CARTA, Giovanni Battista
Nacque a Modena il 17 genn. 1783 da Antonio e da Angiola Brancolini. Unico figlio superstite di una famiglia modesta (suo padre era barbiere), dopo aver frequentato le elementari presso i padri agostiniani, fu inviato per le secondarie nel collegio di S. Vincenzo, dove fu giudicato "non diligente e ribelle". Nel 1798 si iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università di Modena, che abbandonò al secondo anno per mancanza di mezzi. Forse come amanuense seguì nel 1800 a Parigi il conte F. Marescalchi, allora ambasciatore del governo provvisorio cisalpino. Rientrato a Modena trovò un impiego presso la prefettura, ma per poco tempo a causa di una riduzione di personale.
Il 22 ag. 1803 munito di una lettera di presentazione del prefetto del dipartimento del Panaro, G. Caccia, il C. iniziò la carriera militare entrando nella scuola militare del genio di Modena, ottenendo il 10 settembre il grado di sergente. Con il 2º reggimento leggero egli prese parte alle campagne napoleoniche sulle coste dell'Atlantico, in Pomerania (1807) e in Catalogna (1808-1809). Dopoché la sua promozione a sottotenente era stata ritardata di due anni, a causa della trascuratezza, pigrizia e scarsa disciplina attribuitegli in alcuni rapporti dei suoi superiori, un incidente, dovuto probabilmente a basse macchinazioni contro di lui, provocò la sua radiazione dai ruoli dell'esercito con decreto del ministro Fontanelli (2 apr. 1812), dopo che egli stesso prudenzialmente aveva presentato le dimissioni. Poté continuare a svolgere, come civile, l'incarico di segretario del colonnello Pietro Varesi, ma invano chiese di essere destinato a qualche impiego pubblico.
Dopo il crollo del regime napoleonico, nel settembre 1814, si trasferì a Milano, ove fu coinvolto nella congiura antiaustriaca organizzata da un gruppo di ex ufficiali del Regno d'Italia, tra cui lo stesso Varesi, che fu repressa sul nascere. Arrestato nel gennaio 1815 per la delazione di Sante Gerosa, il C. ammise di essere a conoscenza del tentativo, ma poté dimostrare di esserne del tutto estraneo e fu perciò rimesso in libertà. Comunque, sospettato di appartenenza alla carboneria, continuò ad essere sorvegliato dalla polizia. Non avendo alcuna possibilità di impiego in uffici pubblici, si dedicò allora a un'intensa anche se disordinata attività di studio, che doveva sfociare, sulle orme dell'amico Luigi Bossi, in una sterminata produzione pubblicistica: per vivere, infatti, corresse bozze, fece traduzioni dal francese e dall'inglese, scrisse in italiano e in francese di letteratura, di geografia, di linguistica, di statistica, collaborando anche a vari periodici.
Nel 1818pubblicò una guida, la Nouvelle description de la ville de Milan suivie d'une description des environs et d'un voyage aux trois lacs (Milano 1818), che ebbe larga diffusione e varie edizioni successive. L'anno seguente tradusse un'operetta didascalico-morale del Leopold, Il mentore dei mariti e delle mogli o sia sposizione dei mezzi d'essere felici nel matrimonio (Milano 1819), e compose in francese una breve guida descrittiva del duomo di Milano.
Nel marzo 1821, accusato d'aver partecipato a una congiura carbonara collegata ai moti piemontesi, fu rinchiuso per alcuni mesi nelle carceri di S. Margherita a Milano, da cui venne liberato per mancanza di prove dopo essere rimasto tenacemente sulla negativa.
Poté così riprendere i suoi studi, continuando ad aiutare il conte Luigi Bossi nella raccolta del materiale per la sua voluminosa Istoria d'Italia antica e moderna (Milano 1819-1823), e collaborando dal 1824 agli Annali universali di viaggi,geografia, storia, economia pubblica e statistica di F. Lampato. Dal 1826pubblicò il suo lavoro più importante, il Manuale di geografia moderna e universale (Milano 1826-1831, in quattro volumi), lodato dall'Antologia del Vieusseux (t. XXVIII [1827]) p. 105) e dalla Biblioteca italiana (t. XLVI [1827] p. 232).Quasi contemporaneamente componeva insieme con il Bossi il Dizionario delle origini,invenzioni e scoperte nelle arti e nelle scienze (Milano 1828-1833, in quattro volumi) e curò la seconda edizione del Nuovo specchio geografico, storico, politico… (Milano 1829-30)del Castellano e la terza edizione della propria Guide de la ville de Milan (Milano 1830);infine, in occasione della spedizione francese in Algeria, pubblicò il Quadro generale geografico, fisico, storico, politico, statistico della Barberia con cenni intorno al deserto del Sahara (Milano 1831).Negli anni seguenti diede alle stampe due fortunati almanacchi, il Guazzabuglio di parole (Milano 1832)e Al mio più soave pensiero (Milano 1833).
