FRANCIOTTI, Giovanfrancesco
Nacque nel 1456, probabilmente a Lucca. La data di nascita si desume dalla testimonianza di Jacopo Gherardi da Volterra, secondo il quale il F. aveva l'età di ventiquattro anni al momento del matrimonio nel 1480. Sul luogo, nonostante le parole di Lippo Brandolini ("Luca tibi patria est"), possono esservi dubbi. Il padre Galeotto infatti - che, oltre al F., ebbe altri tre figli maschi: Giorgio, protonotario apostolico, Andrea e Girolamo - risiedeva già da tempo a Roma dove praticava soprattutto l'attività di prestito nei confronti della Curia pontificia.
È lecito immaginare che il F. abbia preso parte ben presto all'attività del gruppo che vedeva, accanto alle funzioni di depositeria per gli uffici romani, anche una sorta di rappresentanza diplomatica della Repubblica lucchese a Roma. In questo senso va interpretato, da una parte, il nutrito epistolario che il F. tenne con le magistrature cittadine di Lucca, e dall'altra l'attenzione particolare prestata ai rapporti con i referenti lucchesi più significativi in Curia e specialmente nel Collegio cardinalizio, a cominciare dai cardinali Jacopo Ammannati e Filippo Calandrini.
Il F. diede una svolta alla propria vita nel 1480, quando, ancora giovane ma già piuttosto ricco, sposò, il 3 giugno di quell'anno Luchina Della Rovere, nipote di Sisto IV e sorella di Giuliano, futuro papa con il nome di Giulio II. La sposa era, secondo la testimonianza del Volterrano assai più anziana di lui (più che trentacinquenne). Si accentuarono da quel momento le attenzioni del pontefice (di cui il F. fu autorizzato a portare le armi, che pose sulla facciata del proprio palazzo in patria, poi palazzo Arnolfini) e dei suoi familiari verso il Franciotti.
Il 7 ag. 1480, poco dopo il matrimonio, Sisto IV nominò il F. depositario generale della Camera apostolica, grazie anche alla rinuncia del genovese Meliaduce Cicala, il quale detenne quell'ufficio ancora per tutto il mese di luglio del 1480. A partire da questa data il F. continuò a esercitare le funzioni di depositario generale fino alla fine dell'anno seguente. Fu poi depositario della Camera Urbis e conduttore della gabella dello Studio in due periodi successivi: una prima volta nel 1482 e forse per parte della prima metà del 1483, a giudicare da una nota apposta su un registro di quella gabella alla data del 4 giugno 1483, in cui è scritto: "Giovanni Francesco Franciotti olim depositario di detta gabella per tanto che 'l vi ne restò chreditore per saldo fatto cholla chamera apostolica per mano di maestro Antonio da Forlì" (Chambers, p. 98). Egli riscuoteva crediti relativi a questo primo periodo ancora l'anno successivo, quando il camerlengo Raffaele Riario dava mandato al nuovo depositario Niccolò Calcaneo di liquidargli una somma dovutagli per un credito maturato al tempo in cui ricopriva quell'ufficio. Il F. figura poi nuovamente come depositario della Camera Urbis a partire dal 16 sett. 1484 e ancora - sembrerebbe, senza soluzione di continuità - fino a tutto il mese di novembre del 1488.
Nel corso di quegli anni (1480-88), durante i quali il F. ebbe modo di arricchirsi notevolmente sulle entrate della Camera apostolica, ma in cui provvide anche ad anticipare in più di un'occasione somme ingenti di denaro, egli venne anche inquisito, all'inizio del 1487, a causa di alcuni errori riscontrati nella contabilità del periodo del pontificato di Sisto IV. Per evitare scandali, gli fu suggerito di versare 600 fiorini d'oro quale cauzione, fintanto che non fosse stato accertato e quantificato il danno effettivamente subito dall'Erario.
Dalla corrispondenza con gli Anziani di Lucca, oltre alle numerose informazioni di carattere politico, emergono le attenzioni e la particolare benevolenza che egli riusciva a ottenere da Sisto IV in virtù del parentado acquisito. In particolare, in occasione della costituzione della lega tra il papa e i Veneziani nel 1480, ottenne che la Repubblica lucchese vi fosse inserita senza essere espressamente nominata nei capitoli preliminari, al fine di non turbare i già difficili rapporti con Siena e soprattutto con Firenze. Nell'ottobre 1480 egli fu poi incaricato di rappresentare Lucca nel congresso che si sarebbe dovuto tenere di lì a poco a Roma sul problema dei Turchi. Nel 1481 cercò di ottenere per la propria diocesi, di cui era da pochi anni vescovo Niccolò Sandonnino, un breve pontificio per la permuta di beni della Chiesa con beni dell'ospedale di Altopascio; ancora alla fine del 1481 e nuovamente nel marzo del 1483, riuscì ad assicurare alla sua città la predicazione, assai richiesta, del frate Cherubino da Spoleto. Molto attivo egli si dimostrò anche in occasione di un episodio che aveva visto l'arresto di certi mercanti lucchesi diretti alla fiera di Lione nel 1480, per i quali il F. si adoperò presso il papa per ottenere lettere indirizzate ai sovrani di Francia e Savoia e ai magistrati piemontesi in favore degli arrestati. Da alcune lettere degli Anziani al duca di Milano nel 1488 e nel 1489 siamo peraltro informati che nella città francese il F. era titolare di un banco, intestato al suo nome insieme con quello del mercante lucchese Francesco Arnolfini e compagni.
Non si hanno altre notizie sul F., il quale molto probabilmente si rifugiò ad Avignone al seguito di Giuliano Della Rovere, durante il papato di Alessandro VI. Non è nota la data della sua morte, che è però senz'altro precedente il 15 nov. 1505, quando Luchina "vidua relicta quondam Ioannis Francisci de Franciottis de Lucca" lasciò beni al figlio Niccolò Franciotti Della Rovere. Dal matrimonio del F. con Luchina nacquero, oltre a Niccolò, Galeotto, che fu creato cardinale di S. Pietro in Vincoli dallo zio Giuliano Della Rovere (Giulio II), Agostino, futuro vescovo di Trebisonda, e le figlie Lucrezia, Giulia e Cornelia.
Al F. dedicò due epigrammi Lippo Brandolini, uno in occasione del matrimonio, l'altro per la morte di una sua figlia di cui non è fatto il nome.
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