PAGANUZZI, Giovanni Battista
PAGANUZZI, Giovanni Battista. – Nacque a Venezia il 3 marzo 1841 da Antonio, appartenente a una famiglia aristocratica di origine bolognese trasferitasi nella città lagunare nel 1750, e da Giovanna Lioni, di una famiglia dell’alta borghesia cattolica veneta.
Fu secondogenito di sei fratelli; gli altri figli di Antonio e Giovanna furono: Giovanni; Luigi, medico primario; Francesco, monsignore e parroco per un trentennio nella chiesa di S. Stefano in Venezia; Carlo, consigliere della Corte di Appello; Guglielmo.
Frequentò sino alla sesta ginnasiale il seminario patriarcale, dopodiché fu allievo nel corso biennale di filosofia presso il liceo S. Caterina (poi Marco Foscarini), ove ebbe come insegnanti, tra gli altri, il poeta Giacomo Zanella e l’abate Rinaldo Fulin. Spostatosi a Padova per gli studi universitari, conseguì la laurea in giurisprudenza l’8 agosto 1865; fece pratica d’avvocatura e nel 1866 si iscrisse nel collegio degli avvocati di Venezia. La sua intensa attività professionale fu dedicata, in particolare, alla difesa della causa cattolica e dei poveri nell’Italia postunitaria.
Tra le numerose sfide giudiziarie che lo videro protagonista spicca la difesa di don Davide Albertario, direttore dell’Osservatore cattolico, accusato nel 1887 di diffamazione dall’abate cattolico-liberale Antonio Stoppani. La passione e il rigore con cui Paganuzzi svolse la sua attività forense gli valsero l’elezione a presidente del Consiglio dell’Ordine degli avvocati veneziani, carica che mantenne fino in età avanzata.
Accanto all’ufficio forense, a partire dal 1881 e fino al 1920, fu consigliere comunale e provinciale di Venezia (eletto nel suo sestiere di Cannaregio), sostenendo sul piano amministrativo l’alleanza fra cattolici e conservatori in funzione antisocialista, oltre che il ripristino dei diritti di intervento della Chiesa in materia di governo della società civile.
Sposò la contessa Vittoria Pellegrini, proveniente da una famiglia di conti veronesi e cultrice di poesia religiosa. Da lei ebbe due figli: Maria e Giuseppe.
Filo conduttore della vita di Paganuzzi fu l’impegno all’interno del laicato cattolico sotto le insegne dell’intransigentismo, contro la politica anticlericale dello Stato liberale. Fu membro sin da giovanissimo dell’Accademia dell’Immacolata e, a partire dal 1868, del circolo giovanile S. Francesco di Sales (collegato alla Società della gioventù cattolica), di cui divenne, nel dicembre dello stesso anno, presidente. In occasione della commemorazione del terzo centenario della vittoria di Lepanto contro i Turchi, nell’ottobre 1871, lanciò la proposta del primo congresso dei cattolici italiani, che si tenne il 12 giugno 1874 proprio a Venezia e in cui Paganuzzi fu designato presidente del comitato locale della costituenda Opera dei congressi. Per l’autorevolezza dei suoi interventi e per il dinamismo della sua azione, centrata sul primato organizzativo dei cattolici e sull’obbedienza ai dettami del papa, ‘prigioniero’ di un governo usurpatore dei sacri diritti della S. Sede, Paganuzzi fu eletto nel 1878 vicepresidente dell’Opera, di cui assunse poi, il 22 settembre 1889, la presidenza. Conservò l’incarico fino al 1902, quando, in contrasto con i giovani democratici cristiani di Romolo Murri, lo lasciò al conte Giovanni Grosoli Pironi.
Durante i tredici anni della presidenza Paganuzzi, l’Opera estese geograficamente e numericamente la propria presenza, fino a toccare – in occasione del quindicesimo congresso nazionale di Milano del 1897 (30 agosto - 3 settembre) – la cifra di 188 comitati diocesani, 3892 comitati parrocchiali, 708 sezioni giovanili. Tali numeri furono frutto dell’impegno di Paganuzzi, programmaticamente intenzionato a riunire le masse cattoliche in una formazione compatta al servizio del papa, per la ricostruzione di un’Italia intesa come ‘nazione di Dio’ illuminata dal suo vicario in terra.
L’azione cattolica in seno all’Opera dei congressi si proponeva, secondo l’intendimento di Paganuzzi, come papale, gerarchica, religiosa e interclassista, sulla base di un’intonazione nazionalistica e conservatrice, ma non antiunitaria. Di qui derivò la sua ‘sorpresa’ per il trattamento riservato ai cattolici dalle autorità politiche nelle giornate del maggio 1898, durante le quali cattolici, socialisti, repubblicani e radicali furono tutti posti nel gran calderone del sovversivismo contro lo Stato e fatti oggetto di repressione.
La posizione di Paganuzzi prefigurava l’avvento, sul piano nazionale, del clerico-moderatismo in funzione antisocialista. Quel cambiamento di strategia richiedeva però anche decisioni di ricambio organizzativo all’interno del laicato cattolico: in tal senso, la vecchia Opera dei congressi non riusciva più a dare l’immagine di compattezza, unità e coordinazione, tratti distintivi della presidenza Paganuzzi. Anche per tale motivo Pio X optò per una radicale ristrutturazione del laicato cattolico, con lo scioglimento dell’Opera nel 1904 e la fondazione di una nuova Azione cattolica, strettamente ancorata alla gerarchia episcopale e al papa.
