MECCHI, Giovanni Battista
– Nacque a Bologna nella seconda metà del XVI secolo. È probabile che sia da identificare con il M. un Giovanni Battista nato l’8 ag. 1573 da Geronimo Macchi, secondo una variante documentata del cognome, e da Giulia nella parrocchia di S. Procolo e battezzato l’indomani nella cattedrale di S. Pietro. L’origine bolognese e l’età del M. sono d’altra parte confermate da un Memoriale… per Giovanni Battista Mecchi rivolto alla Fabbriceria della basilica di S. Petronio, che dà altresì notizia del suo discepolato presso l’organista Vincenzo Bertalotti.
Il M. presentò il Memoriale all’inizio del 1596, allo scopo di ottenere il ruolo di organista sostituto nella cappella musicale di S. Petronio: in questo proposito egli era sostenuto da Bertalotti stesso, il quale supplicava i fabbriceri di «concederle un sustituto per tal carico, conoscendosi egli hoggimai vecchio, che con difficultà poteva portare il peso di dett’organo», e proponeva in suo luogo «Gio(vanni) Batt(ist)a Mecchi suo discepolo bolognese». Nel medesimo documento il M. ricorda pure di aver affiancato il proprio maestro nel suonare l’organo durante i quattro anni precedenti, «con sodisfattione» dell’allora maestro di cappella, Andrea Rota, «et di tutto il corpo della musica», e che ora «si offeriva servirlo gratis sino che viveva», ricevendone a sua volta la referenza di «bonissimo et suffitiente a tal carico» e «l’ampla fede da huomini eccellentissimi forestieri di questa professione et di questi della città». La cosa era stata presa a cuore anche dal cardinale Alessandro (Damasceni) Peretti di Montalto, legato a Bologna, che con «molta caldezza» ne aveva già scritto alla Fabbriceria.
Il 15 febbr. 1596 i fabbriceri di S. Petronio acconsentirono alle richieste di Bertalotti ratificandone il pensionamento e decretando, nel contempo, l’assunzione del M. come organista con una paga mensile di 13 lire, 6 soldi e 8 denari. Insieme con il M. fu tuttavia assunto, con uguale stipendio, anche il concorrente Ottavio Vernizzi.
La risoluzione della Fabbriceria si rendeva opportuna non solo in riguardo al valore di entrambi gli organisti, ma anche affinché, con la realizzazione di un secondo organo costruito da Baldassarre Malamini di fronte a quello quattrocentesco di Lorenzo di Giacomo da Prato, fosse possibile eseguire musiche a cori doppi o alternati. Effetto immediato della doppia assunzione fu l’emanazione di appositi Ordini, mediante i quali erano regolati i rapporti tra il M. e Vernizzi. Questi confermavano le disposizioni del 1528, secondo le quali gli organisti di S. Petronio dovevano suonare lungo tutto l’anno alternandosi un mese per ciascuno, e prescrivevano inoltre che fossero l’uno supplente dell’altro in caso di infermità o necessità, che non abbandonassero la città senza averne ottenuta licenza, che conciliassero il loro accesso agli strumenti con quello spettante di diritto a Bertalotti e che convenissero infine con il maestro di cappella a ogni occasione nella quale fosse prevista l’esecuzione di musiche. Secondo Gaspari (p. 481), il M. e Vernizzi erano distinti dal titolo di primo e di secondo organista, rispettivamente; pare tuttavia che il ruolo dominante spettasse a Vernizzi, verosimilmente perché più anziano; tra l’altro a quest’ultimo era riservata la precedenza di accesso all’organo vecchio. A. Banchieri, nelle Conclusioni del suono dell’organo (Bologna 1609, p. 12), parlando degli strumenti di pregio dei suoi tempi, ricorda «in S. Petronio, mia patria, dui rari [organi] suonati da Ottavio Vernizzi, et Gio. Battista Mecco». La prassi dei due ruoli di organista, da allora avviata in S. Petronio, rimase in vigore fino ai provvedimenti assunti nel 1701, quando, a fronte della reintegrazione di strumentisti e cantori della cappella, si decise di rinunciare al posto di secondo organista.
La carriera del M. quale organista di S. Petronio si svolse sotto la direzione di A. Rota (1596) e di altri tre maestri di cappella: G. Dattari (1597-98, supplente), P. Pisanelli (1599-1603) e G. Giacobbi (dal 1604). Dopo l’insediamento di Giacobbi la Fabbriceria cessò di concedere l’abitazione gratuita ai suoi organisti, sostituendola con una locazione per un importo pari a 50 lire annue (Bologna, Arch. della Fabbriceria di S. Petronio, Atti, V). Un aumento di 2-4 lire è per contro registrato nella paga mensile fin dagli anni 1610-11. Durante questo stesso periodo il M. si ammalò a tal punto che si rese necessario ricorrere a un supplente nella persona di Lucio Barbieri, al tempo organista della cattedrale. Il M. morì a Bologna poco prima del 16 dic. 1613, data in cui Barbieri fu «eletto et surrogato per organista in luogo del già ms. Gio(vanni) Batt(ist)a Macchi deffonto» (ibid.).
L’attività compositiva del M. è testimoniata da una sola raccolta di musiche data alle stampe, i Motecta quinque et octo vocum (op. I; Venezia 1611) contenenti fra l’altro il salmo Dixit Dominus, un Magnificat e l’antifona Regina coeli laetare a otto voci. L’edizione si deve ai tipi di A. Gardano ed è introdotta da una dedica indirizzata ai senatori membri della Fabbriceria di S. Petronio da «Ioannes Baptista Mecchius bononiensis, in eodem templo organista». I testi liturgici e letterari di questi mottetti non sono invece direttamente riferibili alle celebrazioni in S. Petronio, e non escludono dunque che il M. abbia lavorato anche in altre chiese di Bologna.
Fonti e Bibl.: Bologna, Arch. generale arcivescovile, Registri battesimali della cattedrale: 1571-1573, t. 28, c. 282v; Ibid., Arch. della Fabbriceria di S. Petronio, Suppliche dei musici, cart. 408, f. 1b: Memoriale… per G.B. M.; Ordini da osservarsi dalli sustituti di ms. Vicenzo Bartalotti; Atti, IV, vol. 22, c. 82; V, vol. 23, c. 36r; G. Gaspari, De’ musicisti bolognesi nel secolo XVII. Ragguagli biografici e bibliografici, in Musica e musicisti a Bologna, a cura di G. Vecchi, Bologna 1969, pp. 477-484, 493 s.; O. Gambassi, La cappella musicale di S. Petronio. Maestri, organisti, cantori e strumentisti dal 1436 al 1920, Firenze 1987, pp. 95-106, 287, 455.