SANGIOVANNI, Giosuè.
– Nacque a Laurino (Salerno) il 15 gennaio 1775 da Pasquale, medico, e da Agnese Casalburi.
All’età di sei anni rimase orfano del padre e fu posto sotto la tutela dello zio paterno Baldassarre, che lo avviò agli studi di ‘belle lettere’. Nel febbraio del 1794, si trasferì a Napoli per seguire le lezioni di medicina presso l’ospedale degli Incurabili e di altre discipline all’università.
Dal maggio 1794 iniziò i corsi di geometria, di aritmetica e di ‘fisica particolare’ tenuti da Giuseppe Saverio Poli. Sangiovanni approfondì la lettura dei giusnaturalisti del Sei-Settecento, in particolare degli Elementa juris naturae et gentium di Johann Gottlieb Heinecke. Cominciò inoltre ad apprendere la lingua francese e a studiare l’algebra presso Nicola Fergola, fondatore a Napoli della scuola sintetica di matematica, e la geometria sublime presso Felice Giannattasio, altro importante matematico napoletano del Settecento. Dall’ottobre 1794 seguì i corsi di anatomia presso l’ospedale degli Incurabili, centro di discussione e di diffusione di nuove teorie mediche, come quella sul flusso vitale elaborata nel 1788 dallo scozzese John Brown.
Sangiovanni visse in prima persona l’esperienza del terremoto e dell’eruzione del Vesuvio. Nel mese di giugno del 1794 frequenti scosse di terremoto anticiparono una violenta eruzione del vulcano la cui attività si manifestò ininterrottamente per una settimana. La sera del 15 giugno alle due di notte «spalancò il Volcano del Vesuvio una nuova bocca e buttò tanto fuoco e pietre che la lava giunse sino a mare» (Napoli, Archivio privato Alessandro Sangiovanni, lettera del 4 luglio 1794), racconta il giovane laurinese. Allo zio Baldassarre, Giosuè ricordava di Torre del Greco interamente sepolta dalla lava e dalla cenere, nonché gli ingenti danni e le numerose vittime provocate dall’eruzione.
Nel gennaio del 1799 allo scoppio della Rivoluzione napoletana, Sangiovanni sostenne il governo rivoluzionario prestando servizio nell’esercito repubblicano in qualità di medico. Di fronte all’avanzata delle truppe sanfediste guidate dal cardinale Fabrizio Ruffo di Bagnara, partecipò alla difesa del forte di Vigliena, espugnato dalle truppe lealiste il 13 giugno 1799. Riuscì ad allontanarsi prima dello scoppio di un ordigno che causò la morte di molti compagni e si diresse verso Castel Nuovo, ultimo baluardo della Repubblica napoletana. Riconquistata Napoli dai Borbone, Sangiovanni fu trasferito al palazzo dei Granili adibito a carcere per i sostenitori del governo rivoluzionario. Scrisse allo zio Baldassarre: «Le vicende del mondo mi hanno innocentemente condotto fra le carceri, ma subito che si esamineranno le cose, la giustizia non sarà manchevole di dichiararmi innocente» (Napoli, Archivio privato Alessandro Sangiovanni, lettera del 20 agosto 1799). Dopo tredici mesi di prigionia, Sangiovanni fu costretto all’esilio in Francia.
Giunse a Parigi agli inizi del 1800 e qui riprese gli studi interrotti in patria seguendo al Muséum d’histoire naturelle le lezioni di medicina, chimica, astronomia e mineralogia. Fu espulso dalla Francia nel 1801 a seguito dell’attentato a Napoleone Bonaparte poiché considerato un simpatizzante degli attentatori; raggiunse Milano, ma anche da qui fu cacciato e indirizzato verso Napoli. Sangiovanni riuscì a falsificare i documenti e con il nome di José de Saint-Jean tornò a Parigi.
