CARLONE (Carloni), Giovanni Battista
Figlio di Taddeo e di Geronima Serra, nacque a Genova nel 1603.
Il C. è uno dei maggiori esponenti della numerosa famiglia di artisti di origine lombarda stabilitisi a Genova da Rovio (Mendrisio) fin dalla metà del Cinquecento. Fu particolarmente fecondo tanto negli affreschi quanto nei dipinti a olio, e in particolare nei bozzetti tra i quali non di rado si riscontrano i suoi capolavori, per le grandi decorazioni murali.
Come riportano le biografie del Soprani e dei Ratti, ebbe una formazione pittorica analoga a quella del fratello Giovanni (Giovanni Andrea), con viaggi di istruzione a Firenze e a Roma; tuttavia la diversità dei modi artistici sottolinea il divario di ben diciannove anni tra i due fratelli, come confermano le più recenti indagini sulle loro date di nascita (Castelnovi, 1971). Pertanto il C. appare distante dall'accademismo, e piuttosto affine nella pittura al filone prettamente genovese dello Strozzi, dell'Ansaldo, dell'Assereto, di Giovanni Andrea De Ferrari, con una tendenza alla narrazione e alla evidenza del fatto, sottolineati dalla forza del colore. Parte importante nella sua formazione ebbe il contatto con D. Fiasella da cui il C. assimilò una tendenza spiccata al naturalismo e alla narrazione. La sua attività si svolse per lo più nella città di Genova e nelle immediate vicinanze: insieme con il fratello Giovanni egli lavorò (1625-1628 c.) alla decorazione della chiesa del Gesù; altre opere, in palazzi genovesi, attribuibili al terzo decennio del secolo, gli sono state assegnate recentemente (Gavazza, p. 159). Ma dopo la morte del fratello Giovanni, avvenuta a Milano nel 1630, fu chiamato in quella città per completare la decorazione da lui iniziata e rimasta interrotta nella chiesa di S. Antonio Abate dei padri teatini. La prima opera datata è il S. Giacomo che apre le porte di Coimbra (Genova, oratorio di S. Giacomo alla Marina) del 1632. Del 1644 sono i quadri e gli affreschi con Storie del Battista nella omonima chiesa di Chiavari; del 1646, il S. Giacomo condotto al supplizio, ancora nell'oratorio di S. Giacomo alla Marina; del 1648-50, la pala della Vergine a Fontanegli (chiesa parrocchiale). Dal 1650, per venti anni, il C. è impegnato, aiutato anche dal figlio Niccolò, alla grandiosa decorazione a fresco delle volte del presbiterio, della cupola e delle navate laterali della chiesa di S. Siro a Genova, nelle quadrature del bolognese Paolo Brozzi, con Storie di s. Siro, di s. Pietro, e altri santi.Del 1655 è la decorazione della cappella del palazzo ducale: la Madonna e i santi protettori della città, nella volta; la Presa di Gerusalemme da parte di Guglielmo Embriaco, l'Arrivo a Genova delle ceneri del Battista e lo Sbarco di Colombo, alle pareti. Sono datate intorno al 1660 le decorazioni con tavole ed affreschi nella cappella di S. Giovanni Battista, e in quella di S. Caterina alla certosa di Pavia (Pesenti).
Il C. ha un posto notevole nella decorazione della chiesa genovese dell'Annunziata del Guastato; vi lavora in periodi a partire dal 1627-28 ancora accanto al fratello Giovanni e fino al settimo decennio del secolo quando opera in collaborazione con Giulio Benso.
Al C. spettano la Risurrezione, l'Apparizione di Cristo risorto alla Madre e l'Incoronazione della Vergine nelle volte delle tre prime campate della navata centrale; Storie della Bibbia e Storie degli apostoli nelle volte delle navate laterali; la Presentazione al tempio e Gesùtra i dottori alle pareti del presbiterio. Vi dipinge ancora la tela con il Miracolodi s. Andrea da Spello nella cappella di Nostra Signora di Loreto, e tre tele con i Supplizi di s. Clemente nella cappella omonima.
Datata 1672 è la tela con il Martirio di s. Benigno all'Albergo dei poveri, dove a detta del Ratti (II, p. 6) aveva affrescato sulla facciata i santi protettori di Genova.
Il Ratti (II, p. 7) era costretto a notare: "Ma chi può descrivere… le tavole che il C. mandò fuori di Genova a riguardevoli Personaggi? E chi quelle che sono qui [a Genova] sparse per le case private?… le tavole del C. son senza fine, e di varie misure, e grandezze…". E la cosa è tanto più difficile oggi che le opere del C. hanno valicato anche gli oceani. Tra le opere non databili si ricordano: a Genova, gli affreschi con Marte e Bellona, Giove e Venere, Giove e Giunone (palazzo Negrone, c. 1655), Mosè salvato dalle acque, Storie di Costantino e Storie di Salomone (palazzo già Doria, ora Banco di Roma), Storie di Coriolano e Ratto delle Sabine (palazzo Spinola ora Banco di Chiavari), Giove e la Giustizia (medaglione del soffitto nella galleria della cappella, in palazzo reale, già Durazzo); a Savona, le tele con Bacco e Arianna e Vulcano che sorprende Marte e Venere (Pinacoteca), Conversione di s. Paolo (Seminario); e ancora a Genova, Giuseppe riconosciuto dai fratelli e Adorazione dei pastori (Accademia Ligustica), Assunzione della Vergine (Cassa di Risparmio), S. Pietro d'Alcantara dinanzi al Crocefisso (S.Annunziata del Guastato), Angeli musicanti (Palazzo Bianco), Calvario (Galleria di palazzo Spinola). Delle opere in collezioni americane si ricordano: Giuseppe venduto dai fratelli e I fratelli diGiuseppe mostrano al padre la tunica insanguinata (Bob Jones University, Greenville, South Carolina), Giuseppe interpreta i sogni e La coppa ritrovata nel sacco di Beniamino (Finch College Museum, New York), S. Pietro (firmato; M. H. De Young Memorial Museum, San Francisco). Sono da attribuirsi ancora al C. i seguenti dipinti: Martirio di s. Caterina (Alassio, chiesa di S. Caterina) e IlPadre Eterno con Cristo morto in grembo (Genova-Sturla, chiesa di S. Chiara) sui quali vedi Castelnovi (p. 161). Nel Museo della Valle d'Intelvi a Scaria è conservata una Famiglia di Dario (Cavadini, Il Museo…).
