SCHIAPPARELLI, Giovanni Battista
– Nacque il 20 agosto 1795 a Ocleppo, un piccolo paese del Piemonte, nei pressi di Biella, da Domenico e Angela Olivetti.
A Biella compì gli studi ginnasiali presso il collegio di S. Francesco e sempre in questa cittadina iniziò a far pratica presso la farmacia Olivetti. Ciò lo portò a intraprendere a Torino gli studi per ottenere il grado di farmacista, che conseguì nel 1817. Tra i suoi professori c'era Giovanni Antonio Giobert (1761-1834), che teneva la cattedra di chimica all’Università di Torino dal 1801, essendone allontanato per qualche tempo immediatamente dopo la caduta di Napoleone e il ritorno dei Savoia.
Dopo essere stato assistente presso la farmacia dell’ospedale Maggiore S. Giovanni a Torino, Schiapparelli si trasferì per circa un anno a Roma presso la farmacia Barelli, quindi a Napoli, dove vinse un posto di preparatore presso il laboratorio di chimica farmaceutica dell’Università.
All’inizio del 1821 tornò a Torino, sull’onda delle notizie dei moti insurrezionali che avevano portato all’abdicazione di Vittorio Emanuele I e alla concessione della Costituzione da parte del reggente provvisorio, il principe Carlo Alberto. Quando Schiapparelli arrivò in Piemonte trovò però la situazione ormai normalizzata e il potere passato al nuovo re Carlo Felice.
Dal punto di vista politico e culturale questi proseguì e anzi intensificò l’opera di restaurazione iniziata dal sovrano precedente, revocando le disposizioni e le nomine decise al tempo del regime napoleonico e attuando, in particolare nelle facoltà mediche e scientifiche dell’Università, una vera e propria repressione. Dal punto di vista economico, tuttavia, anche in Piemonte, come altrove, venne nei fatti attuata una politica che non ostacolò le aspirazioni di una borghesia imprenditoriale tesa a far nascere e sviluppare piccole industrie in vari settori.
In questo contesto si sviluppò l’iniziativa del giovane Schiapparelli, il quale decise di dedicarsi all’introduzione nel territorio in cui operava di lavorazioni industriali che altrove si erano già mostrate remunerative e foriere di interessanti sviluppi. La sua attenzione cadde in particolare sulla produzione del solfato di chinino.
Poco tempo prima, in Francia, Pierre Joseph Pelletier (1788-1842), professore di tossicologia all'École de pharmacie nella Scuola di medicina di Parigi, e Joseph Caventou (1795-1877), uno studente di farmacia, erano riusciti a isolare dalla corteccia dell’albero della china un olio denso e giallo che avevano chiamato chinino, purificandolo poi sotto forma di solfato. Questo prodotto si dimostrava particolarmente efficace nella cura della malaria. In collaborazione con un farmacista di Torino, Bernardo Alessio Rossi, nel 1821 Schiapparelli iniziò la produzione del solfato di chinino. Con i proventi dell’impresa, tre anni dopo poté acquistare dallo speziale Giovanni Brero una farmacia, situata nel centro di Torino di fronte al Duomo, ancora esistente e che conserva all’interno i vecchi arredi ottocenteschi. La farmacia nei decenni che precedettero l’Unità d’Italia fu anche luogo in cui intellettuali e politici talvolta tennero i loro incontri: tra essi Camillo Cavour, Marco Minghetti, Urbano Rattazzi, Francesco Crispi.
Negli anni successivi al 1824 Schiapparelli proseguì nella sua attività nel campo dell’industria chimico farmaceutica. Egli, stavolta in collaborazione con un altro farmacista, Giuseppe Antonio Viviani, una volta scaduta la privativa per la fabbricazione dell’acido solforico che Vittorio Emanuele I aveva concesso a Vittorio Felice Sclopis, iniziò con criteri nuovi la fabbricazione dell’importante prodotto, grazie anche a un viaggio compiuto in Francia e in Belgio. Le innovazioni nella produzione determinarono in pochi anni l’abbassamento del prezzo a circa un quinto rispetto a quello precedente.
