BRUGNONE, Giovanni
Nato a Ricaldone (Alessandria) il 27 ag. 1741, nel 1758 fu ammesso per concorso al collegio delle Province di Torino per seguire icorsi di medicina e chirurgia. Si pose subito in luce con alcune ricerche veterinarie e nel marzo del 1764, all'atto della laurea, fu aggregato al collegio chirurgico. In quegli stessi mesi il re Carlo Emanuele III stava maturando il progetto di inviare in Francia alcuni giovani clinici perché si specializzassero in veterinaria; al loro ritorno, il sovrano avrebbe aperto una scuola veterinaria di cui sarebbero stati gli insegnanti. Dei medici destinati a tale esperienza, pare che soltanto il B. rispondesse alle aspettative; in Francia studiò per cinque anni, tre a Lione e due ad Alfort, ove ebbe per maestro il più noto veterinario francese dell'epoca, il Bourgelat, che al termine degli studi gli rilasciò una attestazione di merito. Tornato a Torino nel luglio del 1769, il B. fu nominato direttore della neonata scuola veterinaria. In questa carica rimase molti anni, anche dopo che il re Vittorio Amedeo III spostò la scuola a Chivasso, presso la sede della mandria regia. Il re progettò anche di ampliarla, innalzandolaal grado di collegio universitario, ma la bufera rivoluzionaria spazzo via questi disegni, causando anche la temporanea chiusura della scuola. In quegli anni l'insegnamento non fu l'unica attività del B., che le affiaúcò la docenza universitaria e la produzione scientifica, oltre a una ricca attività professionale. Nel 1780 fu professore sostituto di chirurgia a Torino, e in seguito ordinario di anatomia pratica e comparata; fa inoltre consulente del magistrato di Sanità in tutti i casi di epidemie umane o animali. Le sue pubblicazioni comprendono trattatelli di argomento veterinario e comunicazioni accademiche su svariati argomenti biologici, stampate nelle Memorie dell'Accademia delle scienze di Torino. Tra i primi si possono ricordare La mascalcia,ossia la medicina veterinaria ridotta ai suoi veri principi (Torino 1774), e il Trattato delle razze de' cavalli (Torino 1781), tradotto poi in tedesco (Praga 1790) e francese (Parigi 1802). Tra le seconde: De testium in foetu positu,de eorum in scrotum descensu; Observations anatomiques sur les vésicules seminales; De ovariis,eorumque corpore luteo,observationes anatomicae; Observations mvologiques (comprese nei volumi VIII, IX e XII delle Memorie citate).
Non si può attribuire al B. alcuna scoperta importante, e i suoi scritti hanno per lo più intento e tono espositivi. Tuttavia in essi si rinvengono anche analisi di avanguardia per l'epoca, come quelle sulle anomalie dei muscoli di certi animali, sul corpo luteo nelle ovaie delle mule, sugli organi digestivi e respiratori. Le ricerche sulla anatomia e posizione dei testicoli nel feto, pur se dettero origine a contestazioni, furono condotte con notevole precisione, meritandogli l'elogio del De Renzi. Il B. fu anche tra i pionieri italiani negli studi sulla vaccinazione, anche se verso di essa assunse un atteggiamento negativo, che destò polemiche. Nel complesso, è giusto ricordare che alcune tesi del B. incontrarono opposizione e smentita nello stesso ambiente piemontese (si veda V. Luciano). Tuttavia, in un'ottica storiografica e non specialistica, va notato che con i suoi scritti pur lacunosi ed inesatti il B. adempiva a un ruolo di precursore, introducendo nell'area italiana metodi e concetti nuovi e creando le basi di una letteratura veterinaria moderna.
Un certo interesse dovevano presentare alcune sue opere rimaste inedite, come la Anatomia comparata dei quadrupedi domestici e la Giurisprudenza veterinaria, da diversi, ma senza esito, ritenuta meritevole di pubblicazione postuma. Il B. si interessò anche di botanica, ed in collaborazione con un altro studioso, il Buniva, pubblicò un catalogo della flora piemontese col titolo Nomenclator linnaeanus florae pedemontanae, pubblicato a Torino nel 1790. Altra fatica, che lo impegnò per anni, fu l'edizione compiuta col collega G. A. Penchienati delle opere chirurgiche del loro maestro A. Bertrandi, edite a Torino in 14volumi tra il 1786 ed il 1802.
Con gli anni, il B. si creò vasta notorietà negli ambienti scientifici, diventando membro di società culturali, quali l'Accademia delle scienze di Torino, la R. Società agraria, l'Istituto di Francia, la Società veneta di medicina. L'appartenenza a quest'ultima, sospettata dalle autorità austriache di essere un centro sovversivo, può forse spiegare alcuni avvenimenti dei suoi ultimi anni. Quando il Piemonte fu occupato dai Francesi, essi organizzarono una scuola veterinaria nel parco del Valentino, in luogo di quella di Chivasso, e il B. aderì all'iniziativa insegnandovi anatomia. Nel 1815, tornati i Savoia, fu riorganizzato l'ateneo torinese; nell'elenco dei nuovi docenti non c'era il nome del B., che se ne risentì talmente da cadere ammalato e passare gli ultimi suoi anni depresso e appartato. Si può supporre che la sua esclusione dal numero dei docenti fosse dovuta alla collaborazione prestata agli occupanti francesi, ma può darsi, più semplicemente, che egli fosse considerato ormai troppo anziano.
Il B. morì a Torino il 3 marzo 1818.
Fonti e Bibl.: V. Luciano, Osservazioni critiche ed istruttive intorno a vari errori sparsi ne' libri... del prof. B., Torino 1804; G. Moschini, Della letter. veneziana del secolo XVIII, III, Venezia 1806, p. 227; G. Carena, Elogio del professore B., in Mem. d. R. Acc. d. Scienze di Torino, XXIV (1820), p. 451 (con bibl. completa delle sue opere); G. G. Bonino, Biografia medica piemontese, II, Torino 1834, p. 457; S. De Renzi, Storia della medicina in Italia, V, Napoli 1848, pp. 177, 236, 265, 289, 535, 899; P. A. Saccardo, La botanica in Italia, in Memorie del R. Ist. veneto di scienze,lettere ed arti, XXIV (1895), n. 4, p. 39; C. Calcaterra, Il "nostro imminente Risorgimento", Torino 1935, pp. 325, 364, 389; L. G. Michaud, Biographie universelle, V, p. 682.