BORGHESI (Borghese), Giovan Ventura
Figlio di Tommaso di Bartolomeo e di una Maria Grazia, nacque a Città di Castello il 29 ott. 1640 (le poche notizie biografiche ci provengono dal Mancini). Il B. seguì in patria gli insegnamenti di un mediocre artista, G. B. Pacetti detto lo Sguazzino; nel 1662 occupò nella città nativa alcune cariche pubbliche. In seguito si trasferì a Roma, dove frequentò una delle scuole più importanti del momento, la bottega di Pietro da Cortona. Cronologicamente, pertanto, è possibile situare il suo viaggio a Roma fra il 1662 e il 1665, in un momento in cui altri giovani allievi del Berrettini, come il Ferri e il Baldi, avevano già ottenuto i primi successi per i lavori eseguiti a fresco e su tela. E, come loro, in questo momento di apprendistato e di formazione, il B. era, nei confronti del maestro, lo scolaro fedele, pronto a imitarne lo stile e l'invenzione. Tanto che alla morte del Cortona (1669), essendo rimasta incompiuta la tela che l'artista stava eseguendo per l'altare maggiore di S. Ivo alla Sapienza, venne affidato al B., meno esigente di C. Ferri, il compito di condurla a termine, copiandola dal bozzetto dello stesso Berrettini: la notizia della messa in opera è del 19 maggio 1683 (Arch. di Stato di Roma, Cartari Febei, vol. 89, c. 70v, pubbl. in Ragguagli Borrominiani, catal., Roma 1968, p. 143).
In quegli anni il pittore aveva già dovuto acquistare una certa pratica e prestigio; difatti aveva eseguito intorno al 1670le due tele per S. Nicola da Tolentino raffiguranti la Natività e l'Incoronazione della Vergine. Sono opere che non si distinguono certo per originalità, ma rientrano perfettamente in quell'atmosfera numerata ed elegante, conforme al gusto dichiarato del suo ambiente. In questo periodo lavorò anche per Città di Castello: su commissione di sua sorella, Maria Florida, badessa del convento di S. Giuseppe, dipinse (1673) il Martirio di s. Faustiniano (Roma, Pinacoteca Capitolina: cfr. Pietrangeli). L'opera è palesemente cortonesca, ma sembra risentire l'influsso di quella corrente barocca classicheggiante che cominciava a imporsi a Roma in quel giro di anni e che aveva in C. Maratta e in G. Brandi due fra gli esponenti principali. Il B. seguiva quindi con attenzione tutti gli sviluppi artistici del tempo e probabilmente, per questa sua aderenza al gusto del momento, dovette svolgere un'intensa attività (a noi, peraltro, sconosciuta) anche per privati. Non si spiegherebbe altrimenti come, dopo una produzione così esigua, fosse chiamato in Germania dall'imperatrice Eleonora Gonzaga-Nevers. Secondo l'Orlandi, infatti, il B. fu attivo in Germania e a Praga, dove soggiornò per qualche tempo, e dipinse molto a olio e a fresco. Ignoriamo tutto su questo viaggio, che però è citato costantemente anche nella letteratura tedesca e cecoslovacca.