Secondo la tradizione (Thieme-Becker) il C. dipinse anche a Nizza nel palazzo Lascaris, ma tale notizia non è stata ancora completamente verificata.
Non sappiamo l'anno della morte (Castelnovi, 1971; Belloni 1973). Il C. è citato nei documenti per l'ultima volta nel 1676 (Belloni, 1973, p. 38), quando eseguì a fresco Tre storie di santi nel chiostro dei domenicani di Bosco Marengo. Sposò la spagnola Nicoletta Scorza dalla quale ebbe ventiquattro figli: tra essi furono pittori Giovanni Andrea e Niccolò, mentre Giacomo (secondo il Ratti) fu sacerdote e miniatore, e morì nel 1700.
Fonti e Bibl.: R. Soprani, Le vite de' pittori, scoltori et architetti genovesi…, Genova1674, pp. 114, 234, 238, 304; R. Soprani-C. G. Ratti, Vite de' pittorigenovesi, I-II[1768-1769], a cura di M. G. Rutteri, Genova 1965, ad Indicem;L. Lanzi, Storia pittorica della Italia [1795-96], a cura di M. Capucci, II-III, Firenze 1970-74, ad Indicem;G.Merzario, I maestri comacini, Milano 1896, II, pp. 221 s. (è senza fondamento la notizia della morte dell'artista a Torino: vedi Schede Vesme, I, Torino 1963, p. 273); W. Suida, Genua, Leipzig 1906, pp. 106, 184; M. Marangoni, I Carloni, Firenze 1925, pp. 58.; M. Labò, S. Siro, Genova 1943, pp. 52 s.; A. Morassi, Mostra della pittura del Seicento e Settecento in Liguria (catal.), Milano 1947, pp. 70 ss., ill. 56 s.; O. Grosso, Genova e le due Riviere, Roma 1951, ad Ind.;G. V. Castelnovi, I dipinti dell'Oratorio di S. Giacomo della Marina a Genova, in Quaderni della Soprint. alle gallerie e opere d'arte della Liguria, s. 1, Genova 1953, pp. 14 s.; A. Griseri, Una revisione della Galleria dell'Accad. Albertina in Torino, in Boll. d'arte, XLIII (1958), I, p. 78; Id., Appunti genovesi, in Studies… to W. E. Suida, London 1959, p. 318; J. Scholz, Notes on Old and Modern Drawings, in The Art Quarterly, XXIII(1960), pp. 59-61; P. Rotondi-P. Torriti, Arte a Sarzana dal XII al XVIII sec.(catal.), Genova 1961, pp. 31-33; M. Bonzi, Un bozzetto di G.B.C., in Liguria, XXIX (1962), 4, p. 14; B. Suida Manning, Genoese Masters Cambiaso to Magnasco 1550-1750 (catal.), Dayton, Ohio 1962, nn. 15, 71; P. Torriti, La quadreria dell'Accad. Ligustica di Belle Arti, Genova 1963, tavv. LVII s.; P. Manning, Genoese Painters…, New York 1964, nn. 36-38; V. Belloni, L'Annunziata di Genova, Genova 1965, passim;F.Cavadini, Ilmuseo della Valle Intelvi, in Arte lombarda, XI(1966), 2, pp. 252-56; F. R. Pesenti, in La Certosa di Pavia, Milano 1968, ad Indicem;C. Marcenaro, Pittori genovesi a Genova del XVII e XVIII sec.(catal.), Milano 1969, p. XXVIII; P. Torriti, Tesori di Strada Nuova, Genova 1970, pp. 56-58, ill.54-56; G. V. Castelnovi, La pittura nella prima metà del Seicento dall'Ansaldo a Orazio De Ferrari, in La pittura a Genova e in Liguria dal Seicento al primo Novecento;Genova 1971, pp. 124-130, 160-162; ill. 94-97; C. Manzitti, Valerio Castello, Genova 1972, ad Ind.;M.Newcome, Genoese Baroque drawings…(catal.), New York 1972, nn. 51-53; V. Belloni, Penne, pennelli e quadrerie…, Genova 1973, pp. 33-39; G. Biavati, Precisazioni su Giov. Andrea C., in Paragone, XV(1974), 297, p. 66, ill. 39; E. Gavazza, La grande decoraz. a Genova, Genova 1974, ad Ind.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, VI, pp. 7 s.