era mostrato particolarmente "ostile al legittimo governo" (Rigobon, p. 65).
Le pressioni di amici influenti, ma senza dubbio anche il desiderio del governo di non lasciare inutilizzate le sue non comuni Capacità tecniche, indussero il Comando superiore di marina a riassumerlo poco tempo dopo, sia pure solo come impiegato provvisorio; nel 1852 fu reintegrato nel suo posto di ingegnere idraulico e direttore del personale delle fabbriche.
Nel 1856 ottenne la designazione a ingegnere superiore e direttore del Museo di marina a Venezia; era l'occasione da tempo attesa per coltivare in pace i prediletti studi di idraulica e di storia della marina veneziana, ma pochi mesi dopo, il 30 (0 31) genn. 1857 morì, lasciando al Cicogna tutto il suo prezioso patrimonio di manoscritti, monete e carte.
Fonti e Bibl.: Venezia, Civico Museo Correr, cod. Cicogna 3659/i; Necrologia dell'ingegnere G. C., in Spettatore (Firenze), 15 febbr. 1857; E. A. Cicogna, Saggio di bibliogr. veneziana, Venezia 1847, pp. 99, 170, 210, 227, 306, 322, 438, 496, 517, 606, 620, 652, 653, 679, 680, 681, 715, 721, 722, 724, 748, 773; G. Dandolo, La caduta della Repubblica di Venezia ed i suoi ultimi cinquant'anni. Studii storici, Venezia 1855, II, p. 466; G. Nanias, Cenni stor. sopra G. C., in Atti dell'I.R. Istituto veneto di scienze, lettere ed arti, s. 3, II (1856-1857), pp. 175-186; (con elenco dettagliato di tutti i suoi scritti); C. A. Radaelli, Storia dell'assedio di Venezia negli anni 1848-1849, Venezia 1875, p. 538; G. Soranzo, Bibliografia veneziana..., Venezia 1885, pp. 272, 636, 638; C. Frati, La Biblioteca Marciana nel triennio 1909-1911, in Ateneo veneto, XXXV (1912), p. 166; G. Brognoligo, Appunti per la storia della cultura in Italia nella seconda metà del sec. XIX, VI, La cultura veneta. Gli studi stor. veneziani e la R. Deputaz. di storia patria, in La critica, XX (1922), p. 215; P. Rigobon, Gli eletti alle Assemblee venez. del 1848-49, Venezia 1950, pp. 64-66.