Rientrato nella capitale transalpina, frequentò nuovamente le lezioni al Muséum e le dimore dei suoi maestri francesi. Gli incontri fondamentali furono quelli con Jean-Baptiste Lamarck e Georges Cuvier, presso i quali si recava a giorni alterni intrattenendosi sulle lezioni discusse la mattina al Muséum. Annotati con il «lapillo bianco» (G. Sangiovanni, Diari, a cura di V. Martucci, Napoli 2014, p. 145) furono però i pranzi con Cuvier al Jardin des plantes. È lì che Sangiovanni fu iniziato alla massoneria: «Sono stato ricevuto libero muratore», ricordava nel Diario. E la scalata verso i gradi più alti fu repentina, al punto che in pochi mesi divenne ‘maestro’ e poi ‘venerabile della Loggia des fils d’Enée’. I contatti con personaggi influenti, coltivati grazie ai ricorrenti incontri, furono inoltre di particolare importanza: Sangiovanni riuscì a ottenere l’autorizzazione a esercitare l’attività di medico a Parigi.
Nel 1806, ancora impegnato a prendere nota delle lezioni al Muséum, a seguito della costituzione del Regno napoleonico nell’Italia meridionale, il 21 novembre 1806 venne suo malgrado nominato da Giuseppe Bonaparte professore di zoologia, a Napoli, raccomandato da Cuvier e dal generale Gabriel-Mathieu Dumas. Sangiovanni non voleva lasciare Parigi: come più volte aveva scritto nel suo diario, avrebbe preferito la morte. Fu tuttavia spinto ad accettare la proposta dai maestri. Lamarck, ad esempio, sperava di trovare nell’allievo un canale di diffusione delle sue teorie nel Regno di Napoli.
Con l’inizio del decennio francese a Napoli (1806-15), Sangiovanni entrò nella lista degli scienziati esuli che i Napoleonidi vollero richiamare in patria. Al momento della nomina, prima ancora di organizzare il rientro a Napoli, Giosuè intrattenne un fitto scambio epistolare con André-François Miot, consigliere di Stato, circa il nome da conferire alla cattedra che andava a occupare. A Sangiovanni interessava «être nommé professeur d’anatomie comparée» non intendendo porre con tale richiesta una banale questione terminologica, ma indicare la tipologia di insegnamento che aveva in mente d’impartire, basato sull’anatomia comparata, ormai divenuta «science aussi essentielle pour le progrès de l’histoire naturelle». Il cambio di intestazione era inoltre giustificato dal fatto che egli si dichiarava «élève de Cuvier» di cui voleva seguire «les traces» (Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Affari interni, II Inventario, cc. 2151, 5101). La richiesta fu accolta e sancita dal decreto regio del 21 marzo 1807.
Il 15 febbraio 1808 Sangiovanni entrò a Napoli per via Foria. Condusse a Laurino le prime ricerche che si mossero sul sentiero scientifico tracciato da Lamarck. Nello stesso anno iniziò i corsi di anatomia comparata all’Università di Napoli, ma dopo poco fu costretto a interromperli, colpito da un attacco apoplettico che gli causò la paralisi temporanea della parte sinistra del corpo. Ristabilitosi parzialmente, riprese dal 1812 le sue ricerche, ma rinunziò all’incarico accademico per non aggravare ulteriormente il precario stato di salute. Trasferitosi sull’isola di Ischia, sperando di curare i suoi acciacchi con le acque termali, effettuò numerosi esperimenti sulla rigenerazione degli invertebrati, argomento che lo aveva già affascinato a Parigi leggendo il Traité d’insectologie di Charles Bonnet.
Con la fine del decennio francese e la riconquista del trono di Napoli da parte di Ferdinando I di Borbone, l’attività scientifica di Sangiovanni non si interruppe, sebbene fosse, per i trascorsi politici, costantemente sorvegliato dalla polizia borbonica e considerato sempre con sospetto. Dal 1816 si interessò ai siti termali di Ischia e successivamente di altre province del Regno. Si impegnò poi nella descrizione, apparsa nel Giornale enciclopedico del 1819, della capacità cromofora dei cefalopodi.