Frattanto aveva ripreso l'attività politico-cospirativa e nel 1833 venne arrestato e coinvolto nei processi istruiti contro gruppi di patrioti legati alla Giovine Italia. Di fronte ai suoi dinieghi l'accusa non fu in grado di provare né la sua appartenenza a quella società segreta né la sua partecipazione alla redazione del periodico Il Tribuno, allora stampato a Lugano nella tipografia Ruggia, a cui effettivamente il C. collaborava. Ma per le delazioni di Fedele Bono e di Carlo Lamberti, l'inquisitore Zaiotti poté indiziarlo del reato di alto tradimento e trattenerlo nel carcere di S. Margherita fino al 1834.
Durante la detenzione il C. riuscì ancora a lavorare con discreto impegno: tradusse tre romanzi storici di Fenimore Cooper, Il carnefice di Berna o l'Abbazia dei vignaiuoli (Milano 1834), Il pirata o la fattucchieradelle acque (Milano 1835), Il puritanod'America o la compianta della valle di Wish-Ton-Wish (Milano 1835), e l'opuscolo di Victor Hugo Le ore estreme di un sentenziato a morte (Milano 1835). Quest'ultima opera rese ancor più noto e popolare il nome del C., sia per il suo contenuto in favore dell'inviolabilità della vita umana e dell'abolizione della pena di morte (idee che egli pienamente condivideva richiamandosi alla tradizione del Beccaria), sia per la qualità della traduzione stessa, giudicata valida per oltre un cinquantennio fino all'edizione del Sonzogno compresa (1886).Alla morte del Bossi, avvenuta nel 1835, il C. pubblicò i Cenni biografici intorno al cav. Luigi Bossi (Milano 1835)e l'anno dopo ne stampò postuma una commedia, Elisa o la moglie venuta dal cielo (Milano 1836).
La sua attività pubblicistica continuò ancora a lungo con almanacchi, strenne e opere più ampie di vario genere. Sono soprattutto da segnalare i suoi scritti geografici, a livello manualistico e divulgativo, derivati non da nuove ricerche, ma da un accurato spoglio delle opere più accreditate: pubblicò una seconda edizione del Quadro generale geografico col titolo di Algeri, Tripoli, Tunisi e Marocco, ossia descrizione geografica, fisica… (Milano 1836);curò per l'editore Pomba l'edizione italiana del Corso metodico di geografia universale diE. Cauchard e A. Müntz (Torino 1840-44)per cui egli stesso compose quasi ex novo un'ampia trattazione riguardante l'Italia; compose anche in due volumi un Dizionario geografico universale compendiato tratto dalle opere più accreditate e recenti dei geografi più insigni (Torino 1844);dello stesso anno è il Quadro descrittivo della Savoia, inserito nell'Annuariogeografico italiano (Bologna 1844);anni dopo contribuì alla pubblicazione della Geografia storicamoderna (Milano 1857), alla quale collaborarono N. Tommaseo, I. Cantú, G. Sacchi, G. e V. De Castro e A. Strambio. Dal 1840diede notevoli contributi all'Enciclopediapopolare, edita a dispense dal Lampato di Milano e diretta prima da I. Cantù e poi da F. Predari. Fra le traduzioni sono da segnalare una raccolta tratta da scritti di Washington Irving col titolo Mondo nuovo e cose vecchie (Torino 1838)e la Vita di s. Vincenzo de' Paoli di Reboul-Berville (Milano 1843).Delle molte strenne ebbero un vivo successo il Presagio, ricordo diletteratura (Milano 1841), contenente la traduzione di un racconto dell'Irving, El Strascée (Milano, 1844)e La dottrina dei conviti consacrata ai gastronomi e agli amatori della vita magna, o ragionamenti intorno alla arte culinaria, il nutrimento, i banchetti, i vini degli antichi e dei moderni (Milano 1846).Collaborò infine per diversi anni alla Strenna teatrale del Regli.
Nel 1848 il C. fu tra i più attivi nell'organizzare la resistenza popolare antiaustriaca che sfociò nelle Cinque giornate. Frequentatore assiduo del caffè della Peppina e di riunioni cospirative che si tenevano in casa di Francesco Strada, il 18 marzo fu tra i primi ad erigere le barricate e, secondo la testimonianza di G. Visconti Venosta, capeggiò un comitato d'azione repubblicano che raccoglieva adesioni soprattutto fra gli operai. Durante il breve periodo in cui Milano fu libera dagli Austriaci, il C. diresse insieme con Pietro Perego il giornale democratico L'operaio, cuicollaborò anche Enrico Cernuschi. Fu pure in contatto con Giuseppe Mazzini, che lo giudicava "un eccellente repubblicano".
