BIASIO, Giovanni Antonio
Nacque, con molta probabilità, a Brescia nel 1677. Dalla polizza d'estimo del padre, conservata nell'Archivio storico civico di Brescia, risulta che, figlio di un sarto con qualche commercio di terraglie e di acquavite, visse da ragazzo a Rezzato, sin da allora il centro marmifero per eccellenza della provincia di Brescia. Si deve certamente a questo soggiorno se il giovane B. prese la strada che lo avrebbe portato più tardi a ricoprire la carica di soprastante del duomo. Egli, infatti, in tutti i documenti (polizza del 1722, portata dell'estimo 1730) si definisce o scultore o tagliapietra.
Da Rezzato, certo prima del 1722, il B. si trasferì a Brescia in contrada Tre Spade, pur rimanendo legato al paese per questioni economiche; a Brescia entrò nel cantiere della fabbrica del duomo, raggiungendo il grado di soprastante (cfr. relazione dello Juvara del 1729 e una perizia del B. in data 1731, in Boselli, 1952, pp. 50-53). Dopo il 1731 scompare dai documenti riguardanti il duomo nuovo, anche se il Bellavite lo chiama, ancora nel 1734, "soprastante del duomo di Brescia".
Questo fatto potrebbe trovare nei documenti della chiesa della Carità di Brescia una conferma. Infatti in due polizze fatte per i lavori di questa chiesa, datate 23 dic. 1733 e 25 genn. 1734, il B. si firma quale arbitro insieme con G. Battista Marchetti, legato intimamente alla fabbrica del duomo. È interessante vederlo collegato non solamente per vincoli di ufficio, ma anche di affetto alla chiesa (in data 30 ag. 1726 regala alla Carità, vicinissima alla sua abitazione, tre quadri di Pietro Avogadro pagati, il 30 sett. 1727, 70 lire piccole): se ne potrebbe dedurre una sua partecipazione quale progettista al rifacimento della facciata (1744-45), ma i documenti non permettono, allo stato attuale, di confermare tale probabilità (il B. firma come testimonio il contratto del 26 luglio 1746 per la facciata laterale).Nel 1734 troviamo il B. attivo, quale architetto o, forse meglio, costruttore di altari, in Valle Sabbia nel santuario di Ono Degno. Dopo il 1746, allo stato attuale delle nostre conoscenze archivistiche, non ci rimane alcuna notizia, tranne quella della sua morte avvenuta in Brescia il 4 maggio 1754 (Brescia, Cattedrale, Archivio Capitolare,Registro dei morti, E, c. 55).
Gli antichi scrittori bresciani, come lo Zamboni, il Carboni, il Fenaroli, non si sono mai interessati al B., forse perché la sua opera venne rapidamente offuscata, nella tradizione bresciana, dal sovrapporsi dell'attività di Antonio Marchetti. La figura del B. come architetto è quindi un recupero critico recentissimo (Boselli, 1951), non ancora per altro condotto a termine, dovuto a un attento esame dei documenti riguardanti la fabbrica del duomo nuovo di Brescia, alla scoperta d'un suo libro di disegni (Mans. Queriniano L. I. 10) e all'attribuzione d'un gruppetto di disegni (otto), conservato presso la Biblioteca Queriniana, nei faldoni della fabbrica del duomo nuovo. Questo recupero ha quindi illuminato di luce ben più intensa anche le poche notizie riguardanti la Valle Sabbia che il Vaglia veniva pubblicando.
Dalla lettura dei documenti (fondamentale la relazione dello Juvara del 1729) e dall'osservazione dei due progetti per il duomo (più antico quello di L. I. 10, più recente quello dei "faldoni" queriniani) è facile attribuire al B. l'ordine inferiore dell'attuale facciata della cattedrale bresciana, prendendo atto delle modifiche apportate nel 1742 da Antonio Marchetti, modifiche rese necessarie da una delibera comunale del 1738. Dalla facciata realizzata, ma ancor più dai progetti rimastici - ed essi comprendono anche l'interno e gli altari -, l'architettura del B., forse per la sua formazione giovanile di scultore e tagliapietre, appare festosamente vivace e mossa, memore ancora delle esperienze secentesche, anche se i progetti debbono essere datati fra il 1729 e il 1731 o al massimo 1738. Oltre ai progetti per il duomo (che occupano solo le prime 17 carte) il L.I.10 contiene progetti in "ischerzo" di edifici di varia pianta e di altari (con date che vanno dal 1714 al 1716), taluni dei quali assai complicati, ma a nessuno di essi siamo in grado di avvicinare una qualche costruzione, anche se il loro gusto richiama opere molto più tarde come l'altare del santuario di Carpenedolo (c. 1770).
Da tali disegni il B. appare un artista aperto a influssi barocchi (non per nulla fra i progetti troviamo piante e prospetti della chiesa milanese di S. Giuseppe, di quella torinese di S. Lorenzo), ricco di gusto decorativo, senza però che questo abbia il sopravvento su una salda sintassi architettonica: fatto ammirevole, se si pensa alla sua formazione di scultore e tagliapietra. Queste caratteristiche appaiono evidenti anche nell'altare o restello delle reliquie del santuario di Ono Degno (compiuto nel 1734), dove il gusto festevole della tarsia tipica dei lapicidi di Rezzato si unisce a un movimento agile, ma contenuto, dello schema architettonico; in esso trovano posto due deliziose statuette di santi, che, se fossero con sicurezza attribuibili al B., indicherebbero in lui qualità scultoree tuttaltro che trascurabili.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Brescia,Fondo Luoghi Pii,Carità,Registro di spese e fatture 1717-1758, cc. 6, 128 (quadri Avogadro); Ibid.,Ricevute dell'entrata ed uscita della Carità..., 1730-1757, filze 98, 99, 100, 302; Brescia, Arch. st. civ.,Polizze d'estimo Faldone, n. 20; Ibid.,Acta Deputatorum, 1731, cc. 15e 18; Faldoni, F. VIII. 1238, G. IV. 1556; Brescia, Biblioteca Queriniana,Mans. H. IV. 18; C. Bellavite,Istoria della B. V. a Hono in Valle Sabbia, Brescia 1734, p. 59; U. Vaglia,Diz. degli artisti valsabbini, Sabbio Chiese 1948, pp. 97, 104; C. Boselli,Progetti e discussioni per la fabbrica del Duomo nuovo di Brescia nel sec. XVIII, in Comm. dell'Ateneo di Brescia [1951] il, Brescia 1952, pp. 29-82 (pubblica tutti i docc. riguardanti il B.); U. Vaglia. Vicende storiche della Valle Sabbia,dal 1580 al 1915, Brescia 1955, pp. 54, 64; Id.,Storia della Valle Sabbia, I, Brescia 1964, p. 356; G. Cappelletto,L'architettura dei secc. XVII e XVIII, in Storia di Brescia, III, Brescia 1964, pp. 342, 344; C. Boselli, Misc. archivist. di storia dell'arte bresciana, in Arte lombarda, XI(1966), pp. 83, 84.