Questo crescente successo come pioniere nel campo della chimica industriale, non solo piemontese ma di tutta la penisola, ebbe negli anni diversi riconoscimenti. Nel 1832 Schiapparelli fu premiato con una medaglia d’oro per la qualità dei prodotti chimici da lui messi in mostra all’Esposizione industriale di Torino, non solo solfato di chinino e acido solforico, ma anche acido nitrico, acido muriatico fumante, solfato di magnesio e tante altre sostanze direttamente o indirettamente utilizzate per la produzione di farmaci. Nel 1842 gli fu conferito il posto di supplente revisore delle droghe presso la regia dogana, divenendo poi nel 1852 revisore effettivo alla morte di Viviani, che occupava prima di lui la carica. A dimostrazione poi delle sue qualità imprenditoriali fu, sempre nel 1852, tra i fondatori della Società del gas di Torino, del cui consiglio di amministrazione fu per molti anni membro.
Ancora nel 1852, insieme ad altri cultori delle scienze farmaceutiche piemontesi, fondò una rivista, il Giornale di farmacia, di chimica e di scienze affini. Essa aveva lo scopo di mettere in comune idee, di informare dei progressi che si andavano compiendo nelle altre nazioni nel campo della farmacia, con particolare attenzione a quelle scoperte volte a spiegare scientificamente l’azione di un qualche medicamento. Si proponeva inoltre di combattere ogni segretezza nelle ricette galeniche e di svelare i possibili modi di alterare medicinali e prodotti chimici. Suo scopo era migliorare lo status scientifico e morale della farmacia e di favorire la costituzione di un gruppo di cultori della disciplina, dedito allo studio, alla sperimentazione e al progresso delle scienze. Schiapparelli fu tra i più attivi a svolgere opera di diffusione del periodico in città e in provincia.
Quando nel 1853 le autorità sanitarie del Regno di Sardegna decisero che occorreva aggiornare la farmacopea e le tariffe stabilite per i vari medicinali, chiamarono Schiapparelli a far parte della commissione istituita all’uopo. Come sopra ricordato, egli aveva acquistato nel 1824 una delle farmacie centrali di Torino, la cui proprietà dava diritto a far parte del Collegio di farmacia che rappresentava presso l’Università di Torino gli studi farmaceutici. Quando nel 1856 il ministro della Istruzione Pubblica Giovanni Lanza stabilì di abrogare tale anacronistica istituzione e di rifondare una Scuola e un Collegio di farmacia, stavolta su basi di merito scientifico, Schiapparelli fu tra i pochi a mantenere il ruolo di membro del Collegio.
La attività industriale di Schiapparelli proseguì con due dei suoi cinque figli, Tancredi e Annibale, che lo affiancarono alla direzione e poi ne presero l’eredità alla sua morte, avvenuta a Gassino, nei pressi di Torino, il 30 settembre 1863.
Col tempo, dai modesti laboratori adiacenti all’originaria farmacia si passò a cavallo tra XIX e XX secolo a stabilimenti via via più grandi fino agli impianti di Settimo Torinese, voluti da Emilio Schiapparelli, figlio di Tancredi. La società ha cessato negli anni di essere impresa famigliare ma il marchio è ancora presente nel campo dei prodotti per la salute e la cura del corpo nell’ambito del Gruppo Paglieri di Alessandria.
Opere: Poche sono le pubblicazioni di Giovanni Battista Schiapparelli. Restano solo otto articoli che egli scrisse nel 1852 per il Giornale di farmacia, di chimica e di scienze affini, allo scopo probabilmente di contribuire alla diffusione e al successo della rivista da lui appena fondata.
Fonti e Bibl.: F. Chiappero, Elogio funebre di G.B. S., in Giornale di farmacia, di chimica e di scienze affini, XII (1863), pp. 481-490; G. Ostino, Biografie di farmacisti piemontesi del secolo XIX – G.B. S., in Minerva farmaceutica, VI (1957), pp. 120-121; G. Cesareo, G.B. S.: un centenario della farmacologia italiana, in Clinica europea, III (1964), pp. 518-521; T. Oliaro - A. Ferrari Sacco - S. Ferrari Sacco, G.B. S. e i suoi tempi, Saluzzo 1974.