Dopo la conclusione della presidenza dell’Opera, Paganuzzi non rinunciò alla militanza cattolica, che gli era valsa, negli anni, la conquista di numerosi riconoscimenti pontifici: era stato infatti insignito del titolo di cavaliere di s. Gregorio Magno da Pio IX nel 1874; Leone XIII nel 1882 l’aveva fatto cameriere d’onore di spada e cappa soprannumerario, e nel 1884 commendatore dell’ordine del Piano; nel 1888 lo aveva decorato con la croce «Pro Ecclesia et Pontifice»; nel 1894 lo aveva fatto commendatore dell’ordine di s. Gregorio Magno e nel 1896 conte romano.
Non più nelle vesti di protagonista, Paganuzzi rimase comunque un autorevole esponente del movimento cattolico, fino a perorare, durante il pontificato di Benedetto XV, la ricostituzione di una nuova Opera dei congressi, secondo schemi che rivelavano però un’impostazione organizzativa attardata su posizioni ormai superate dagli eventi. Fu tra i primi a iscriversi, nel 1919, al Partito popolare italiano (PPI), di cui costituì, insieme ad altri conservatori e aristocratici, l’«ala destra» filofascista, in forte contrasto con l’aconfessionalismo politico di Luigi Sturzo.
Da lungo tempo ammalato, si spense a Venezia il 23 giugno 1923.
L’unica antologia dei discorsi di Paganuzzi è I discorsi di Giambattista Paganuzzi, a cura di F. Olgiati, Milano 1926. Altre opere: Discorso dell’avv. Comm. Giovanni Battista Paganuzzi per l’apertura del Congresso di Pavia, Bassano 1894; I caratteri dell’Azione Cattolica nell’Opera dei Congressi, [Venezia] 1899; I Congressi cattolici in Italia. Discorso pronunziato il 21 ottobre 1890 al congresso di Lodi dall’avv. G.B. Paganuzzi, Venezia 1900.
Fonti e Bibl.: Venezia, Archivio storico del Comune, Registro generale della popolazione di Venezia 1857; Foglio - Famiglia Paganuzzi - Sestiere di Cannaregio; Registro della popolazione di Venezia 1870; Registro della popolazione di Venezia 1890; Ibid., Seminario patriarcale, Archivio G.B. P., Archivio del Circolo San Francesco di Sales, Archivio dell’Opera dei Congressi. Necrol.: La morte del Co. G.B. P., in Corriere di Venezia, 23 giugno 1923; Il nostro lutto, ibid., 25 giugno 1923; Il lutto a Venezia, ibid., 25 giugno 1925; Beneficienza in morte del conte G.B. P., ibid., 25 giugno 1923; L’omaggio di Venezia alla salma del Co. G.B. P., ibid., 26 giugno 1923; I discorsi pronunziati al funerale del Co. P., ibid., 26 giugno 1923; La figura del Conte P. nei rilievi della stampa cattolica, ibid., 27 giugno 1923; L’elogio dell’«Osservatore Romano» al Co. P., ibid., 28 giugno 1923; Nuovi consensi all’opera del Co. G.B. P., ibid., 30 giugno 1923; La Commemorazione del Co. G.B. P. al Congresso provinciale fiorentino del P.P.I., ibid., 11 luglio 1923; In suffragio del comm. P. Una messa di padre Gemelli, ibid., 19 luglio 1923; La figura del Conte P. nella commemorazione di mons. Luigi Cerutti, ibid., 4 gennaio 1924. Si vedano inoltre: G. Bertolini, Venezia nella vita contemporanea e nella storia, Venezia 1912, pp. 356-363; Rerum Scriptor (Filippo Meda), G.B. P., Milano [1923]; F. Olgiati, Il Conte G.B. P., Milano 1926; A. Vian, G.B. P. La vita e l’opera, Roma 1950; A. Gambasin, L’archivio del Comitato Generale dell’Opera dei Congressi presso il Seminario Patriarcale di Venezia, in Archiva ecclesiae, III-IV (1960-61), pp. 223-271; B. Bertoli, Le origini del movimento cattolico a Venezia, Brescia 1965, passim; G. De Rosa, Storia del movimento cattolico in Italia. Dalla Restaurazione all’età giolittiana, I, Bari 1966, pp. 281 ss.; S. Tramontin, Un patriarca clericale fra transigenti e intransigenti, in Rassegna di politica e di storia, XV (1969), 171, pp. 4-15; Id., Le lettere di padre Sandri al P., in Rivista di storia della Chiesa in Italia, XXIII (1969), 1, pp. 173-211; Id., La formazione dell’ala destra del partito popolare, in Storia contemporanea, II (1971), 4, pp. 975-1000; Id., Vecchia e nuova azione cattolica nel pensiero del conte G.B. P., in Studia Patavina, XVIII (1971), 3, pp. 648-667; Id., L’archivio dell’Opera dei Congressi ed altri fondi archivistici del seminario patriarcale di Venezia riguardanti il movimento cattolico italiano, in Bollettino dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia, VI (1971), 1, pp. 88-104; Id., Movimento cattolico e questione romana in P. e Sturzo, in Luigi Sturzo nella storia d’Italia. Atti del convegno internazionale di studi promosso dall’Assemblea regionale siciliana (Palermo-Caltagirone ... 1971), II, Comunicazioni, Roma 1973, pp. 559-675; P. Pecorari, P. e Mussolini, in Chiesa, Azione cattolica e fascismo durante il pontificato di Pio XI (1922-1939), a cura di P. Pecorari, Milano 1979, pp. 783-794; S. Tramontin, P. G.B., in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia. 1860-1980, II, I protagonisti, Casale Monferrato 1982, pp. 441-448.