Lo studio sugli invertebrati, sui siti termali e sul sistema cromoforo furono le ultime tracce dell’attività scientifica napoletana di Sangiovanni. Erano gli anni Venti dell’Ottocento, il tempo in cui in Europa si inaugurò il ciclo di moti rivoluzionari ai quali Giosuè prese parte attiva. Il 6 luglio 1820 Ferdinando I di Borbone fu costretto a concedere la costituzione sul modello di quella spagnola, accolta a Napoli con leggere modifiche. Ad agosto dello stesso anno fu eletto il nuovo Parlamento napoletano. A norma dell’articolo 221 fu istituito il Consiglio di Stato che designò per ciascuna provincia ventiquattro componenti nominati dal re. Sangiovanni risultò il più eletto nel distretto di Laurino.
Il 24 marzo 1821 Ferdinando I riprese il controllo del Regno e dopo pochi mesi revocò la costituzione. Affidò poi al ministro di Polizia Luigi Capece Minutolo il compito di catturare coloro che erano sospettati o che avevano preso parte ai moti. Sangiovanni fu destituito dalla carica di prefetto della Biblioteca universitaria, che aveva ottenuto nel 1819, e sottoposto al giudizio della giunta di Scrutinio, nominata per esaminare la condotta politica di quanti avevano partecipato alle insurrezioni. Sebbene fosse tenuto sotto stretta sorveglianza, superò indenne il primo ciclo rivoluzionario e ottenne nuovi incarichi accademici: in virtù del decreto governativo del 9 agosto 1832 divenne professore di zoologia descrittiva e direttore del Museo zoologico. Non gli fu tuttavia assegnata la cattedra di anatomia comparata che proprio Sangiovanni, al rientro a Napoli nel 1808, aveva creato.
Freneticamente impegnato nella gestione del Museo, ma gravemente indebolito da numerosi malanni, Sangiovanni fu in prima linea al momento dello scoppio della rivolta nel Cilento nel 1848. Nel febbraio di quell’anno il re Ferdinando II concesse la costituzione che prevedeva l’istituzione di un Parlamento. Sangiovanni risultò tra i deputati eletti nel distretto di Vallo di Diano, con 98 voti. Mentre lo scienziato partecipava alle attività del Parlamento il suo stato di salute si aggravò irrimediabilmente.
Affetto da un tumore allo stomaco, morì a Pozzuoli il 17 maggio 1849.
Opere. Descrizione di un sistema particolare di organi scoperto nei molluschi cefalopodi e dei fenomeni che ne sono il seguito, in Giornale enciclopedico di Napoli, 1819, t. 9, pp. 1-13; De’ rimedi incompatibili e delle sostanze velenose, ossia de’ farmachi che mescolati fra loro si scompongono: opera disposta per ordine alfabetico: con diverse appendici di argomento farmacologico, Napoli 1835 (con G. Guarini); Diari (1800-1808), a cura di V. Martucci, Napoli 2014.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Napoli, Ministero degli Affari interni, II inventario, cc. 2151, 5101; Biblioteca della facoltà di biologia dell’Università degli studi di Napoli Federico II, Manoscritti G. S.; Roma, Archivio storico della Camera dei deputati, Archivio del Parlamento napoletano (1848-1849), cc. 1-52; Napoli, Archivio privato Mario Sangiovanni, Decreto di nomina a professore di zoologia e degli insetti di G. S. nella Regia Università degli Studi di Napoli, Napoli, 21 novembre 1806.
Elogio di G. S., in Atti della Reale Accademia delle scienze, VI (1851), pp. 84-87; P. Omodeo, Documenti per la storia delle scienze naturali al principio del XIX secolo. La vita e le opere di G. S., in Bollettino di zoologia, 1949, vol. 1, pp. 107-112; P. Corsi, Lamarck en Italie, in Revue d’histoire des sciences, 1984, vol. 37, n. 1, pp. 47-64; A. Sangiovanni - A.A. Caruso, L’addio di Cirillo: da un archivio di famiglia affiora un manoscritto inedito sugli ultimi giorni del grande medico, Napoli 1999; P. Battaglini, Storia della zoologia napoletana, Napoli 2008, pp. 41-44; F. D’Angelo, Les hommes de science napolitains en exil en France, des passeurs scientifiques et politiques (1799-1820), in Revue d’histoire du XIXe siècle, 2016, vol. 53, n. 2, pp. 39-57.