Al ritorno degli Austriaci, il C., che dal 1846 aveva trovato un impiego presso la ferrovia di Treviglio, riprese l'attività cospirativa dirigendo con Carlo De Cristoforis e con Giuseppe Gutierrez la società segreta "La Voce". All'inizio del 1850, guidato da questi stessi uomini cominciò ad operare il Comitato dell'Olona, che riuscì a raggruppare sotto la sua guida le fratellanze artigiane e operaie milanesi, ponendosi in alternativa al centro cospirativo mazziniano che riusciva allora ad avere influenza soprattutto sul ceto medio. Il Comitato dell'Olona compì numerose azioni temerarie che portarono all'esecuzione di spie o di elementi filoaustriaci, all'organizzazione di manifestazioni di piazza e alla diffusione di manifesti e proclami che incitavano la popolazione alla resistenza. Di quest'ultima attività fu principale promotore il C. che si valeva della collaborazione di due artigiani: il tintore Gaetano Assi e il tappezziere Amatore Sciesa. Questi, arrestato il 31 luglio mentre diffondeva alcuni manifesti, venne fucilato il 1º agosto; anche l'Assi fu imprigionato e condannato a otto mesi di reclusione, mentre il C., sicuro del silenzio dei compagni, continuò la sua azione. Nell'estate 1852 il Mazzini, ritenendo ormai del tutto dannose alla causa le iniziative del Comitato dell'Olona, dette incarico a G. Piolti de Bianchi e ad E. Brizi di operare per sottrarre all'influenza del C. le fratellanze artigiane e operaie, per poter quindi organizzare in un clima meno teso un ampio disegno insurrezionale. Ma soltanto dopo l'arresto del C., che sotto l'accusa di alto tradimento fu tradotto il 18 ott. 1852 nel carcere di Mantova, gli emissari mazziniani poterono cogliere un definitivo successo.
Amnistiato e rilasciato il 19 marzo 1853, il C. fu nuovamente arrestato il 3 aprile e condannato il 18 luglio, "per essere stato a capo di una società segreta, la quale ebbe per scopo la repubblica e la sua violenta realizzazione e per avere dall'anno 1851 preso parte a tutte le dimostrazioni in Milano" (dalla sentenza pubblicata da Canevazzi, p. 398), a venti anni d'arresto da scontarsi nella fortezza di Olmütz in Moravia. Amnistiato nel gennaio 1857, ritornò a Milano dedicandosi ancora ai suoi studi; ma nel 1859 riprese nuovamente l'attività politica arruolando volontari per la prossima guerra contro l'Austria, e per questo si ritrovò ancora una volta, a settantasei anni, in carcere. Liberato il 5 giugno, ottenne la nomina a presidente del Comitato per l'arruolamento dei Cacciatori delle Alpi e, in seguito, promosse la Società per l'erezione di una casa di ricovero per gli invalidi di guerra. Nell'ottobre 1859 fu nominato segretario dell'amministrazione del lotto di Milano.
Negli anni seguenti dette ancora qualche contributo pubblicistico: nel 1864 scrisse per L'Alleanza di Milanoun articolo sulla questione romana, il Congresso cattolico (pubblicato in estratto, Milano 1864), in cui, con molta passione, denunciava la corruzione della Chiesa e auspicava il suo ritorno alla purezza del messaggio evangelico, alla fratellanza in Cristo, ormai vivamente in contrasto con la politica reazionaria e temporalistica del Papato. Annessa a questo scritto v'era una lettera a Napoleone III, in cui si chiedeva di favorire la liberazione di Roma e del Veneto.
Il C. morì a Milano il 13 ottobre dell'anno 1871.
Fonti e Bibl.: L. Valdrighi, Estratti di un carteggio familiare e privato, Modena 1872, pp. 175, 192, 194;G. Visconti Venosta, Ricordi di gioventù, Milano 1904, pp. 205, 208s.; G. Mazzini, Scritti editi ed inediti. Epistolario (edizione nazionale), XLVII, p. 362e n. 1; V. De Castro, Storia aneddotica politico-milit. della guerra d'Italia del 1859, II, Milano 1859, pp. 313, 320;P. C. Boggio, Storia politico-milit. della guerra d'indipendenza ital., I, Torino 1860, pp. 189 ss.;V. Ottolini, La rivoluz. lombarda del 1848-49, Milano 1887, p. 354;G. De Castro, I processi di Mantova e il 6 febbr. 1853, Milano 1893, pp. 63, 160, 165, 167 s., 235 s., 288;R. Barbiera, Passioni del Risorgimento, Milano 1903, pp. 200, 273 s.; A. Luzio, I martiri di Belfiore, Milano 1925, pp. 121, 126, 314, 321;R. Barbiera, Nella gloria e nell'ombra, Milano 1926, pp.67 s.;G. Canevazzi, Un propugnatore di civile libertà: G.B.C., in Rass. stor. del Risorgimento, XV (1928), pp. 374-405;K. R. Greenfield, Economia e liberal. nel Risorgimento, Bari 1940, p. 242;F. Della Peruta, I democratici e la rivoluzione ital., Milano 1958, pp. 371 s., 376, 378;L. Marchetti, Il decennio di resistenza, in Storia di Milano, XIV, Milano 1960, pp. 509, 511, 518, 523 s., 532, 546, 554 s., 561;P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino 1962, pp. 537, 539 ss.; Diz. del Risorg. naz., II, ad vocem.