Entro il 1685, comunque, il B. era di nuovo a Roma, dove venne insignito della onorificenza di cavaliere da Innocenzo XI, dopo aver dipinto ad affresco la cappella del collegio di Propaganda Fide (Mancini); la decorazione è oggi scomparsa. Nel 1685 tornò a Città di Castello, chiamato da impegni di lavoro: dipinse a fresco e a olio secondo un fare cortonesco spesso provinciale e di scarso impegno artistico, come si osserva nei SS.Quattro per la chiesa di S. Margheritina, o nei due quadri con S.Caterina e S.Antonio per la chiesa della Madonna del Buon Consiglio, forse di mano degli allievi. Altre volte, invece, elaborò composizioni garbate, armonizzate nel colore e nei contrasti chiaroscurati, come la Gloria di s. Sebastiano nella chiesa omonima o i quattro ovati, nel duomo, con Fatti della vita di s. Caterina, ritenuti dalle fonti i suoi capolavori per la loro aderenza piena alla tematica del Berrettini. Eppure il B. è artista personale quando riesce ad aderire a canoni estetici che l'inducono a una forma realistica per la disposizione dei corpi, l'uso della luce, l'espressività dei volti. Non a caso il Mancini, a proposito del S. Pellegrino risanato da Gesù crocifisso nella chiesa della Madonna delle Grazie, definì la figura del santo eseguita alla "caravaggesca". Analogie di stile con questo dipinto presentano il Martirio di s. Vincenzo (chiesa della Madonna del Belvedere; posteriore al 1684) e la Madonna col Bambino e s. Filippo (chiesa di S. Filippo): opere che rientrano nella medesima atmosfera del Martirio di s. Faustiniano. Per il duomo di Ascoli Piceno il B. firmò la Madonna in gloria e santi (ora nella Pinacoteca Civica); per i padri domenicani di Perugia dipinse nel 1705 il Martirio di s. Pietro.
La sua produzione si estese naturalmente anche alla realizzazione di opere di soggetto profano; due composizioni allegoriche, incise da P. S. Bartoli ed E. Baudet, conservate al Gabinetto delle Stampe di Roma, sono, al momento attuale, i soli esempi di una materia iconografica altrimenti sconosciuta. Il Mancini ci informa ancora sull'attività di architetto da lui svolta; tuttavia la sua produzione, secondo il biografo, fu molto ristretta e limitata soltanto alla progettazione di apparati per le Quarantore (nel 1690 ne ideò uno per il duomo di Città di Castello) e di lavori decorativi. Suo, infatti, è il ricco ed elaborato disegno dell'altare di s. Pellegrino, nella suddetta chiesa delle Grazie, e su suo disegno, nel gennaio 1695, si lavorava alla porta che introduceva all'oratorio.
Morì, probabilmente a Città di Castello, il 13 apr. 1708.
Fonti e Bibl.: F. Titi, Studio di pitt., Roma 1686, pp. 129, 303, 313; P. A. Orlandi, Abcedario pittorico..., Bologna 1704, p. 227; N. Roisecco, Roma antica e moderna, Roma 1765, p. 289; G. Gori Gandellini, Not. ist. degli intagliatori, I, Siena 1771, p. 63 (ed. 1808, p. 51); B. Orsini, Guida... di Perugia, Perugia 1784, p. 61; G. J. Dlabacž, Allgemeines... Künstlerlex. für Boehmen..., I, Prag 1815, p. 189; P. Zani, Enc. metod. delle Belle Arti, I, 4, Parma 1820, pp. 199, 304; S. Siepi, Guida di Perugia, II, Perugia 1822, p. 502; L. Lanzi, Storia pitt. della Italia, V, Milano 1831, p. 7; G. Mancini, Istruz. storico-pittorica per visitare... Città di Castello..., Città di Castello 1832, I, passim; II, pp. 197-208; G. K. Nagler, Künstlerlexikon, II, München 1835, p. 56; A. Nibby, Roma nell'anno 1838, Roma 1839, p. 563; K. V.Herain, České maliřství od doby rudólfinské do smrti Reinerovy (La pittura ceca dall'epoca di Rodolfo II fino alla morte di V. V. Reiner), Praha 1915, pp. 30, 111; E. K. Waterhouse, Baroque painting in Rome, London 1937, p. 48; C. Pietrangeli, Revisioni di attribuzioni nella Galleria Capitolina, in Boll. dei Musei comunali di Roma, I (1954), pp. 59 s.; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, IV, p. 355 s.; P. Toman, Novì slovníkčeskoslovenskìch vìtvarnìch umělcê(Nuovodizion. degli artisti cecoslovacchi), I, Praha 1947, p. 80.